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Al posto delle case di pietra scolpite a mano del mio bel villaggio di Lifta, nei pressi di Gerusalemme, stanno per costruire un villaggio per ricchi turisti, mentre una volta era un rifugio sicuro per gli ebrei che fuggivano dal fascismo e dal nazismo che li discriminava e li annientava nella tragedia dell’Olocausto.

Dio è morto, con tutti i valori che ci rendono uguali. Trionfante è l’affermazione della volontà di potenza che affida alla tecnica i propri fini e diventa l’intima essenza dell’essere umano in un mondo sempre più indifferente e disincantato. Eppure una volta eravamo fratelli!

Stiamo scivolando tutti nel nulla, nella mancanza di senso. E la ragione? La pietà? La misericordia per i vivi e per i morti? La convivenza? Il rispetto? Il diritto?

Come in una discarica, a Gaza sono finiti gli abitanti della costa meridionale della Palestina, vittime della pulizia etnica. Secondo i nuovi storici israeliani, per svuotare ogni città o villaggio palestinese furono compiuti piccoli e grandi massacri. Lo stesso è avvenuto nei luoghi dove sono sorte città nelle vicinanze di Gaza, teatro degli eccidi compiuti dai noi palestinesi. Non si afferma il diritto alla vita con il terrore e la morte. Una catena di orrore che sembra inarrestabile.

Eppure una volta eravamo fratelli, provando la ricchezza e i vantaggi della convivenza e del rispetto reciproco.

Al contrario ci stiamo trasformando tutti in vittime e carnefici per la gabbia di un delirio che si chiama stato-nazione, segnato da muri e confini che discriminano in nome di razze che non esistono e appartenenze funzionali all’esercizio del potere e a piccoli vantaggi personali.

La ragione, l’umanità, la vita ci supplicano di dire no alla guerra! Nessuno ci ha condannato a farci a pezzi anche se ci rassicurano che questo avviene per il nostro futuro! Perché nella guerra – malgrado le apparenze – non ci sono più, se mai ci sono stati, vincitori e vinti. Perché la violenza segna chi la subisce come chi la fa.

8 Comments

  1. Mauro ha detto:

    Quando ho saputo quello che stava accadendo il mio primo pensiero è stato per il mio amico, saperti lontano dall’orrore prima mi ha tranquillizzato, poi mi ha fatto vedere che l’orrore era dentro ciascuno di noi ed ora ho letto commosso le tue sagge e tristi parole.

  2. Federico Di Luciano ha detto:

    E’ commovente e triste.
    Sono davvero convinto che paradossalmente l’unica cosa che può salvare una situazione del genere è il potere della letteratura nella prossima generazione; la stessa letteratura che ha trasmesso i valori religiosi potrebbe farli evolvere e rileggere sotto una nuova chiave.
    Non comprendo e non conosco abbastanza le essenze di quella zona del mondo, posso solo analizzarle, ma comprendo e sono completamente certo del potere della letteratura. D’altronde anche questo non è che un passo letterario.

  3. Ilaria ha detto:

    Grazie Michele!! Questo tuo messaggio ci porta ai “fondamentali” del Cantiere: la complessità ha bisogno di profondità.

  4. Daniela ha detto:

    Scusa Michele … ho inviato il documento che hai inviato. Ma volevo semplicemente farti avere la mia piena condivisione.

  5. Micaela Bertoldi ha detto:

    Caro Ali, nel condividere la tua profonda amarezza, voglio inviarti un abbraccio affettuoso, sperando che possa avvertire il legame fra amici, fra persone, che si rispettano e cercano di trovare una strada per restituire senso alla vita e ai destini delle società.
    Auguri di forza d’animo e coraggio.
    In amicizia.

  6. Beppe ha detto:

    Grazie, Michele. Una riflessione molto lucida. È terribile quello che sta avvenendo e, temo, irreversibile…

  7. Raffaella ha detto:

    L’aspettavo, Michele
    E temevo che fosse altro
    Invece ci siamo anche noi in quella richiesta di pace in quel no addolorato alla guerra
    Un saluto e un grazie a Ali e a te

  8. rossoantico ha detto:

    Ciao fratello Ali, tu me l’hai insegnato meglio la silenziosa solidarietà e vicinanza che le parole banali. Un disperato abbraccio Rino