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L’attualità del monito della ninfea. E un confronto che vorremmo riprendere

A ragion del vero, lo avevamo compreso anche nelle molte presentazioni in presenza che abbiamo realizzato nell’estate scorsa (sono state 24) e in quelle online (sono state 10), laddove in ogni conversazione si creava un ponte fra i drammatici avvenimenti che a fine ottobre 2018 hanno spazzato via 42.500 ettari di bosco dolomitico ed un virus che sino ad oggi si è portato via almeno due milioni e mezzo di persone.

Le stesse considerazioni ci vengono dai lettori che malgrado il lockdown hanno acquistato il libro (a settembre 2020 abbiamo avuto la prima ristampa) e che ci hanno scritto parole di affettuoso apprezzamento (l’ultimo in ordine di tempo ha scritto «avete avuto capacità rara di rendere un panorama complesso – che mischia passato, presente e futuro – leggibile con trasporto») o vere e proprie recensioni (vedi https://www.michelenardelli.it/temi/il-monito-della-ninfea/pagina-1.html).

Ed in un certo senso anche dai territori. Malgrado la spessa coltre di neve che ora tutto copre, dobbiamo sapere che almeno il 50% dei boschi dolomitici colpiti da Vaia sono nelle condizioni del giorno successivo alla tempesta, impenetrabili e pericolosi da accostare. Cui si aggiunge l’azione del bostrico (l’insetto che s’insinua sotto la corteccia degli abeti indeboliti, facendoli rinsecchire), la cui proliferazione è cresciuta nel corso del 2020 in Trentino del 70% rispetto all’anno precedente, come una sorta di onda lunga della devastazione.

Certo, finita l’emergenza tende ad esaurirsi anche l’attenzione. Ma tutte le problematiche che con l’amico Diego Cason abbiamo sollevato ne Il monito della ninfea sono ancora lì, a parlarci della nostra inadeguatezza e della nostra insostenibilità. E, allargando lo sguardo, di un perverso rapporto fra l’uomo e la natura. Eppure, questi mesi di pandemia ci avrebbero – a voler vedere – messo oltremodo di fronte all’urgenza di cambiare rotta. Chiodo – però – non scaccia chiodo e quelle che indebitamente chiamiamo emergenze si vanno inesorabilmente intrecciando a formare una crisi sempre più profonda e complessa, che non si affronta con i miliardi del recovery fund ma in primo luogo cambiando il modo di pensare, gli approcci e le politiche.

Di questo abbiamo discusso nelle presentazioni realizzate fino a metà dell’ottobre scorso. Ci piacerebbe riprendere il filo di questo confronto non appena avremo di nuovo la possibilità di incontrarci e di spostarci da una regione all’altra. E’ quel che vorremmo potesse accadere con l’arrivo della prossima primavera.

A presto.

Michele

PS. Per questo stiamo iniziando a ricomporre un calendario di presentazioni da realizzare possibilmente in presenza. Scriveteci (contatti@michelenardelli.it) o contattateci (347 4098578).

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