«Inverno liquido» a Macerata
4 Aprile 2023GeoNight a Udine. Presentazione del libro «Inverno liquido»
12 Aprile 2023Saluti iniziali
Emanuele Munari, Sindaco di Gallio
Beppa Rigoni, Presidente Circolo Legambiente 7 Comuni
Interventi
Maurizio Dematteis e Michele Nardelli, autori del libro “Inverno liquido”
Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente
Diego Cason, sociologo
Ne discutono
Roberto Ciambetti, Presidente Consiglio Regionale Veneto
Cristina Guarda, Consigliera Regionale
Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto
Question Time con la partecipazione di amministratori, enti locali, associazioni, cittadinanza
Coordina
Valentina Dovigo, Legambiente
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«Una delle aree forse più paradigmatiche per descrivere il «non più» e il «non ancora» nel rapporto fra proposta turistica e cambiamento climatico è l’Altopiano di Asiago. Non per svilirne le caratteristiche, anzi al contrario. Per valorizzare le unicità ambientali e paesaggistiche, ma anche storiche e culturali, in un territorio nel quale l’agire umano ha saputo raggiungere – nel bene e nel male – punte di particolare intensità.
Quando nell’Ottocento i primi alpinisti/viaggiatori raccontavano di quell’area montana delimitata dal fiume Brenta a nord ovest, dall’Astico a est e dalla pianura veneta a sud, era proprio l’unicità a colpire la loro immaginazione, a cominciare dal suo configurarsi quale porta verso le Alpi (o, al contrario, di terrazza sulla pianura e sull’Adriatico), come nella problematicità avventurosa dell’accostarsi a un altopiano raggiungibile solo attraverso strade impervie e mulattiere.
La quota media di 1317 metri slm, il freddo invernale che raggiunge punte inaspettate e la prossimità con il clima temperato delle colline che scendono verso la pianura veneta, i boschi che ricoprono metà del territorio, la flora e la fauna alpina, il pascolo e le malghe con l’alpeggio estivo e la transumanza verso la pianura, la grande tradizione di autogoverno del territorio, la difficoltà di accesso e l’isolamento che ne ha segnato la storia almeno fino alla fine del XIX secolo, hanno contribuito a fare di questo altopiano un ecosistema di particolare interesse, fascino e bellezza.
La storia ha voluto che proprio qui passasse una faglia densa non solo delle prerogative che si realizzano quando condizioni climatiche e mondi culturali diversi s’incontrano, ma anche delle tragedie che le incerte frontiere dei moderni stati nazionali nel loro delirio identitario novecentesco hanno prodotto. Quel secolo che qui si presentò con la Prima guerra mondiale, che divorò milioni di alberi, rase al suolo e incendiò borghi e villaggi, ma soprattutto spazzò via una generazione e la sua lingua antica, il cimbro. Un tratto dell’ecosistema alpino venne «antropizzato, animalizzato, artificializzato, cannibalizzato»
da “Inverno liquido”, capitolo 11