«Inverno liquido»: dopo la stagione dell’oro bianco, le nuove terre alte
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2 Agosto 2023Ricordo lo stupore di quando venne a salutarmi, erano gli anni ’80, nella nostra bella sede di Largo Carducci a Trento, in divisa. Non so se in quella occasione, ma ricordo che ne parlammo di questo suo lavoro che lui viveva come si trattasse di una professione qualsiasi, quasi come un’ironia della sorte, sorridendone forse per nascondere quella sofferenza che nella maturità lo portò a congedarsi non appena possibile.
Al di là degli occhiali scuri che portava e del fisico prestante, Paolo aveva ben poco del militare di carriera. A cominciare dal suo sorriso e dall’entusiasmo che infondeva nell’impegno sociale che aveva intrapreso, quello del comitato dei consumatori che aveva contribuito a fondare in Trentino. Veniva spesso a trovarmi, forse trasgredendo agli obblighi formali che gli impedivano una partecipazione politica. Ed ogni volta era comunque l’occasione per ragionare insieme di quel che accadeva.
Poi le nostre strade si persero, prima per il mio impegno politico che mi portava lontano da Trento e successivamente per le mie frequentazioni balcaniche e mediterranee. E fors’anche perché la vita è così e non sempre alla cura delle relazioni si riserva la necessaria attenzione. Ma ogni volta che ci si incontrava casualmente scattava quell’empatia per la quale oggi, di fronte alla sua morte, sento il dovere di scriverne.
Per gli acciacchi dell’età e per la pandemia che ci ha resi tutti un po’ più soli, non c’è stata nemmeno l’occasione di un’ultima volta. Così mi trovo a ringraziarti ora, Paolo, del tuo sorriso e anche della nostra amicizia rimasta un po’ inespressa ma che ho avvertito come tale. Ben sapendo che pensieri e amicizie ci sopravvivono.