la prima di copertina del libro
«Inverno liquido» a Cavalese
28 Marzo 2023
Monte Chiappo
«Inverno liquido» a Varzi (PV)
2 Aprile 2023
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«Le Alpi sono il motore principale nella produzione di acqua in Italia e in tutti i paesi che fanno parte di questo ecosistema. Una funzione che è svolta dai rilievi montani in tutte le latitudini, grazie al fatto che i territori in quota hanno normalmente una pressione atmosferica e una temperatura inferiore ai territori posti a quote più modeste e alla superficie del mare. Nel corso del tempo ciò ha comportato la formazione di grandi depositi di acqua allo stato solido (ghiacciai e nevai) e liquido (acque sotterranee e laghi) che garantiscono ai territori posti a valle dei monti di avere acqua a sufficienza per i vari utilizzi umani.

Se questi giacimenti, indispensabili per garantire la presenza dell’acqua quando le precipitazioni atmosferiche sono minori, si riducono o scompaiono, per periodi più o meno lunghi, si innesca il fenomeno della desertificazione dei territori oppure quello che avviene nel delta dei fiumi quando l’acqua del mare entra in profondità (cuneo salino) con conseguenze disastrose nell’alterazione di un ecosistema fragile dal quale dipendono flora e fauna oltre all’approvvigionamento idrico delle città costiere.

è quel che è accaduto in Italia nel 2022, con un calo delle precipitazioni nei primi sette mesi del 46% e una crisi idrica che ha raggiunto livelli che non hanno precedenti. Il principale responsabile di questo sciagurato evento è l’innalzamento della temperatura media globale che ha segnato, dal 2010 al 2019, il decennio più caldo nella storia. Detto così sembra un’informazione generica che potrebbe apparire ormai scontata. Se scendiamo nel dettaglio dal 2010 al 2020 la temperatura media annua a Torino è cresciuta da 13.9 a 15.4 gradi, ad Aosta da 10 a 12.3, a Milano da 13.4 a 16.1, a Bolzano da 12.6 a 13.9, a Trento da 12.4 a 13.9 gradi.

Dagli studi nelle regioni alpine si stima che il limite di affidabilità della neve (Lan) potrebbe elevarsi di 150 metri per ogni grado di aumento della temperatura. Sulle Alpi, se non cambiamo rapidamente abitudini nel consumo, si prevede una crescita della temperatura tra i due e i tre gradi entro il 2050 e di sei sette gradi entro fine secolo, in base all’andamento delle emissioni di gas serra. Ciò significa che entro il 2050 il Lan salirà di 450 metri ed entro il 2100 di 900 metri. Secondo la Relazione speciale sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), il gruppo di scienziati che studia i cambiamenti climatici per le Nazioni Unite, tra il 2081 e il 2100 l’affidabilità della neve sarà insostenibile per la maggior parte delle stazioni sciistiche nel mondo, con l’eccezione di quelle poste sopra i 2250 metri di quota o sopra i 60 gradi di latitudine». (da “Inverno liquido”, capitolo “La grande sete”)

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