17 Giugno 2016

Il secolo che nasce e muore a Sarajevo

L'associazione territoriali#europei, nell'ambito del percorso "Fra il non più e il non ancora", ti invita all'incontro "Il secolo che nasce e muore a Sarajevo".

28 giugno 1914. A Sarajevo, nei pressi del Ponte Latino, Gavrilo Prinzip assassina l'erede al trono asburgico Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. E' il pretesto che di lì a poco darà il via alla prima guerra mondiale. Sarà “il tempo degli assassini”.

5 aprile 1992, qualche mese dopo l'avvio delle ostilità che porteranno all'esplosione della Jugoslavia, iniziano la guerra in Bosnia Erzegovina e l'assedio di Sarajevo. Durerà fino a tutto il 1995, capitolo infinito di una tragedia che insanguinerà per un decennio il cuore balcanico dell'Europa.

Il Novecento è alle nostre spalle. Ma quanto abbiamo saputo elaborare il secolo nel quale il numero dei morti in guerra risulterà triplo di quelli morti in eventi bellici nei diciannove secoli precedenti? Quanto ci siamo interrogati sulle parole “Arbeit mach frei” che accoglieva l'umanità destinata a passare per i camini? Quanto abbiamo saputo trarre lezione dal delirio novecentesco degli stati-nazione? Quanto abbiamo saputo riflettere sul progresso senza limiti che ha reso questo pianeta insostenibile? E che cosa abbiamo imparato noi europei dalla lezione della “guerra dei dieci anni”?


Trento, CFSI - ex Convento Agostiniani, vicolo San Marco 1

La brochure dell'incontro

25 Maggio 2016

Passi. I confini, le montagne, le guerre del Novecento

Sabato 28 maggio 2016 il Forum trentino per la pace e i diritti umani, UISP, Centro Astalli, ATAS onlus e Fondazione Museo Storico del Trentino, nell'ambito del progetto UISP "Passi: montagne da attraversare", vi invitano a una passeggiata di condivisione e racconti sul tema dei conflitti e dei confini, dalle montagne trentine alle storie di terre lontane.

La partenza è prevista alle 9.30 per quelli che intendono arrivare a Cadine con i mezzi pubblici (ritrovo presso la statua di Dante in Piazza Dante). Per quelli che preferiscono i mezzi propri, ci si trova direttamente a Cadine al Parcheggio "Fer de Caval" alle ore 10.00.
La giornata prevede: giro del Sorasass in mattinata, pranzo al sacco e visita guidata al Forte di Cadine nel primo pomeriggio.
Accompagna e interviene: Michele Nardelli.


Cadine (Trento), Parcheggio fer de caval e Forte austroungarico

La brochure dell'iniziativa

27 Maggio 2015

Dalla Conferenza di Messina all’Unione Europea

 

1955 - 2015, il sessantesimo anniversario della "Conferenza di Messina"

Quattro giorni di celebrazioni, conferenze, dibattiti per celebrare il sessantesimo anniversario della Conferenza di Messina e per riflettere sull'Europa (e sul Mediterraneo) del nostro tempo.

 

La conferenza di Messina si tenne nel 1955, dal 1º al 3 giugno. Fu una riunione interministeriale dei sei stati membri della CECA. Parteciparono alla conferenza i ministri degli esteri dei sei paesi.

La conferenza, iniziata in un clima non particolarmente felice per la recente bocciatura da parte del Parlamento francese dell'accordo sulla CED (Comunità europea di difesa), proseguì non senza qualche difficoltà nei primi due giorni dei lavori, ma sorprendentemente il terzo giorno, alla conclusione della conferenza venne resa nota quella che viene conosciuta come "dichiarazione di Messina" (ovvero Risoluzione di Messina), attraverso la quale i sei paesi enunciavano una serie di principi e di intenti volti alla creazione della Comunità Europea dell'energia atomica (o Euratom) e di quella che diverrà, nel volgere di due anni con la firma dei Trattati di Roma del 1957, il Mercato Europeo Comune (MEC, poi CEE e quindi Unione europea).

Spesso nei momenti difficili dei rapporti tra gli stati membri dell'Unione Europea è stato volto lo sguardo e l'attenzione verso quello spirito, lo spirito di Messina, che animò la conferenza ed i padri fondatori della Comunità Europea che a quella conferenza parteciparono.

Oggi, l’Unione Europea ha bisogno di un nuovo slancio, di affrontare le nuove sfide che la storia ha posto sul suo cammino. Soprattutto, ha bisogno di ripensarsi, partendo dalle sue radici culturali che affondano nel bacino del Mediterraneo con tutte le sue contraddizioni, ma anche con la sua storia millenaria.


Messina

Il programma

25 Aprile 2015

Il ricordare è il nostro perdono

(25 aprile 2015) Il 4 ottobre 2009, in occasione del 65° anniversario della strage di Marzabotto, Massimo Cacciari tenne una orazione che ho pensato di riprendere come riflessione in questo giorno a ricordo della liberazione.

di Massimo Cacciari

Buongiorno a tutti, ai miei colleghi e a voi e un ringraziamento in particolare al Sindaco di Marzabotto che mi ha onorato con questo invito. Ho riflettuto al significato che poteva avere questo invito e ho pensato che si dovesse a un’idea, che io sia in grado di aiutare un po’ tutti, me per primo, a riflettere su questa strage, sull’evento tragico che ha colpito questi luoghi.

È un giorno di ricordo e di pianto, perché i morti, soprattutto i morti ammazzati in questo modo, si piangono. Però c’è lacrima e lacrima. Ci sono lacrime che offuscano lo sguardo, che confondono, che impediscono di vedere, e ci sono le lacrime che tengono l’occhio sgombro, pulito, e che fanno vedere meglio. E dobbiamo piangere così. E così hanno pianto gli amici e i colleghi che mi hanno preceduto.

Di quale crimine parliamo? Perché è essenziale chiedercelo. È evidente che non si tratta di omicidi, o di semplici omicidi di massa. L’omicidio colpisce l’individuo. L’omicidio è qualcosa di facilmente definibile e determinabile. È un atto che colpisce una persona o un insieme di persone. Qui non siamo di fronte ad un omicidio, lo comprendiamo subito, non è una questione semplicemente quantitativa. Può esserci anche un omicidio di cento persone, di duecento persone, di mille persone, se si intende colpire l’individuo. Qui no. Qui anzitutto sono degli omicidi che sono avvenuti su un teatro, in un teatro, all’interno di una guerra. Sono allora crimini di guerra? Si tratta di crimini di guerra? No, perché il crimine di guerra, così come è definito anche nel diritto di guerra – perché, ahimé, vi è anche un terribile, tremendo, diritto di guerra, che le comunità internazionali hanno sempre riconosciuto, riconoscendo con ciò che la guerra è in qualche modo inevitabile… Vi è un diritto di guerra. Ma ci troviamo di fronte ad un crimine che offende il diritto di guerra? Il diritto di guerra regola i rapporti tra eserciti, regola il modo in cui vengono trattati i prigionieri. Qui noi ci troviamo di fronte sì a una guerra, ma non alla violazione del diritto di guerra, non ad un crimine di guerra.

 

11 Aprile 2015

Il Novecento, un secolo che nasce e muore a Sarajevo

(22 dicembre 2014) Nei giorni scorsi è uscito il Catalogo della mostra “L'Europa in guerra. Tracce del secolo breve”, inaugurata a Trieste il 29 novembre e che sarà a Trento (Castello del Buonconsiglio) dal 18 aprile al 6 settembre 2015. Oltre trecento opere curate da Piero Del Giudice che raccontano la prima guerra mondiale, osservata dalla parte di chi quella carneficina – costata la vita ad oltre sedici milioni di persone – l'ha subita.

Ho partecipato all'avvio del progetto originario che prevedeva una triangolazione fra Trento, Trieste e Sarajevo attorno alla riflessione su un secolo che inizia simbolicamente il 28 giugno 1914 nelle strade della capitale bosniaca con l'eccidio che darà il via alla prima guerra mondiale e finisce in questa stessa città con il lungo assedio che farà di Sarajevo una città martire.

28 Gennaio 2015

Artisti e soldati, devozione popolare e ribellione nelle trincee della grande guerra

L’EUROPA IN GUERRA. TRACCE DEL SECOLO BREVE

 

Conversazione–dibattito

 

Giovedì 29 gennaio 2015, ore 18.00

Magazzino delle idee, sala conferenze

 

Intervengono

Laura Dal Prà, direttrice Castello del Buon Consiglio, Trento; Gianni Torrenti, assessore alla cultura Regione Friuli Venezia Giulia; Tiziano Mellarini, assessore alla cultura Provincia Autonoma di Trento; Isabella Reale, conservatrice, direttore dei Musei di Pordenone; Luciano Rivi, storico dell’arte, docente; Giuseppe Ferrandi, direttore Fondazione Museo Storico del Trentino; Sergio Germani, giornalista, critico cinematografico; Michele Nardelli, ricercatore sui temi della pace ed esperto dell'area balcanica; Franco Rotelli, consigliere regionale; Stefania Grimaldi, cooperativa La Collina

 

«La storia dell’arte italiana del Novecento non ha presenze consapevoli e/o apertamente contro la guerra. Se si esclude Giuseppe Scalarini e, a fine conflitto, Alberto Helios Gagliardo, non c’è un’arte della rappresentazione della guerra contro la guerra. Eppure la Grande guerra è il big-bang del secolo, lo sturm che spazza via generazioni di giovani, scardina assetti sociali, induce il crollo di quattro imperi, apre a due grandi rivoluzioni sociali.


Trieste, Magazzino delle Idee, Corso Cavour (ingresso lato mare)