di Nicole Corritore *
(22 novembre 2017) Condanna all'ergastolo per l'ex comandante dell'esercito serbo bosniaco, colpevole di genocidio e complicità in genocidio per i fatti di Srebrenica, crimini contro l'umanità, deportazione, persecuzione. E' la sentenza di primo grado pronunciata oggi, 22 novembre, dalla Corte del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja presieduta dal giudice Alphons Orie.
Ratko Mladic è nato il 12 marzo 1942 a Kalinovik, in Bosnia Erzegovina. Militare di carriera nell'esercito popolare jugoslavo (JNA), il 12 maggio 1992, un mese dopo l'inizio della guerra in Bosnia, è stato nominato comandante di stato maggiore dell'esercito serbo bosniaco (VRS). Ha mantenuto il comando durante tutta la guerra.
Il primo mandato nei suoi confronti è stato emesso dal Tribunale Penale Internazionale dell'Aja il 25 luglio 1995. Un secondo mandato, riguardante in particolare i fatti di Srebrenica del luglio 1995, è stato emesso nel novembre dello stesso anno. I due mandati sono stati poi riuniti in un unico atto d'accusa nel luglio del '96, poi emendato dei capi di imputazione minori per lasciare solo le accuse più gravi rivolte al militare: violazione delle leggi e delle usanze di guerra (6 capi di imputazione); crimini contro l'umanità (7 capi di imputazione) e genocidio (2 capi di imputazione). Il 15 ottobre 2009 il caso di Mladic è stato scorporato da quello dell'ex leader dei serbo bosniaci Radovan Karadzic, dopo l'arresto di quest'ultimo e l'avvio del processo contro di lui all'Aja e conclusosi con la condanna, nel marzo del 2016, a 40 anni di reclusione.