30 Settembre 2009

mercoledì, 30 settembre 2009

Oggi scade il tempo utile per la presentazione delle liste a sostegno dei candidati per la segreteria del PD del Trentino. In queste ore si sono accavallate varie ipotesi attorno alla conferma o al ritiro delle candidature alla segreteria che invece si confermano nel numero di quattro: Roberto Pinter, Giorgio Tonini, Renato Veronesi e Michele Nicoletti. Nel frattempo con l’incontro del Circolo di Matterello a Trento si chiudono stasera le assemblee per la designazione dei delegati a sostegno dei tre candidati alla segreteria nazionale. I dati definitivi li avremo domani, ma ormai è sicuro che anche in Trentino nelle elezioni interne ha vinto Bersani. Saranno però le primarie a dire l’ultima parola. Le liste presentate per l’elezione dell’assemblea provinciale lasciano intravedere una partita vera, tutt’altro che scontata negli esiti. Era l’augurio che ci facevamo sin dall’inizio, purché il confronto potesse avvenire sui contenuti, sulle idee per il Trentino del futuro, sul profilo politico culturale di un partito che vorremmo incardinato dentro l’attuale maggioranza di governo ma altresì capace di condizionarne positivamente l’agenda. Anche in questo caso non c’è ancora ufficialità perché la commissione elettorale deve ancora dare conferma della congruità delle candidature, ma da uno sguardo rapido dei nomi emergono alcune prime considerazioni che provo a descrivere con la maggiore oggettività che mi è possibile, pur non essendo il mio uno sguardo neutrale. Le candidature a sostegno di Veronesi sono piuttosto deboli in tutti i quattro collegi provinciali. In assenza di nomi di spicco è difficile indicarne un profilo che non sia il riferimento alla candidatura nazionale di Bersani. Questo significa che chi voterà per Marino e Franceschini nel voto per il congresso nazionale, ben difficilmente potrà riconoscersi nella candidatura locale di Veronesi. Ma al tempo stesso non tutti coloro che votano per Bersani voteranno per Veronesi, visto che in molti si sono schierati per Pinter e per Nicoletti. Le liste per Tonini sono a macchia di leopardo. Poco rappresentativa quella del Basso Trentino, rappresentative soprattutto della dimensione istituzionale quella di Trento e delle due circoscrizioni elettorali delle valli. Anche in questo caso difficile la raccolta di adesioni trasversali alla dimensione nazionale, essendo la candidatura Tonini molto schiacciata su quella di Franceschini. Discorso diverso per le liste di Nicoletti e Pinter, che sul piano locale appaiono come maggiormente credibili nonché forti della loro trasversalità alle mozioni nazionali. Le prime sembrano raccogliere l’anima che fu di Costruire comunità ma anche di una parte della Margherita ma ben poca storia della sinistra trentina. Cosa che invece caratterizza, nelle sue diverse anime, quelle a sostegno di Pinter, un profilo dunque più marcatamente di sinistra, dando per buona una semplificazione categoriale che comunque appare un po’ stretta. Quando ne avevo parlato con Roberto, avevo auspicato un forte rimescolamento delle carte rispetto alle vecchie famiglie di appartenenza e per quel che riguarda le liste di "Democrazia è partecipazione" (così sono denominate le liste a suo sostegno) mi pare che questo obiettivo sia stato largamente realizzato. Ora abbiamo di fronte a noi venticinque giorni di preparazione delle elezioni primarie nel corso dei quali mi auguro davvero un confronto sereno e attento alla definizione di un profilo politico originale ed autorevole per il PD del Trentino nel suo insieme, a prescindere dal candidato che prevarrà. La prima parte della mia giornata se ne va nell’aiutare Luciana nella preparazione delle liste. Un panino veloce (a proposito di "slow") e alle 14.30 si riunisce la terza Commissione che così esaurisce il compito di inchiesta affidatole in ordine all’inquinamento ambientale. L’orientamento è quello di condividere un documento conclusivo unitario e negli ultimi interventi di merito cerchiamo di mettere a fuoco quelle che potrebbero essere le indicazioni da portare al dibattito del Consiglio provinciale. Ascoltiamo anche i rappresentanti del Comitato popolare che ha raccolto le firme contro la realizzazione di una mega rotatoria nei pressi di Tiarno di Sopra, lungo una strada che non ha mai dato problemi né di traffico tanto meno di sicurezza. Qualche settimana fa vi avevo svolto un rapido sopraluogo tornando da Tremalzo ed era piuttosto evidente che non c’erano motivazioni per un’opera dal costo di 458.600 euro se non quella della realizzazione in sé, a tutto vantaggio dei soliti furbetti. La Commissione si esprime unanimemente per un suo netto ridimensionamento. Ritorno al gruppo, cerco di mettere in ordine fascicoli ed idee e poi in serata vado alla Sala Depero del Consiglio provinciale dove si svolge la conferenza che vede un ospite d’eccezione, il premio Nobel per la Pace Adolfo Maria Pérez Esquivel. Pacifista argentino, denunciò pagandolo con il carcere gli abusi della dittatura militare argentina negli anni Settanta. Ascolto con attenzione le sue parole, ricche di denuncia e di speranza, ma che avverto ferme ad una teologia della liberazione che non riesce più di parlare a questo tempo e comunque lontana dal mio modo di pensare, prigioniera di uno schema che divide il mondo in maniera manichea e che fa fatica ad interrogarsi sul fallimento dei processi di trasformazione. Mentre scrosciano gli applausi guardo con un senso di profonda solitudine chi mi sta casualmente vicino. Assorto nei miei pensieri, decido di andarmene. Vedo con angoscia le immagini del terremoto che ha devastato Sumatra in combinazione con lo tsunami delle isole Samoa. Sono le 22.43 quando arriva anche una bella notizia. Nella gioia di Luisa (la direttrice di OB) e Carlo, Pietro ha iniziato ad aprire gli occhioni sul mondo. Benvenuto fra noi. Ed un bacione alla sua mamma.    
29 Settembre 2009

martedì, 29 settembre 2009

"Mi son svegliato e …" iniziava così il pezzo dell’Equipe 84 che segnò un’epoca. S’intitolava appunto "29 settembre" ed oggi a Modena quella canzone ha dato il nome ad una piazzetta dove alla fine degli anni ’70 quei ragazzi che volevano cambiare il mondo si trovavano. A rivedere le immagini di allora effettivamente il mondo è cambiato, difficile dire se in meglio. Tanto che le cronache sono qui a parlare del compleanno di Silvio Berlusconi. Insomma, il risveglio è quello che è… Passo dall’ex convento degli Agostiniani che funge da "casa base" dell’evento "Sulle rotte del mondo" per portare, come mi è stato chiesto, un po’ di libri sulla cooperazione. Lo dico con un velo di amarezza, ma questo è il contributo che ci è stato chiesto in questo evento (lo dico come Forum e lo dico anche come autori di una riflessione originale sul significato del cooperare). Non voglio fare polemiche, ma ho l’impressione che i muri non siano del tutto caduti. E che il mondo post ideologico, in realtà non lo sia affatto. Stamane si riuniscono congiuntamente il Consiglio provinciale e il Consiglio delle Autonomie locali, così l’emiciclo di arricchisce di tanti sindaci. Non di colori. Sono quasi tutti uomini, regolarmente vestiti di grigio. L’incontro è il primo in questa legislatura e dunque, necessariamente, un po’ formale e senza un ordine del giorno definito, cosa che invece avverrà nelle occasioni successive visto che l’impegno è quello di ritrovarsi ogni anno. Il dibattito ruota attorno alla riforma delle Comunità di Valle e alla lentezza con cui essa diviene realtà. E’ un tema che intendo seguire, perché riguarda le forme della partecipazione democratica e le dinamiche identitarie nel tempo dello spaesamento. Ne riparleremo. In tarda mattinata arriva una telefonata al centralino della Regione dove si tiene il Consiglio. In tempo di cellulari sempre accesi, è una cosa strana che mi sorprende. Una sorpresa positiva. E’ Silvano Rauzi, presidente della Federazione trentina degli Allevatori che si congratula per la Proposta di Legge sulle filiere corte e per l’articolo uscito domenica sul Corriere del Trentino. Gli è parso significativo in particolare il riferimento all’intervento di De Rita al Festival dell’economia, perché aveva partecipato a quell’incontro e mi dice della sua commozione nell’ascoltare le parole del vecchio presidente del Censis. Mi colpisce questa sensibilità, come la conversazione che ne segue, che mi porta a dire che davvero la "cultura terranea" potrebbe rappresentare un pezzo importante di un nuovo approccio politico. Il problema è che questa sensibilità è in larga misura ancora estranea alla politica. Però intanto c’è un disegno di legge ormai in dirittura d’arrivo e c’è una telefonata che mi porta a pensare che forse qualche crepa nei muri c’è e che è lì, in quel difficile crinale, che bisogna stare. Il Consiglio termina verso le 16.00. Sento Roberto per capire se c’è da fare qualcosa per le liste del Congresso del PD del Trentino, visto che domani è l’ultimo giorno per la presentazione. Qualche telefonata e poi mi prendo un paio d’ore per respirare l’aria della mia valle incantata.  
28 Settembre 2009

lunedì, 28 settembre 2009

Oggi è la giornata d’inizio dell’evento "Sulle rotte del mondo", fortemente voluto dalla Provincia autonoma di Trento e dall’Arcidiocesi trentina, dedicato in questa sua prima edizione al continente africano. "Il Trentino incontra i suoi missionari in Africa" venne annunciato da Lorenzo Dellai in occasione della presentazione a Trento del nostro "Darsi il tempo", nell’autunno scorso. In quella circostanza proponemmo che questo incontro avesse l’obiettivo di riunire in un’unica opportunità di confronto non solo i missionari ma l’insieme della nostra comunità impegnata nelle relazioni con il continente africano e non solo. Si è invece scelto di privilegiare il mondo missionario, sicuramente un vasto arcipelago fatto da 504 missionarie e missionari impegnati in Africa, collegato a comunità, gruppi, famiglie. L’iniziativa appare in ogni caso importante, perché la riflessione sulle trasformazioni connesse alla globalizzazione e sulla necessità di uno sguardo attento a dove stiamo andando deve attraversare anche questo mondo, uscendo dallo stereotipo della povertà e dalla "banalità del bene". Del resto, anche per questo abbiamo scelto di editare con la EMI (Edizioni Missionarie Italiane) il nostro libro sulla cooperazione internazionale. Tant’è che nelle corde del saluto di apertura dell’evento in Sala Depero da parte del presidente Dellai ma anche nelle parole di suor Dores Villotti il concetto di relazione fra comunità appare centrale. Nella speranza che il mondo missionario sappia vedere (e descrivere) oltre al bisogno (che possiamo riconoscere in ogni angolo della Terra) anche i processi della modernità. Un concetto, quest’ultimo, che riprenderò nel pomeriggio alla Torre della Tromba dove si tiene la lectio magistralis di Roberto Savio, già consigliere di Aldo Moro sui temi internazionali.  Prima però una breve parentesi al Gruppo consiliare, dove il confronto sulle Comunità di Valle e del ruolo dei Comuni registra fra noi posizioni davvero distanti, specchio di un luogo che discute poco e male e di un partito incapace finora di fare sintesi culturale. Ma  quasi ossessionato dalle dinamiche interne e dal chiacchericcio. Lo dico apertamente, in un partito che sa discutere solo di regole e di dinamiche di potere, io non ci voglio stare. L’aver ricevuto in questo fine settimana decine di telefonate sulle questioni della prossima segreteria e nulla sul DDL varato in Commisione mi fa dire che questo partito rischia di nascere malato. Esprimo questa preoccupazione al gruppo, forse non rendendomi conto che questa è la politica. Così l’andarmene all’incontro pomeridiano dal titolo "Dove va il mondo?" mi riporta alla realtà. Non mi capita frequentemente di assistere a dibattiti interessanti, ma le parole di Roberto Savio sono di una persona che, nonostante l’età, non ha mai messo da parte la curiosità per le cose del mondo. Mi ritrovo in quel che dice ed avverto che la cosa è reciproca. Due modi di intendere la politica. La sfida non sta nel scegliere da che parte stare, ma nel riuscire a rimescolare le carte. Finiamo l’incontro che ormai sono le 17.30. Passo al gruppo e poi raggiungo la Sala della regione dove c’è l’incontro con la testimonianza delle "Nonne di Plaza de majo" sui bambini desaparecidos argentini. L’incontro, promosso dall’"Associazione delle famiglie trentine nel mondo" , avviene in apertura della Mostra dedicata alla tragedia argentina fra la fine degli ani ’70 e i primi anni’80 quando le Giunte militari usarono il sequestro e la scomparsa degli oppositori come metodo di governo. Ascolto gli interventi e mi rendo conto che la richiesta di giustizia a fronte della scomparsa di migliaia di persone e di bambini impedisca per ora l’avvio di un processo di riconciliazione in un paese ancora profondamente lacerato. Mi propongono di andare a Folgaria, per l’assemblea congressuale. Ma non si può saltare da una cosa all’altra e verso le 20.00 prendo la strada di casa.  
27 Settembre 2009

domenica, 27 settembre 2009

Il fine settimana è stato di lavoro. Urge darsi una calmata perché il concetto di limite ci riguarda più da vicino di quel che crediamo. Sabato mattina scrivo il pezzo per il Corriere del Trentino sulle filiere corte. Nessun problema, ovviamente, se non per il fatto che devo finirlo entro le 11.00 perché a quell’ora c’è la conferenza di Luca Rastello invitato a Trento dal Gioco degli Specchi. Con Luca siamo amici da anni attraverso una comune frequentazione balcanica. Giornalista a "la Repubblica", direttore responsabile della testata giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso, scrittore di rara sensibilità e intelligenza, viaggiatore, amico. E, da ultimo, anche miracolato. Luca sta piano piano uscendo da un incubo che lo ha portato un paio d’anni fa ad essere a due passi dalla morte per un cancro devastante. Ed invece, eccolo qui a Trento, più tonico che mai, di ritorno da un viaggio nel Caucaso ed in partenza per il Mar Nero. Durante la sua malattia ci eravamo ripromessi di fare un viaggio insieme, quando e se sarebbe guarito, lungo le tracce di "Imperium", grande libro di Riszard Kapuscinski. Ma oggi sono io a potermi muovere meno di qualche mese fa. Nella conferenza Luca è un fiume in piena, parla di parole scritte a macchina declinate nel mestiere del giornalista, del reporter, dello scrittore. Prova a vedere se reagisco ad alcune sollecitazioni, ma non ho la necessaria prontezza di riflessi. E nemmeno il tempo di pranzare insieme perché devo andare a buttar giù la scaletta di appunti per il seminario del pomeriggio sulla Palestina e poi correre in stazione dove arriva Ali Rashid, che nel seminario è uno dei relatori. Sono contento che Ali sia qui con me, sta passando un momento difficile tanto sul piano professionale che su quello personale, non parliamo poi del contesto politico e della vicenda palestinese. Prendiamo un caffè e poi andiamo a Palazzo Trentini dove si tiene l’incontro rivolto in primo luogo ai partecipanti al viaggio in Palestina e Israele che avrà luogo dall’8 al 15 di ottobre. E’ un pomeriggio di rara intensità, aperto dalla relazione di Giulia Schirò sulle vicende storiche che segnano il conflitto israelo palestinese e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, di Ali che rompendo lo schema assegnato entra nel merito delle narrazioni delle due parti per raccontare, con pacatezza ma anche con il dolore di chi si è visto strappare le radici, quel che non si può negare o mettere sullo stesso piano ovvero la storia della sua gente. Ed infine tocca a me, nel proporre il tema dell’elaborazione del conflitto come una delle caratteristiche della cooperazione di comunità. Ricco di spunti, è solo l’inizio di un viaggio che ci coinvolgerà tutti. Nel viaggio ci sarà anche Agostino Zanotti, amico e compagno di Brescia, anche lui come Luca parte di quella piccola comunità di riflessione che lungo le strade impervie della Bosnia ha provato a sperimentare un’idea diversa di cooperazione. Lungo quelle strade, nel 1993, insieme ad altri quattro volontari bresciani, Agostino fu sequestrato, derubato di ogni suo avere e poi mitragliato. Morirono in tre, Guido Puletti, Fabio Moreni e Sergio Lana. Agostino e Christian si salvarono gettandosi a capofitto in una scarpata e nascondendosi nella boscaglia, con le pallottole che sibilavano tutt’intorno. Un’esperienza terrificante, ma non bastò a far venir meno l’amore per quella e tante altre terre. Con Agostino e Ali andiamo a prenderci un bicchiere di bianco, ci raccontiamo le nostre storie e poi di corsa a casa. Devo preparare la cena per un po’ di amici, ma questo è solo un piacere. L’indomani mattina, sveglia alle 7.00 perché un’ora dopo è convocata l’assemblea per dar vita al Consorzio di Miglioramento Fondiario di Sopramonte. Ci stiamo provando da un paio d’anni e finalmente, nonostante mille forme di boicottaggio, falsità e calunnie, questa volta gli ettari necessari ci sono. Ma quanta fatica e pazienza. Si sconta una comunità, quella di Sopramonte, priva di coesione sociale, profondamente divisa dalle famiglie politiche che l’hanno segnata ed anche il Consorzio viene tirato dentro questi vecchi rancori. Vedo Olivio teso come non mai, provo a dirgli che se ce la facciamo bene, altrimenti fa niente. E’ la comunità che perderebbe una buona occasione per darsi uno strumento efficace di intervento in ordine allo sviluppo dell’agricoltura locale e del miglioramento dei fondi. Ma bisogna anche rispettare la volontà della gente. Invece ce la facciamo ed anche questa è una buona notizia. Un’altra buona notizia arriva in tarda mattinata. Mi chiama Rino che è in Valle dei Mocheni e mi dice che c’è una "buttata" di porcini. Salto il pranzo e via. Non è proprio quel che mi aspettavo, ma effettivamente il bosco comincia a dar segni di vita. Trascorro il pomeriggio nei "miei" boschi ed è il primo momento di relax.  
27 Settembre 2009

venerdì, 30 luglio 2010

"Mirijana" ti lascia senza parole. Provo a scriverne ma la penna stenta a trovarle, le parole. Per quante volte possa aver posto - nell'elaborazione del conflitto - la necessità di calarsi nei panni dell'altro, alla fine questo "altro" lo costruiamo a nostra immagine e somiglianza. Così il perdono, troppe volte banalizzato nel perdonabile, che portava Vladimir Jankelevitch ad affermare che "il perdono, se ce n'è, comincia quando inizia l'imperdonabile". Nell'altro non è sempre facile calarsi, nemmeno desideri di farlo quando l'altro è quello che ti stupra davanti ai tuoi figli, che ti ferisce nell'animo o nella carne fino a farti desiderare di morire, che ammazza le persone a te care facendosene scherno...
25 Settembre 2009

venerdì, 25 settembre 2009

La Seconda Commissione legislativa provinciale si riunisce alle 9.30. All’ordine del giorno il DDL sulle filiere corte e l’educazione al consumo. Siamo ormai in dirittura d’arrivo e la proposta viene approvata con il voto non solo della maggioranza ma anche del PDL e l’astensione della Lega. Che ciò avvenga su una proposta come questa che ha implicazioni di carattere economico, sociale, culturale, mi sembra un risultato davvero importante.  Il disegno di legge ora dovrà affrontare l’aula nella sessione consiliare di ottobre e poi, altro passaggio delicato, il vaglio della Commissione Europea. Da Bruxelles  potrebbero venire obiezioni in ordine alla libera concorrenza ma è convinzione mia e dei tecnici della PAT che il testo varato, così come articolato, dovrebbe resistere al confronto sulle normative europee. Se questo accadrà, la legge trentina potrebbe avere effetti positivi non solo sul piano locale ma fare scuola su quello nazionale. Ricevo i complimenti dei componenti della Commissione. E’ vero che la legge è il risultato dell’unificazione di tre diversi testi proposti dal PD del Trentino, dal Patt e dai Verdi, ma è altresì evidente che l’anima di questa proposta è quella del nostro gruppo di lavoro e del primo DDL presentato dal PD in questa XIV legislatura. Anche il confronto in Commissione mi ha visto gestire in prima persona gran parte degli emendamenti a testimonianza dell’impronta politica che segna questa iniziativa. Devo dire che si tratta di una bella soddisfazione. Al tempo stesso ho come l’impressione che il PD del Trentino sia in tutt’altre faccende affaccendato. All’opposto, sarebbe necessario gestire questo risultato ed il riconoscimento che ne viene dal mondo agricolo e in quello dei consumatori. Anche perché con questa iniziativa abbiamo rotto una sorta di monopolio di altri sui temi come l’agricoltura e le filiere locali Nei prossimi giorni scriverò a tutti i segretari di circolo del PD del Trentino affinché si usi al meglio questo risultato nella promozione di questa iniziativa sul territorio provinciale prima che il provvedimento arrivi in aula. Telefono ai giornali e concordo con il Corriere del Trentino la pubblicazione di un editoriale che poi verrà pubblicato sull’edizione di domenica. (vedi articolo nella prima pagina) Vado al gruppo, sbrigo un po’ di faccende, con Lidia e Roberto andiamo a prenderci un panino facendo il punto sull’andamento dei congressi territoriali e poi decido di prendermi il pomeriggio libero. Salgo in auto e vado in direzione Valle dei Mocheni, a farmi un bel giro nei miei boschi preferiti. Un paio d’ore, niente di più, ma finalmente qualche porcino mette fuori il cappello. Anche perché dopo un po’ si mette a piovere e allora me ne torno a casa. Scrivo qualcosa per il diario e poi con i partecipanti al viaggio in Romania siamo invitati a Civezzano, nella comunità dove vive la nostra amica Giuliana. E’ un grande piacere assaporare la sua cucina e rivivere insieme ai nostri compagni di viaggio i suoi momenti più signifcativi. Mi sa che la prossima volta la meta di questo gruppo dovrà essere Sarajevo.  
24 Settembre 2009

giovedì, 24 settembre 2009

Oggi vi volevo parlare di una giornata che improvvisamente si libera o quasi, del riprendere fiato e del recuperare l’affanno delle cose da fare, di quel che ora riesco a fare sempre più di rado come il preparare il pranzo per Gabriella, degli ultimi emendamenti da predisporre per il Disegno di legge sulle filiere corte che domani arriva in Seconda Commissione… Ho cancellato tutto perché la notizia che ricevo in serata a Spiazzo Rendena dove sono per l’assemblea congressuale rende tutto questo terribilmente inutile. La tragica morte di Giovanni Parisi, per tutti Renzo, che ha scelto di andarsene mi lascia senza parole. Renzo era una persona che conoscevo appena, c’eravamo incontrati nella campagna elettorale dell’autunno scorso grazie alla sua compagna, Anna Pironi, che aveva messo il suo nome vicino al mio a sostegno della mia candidatura. In quel frangente avevo trovato in Renzo e in tutto il loro circolo, costruito senza bisogno di regole prima di ogni altro sul nostro territorio provinciale, l’entusiasmo che si mette in un’impresa nuova, che mette insieme idee e percorsi dopo averci provato in mille modi nel corso degli anni. Non so che cosa si sia rotto in lui. L’ultima volta che ci siamo incontrati era stato a Fiavè, il 15 aprile scorso. Prima della serata dedicata proprio alla proposta di legge sull’educazione alimentare e le produzioni di prossimità, ci eravamo trovati a ragionare delle "magagne" del partito alle prese con le piccole meschinità che speravamo ingenuamente di non rivedere nel PD e in quell’occasione negli occhi di Renzo c’era solo disincanto. Una sensazione netta nel mio ricordo, che l’entusiasmo di qualche mese prima fosse svanito. Ora il pensiero va ad Anna, al suo dolore, alla sua profonda solitudine. L’assemblea a Spiazzo diventa il modo per ricordare Renzo, nel cercare di rendere vive le cose in cui ha creduto per una vita, nel nostro stesso interrogarci sulla relatività del nostro agire di fronte al difficile mestiere di vivere. Mi appaiono vuote le parole, i rituali insopportabili. E tutto quel che ti riporta alla normalità, che macina il dolore e la paura di interrogarsi. Arrivo a casa che è quasi l’una di notte. L’assemblea è andata bene, quel che ho detto ascoltato e mi sembra anche apprezzato, ma non me ne importa granché. Spero domani di trovare la forza per chiamare Anna.  
23 Settembre 2009

mercoledì, 23 settembre 2009

Giornata zeppa di appuntamenti. Il primo è alle 8.30 ed è la riunione del Gruppo consiliare del PD del Trentino con l’assessore Pacher per discutere delle linee programmatiche sui temi ambientali. In realtà più che un confronto è semplicemente l’illustrazione di un documento di priorità e, al di là di qualche chiarimento, una discussione vera e propria non c’è. Prima che Pacher se ne vada, pongo la questione di un confronto di merito, non perché le priorità non siano condivisibili ma perché credo sia bene condividere in primo luogo un’impostazione di fondo a partire tanto dall’approccio culturale (vedi l’articolo che ho scritto per L’Adige) che dalla considerazione che la vera questione ambientale per il Trentino è rappresentata da un diverso rapporto fra il capoluogo e il resto della provincia, nella distribuzione delle funzioni sul territorio. Detto in altre parole, vuol dire che fin quando tutto viene concentrato sulla città di Trento, gran parte delle scelte legate alla mobilità e alla pianificazione territoriale ne saranno condizionate, oltre al convergere ogni giorno sul capoluogo di decine di migliaia di persone con ciò che significa in termini di "impronta ecologica". Impronta[1] che in Trentino è doppia rispetto a quel che consumiamo di energia e questo non corrisponde certo ad una politica che si vi vuole sostenibile. Alle 12.30 ci vediamo in San Martino con il gruppo di sostegno alla candidatura di Roberto Pinter a segretario del PD del Trentino. Subito dopo mi vedo a pranzo con Aida Ruffini, presidente dell’Itea. Parliamo di tante cose. Del sud di questo paese, che amiamo. Del progetto del "Café de la paix", il caffè della pace, un luogo di incontro culturale, letterario, musicale, che abbiamo proposto per far conoscere le iniziative del Forum e delle associazioni che vi si riconoscono e per far rivivere un angolo del centro storico di Trento oggi in preda al degrado, nei pressi di Piazza della Mostra. Delle scelte dell’Itea in merito alle modalità di accesso alle case popolari e dei problemi che incontrano nelle "periferie" del Trentino. Dell’iniziativa "Politica è responsabilità" a cui le chiedo di partecipare. Una bella conversazione. Rientro in ufficio e gli incontri sono senza soluzione di continuità. Inizio con Claudia Vorobiov per uno scambio di idee sull’impostazione del programma 2010 di "Viaggiare i Balcani". Non è che si può mollare tutto all’improvviso e ci tengo di poter dare ancora un contributo alle cose che ho avviato nel corso degli anni. Poi incontro Marco Brunazzo, docente all’Università di Trento e fra i ricercatori che hanno realizzato il Rapporto sulla qualità della democrazia in provincia di Trento. Con Marco sì è avviato, proprio a partire da questa ricerca, una collaborazione per capire quali possono essere le modalità di traduzione della ricerca in iniziative concrete per aiutare la politica e le istituzioni a farsi carico dei nuovi contesti sociali e delle nuove istanze partecipative. Parliamo proprio di questo ed emergono una serie di idee da attivare nei prossimi mesi, in primis il mantenimento dell’impegno assunto dal governo provinciale alla fine della scorsa legislatura ad aggiornare la ricerca ogni due anni. Mi regala il suo "Come funziona l’Unione Europea" edito dalla Laterza edizioni. Con Silvano Pedrini parliamo delle politiche sulla pace e sulla cooperazione internazionale nel Comune di Trento e della necessità che questa tematica venga seguita con attenzione e sistematicità. Arriva Luisa Zancanella che lavora ormai da diversi anni al Forum trentino per la Pace e con la quale dobbiamo sbrigare un po’ di cose burocratiche che pure è necessario seguire e per fortuna che c’è lei ad occuparsene in mezzo a tutto il resto. A Ilaria Pedrini illustro gli sviluppi del progetto "Politica è responsabilità". Avevo trovato in lei un’attenta interlocutrice quando avevo rivolto al PD del Trentino l’idea iniziale di una rete di collegamento web per favorire la circolazione del pensiero e delle informazioni. Alla fine la scelta di andare oltre, di pensare ad un’area di pensiero e di persone trasversale ai partiti del centrosinistra ci ha permesso il dispiegamento di un progetto che richiede uno spazio di libertà difficilmente riconducibile ad un partito. Si potrebbe dire che non tutte le meschinità vengono per nuocere. Legge il documento di proposta e si dichiara onorata di poter esserne parte. Infine mi vedo in piazza Battisti con Emiliano Bertoldi. E’ con la piccola Sofia e la trovo molto cresciuta dall’ultima volta che l’avevo vista. Ora è una bambina molto carina, con due occhioni azzurri azzurri. Ci sono anche i nonni e così scopro che il papà di Emiliano era a scuola alle elementari con mio fratello Diego quando, era il 1953, una leucemia se lo portò via a nove anni. E’ la prima volta che mi accade di incontrare un coetaneo di Diego che mi racconta di questo mio fratello che non ho mai conosciuto. Con Emiliano parliamo del congresso del PD del Trentino e di un suo possibile coinvolgimento. E mi fa davvero piacere trovare una sua disponibilità. Ritorno in ufficio e con Bruno Dorigatti andiamo a prenderci un panino prima dell’assemblea congressuale a Ravina. Lui è lì per sostenere la candidatura di Bersani e proprio Bruno è il primo dei sette interventi previsti. L’idea di non separare la discussione sulle mozioni nazionali da quelle per la segretaria del PD del Trentino è davvero infausta e costringe le persone presenti (molte delle quali non iscritte, ma siamo in un circolo che non ha saputo ancora raccogliere le potenzialità che potrebbe esprimere) a seguire un’ora e mezza di interventi non sempre vivacissimi, per così dire. Nel presentare la candidatura di Roberto, provo a spiegare perché lo ritengo la figura più adatta a quel ruolo e a buttar lì un po’ di idee su quel che dovrebbe essere a mio avviso il PD. Lo riassumo nei pochi minuti a disposizione in tre suggestioni: un partito capace di interpretare il proprio tempo e a titolo di esempio parlo della crisi globale e della sua natura strutturale tutt’altro che superata; un partito europeo, capace di un approccio culturale e di un pensiero post-nazionale […]
22 Settembre 2009

martedì, 22 settembre 2009

Riprendo in mano "la Repubblica" di sabato scorso. Nell’inserto "R2" tre pagine sono dedicate al Quars, il Rapporto annuale sulla qualità della vita nelle regioni italiane promosso dalla campagna "Sbilanciamoci". Iniziativa che nel corso degli anni ho visto nascere e crescere quando tutti ancora ricorrevano al PIL o al reddito pro capite quali misuratori del benessere dei territori. Poi piano piano si è cominciato a capire che il numero di sportelli bancari non misura necessariamente il benessere… ed ora questo riconoscimento sul principale quotidiano di questo paese. Nel 2008 la presentazione dell’indagine Quars è stata fatta a Trento, considerando che ormai da anni la nostra regione è al primo posto dell’indice. E con un’inchiesta dedicata proprio alla declinazione in Provincia di Trento di ciascuno dei sette macro indicatori del Rapporto. Con Giulio Marcon che ne è il responsabile nazionale siamo amici da tanti anni, insieme siamo stati fra i protagonisti dell’esperienza del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) e successivamente abbiamo continuato a frequentarci per via di un sentire politico e culturale comune. Telefono a Giulio per complimentarmi dell’uscita su "la Repubblica" e per dirgli che potremmo organizzare a Trento la presentazione dei punti chiave della "Cernobbio alternativa" alla quale non ho potuto partecipare, trovando una cornice meno propagandistica e più attenta alle criticità anche per ragionare sul Quars che pure ci mette anche quest’anno al primo posto in Italia. Alle 10.00 inizia il Consiglio regionale. All’ordine del giorno il parere sulle proposte di legge costituzionali relative all’intesa fra Stato e Regioni Autonome. Un voto scontato, almeno in questa assise (non sarà così in Parlamento) ma che comunque suscita dibattito anche perché ancora vive sono le immagini relative alla sfilata di Innsbruck in nome di Andreas Hofer e della vittoria dei Tirolesi contro i Bavaresi. Campeggiava uno striscione con la scritta "Guardare al futuro", ma il richiamo a costruire identità che guardano al passato è molto forte. Il dibattito che ne segue in Consiglio è scontato e non mi appassiona. Nell’intervallo ci riuniamo per fare il punto sulle adesioni al progetto"Politica è responsabilità", la cosa prende sempre più corpo in forma trasversale all’area di centrosinistra e pensiamo che ad ottobre potrebbe prendere il via. Ritorno in Consiglio, che procede nella sua inessenzialità. Sono sempre più convinto che occorra una proposta per dare significato all’incontrarsi delle due autonomie provinciali, in una prospettiva che non può essere che europea. Nel frattempo, cerco di usare il tempo per portarmi avanti con altri lavori, ma non è così facile e non mi va di disertare il mandato che ho ricevuto. Il tempo di andare a casa, mettere su un piatto di orecchiette e poi di corsa all’assemblea congressuale del mio Circolo, quello del Bondone. Sette relazioni (tre nazionali e quattro provinciali) mettono alla prova tutti i presenti, compreso quelli di più lunga navigazione. L’unico intervento dopo le relazioni sarà il mio, uso qualche minuto in più dei tre che mi vengono messi a disposizione per spiegare quel che vorrei che il PD fosse e che ancora non è e del mio non schierarmi per il voto sul candidato a segretario nazionale. Vedo apprezzamento per ciò che dico e dopo la votazione la serata finisce, come si suol dire, a tarallucci e vino a casa nostra.  
21 Settembre 2009

lunedì, 21 settembre 2009

Avvio il computer e l’oscuramento del sito ancora permane. Ho la sensazione di un dialogo interrotto, proprio nei giorni del dolore e della rabbia per quanto accade in Afghanistan. Qualcuno mi chiama per chiedermi spiegazioni. Ricevo diversi sms di condivisione sul fondo apparso sui giornali locali e che sta girando in internet grazie al potere del passa parola. Ieri, domenica, ho partecipato alla festa del Fitr, la conclusione del mese di Ramadan. Molte strette di mano da altrettanti "trentini del mondo". Con il sindaco di Trento Alessandro Andreatta e l’assessore Lia Beltrami portiamo il saluto della comunità trentina, personalmente della comunità della pace proprio nel giorno in cui rientrano le salme dei soldati italiani morti in Afghanistan. Le bandiere della pace fanno da sfondo al presidente della comunità islamica del Trentino Alto Adige Aboulkheir Breigheche e nelle sue parole traspare l’amicizia verso un territorio che ha saputo accogliere tanti nuovi cittadini. Nella grande palestra di Gardolo ci sono più di duemila persone… vengono da paesi lontani fra loro, ma è una comune identità religiosa a costruire legame sociale e fors’anche cittadinanza dove tutto questo non è affatto scontato. Incrocio gli occhi di moltissime persone, qualche volto conosciuto, non mi sento estraneo. Non mi sarei sentito estraneo, per la verità, nemmeno a Innsbruck dove migliaia di persone hanno sfilato nel nome di Andreas Hofer e dell’euroregione tirolese. Qualcuno anche in nome dell’autodeterminazione, altri del "Los von Rom", ma le spine sono ricoperte di rose e la festa prevale sul rancore. Sono crinali da abitare. Come presidente del Forum ho scelto di andare a Gardolo e la presenza è stata un segnale apprezzato, come è chiaro dagli applausi che la gente riserva a ciascuno di noi ospiti. La cronaca di questi due avvenimenti occupa la maggior parte dello spazio dei media locali, in questo lunedì caldo di settembre. Dopo averci dato un’occhiata vado a Palazzo Trentini dove mi aspettano numerose le persone del circolo anziani di Baselga del Bondone. E’ una visita guidata al Consiglio provinciale ma cerco di renderla meno formale possibile, nonostante l’ambiente non aiuti. Parlo del mio incarico di consigliere, del mio impegno politico di prima, della cooperazione internazionale e dello sguardo che ne può venire per comprendere il nostro tempo. Spiego i concetti di interdipendenza a partire dalla crisi finanziaria internazionale e delle conseguenze sul nostro territorio e sui nostri risparmi. Tutto questo per introdurre il tema di cui voglio parlare a questi miei quasi compaesani, ovvero l’uso delle prerogative dell’autonomia per stare nel tempo globale e, nella fattispecie, del disegno di legge sulle filiere corte e dell’educazione al consumo consapevole. Vedo che mi seguono e l’incontro seppure breve mi sembra molto efficace. Anche così si riconcilia la gente con la politica. La politica come passione civile riecheggia anche nelle parole del parroco di Mattarello dedicate a Bruno Fontana, segretario del locale circolo del PD, scomparso nei giorni scorsi e di cui si celebra oggi pomeriggio il funerale. L’ultimo saluto ad un uomo instancabile nel suo rapporto con la comunità che affolla la chiesa parrocchiale. Lo conoscevo poco, con lui avrò scambiato sì e no qualche parola, ma in questi mesi di difficile costruzione del PD del Trentino lui c’era sempre. Gli occhi arrossati dei tanti amici, sono la testimonianza della stima della sua gente che trasforma la piccola piazza del sobborgo di Mattarello in un grande agorà. In ufficio mi aspetta la riunione del Gruppo. All’ordine del giorno il Consiglio Regionale del giorno successivo e un confronto a ruota libera sull’opportunità che almeno gli assessori provinciali non avanzino la propria candidatura nelle liste per il congresso. Potrebbe valere anche per i consiglieri, ma nel gruppo ci sono posizioni diverse ed ognuno, mi sembra di capire, si comporterà come crede. Se prevarranno i simboli piuttosto che i contenuti, non sarà certo il congresso di cui avremmo bisogno. Preferisco concentrarmi su questi ultimi e il pezzo sulle politiche ambientali vede finalmente la luce. Chiama in causa l’idea di uno sviluppo senza limiti capace tutt’al più di rincorrere le emergenze. Lo trovate nella prima pagina. A conclusione della giornata, il sito ritorna in chiaro. Non dovrei dirlo ma mi ci sto affezionando.  
18 Settembre 2009

venerdì, 18 settembre 2009

I giornali di stamattina non parlano d’altro. E’ così che accade, in un rituale sempre più insopportabile. Mesi e mesi di gossip e cronache rosa, la politica ridotta a pettegolezzo, e poi improvvisamente ci si scopre in guerra. Dell’Afghanistan in Italia non si sa praticamente nulla e, del resto, i giornali di questo paese dedicano agli "esteri" (terminologia di un tempo che non c’è più) qualche striminzita paginetta. Alla faccia di un mondo globale e dell’interdipendente. L’Italia è in guerra, con una missione detta di pace ma armata fino ai denti, che dopo otto anni si trova a dover ammettere il più totale fallimento. Qualcuno l’aveva detto che la "libertà duratura" sarebbe stata un disastro ed ora, quanto meno, servirebbe l’onestà intellettuale per riconoscerlo. Il quotidiano "L’Adige" riporta integrale anche il mio intervento che poi trovo ripreso da diversi siti ondine. Anche il Trentino lo riprenderà lunedì. Al contrario la maggior parte dei media sono ridondanti di retorica nazionale. Mi chiedo: dove sta andando questo paese? Dell’Afghanistan non conosciamo nulla. Vediamo in televisione le immagini desolate di lande semi desertiche ma questo paese è costituito da grandi catene montuose, d’inverno ricoperte di neve, con valli un tempo ricche di vegetazione, piegate ora dai cambiamenti climatici, dalla monocoltura del papavero e da… trent’anni di guerra. Sì, trent’anni di guerra infinita, prima l’armata rossa e poi quella a stelle e strisce. Pochi sanno, ad esempio, che questo era un tempo il regno dell’albicocco selvatico. L’albicocca proviene originariamente dall’Asia centrale, probabilmente dalla Cina settentrionale. Dalla Cina è arrivata in Persia ed in Armenia, paese dal quale deriva anche il suo nome. I poeti persiani decantavano l’albicocca come il "seme del sole". E fu Alessandro il Grande a portare l’albicocca lungo la via della seta fino all’Europa meridionale e a noi. E non a caso le specie selvatiche si trovano ancora in Afghanistan. La sua vegetazione è composta da foreste di cedri, pini e altre conifere che crescono sui rilievi ad altitudini comprese tra i 1.800 e i 3.500 metri, mentre sui bassi versanti si trovano arbusti e alberi di nocciolo, pistacchio, ginepro e frassino, insieme alle coltivazioni del papavero. Nelle valli, oltre all’albicocco, crescono diversi alberi da frutta (peschi, peri, meli, mandorli e noccioli) mentre melograni e agrumi si trovano nella zona di Kandahar e di Jalalabad. In queste montagne, in queste valli, i bombardieri americani hanno scaricato le bombe da profondità, cinquecento chili di esplosivo ciascuna, per stanare Bin Laden. L’effetto è stato l’accrescere del consenso dei Taliban. Prima degli Stati Uniti, l’Unione Sovietica si è giocata in Afghanistan il più potente esercito di terra esistente al mondo e non c’è stato nulla da fare. Anzi, quell’avventura militare ha rappresentato l’inizio della fine dell’Unione sovietica stessa. Ora non sappiamo come uscirne. Per la verità, qualche idea ci sarebbe e ne ho scritto nell’editoriale di ieri. Quel che è certo è che rimangono le vite spezzate di sei soldati italiani e di tanti civili senza nome e funerali di Stato. Tra loro una differenza che non dovremmo tacere, i sei soldati italiani erano professionisti che avevano probabilmente messo in conto i rischi del mestiere. Ma, come scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1968 a proposito degli scontri di Valle Giulia[1] e del suo coraggioso mettersi dalla parte di quei giovani poliziotti che menavano gli studenti in rivolta, anche questi soldati sono per lo più figli della parte più povera di questo paese, attratti da un mestiere e uno stipendio generoso che avrebbe permesso loro di mettere su casa. E invece ci hanno lasciato la vita. Parleremo anche di questo nella riunione del Consiglio della Pace e i Diritti Umani convocato nel pomeriggio per esaminare la bozza di programma del Forum. Un quadro di spunti, idee, proposte la cui redazione mi porta via gran parte della mattinata. Lo metterò nero su bianco in preparazione dell’assemblea del Forum prevista il prossimo 5 ottobre. Intanto sono una decina di pagine di appunti e di suggestioni che propongo al Consiglio del Forum, non prima però di aver fatto un giro di parola sulle notizie che ci vengono da Kabul e sulle reazioni in Italia. In tutti gli interventi c’è il convincimento che la pace e la democrazia non si esportano con i carri armati e, dalla riflessione comune, emerge la necessità di avere un contatto diretto con quel che di società civile e di pensiero critico emerge nelle città di quel paese. L’associazione Rawa (Revolutionary Association of Women of Afghanistan), nata a Kabul nel 1977 come organizzazione indipendente di donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale, è una di queste. Dargli voce è nostro dovere e in questa direzione ci muoveremo. Tornando al programma del Forum, dovremmo cercare di sottrarci dal rincorrere gli avvenimenti tragici che pure scuotono la nostra coscienza civile. L’impostazione che propongo cerca di darsi una propria agenda di lavoro, affinché la pace entri a pieno titolo nella cultura politica ed amministrativa della nostra comunità. Il lavoro di ricognizione fatto durante l’estate è stato ricchissimo di spunti e di criticità. Nonostante parli per tre quarti d’ora vedo attenzione e curiosità (e spero anche condivisione) per una proposta che decisamente propone un netto cambio di passo. Finiamo che sono quasi le 8 di sera. La giornata però non è finita. Mi aspetta un incontro a Sopramonte, promosso dal circolo Acli, sul tema della costruzione del Consorzio di Miglioramento Fondiario nella zona. E’ questa una proposta che ho avanzato quattro anni fa ad un gruppo di giovani agricoltori ed ora, dopo averci lavorato per mesi e mesi, finalmente dovremmo essere in dirittura d’arrivo. Ma le opposizioni sono ancora molte, in una comunità in deficit di coesione sociale. La serata è una fotografia del nostro tempo, dove emergono l’atomizzazione sociale, gli egoismi, le diffidenze. Con il presidente della Circoscrizione e quello dell’Asuc (Usi civici) a remare contro, semplicemente cavalcando gli umori di quella parte della comunità che guarda con sospetto ogni cosa. O forse per non veder ridimensionati quei piccoli grandi poteri che […]
17 Settembre 2009

giovedì, 17 settembre 2009

Siamo così arrivati alla centesima pagina di questo diario. Un racconto autoriflessivo delle mie giornate di lavoro che considero un impegno di comunicazione con gli elettori e con quanti sono in qualche modo interessati a quel che sto facendo, nelle istituzioni e non solo. Un piccolo traguardo che, vi assicuro, era tutt’altro che scontato, considerato che scrivere praticamente ogni giorno queste note non è proprio cosa da nulla. Incontro persone che mi incoraggiano nel proseguire ma un piccolo segnale da parte di ciascuno di voi non sarebbe affatto male. Mi crederete o no, fatico a trovare un paio d’ore di concentrazione per finire il pezzo sulle politiche ambientali della Provincia autonoma di Trento che mi sono ripromesso di scrivere in risposta all’editoriale del direttore de L’Adige di qualche giorno fa. Al mattino presto un po’ di spazio lo trovo ma la campanella (sì, come a scuola) incombe perché oggi proseguono i lavori del Consiglio provinciale. Mi scrive Ali che l’appuntamento di domani con Moni Ovadia a Milano è saltato e tiro un respiro di sollievo, perché mi si libera mezza giornata abbondante. Ci dovevamo trovare con l’obiettivo di dar vita, a partire dall’appello di qualche mese fa che vedeva Ali Rashid e Moni Ovadia primi firmatari, ad una associazione per la cultura e il dialogo israelo-palestinese. Lo chiamo e ci accordiamo di incontrarci la prossima settimana. Il Consiglio affronta il disegno di legge della giunta che detta nuove disposizioni in materia di affitto dei pascoli montani da parte di Comuni e Enti locali. Un tema importante che riguarda la gestione delle malghe e una filiera, quella del latte, che vive un momento di forte crisi. Il testo, emendato con alcune proposte condivise da maggioranza e minoranza, viene approvato all’unanimità. Mentre votiamo arriva la notizia dell’ennesimo attentato a Kabul dove avrebbero perso la vita sei soldati italiani e numerosi cittadini afgani. Le immagini che arrivano dall’Afghanistan sono agghiaccianti e danno conferma della strage. I capigruppo si riuniscono e in segno di lutto i lavori del Consiglio vengono sospesi. C’è sconcerto e dolore. Quel che accade in quel martoriato paese richiede una riflessione e allora provo a buttar giù qualche riga spero non retorica o banale (che trovate in prima pagina). Mi confronto con Erica Mondini che del Forum è vicepresidente e fra noi c’è comunanza di pensiero. Incontro Laura Mezzanotte. Giornalista free lance, ha lavorato in varie parti del mondo. Da qualche mese collaboriamo sui temi dell’interculturalità e vorrei che fosse fra i ventisei "direttori responsabili per quindici giorni" nel progetto "Politica è partecipazione". L’idea gli piace e la coinvolge direttamente anche perché il luogo che avremmo individuato per realizzare la parte del progetto dedicata alla formazione politica è il "magazzino" in Torre d’Augusto a Trento di sua proprietà. Da tempo ha in mente una vocazione culturale e non commerciale di quel luogo e la proposta arriva nel momento giusto. Alle 18.00 è convocata l’assemblea del Comitato per la Pace in Medio Oriente. Nato nell’ambito del Forum nei giorni dell’assedio di Gaza ha raccolto oltre sessanta adesioni di Comuni, associazioni, singole persone. Ora siamo alle prese con le modalità del suo agire e la proposta di una struttura leggera di coordinamento al servizio delle associazioni viene da tutti considerata la strada da percorrere. Sarà il Forum stesso a garantire al Comitato lo spazio di comunicazione, di circolazione delle informazioni e di valorizzazione delle attività che si svilupperanno sul territorio. Sul conflitto israelo-palestinese è calato un silenzio assordante ed è bene che la società civile continui a far sentire la propria voce. In questo senso va l’iniziativa "Il tempo della responsabilità", la settimana di iniziative promossa dalla Tavola della Pace di Perugia e dal Coordinamento nazionale Enti Locali per la Pace che si svolgerà in Israele e Palestina a metà ottobre. Dal Trentino partirà una delegazione di una ventina di persone, in rappresentanza di associazioni e istituzioni, per partecipare alla settimana di iniziative della Tavola ma anche per consolidare le relazioni fra la nostra comunità e quella di Beit Jala. La mia intenzione è di andare anche a Nazareth e a Cana, per riprendere in mano il progetto che con Ali da tempo coltiviamo, quello di tornare a produrre il vino di Cana (lo potete leggere su questo sito nella sezione dedicata alla Palestina). Ho avuto nei giorni scorsi l’incarico di rappresentare in quell’ambito della manifestazione della Tavola il Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige – Südtirol. Proponiamo anche di realizzare collegamenti quotidiani ed un incontro formativo per i partecipanti al viaggio. Silvano Bert propone una riflessione sul tema delle incontro fra le culture religiose e sul loro insegnamento nelle scuole italiane, a testimonianza di una pluralità culturale che fatica a diventare realtà e decidiamo di dedicare a questo aspetto, durante il viaggio, l’attenzione per promuovere in Trentino un’occasione di dialogo proprio a partire dalla Terrasanta. Per finire la giornata ci sarebbe anche in serata una riunione del Circolo del PD del Bondone. Ma c’è con noi Silvia e allora decidiamo di dedicarci una cenetta come si deve.