Palazzo Europa a Modena non è propriamente una bella costruzione. Ci racconta piuttosto di un tempo in cui il delirio della potenza attraversava trasversalmente le culture, così che questo palazzo avrebbe potuto sorgere qui come a Bucarest, ospitare le organizzazioni del cattolicesimo sociale come un qualsiasi comitato centrale di stampo sovietico. E di come in fondo ciò che veniva vissuto come opposto avesse più cose in comune di quanto si potesse ritenere.
E' un po' una metafora di quelle “magnifiche sorti progressive” di cui abbiamo discusso nella serata dedicata alla presentazione del libro “Sicurezza” e, per altri versi, della scarsa cittadinanza che ancora oggi, in questa lunga transizione dalla fine della storia novecentesca, trova la cultura del limite.