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Da questo dato più generale sorge un dubbio più specifico e preoccupante. Dobbiamo abituarci a comunità politiche che vivono e si attivano sulla base di shock (tanto benevoli quanto tossici, a seconda di come agiscono e di chi li induce) sempre più frequenti e polarizzati? Oppure crediamo sia necessario decifrare la sfida democratica che ci si propone e intendiamo impegnarci nel dotarci degli strumenti minimi per affrontarla e, se possibile, vincerla?

L’ultimo rapporto Censis parla di “muretti a secco” che evitano a un terreno già fragile di crollare. Piccoli o grandi gesti – in tutto e per tutto politici nel loro ripetersi quotidianamente – che contribuiscono a tenere insieme pezzi di società che altrimenti si disgregherebbero ancor più di quanto già succede. Associazioni e cooperative, parrocchie e centri sociali, spazi di coworking e piccole/medie imprese, comunità operose e singoli cittadini volenterosi. Incontri, come quelli iniziati dalle Sardine, di uomini e donne che si riconoscono nell’ansia per il crescente uso di linguaggi d’odio in politica e decidono di non rimanere in silenzio. Manifestazioni di giovani (e non) che sottolineano la centralità della lotta alla crisi climatica in corso. Appartengono a questo mondo che si impegna – per non fare di tutta l’erba un fascio – anche quegli amministratori locali e quelle sezioni di partito che continuano a darsi da fare, non abbandonando il campo. Artigiani della coesione che – se rimarranno ancora a lungo senza una cornice di senso che descriva i contorni di un futuro alternativo, desiderabile e credibile – rischiano di disperdere speranza e energia, dentro un presente che non passa e che anzi si avvita su se stesso.

Dalla consapevolezza di questo quadro ambivalente emerge una suggestione dedicata alla geografia politica più prossima, quella che ci avvicina alle elezioni comunali del 3 maggio prossimo. L’orizzonte più maneggevole per chi ambisce a reinventare la Politica, intesa come una “lunga pedagogia personale e pubblica”, è quello cittadino. Sfidiamoci quindi, discutendo e incontrandoci con maggiore regolarità e intensità. Le piazze, quelle riempite da Fridays for Future e dalle Sardine, siano luoghi di confronto continuo, formazione reciproca e progettazione collettiva. I partiti non abbiano paura a rivendicare il proprio ruolo (che nel bene e nel male continuano a svolgere) di connettori tra istituzioni e cittadini e mettano in gioco le idee che hanno elaborato e le competenze che hanno acquisito. Singoli cittadini e cittadine non rimangano in disparte e contribuiscano a un dibattito pubblico e a una campagna elettorale che per coinvolgere e convincere dovrà essere fatta quartiere per quartiere, strada per strada, casa per casa. Ristrutturando relazioni, abilitando alla Politica una platea più larga e competente, federando energie che oggi sono disperse.

Perché nessuno è necessario, ognuno è indispensabile.

da https://pontidivista.wordpress.com

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