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8 Gennaio 2022Sono troppe le opere incompiute. Se crediamo veramente nel Bondone, non possiamo abbandonare l’Hotel Panorama a Sardagna e le Caserme Austroungariche alle Viote. Dobbiamo immaginare il futuro recuperando le strutture già esistenti evitando di costruirne di nuove. Serve tutelare integralmente la Piana delle Viote preservando il suo valore naturalistico. Non possiamo neppure credere che un collegamento funiviario, che coinvolge solo parte del territorio, possa da solo risolvere i problemi. Non basta passare da Piazza Duomo a Vason in pochi minuti. In primis, occorre chiederci quale sia il ruolo di quelle comunità che vivono quotidianamente il Bondone. Immaginare nuovamente di portare la città di Trento in Montagna potrebbe essere un altro errore che la impoverisce, privandola di parte della propria identità. Non si tratta di contrapporre due parti di città, ma deve essere, invece, una ricerca di equilibrio in grado di tenere assieme un territorio così complesso. La montagna è di tutti e necessita attenzione.
Dobbiamo considerare il difficile disegno urbano che si è consolidato nel corso del tempo. L’urbanizzazione incontrollata consentita negli anni Sessanta e Settanta ha lasciato un’eredità pesante. Se nei paesi a metà montagna è rimasta una forte identità e valori condivisi, così non è avvenuto più in alto. E’ sopra i 1300 metri che si evidenziano le maggiori difficoltà dove la residenzialità è più debole. Gli organi politici hanno la responsabilità di elaborare politiche abitative in grado di rivitalizzare questi spazi. Le comunità consolidate che vivono quotidianamente il territorio sono molto più in basso: è lì che si manifesta l’effetto paese attraverso identità e valori condivisi.
Il Monte Bondone, se vuole diventare maturo, deve essere in grado di mettere in campo iniziative capaci di sfruttare la propria originalità di terra complessa. Accanto ai progetti ambiziosi, devono realizzarsi fondamenta durature in grado di funzionare. Dobbiamo capire chi siamo prima di fare passi azzardati.
* Alex Benetti è Presidente della Circoscrizione Bondone
2 Comments
Si nota qualche contraddizione fra la proposta di recuperare l’esistente, “frutto dell’urbanizzazione insensata degli anni sessanta e settanta” e la tutela integrale della piana delle Viote. Quali sarebbero “le iniziative capaci di sfruttare l’originalità di terra complessa” attribuita al Bondone? La proposta si riduce al recupero dell’hotel Panorama e delle ex caserme austroungariche alle Viote contestuali alla funivia?
Alex Benetti avrebbe fatto meglio a spiegare quali sono, secondo lui, “le fondamenta durature in grado di funzionare” altrimenti confermerebbe di non aver capito, nemmeno lui, “chi siamo”.
Caro Agostino, immagino che il presidente della Circoscrizione Bondone vorrà dare risposta alla tua domanda. Ma nel frattempo permettimi qualche veloce considerazione. Intanto perché una voce critica rispetto al carattere risolutivo del grande impianto è tutt’altro che scontata. Che questa voce venga dal presidente della Circoscrizione coinvolta ha ancora maggior valore. Immagino poi che la lettera aperta avesse lo scopo di aprire una discussione pubblica su questa sorta di unanimismo favorevole all’impianto ponendo una condizionalità di fondo, il cambio di prospettiva con cui dovremmo guardare al Bondone.
A questo proposito ti posso dire che al Bondone dedicheremo un intero capitolo di “Inverno liquido”, libro di prossima uscita che affronta il tema di come la crisi climatica sta impattando sull’industria dello sci di massa nell’arco alpino e sulla dorsale appenninica. Spero avremo modo di parlarne.