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Lo zaino e la topolino amaranto

La bellezza del passare la mano 

di Michele Nardelli

Il tema del “passare la mano” non è dei più frequentati, lo è ancor meno quando ci si trova in un contesto elettorale dove semmai si spiegano le ragioni del proprio “mettersi a disposizione” o, per altri versi, dellarivendicazione di un ricambio generazionale che fa fatica ad imporsi.

Non voglio affatto aggiungere la mia voce a quella di chi invoca il rinnovamento purchessia, nel nuovo frequentemente si annida il vecchio e francamente questa
contrapposizione non mi appassiona. So bene invece quanto pesi il fascino del potere, riconducibile all’umana contraddizione fra delirio di onnipotenza e caducità delle nostre esistenze.

Fernando Pessoa, grande poeta e scrittore portoghese, affermava a questo proposito: “Ogni uomo che meriti di essere celebre sa che non ne vale la pena”. Con questa consapevolezza non comune vorrei provare ad avvicinarmi al tema che intendo trattare e che con dubbio gusto viene ridotto al “concetto” di rottamazione… (vai alla relazione)

12 Comments

  1. Pier Giorgio Oliveti ha detto:

    …sapevo che sei un grande (e vero democratico… anche se aggettivi e parole purtroppo sono state usurate…) e in questi anni mi sono sempre rammaricato di non aver creato occasioni per lavorare con te…, ma qui hai superato te stesso: che dire? Grazie Michele, sono in perfetta sin-tonìa diapasonica punto per punto… Ricordati pure che tra le reti c’è qualche manciata di amministratori che stanno in Cittaslow(oggi 176 in 26 paesi) che al centro hanno messo la “comunità viva”, la “responsabilità”, la “partecipazione proattiva”…. Se avrai voglia e tempo, mi piacerebbe tu entrassi nel Comitato Scientifico di Cittaslow International… Ne parliamo.

    Un caro abbraccio,

    Pier Giorgio

  2. Alessandro Graziadei ha detto:

    Mi sembrano le parole possibili di Alexander Langer… così per pensare ad un passato che non passa… ma anche ad un futuro più lungimirante ed interdipendente. Ma forse “il futuro non è più quello di una volta”…

    Ciao e grazie
    ale

  3. Ezio ha detto:

    grazie Michele per le tue riflessioni.
    A volte mi sono trovato a dire e/o sentire … Michele vola ‘troppo’ alto: (da parte mia) grazie per l’apertura ‘alare’ dei tuoi pensieri.
    Ciao Ezio.

  4. Riccardo ha detto:

    Grazie Michele, è sempre bello leggerti. Hai sempre uno sguardo fresco e privo di stereotipi e preconcetti. Non so come tu faccia….sembra che tu riesca ad essere sempre giovane e nuovo da questo punto di vista. Ho conosciuto Elena ai corsi di cucina indiana. Bella persona.
    Ciao, ti penso
    ric

  5. Fedele ha detto:

    Caro Michele,
    le tue parole mi hanno colpito. Ho apprezzato soprattutto il tuo richiamo alla formazione culturale prima che politica, spesso davvero del tutto assente, affidata solo alla mediazione della TV.
    Poi però mi guardo intorno, specialmente in questo periodo in cui sono stati scelti dal pd gli eletti per camera e senato, e mi chiedo a che cosa è servito studiare, preparasi, confrontarsi? Sinceramente ho visto la peggior politica di spartizione, ho visto scomparire in un solo colpo gli ideali e anche le persone che potevano farsi portavoce del rinnovamento. Sono delusa da questo modo di far politica che ritengo profondamente sbagliato. Mi si chiede di votare persone che non hanno i miei valori, perchè così gli accordi “sottobanco” porteranno grandi benefici; mi si chiede di mandare a roma politici che occuperanno la loro bella poltrona, ma di cui ignoro in quale gruppo si iscriveranno e che politiche sosterranno, dopo aver votato la fiducia non si sa a chi.
    Per non aprire il capitolo delle donne e del loro impegno, così importante, così imprescindibile e che non viene in nessun modo sostenuto da un partito che se ne era fatto vanto.
    E se le cose vanno così a livello nazionale, non è che nei circoli si respire un’aria diversa, l’aria è soffocante, asfittica e irrespirabile … e non mi si venga a dire che basta impegnarsi e le cose possono cambiare … proprio perchè mi sono impegnata con tanta dedizione e generosità, posso sostenere che è impossibile smuovere certe visioni e certe persone, che saranno anche tanto brave, ma ammorbano l’aria e tengono lontani tutti gli uomini e le donne di buona volontà; alla fine resiste solo chi ha qualche interesse da portare avanti o qualche ambizione di potere da soddisfare.
    Io ho 43 anni, ovvio che prima o poi la natura farà una inevitabile selezione, posso aspettare, e forse tra 20 o 30 anni sarà il mio turno per fare proposte e mettere in gioco le mie idee, ma è così che si portano avanti gli ideali politici?? Non sarò indurita e refrattaria a tutto anch’io a forza di aspettare?
    Un caro saluto Fedele

  6. Duilio Turrini ha detto:

    Grazie Michele per avermi fatto condividere questa tua profonda e stimolante riflessione.

    Ho sempre ascoltato con diffidenza chi semplicemente invocava un ricambio generazionale. Credo infatti che i veri cambiamenti necessari riguardino la nostra cultura, la nostra etica, la nostra capacità di relazione, il nostro rapporto con l’ambiente, il nostro modo di “fare politica”. Per usare una frase forse abusata ma sempre vera “la vera rivoluzione deve avvenire dentro ognuno di noi”. Rivoluzione difficile perché riguarda cioè il nostro rapporto con gli altri, con il tempo, con il denaro, con i consumi, con il lavoro, con la natura. Riguarda gli obiettivi di vita che ognuno si dà. Quali modelli di sviluppo, di partecipazione e di solidarietà ciascuno propone alle comunità di cui fa parte.

    Ma per cambiare bisogna conoscere, analizzare, confrontarsi, impegnarsi. Riflettere sul passato per comprendere i percorsi della storia, i pensieri dominanti di ciascuna epoca, gli errori compiuti da chi avrebbe voluto un altro corso della politica. Riflettere sulle proprie esperienze, sulle proprie scelte, sul proprio impegno, sulla propria partecipazione alle scelte della collettività. In questo “passaggio di mano” di conoscenze, di idee, di passioni tra generazioni vedo la vera opportunità di costruire assieme un cambiamento.

    Dici giustamente che nella percezione comune gli anni ’70 vengono narrati come anni di piombo disconoscendo purtroppo le importanti conquiste del quel tempo. Ho iniziato l’Università a Milano nel fatidico ’68 e partecipato attivamente al Movimento Studentesco di quegli anni. Sono quindi testimone diretto della grande voglia di cambiamento sociale e politico, della curiosità intellettuale, dei nuovi interessi culturali che animava noi giovani (e meno giovani). Ci sono state certo conquiste importanti nell’ambito dei diritti sociali, civili e politici senza però introdurre cambiamenti profondi e duraturi nel nostro io e nel nostro essere comunità. Ad esempio la partecipazione alle scelte della comunità, tema forte di quel tempo, non si è tradotta in forme organizzate sotto il profilo istituzionale.

    Alcuni pensieri dominanti come consumismo, individualismo, edonismo arrivati nel nostro Paese da oltreoceano nei primi anni del cosiddetto boom economico, rimasti sotto traccia forse per un pò negli anni ’70, hanno finito poi per riemergere ed affermarsi prepotentemente negli anni successivi. Ricorderai come profeticamente Pasolini allora ammoniva circa la deriva negativa del consumismo e i rischi prodotti dalla teledipendenza. Voleva cioè affermare che malgrado tanti nobili propositi lo spirito del tempo (per dirla con Hegel) non era sostanzialmente cambiato. Credo che il fenomeno del terrorismo nasca dalla frustrazione psicologica di assistere impotenti al mancato cambiamento e dalla tragica illusione che si potesse imporlo con la forza.

    Guardando al presente ed al futuro ritengo che questi pensieri dominanti entreranno in crisi. Le ormai insostenibili diseguaglianze sociali, la violenza diffusa, gli incombenti dissesti ecologici, la solitudine oppressiva che hanno prodotto rendono, mi pare, inevitabile, anche solo dal punto di vista utilitaristico, il cambiamento.

    Speriamo che la nostra generazione ne sia partecipe e vi possa (e debba) contribuire…

    … o sono solo le tarde illusioni di un “sessantottino”?

    Con stima e cordialità. Duilio.

  7. Rosanna ha detto:

    Ciao Michele, ho letto con molto interesse le tue riflessioni sul “passare la mano”. Lo trovo un punto di vista sicuramente più costruttivo di quello dello sfasciacarrozze. E’ bello poter leggere il passaggio come una crescita, una disinvoltura, un’armonia.
    Bravo.

  8. Ugo Morelli ha detto:

    Caro Michele,
    il testo della relazione che hai tenuto a Roma è denso della tua personalità e forte della tua ricerca. Grazie di avermelo condiviso.
    Se trovi tempo ti chiederei di sviluppare l’ipotesi proposta negli ultimi due o tre capoversi, in quanto la prospettiva di un soggetto politico territoriale che guardi oltre può essere posta al centro di qualcosa di molto innovativo. Ci vuole un salto di qualità politica su cui il tuo contributo mi pare insostituibile.
    Un abbraccio
    ugo

  9. Adel ha detto:

    E’ un intervento stimolante e carico di suggestioni. Le idee prodotte dal “pensare da sè”, caro Michele, sono troppe preziose per trovare tanti acquirenti … e in questo tempo di spending review è quasi impossibile!
    Grazie e a risentirci.
    Adel

  10. Giorgia ha detto:

    buongiorno Michele

    la ringrazio per avermi incluso nella sua mailing list e darmi in questo modo la possibilità di leggere i suoi “interventi”.
    Questo ultimo (“la bellezza del passare la mano”) che ha condiviso con noi lo ho trovo molto intenso e al tempo stesso equilibrato.
    Nel paragrafo “pensare da sé” mi permetterei di aggiungere che la crisi politica è anche riconducibile al fatto che essa non ha saputo ridurre le diseguaglianze e le esclusioni di alcune categorie di persone dai processi decisionali e dal benessere, ma anzi, sembra averle peggiorate.

    Alla prossima “lettura”

    cordiali saluti
    giorgia

  11. Tarcisio ha detto:

    Grazie Michele, ho letto con attenzione il tuo scritto e ti ringrazio per le utili riflessioni di cui ci hai fatto partecipi. Condivido pienamente che il ricambio fine a se stesso per dare immagine di cambiamento non è la soluzione migliore e che anzi rischia di far perdere contributi determinanti per un cammino maturo della politica dove l’esperienza abbinata alla competenza e alla capacità di dialogo, aiutano a trovare le giuste soluzioni e anche il progressivo cambiamento generazionale.
    Ho apprezzato molto i tuoi interventi in consiglio provinciale, spesso controcorrente e spero davvero che il tuo tempo di passare la mano sia ancora lontano.
    Ciao, Tarcisio Deflorian

  12. Daniela ha detto:

    Grazie Michele, ho ricevuto e ho letto con interesse le tue riflessioni sul concetto di “rottamazione”, neologismo usato con l’intenzione di rendere l’idea di un’azione radicale di cancellazione di un sistema politico che deve essere cambiato, anzi apppunto rottamato, come si fa con una macchina quando non possiede più le caratteristiche di funzionalità. Condivido con te però la domanda: rottamare e poi? Dove fare memoria di quello che è accaduto affinchè non accada più come diceva Primo Levi? Dopo aver cancellato, dove e come ricostruire?
    Sono interrogativi che lascio sospesi ma ai quali mi piacerebbe tentare di dare una risposta.
    Grazie per l’occasione di riflessione e saluti cari a Gabriella
    Daniela Buffoni