Un salto nel voto
20 Giugno 2015Sarajevolution. Questa sera a Trento
1 Luglio 2015Da un punto di vista politico, i grandi perdenti di questa dinamica sono stati i partiti di centro-sinistra, la cui acquiescenza in fase di rigorosa austerità — e il conseguente abbandono di quei valori per i quali avrebbero presumibilmente dovuto battersi — produce danni ben più gravi di quelli che politiche analoghe mietono nel centro-destra.
Ho l’impressione che la troika (credo sia ora di smettere di fingere che qualcosa sia cambiato, e tornare a chiamarla con il vecchio nome) si aspettasse, o quanto meno si augurasse, che nel caso della Grecia la storia si sarebbe ripetuta: o Tsipras avrebbe preso come al solito le distanze dalla maggior parte della propria coalizione, trovandosi probabilmente obbligato a stringere un’alleanza con il centro- destra, o il governo Syriza sarebbe caduto. Cosa che infatti potrebbe ancora accadere.
Tuttavia Tsipras non sembra per ora disposto a lasciarsi cadere sulla propria spada. Anzi: di fronte all’ultimatum posto dalla troika ha indetto un referendum sull’opportunità di accettarlo o meno. La sua scelta produrrà certo grande preoccupazione e numerose dichiarazioni sul suo scarso senso di responsabilità, ma in realtà egli sta facendo la cosa giusta, e per due motivi.
Per cominciare, una vittoria del referendum rafforzerà il governo, conferendogli una legittimità democratica — cosa che in Europa credo conti ancora (e se non contasse occorre saperlo).
In secondo luogo Syriza si è trovato sino ad oggi, politicamente parlando, in una posizione maldestra, con gli elettori furiosi a causa delle crescenti richieste di austerità ma al tempo stesso riluttanti ad abbandonare l’euro. Conciliare queste due tendenze è sempre difficile, è lo è a maggior ragione oggi. Il referendum di fatto chiederà agli elettori di stabilire le proprie priorità, e di conferire a Tsipras il mandato per fare ciò che deve nel caso in cui la troika lo porti a un gesto estremo.
Ritengo che spingerlo sino a questo punto sia stato, da parte dei governi e degli istituti creditori, un atto di mostruosa follia. Eppure lo hanno fatto, e non posso assolutamente biasimare Tsipras per aver rimesso la questione nelle mani degli elettori anziché voltar loro le spalle.
©New York Times 2015 Traduzione di Marzia Porta
2 Comments
Krugman è uno sveglio, voglio augurarmi che per “follia” intendesse “sciaguratezza”.
Non hanno accettato il risultato delle elezioni greche, hanno deciso che questo governo dava un cattivo esempio agli altri PIIGS e andava umiliato e rispedito a casa, hanno fatto di tutto per metterlo all’angolo, illudendolo, pretendendo ulteriori concessioni, dichiarandosi insoddisfatti, accusandolo di non collaborare, mentre la maggioranza parlamentare ad Atene cominciava a lamentarsi e sospettare che stesse tradendo il mandato degli elettori. Alla fine sapeva che il parlamento non avrebbe ratificato l’ultima proposta e non gli è rimasto altro da fare che chiedere il parere della popolazione, con tutti i rischi del caso (campagna di terrorismo mediatico).
Una volta la si sarebbe chiamata congiura, una congiura sciagurata che potrebbe condannare a morte non solo l’eurozona.
Non è dato di sapere se l’Europa sopravvivrà al morbo neoilberista.
“Non escludo che ci sia uno schieramento idelogico diciamo liberal-conservatore in Europa che vuole liberarsi di Syriza, e quale miglior occasione? È uno scenario plausibile”
Robert Shiller (Nobel 2013), Parola al popolo unica via o mercati nel caos, Repubblica, 28 giugno 2015