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Eurobonds e sovranità politica del Parlamento Europeo

Già il titolo indica la non convenzionalità di tale testo: 1788 e non 1789. Il dato di cambiamento Salvemini lo individua già nel 1788 ed è costituito dalla firma da parte di Luigi XVI dell’atto di convocazione degli Stati Generali e dalla nomina al governo del fisiocratico ginevrino Necker. Da quel momento scrive Salvemini: "L’assolutismo regio si dichiarava vinto, e cominciava la rivoluzione".

In seguito nel 1789 ci fu il rifiuto da parte del Terzo Stato di votare per Ordine e avvenne la proclamazione dell’Assemblea costituente. Salvemini richiama l’attenzione proprio su questi atti e non tanto sulla presa della Bastiglia, nella quale peraltro erano imprigionate solo sette persone.

In quegli anni la Francia era di fronte ad una profonda crisi finanziaria e si trovava in bancarotta, ma non era in crisi economica. C’erano sacche di privilegio, imposte indirette sotto forma di taglie, rendite agrarie, un’aristocrazia nullafacente, ma c’erano anche les philosophes, i fisiocratici e gli enciclopedisti. Gaetano Salvemini analizza tutti i processi economici e culturali di quel periodo.

Purtroppo il suo insegnamento non è stato compreso dalla classe politica attuale e dai tanti che si dichiarano democratici e liberali o tecnici. Oggi, infatti, si sta rincorrendo un’economia finanziaria e da buoni dogmatici ci si appella ad un nuovo principio di autorità per rendere credibili le proposte inadeguate e, richiamandosi impropriamente a Adam Smith, si parla di economia di mercato, o economia liberale. Ma il pensiero di Adam Smith viene piegato a interpretazioni arbitrarie: egli aveva detto esattamente il contrario: il mercato è quello che scambia merce contro denaro cioè lavoro accumulato nella merce contro denaro. Oggi si scambiano titoli virtuali contro titoli virtuali. Non ci sono prodotti, merci effettive come oggetto di scambio.

Quando si affronta il discorso sulla soddisfazione dei bisogni delle persone, osservando il tipo di merci che acquistiamo, si constata che la nostra vita si riempie di oggetti di consumo inutili contrabbandati per necessari. Eppure tale processo non può andare avanti all’infinito: non solo perché la gente non ha più soldi per comperare di tutto e di più, ma anche perché le risorse ambientali non sono infinite e perché le cosiddette merci in vendita si rivelano spesso essere costituite da rifiuti da smaltire, data la prevalenza dell’imballaggio sul prodotto effettivo.

Si pone quindi in primo luogo il problema di interrogarsi su quali produzioni si debbano fare, su quale sviluppo sia desiderabile per il futuro. È un problema di qualità, quindi, non di crescita comunque, a prescindere. Le prediche dei piazzisti di strada alla Padellaro, Polito e Stella, di moda oggi, o le prediche di qualche non comico confuso, non servono a nulla. La legge inesorabile della fisica (la legge dell’aumento progressivo del disordine), è esemplificata dalla pletora di forme di lavoro improduttivo, che si autoalimenta, drena risorse e crea privilegi. Occorre una cultura del limite che sappia rilanciare le attività produttive partendo dal lavoro che soddisfa bisogni reali.

C’è poi da chiedersi: come può esistere legalità in presenza di un aumento continuo del disordine legislativo e normativo? Si è sufficientemente consapevoli del fatto che l’informazione non aumenta con l’aumento esponenziale delle notizie? L’eccesso di dati, nasconde l’essenziale, mimetizza le cose da conoscere, rimuove fatti, procura dimenticanze e nuova ignoranza. Non può esistere cultura senza ricerca e riflessione.

Ma per tornare alla necessità di interpretare l’effettiva rilevanza rivoluzionaria di quanto rilevato da Salvemini, oggi si potrebbe dire, in analogia, che dovrebbe esistere un atto di riqualificazione del senso del Parlamento Europeo, che è eletto dal popolo: è questo il luogo che deve divenire effettivamente sovrano nelle scelte. Così com’è ora, non ha potere e subisce le decisioni dei mercati dei titoli virtuali e le spinte dei governi nazionali cui troppo spesso s’inchina.

Auspico che le forze progressiste e democratiche propongano una deliberazione ufficiale ineludibile e urgente che rivendichi al Parlamento la piena sovranità e decisionalità delle scelte. Questo è ciò che esige una politica buona, rivoluzionaria e capace di rispettare l’espressione democratica della gente.

Una possibile mozione unitaria col Partito Popolare Europeo, dichiaratosi favorevole agli Eurobonds, può acquisire valore cogente se il Parlamento ribadisce il suo essere sovrano. Di conseguenza la Banca Centrale Europea ha l’obbligo di ottemperare a una decisione di rappresentanti eletti dal popolo.

1 Comment

  1. stefano fait ha detto:

    condivido l’appello a rendere davvero sovrano l’europarlamento. L’Europa dev’essere democratica non tecnocratica-oligarchica. Come si fa a costruire un’Europa integrata senza una rappresentanza sovrana?
    Aggiungo che la questione degli eurobond è molto delicata. I project bond utilizzati per rilanciare l’impiego sarebbero molto utili, degli eurobond per sanare le banche a spese dei contribuenti sarebbero l’ennesima presa per i fondelli.
    So che Michele Nardelli è molto critico dell’idea di crescita e per certi versi lo sono anch’io, ma finché questo sistema non crolla, bisogna cercare di fare buon viso a cattivo gioco perché ci sono milioni di persone che se l’economia non cresce moriranno: il dato Unicef per la Grecia è di oltre 400mila bambini affamati. In Europa!!!!!!!