Previsioni del tempo
21 Settembre 2011Il passo più lungo di Abu Mazen
22 Settembre 2011Introduzione al tema del convegno
L’euforia della crescita ha lasciato lo spazio al fatalismo della crescita. Secondo una indagine realizzata recentemente dall’Emnid, più di due terzi dei cittadini tedeschi non credono più alla condizione che una continua crescita economica sia il presupposto per una qualità di vita privata in crescita. Contemporaneamente l’ottanta percento crede che un ulteriore crescita economica sia necessaria. Questo vuol dire che gli argomenti inizialmente promossi dal Club of Rome con la pubblicazione "i limiti dello sviluppo", quattro decenni fa da Ivan Illich con "il mito del progresso", dai lavori del Wuppertal Institut e da Serge Latouche con la "decrescita felice" argomenti inizialmente recepito da pochi critici della crescita, oramai hanno raggiunto tutta la società civile. Anche il parlamento federale tedesco ha recepito i segnali e ha istituito una Commissione Enquete "Crescita, benessere, qualità di vita" che ha iniziato i lavori nel gennaio di quest’anno. È lecito domandarsi se l’attuale critica alla crescita è un chiacchierio in seguito alla crisi finanziaria degli ultimi anni o se può essere interpretato come un nuovo segnale per un futuro con una crescita più lenta, una crescita zero o una decrescita. Esiste un "Più lento e meno", caro a Hans Glauber, come idea di fondo per una nuova società oppure esiste solo come minaccia di un disastro imminente?
Nei Colloqui di Dobbiaco 2011 i partecipanti discutono con i relatori su teoria e prassi di un benessere del futuro. Quali saranno gli scenari futuri e le prospettive che le soluzioni concrete delle Transition Towns, delle comunità internazionali come Findhorn o Twin Oaks offrono alla società civile? Ci si chiede se le letture di Ivan Illich, Murray Bookchin, Leopold Kohr, Robert Jungk oppure E.F. Schumacher oggi sono ancora proponibili?