Perché dovremmo occuparci della Turchia?
11 Dicembre 2017Di che pace stiamo parlando?
17 Gennaio 2018Da Pieve di Soligo a Trento, nuova tappa del viaggio
Dopo l’incontro di Pieve di Soligo – “Autonomie cooperanti. L’utopia di un’Europa che si fonda sull’autogoverno territoriale” – a conclusione del V itinerario del “Viaggio nella solitudine della politica”, ci siamo interrogati su come dare continuità a quella conversazione, continuità peraltro sollecitata da molte delle persone che vi hanno partecipato. Abbiamo così immaginato di proporvi due o tre cose.
In primo luogo una riflessione da titolo “Autonomia, quel cambio di sguardo che serve all’Europa” che, proprio a partire dalle idee che ci siamo scambiati nel borgo di Andrea Zanzotto, definisse un profilo nel quale riconoscerci e aprire uno spazio di discussione.
Partendo dalla visione, ovvero dalla tenuta sul piano del pensiero verso un mondo sempre più interconnesso e a geografie variabili che sembra stupirsi di fronte al continuo manifestarsi della crisi della struttura rigida e tutt’altro che resiliente dei confini e degli Stati nazionali sovrani. Per comprendere la fatica delle istituzioni democratiche e dei corpi intermedi deputati alla rappresentanza politica (partiti, movimenti, associazioni, comunità) nel definire il proprio ruolo e i propri strumenti in relazione al “mondo che sarà”. E infine per cercare di riportare in superficie la cultura e l’approccio federalista come possibile schema per un ripensamento dell’Europa politica (l’Unione, ma non solo) provando a sfuggire dalle narrazioni troppo retoriche (dalla generazione Erasmus in giù…) e stressare le proposte sul tavolo, come ad esempio il modello da molti sostenuto degli Stati Uniti d’Europa.
Trento, Gallerie di Piedicastello
2 Comments
cari Michele e Federico, grazie dell’invito. Questo vostro viaggio ha toccato confini sensibili, in tutti i sensi. Servirebbe un’attenzione alla geografia, un po’ scemata da tempo (da cui l’idea di un festival che passi dalla scienza, triste per definizione ad una un poco più esatta nella sua materialità). Certo, anche per la geografia sorgono problemi, quando nuove/antiche questioni esplodono: uno Stato come la Palestina prevederebbe, come capitale naturale, Gerusalemme; se non fosse che dai tempi dei tempi è questo il luogo scelto dall’angelo della storia per rappresentare la tragedia umana nelle sue più crude e immodificabili forme. Bosnia, Palestina, Ucraina, Catalogna, come luoghi deputati agli eterni ritorni del male? Ecco perchè l’idea federalista, maturata nei tempi in cui il male assoluto fu padrone dell’Europa intera, va coltivata in questo infelice “Mare nostrum”. Continuate con determinazione a “prendete la vita di petto” per usare le parole dedicate dal poeta Tobino a uno dei nostri maggiori, senza aspettarvi riconoscenze. Per quello che fate ancora il mio grazie, per quanto può valere.
Vincenzo
Caro Michele,
non mi complimenterò più con te per quello che stai facendo, l’ho già fatto e ho reso partecipe delle tue riflessioni tutto il gruppo direttivo del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli che ha dedicato una serata agli sviluppi del caso serbo-bosniaco. Ne è venuta fuori una nuova discussione.
Ora ti scrivo per dirti solo che ci piacerebbe seguire il dibattito del 16 a distanza e quindi ti invitiamo ad organizzare una diretta Facebook. Se lo farai, tienici informati. Grazie comunque e buon lavoro!
Mdb