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Di questa maggioranza cancellata faceva parte anche Mursel, di mestiere ristoratore e albergatore. Con lui non avevo la necessaria confidenza per farmi raccontare di quando finì nei campi di concentramento di Omarska e di Manja

1 Comment

  1. Annalisa Tomasi ha detto:

    Del Presidente Muharem Murselovic mi è rimasta impressa nella memoria la premura con cui si stava prendendo cura delle salme ritrovate in una fossa comune a Ljubija.
    Era l’inverno del 2003 e ci aveva accompagnato con grande disponibilità e solerzia, il rappresentante di OSCE ed io Delegata della Agenzia della Democrazia Locale di Prijedor, a visitarle nel luogo dove erano state composte, in attesa del riconoscimento ufficiale, nella palestra di una scuola vicino a Sanski Most, qualche decina di chilometri più a Sud.
    Erano in fila, una accanto all’altra. E lui tra di loro.
    Anziani, giovani, qualche donna e dei ragazzi: i suoi compagni del campo di concentramento di Omarska, quelli che non ce l’avevano fatta a sopravvivere.
    Li riconosceva dagli abiti che ancora indossavano ridotti a brandelli. Ce li presentava uno ad uno, quasi a volerceli far conoscere, con la confidenza e l’affetto di chi ha un vissuto importante in comune e con la devozione di chi ha una grande responsabilità nei loro confronti: quella di raccontare perchè si sappia cosa è accaduto e perché vi sia giustizia.
    Ma anche quella di reagire all’ingiustizia subita con forza e determinazione tornando a vivere, a lavorare, ad amare ed anche a morire a Prijedor, nella sua città.