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Dalla Palestina, per Michele

Un impegno culturale, politico e di cooperazione che ha investito numerose associazioni di volontariato che hanno avviato rapporti di conoscenza e di solidarietà fra il Trentino e la Palestina.

Grazie a questo lavoro si è arrivati negli ultimi anni alla firma e poi alla conferma del protocollo d’intesa fra la Provincia Autonoma di Trento e il Governo Palestinese sui temi dell’agricoltura, della cooperazione e del credito, concretizzatosi nell’importante progetto del Vino di Cana con la realizzazione della piccola cantina di Aboud, con il contributo alla rinascita della cantina Cremisan, con la formazione di giovani palestinesi presso l’Istituto Agrario di S. Michele e più in generale con i rapporti di scambio sul piano della ricerca e dell’interazione con il settore agroalimentare.

Proprio nella tessitura di questa rete di relazioni fra il Trentino e la Palestina si sono realizzati incontri ufficiali ai massimi livelli, viaggi di conoscenza, momenti di riflessione dei quali mantengo ancora un ricordo bellissimo e saranno oggetto di un mio prossimo libro.

In particolare il progetto del Vino di Cana ci ha permesso di recuperare un pezzo di storia e di cultura del nostro paese che rischiavamo di perdere per sempre, come spesso avviene quando un popolo viene privato dei diritti fondamentali e quando l’oblio investe le pagine più vive della sua storia. Grazie a questo progetto, siamo riusciti dopo un smarrimento di lunghissimi anni a ripristinare una cultura millenaria e recuperare varietà autoctone ed una mappa genetica che può costituire un tratto della propria biodiversità. Oltre al recupero delle terre e la loro difesa dai processi di confisca/annessione da parte del governo israeliano.

Un impegno incessante quello di Michele Nardelli che, nel suo ruolo di consigliere provinciale, ha permesso una sensibilizzazione delle istituzioni trentine anche a fronte delle pressioni delle potenti lobby israeliane.

Si è discusso molto in passato rispetto all’utilità o meno per il processo di pace di attivare forme di boicottaggio o di isolamento di Israele e anche nel mondo palestinese ci sono su questo aspetto posizioni e sensibilità diverse. Mi riferisco in particolare alle relazioni accademiche con le Università israeliane che il Trentino e le sue Università hanno avviato in questi anni. Le relazioni sono parte di quel modo di fare cooperazione che cerca di condizionare i soggetti nella consapevolezza che la pace non si costruisce certo nell’annichilimento dell’altro.

Scrivo questa nota nell’augurio che il patrimonio di sensibilità e relazioni costruito in questi anni verso la causa della pace non vada disperso. Nel rispetto della libertà di coscienza e di pensiero che ciascuno riterrà più giusta.

Cordiali saluti

Ali Rashid

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