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… quando ancora frequentava la Facoltà di Agraria a Milano. Ci univa una militanza politica comune che con il trascorrere del tempo andò sfumando sul piano delle appartenenze ma non su quello di un sentire che di tanto in tanto ci faceva reincontrare. A cominciare dall’impegno professionale di Carlo nella sua azienda di famiglia, la Cantina Dorigati di Mezzocorona, della sua attenzione per la terra e per il vino, per la qualità di un prodotto a cui ha dedicato gran parte della sua vita. Andavo a trovarlo di tanto in tanto per fare due chiacchiere e per comprare qualche bottiglia di Rebo, l’incrocio Rigotti che in quel tempo era solo lui a vinificare.

Le vite scorrono parallele, ognuno nel coltivare l’impegno, le passioni, il lavoro, le amicizie. Così per molti anni ci siamo persi di vista, lui diventando uno dei più qualificati vignaioli del Trentino, io ad occuparmi delle cose del mondo.

Poi, tre anni fa, la scelta di candidare per il consiglio provinciale e la richiesta a compagni ed amici di darmi una mano. Nel gruppo dei sostenitori della Piana Rotaliana c’era anche Carlo, che ci mise a disposizione la sua cantina per un’incontro con la stampa…  Fra loro c’era anche Italo Roncador, un po’ il maestro della ricerca enologica dell’Istituto Agrario di San Michele, scomparso poco più di un anno fa.

Era l’impegno per la qualità il tratto che ci accomunava e di cui parlammo in quella occasione, che poi trovò nella legge sulle filiere corte una sua concretizzazione. Nel contesto di crisi del settore vitivinicolo, un tema di grande attualità, che trovava sempre posto nelle nostre conversazioni. Un dialogo che coinvolgeva, a pensarci bene, i tanti amici di una generazione che in questi anni nell’agricoltura e nella ricerca hanno creduto e alla quale hanno dato un contributo importante per costruire così la diversità di questa terra.

Carlo Dorigati era parte di questa generazione. Con la sua morte il Trentino è davvero più povero. Addio Carlo, la terra che hai così tanto amato ti sarà lieve.

Michele Nardelli

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