"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Alberto (Conci) mi ha salutato, al mio arrivo, informandomi che al Liceo da Vinci il nostro corso post Copenaghen andrà deserto.
Poi i saluti, i convenevoli e l’incontro.
una parola – un partecipante. L’ouverture è di Michele (Nardelli)NARRAZIONE. Poi Ugo (Morelli) contento di partire – finalmente – dalle PREMESSE. E Carla (Weber) AFFETTIVITA’. Mario (Raffaeli)nota la fatica delle ISTITUZIONI mentre Armando (Stefani) si preoccupa dell’ORGANIZZAZIONE. Irrompe il + giovane – Massimilano (Pilati) con IDENTITA’ e passa la parola a Paola (Giacomoni)con il suo DISINCANTO. Franco (Ianeselli)con INNOVAZIONE e Ilaria (Pedrini) con Cittadinanza. E FEDE. Conclude Carmine (Ragozzino) con l’OLTRE…i partiti. Rimango “SENZA PAROLE”. Alcun tifo per nessuno; alcuna esaltazione tipica di chi va in guerra. La certezza che si potrà facilmente ancora fallire. La bellezza di stare tra disadattati. Pronti all’accordo di pace con i vincitori. Con coloro che, nelle stesse ore, abitavano i centri commerciali mentre noi, con un biccheire di vino in mano, ci gustavamo i gessi e gli affreschi della Sosat
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elogio al fallimento
Alberto (Conci) mi ha salutato, al mio arrivo, informandomi che al Liceo da Vinci il nostro corso post Copenaghen andrà deserto.
Poi i saluti, i convenevoli e l’incontro.
una parola – un partecipante. L’ouverture è di Michele (Nardelli)NARRAZIONE. Poi Ugo (Morelli) contento di partire – finalmente – dalle PREMESSE. E Carla (Weber) AFFETTIVITA’. Mario (Raffaeli)nota la fatica delle ISTITUZIONI mentre Armando (Stefani) si preoccupa dell’ORGANIZZAZIONE. Irrompe il + giovane – Massimilano (Pilati) con IDENTITA’ e passa la parola a Paola (Giacomoni)con il suo DISINCANTO. Franco (Ianeselli)con INNOVAZIONE e Ilaria (Pedrini) con Cittadinanza. E FEDE. Conclude Carmine (Ragozzino) con l’OLTRE…i partiti. Rimango “SENZA PAROLE”. Alcun tifo per nessuno; alcuna esaltazione tipica di chi va in guerra. La certezza che si potrà facilmente ancora fallire. La bellezza di stare tra disadattati. Pronti all’accordo di pace con i vincitori. Con coloro che, nelle stesse ore, abitavano i centri commerciali mentre noi, con un biccheire di vino in mano, ci gustavamo i gessi e gli affreschi della Sosat