Paesaggi interculturali nella terra di mezzo
26 Ottobre 2022Soffro dunque siamo
3 Maggio 2023«Sono passati tre decenni dall’inizio dell’indipendenza ucraina, e altrettanti sono trascorsi da quell’11 settembre 1991 in cui il presidente americano George Bush annunciava un nuovo ordine mondiale. Tramontava la Guerra fredda e iniziava la prima Guerra del Golfo: gli Stati Uniti dispiegavano truppe e televisioni nella liberazione del Kuwait, ritenuto una provincia irachena da Saddam Hussein, che lo aveva invaso. Si trattò, a ben vedere, dell’ultima volta che un paese abbia provato a conquistare, fagocitandolo, un altro paese riconosciuto internazionalmente. La globalizzazione, fondata su uno scollamento fra economia reale e finanza, ovvero fra territorio e ricchezza, sembrava aver disincentivato la conquista territoriale.
Pur riproponendone in apparenza alcune logiche, l’invasione su larga scala dell’Ucraina che la Russia ha lanciato il 22 febbraio 2022 può essere vista come la fine dell’era nota anche come il “post-Guerra fredda”. Essa è figlia di un processo di gestazione lungo trent’anni: mentre le terapie chock smantellano l’apparato del socialismo sovietico e Francis Fukuyama annuncia la “fine della storia”, intesa come competizione fra ideologie di governo, si apre nei paesi ex socialisti una fase di crisi drammatica, che non risparmia valori e idee. Già nell’ultima fase dell’URSS (più precisamente a partire da Juri Andropov) si assiste all’arrivo ai vertici del potere di uomini provenienti dagli apparati di sicurezza, un ambiente da sempre al servizio degli apparati di partito … L’arrivo al potere dei “sicurocrati” viene salutato in Occidente non come frutto della sclerosi dell’ideologia di potere, un prolungamento della Guerra fredda, ma piuttosto come un approdo pragmatico, un esito positivamente ascrivibile alla fine delle ideologie…»