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21 Ottobre 2022Quando si toccano questi argomenti esplode, da destra, una retorica perennemente uguale a se stessa che li vuole totalmente irrilevanti o li assimila alla cancel culture, di cui tutti parlano e nessuno spiega. Oppure partono gli altri cento motivi per non occuparsene: il costo di questi provvedimenti sarebbe eccessivo, la memoria non dovrebbe essere divisiva oppure si dovrebbe iniziare non dal colonialismo ma dai crimini e dalle stragi dell’Antica Roma.
Ma quei crimini non parlano più a nessuno; la memoria, o meglio il rimosso, coloniale al contrario ci riguarda ancora ora, è carne viva, una ferita aperta che ancora spiega le diseguaglianze globali e i fenomeni di odio razziale in Europa e nel mondo.
Queste sono le ragioni per cui il Parlamento Europeo, il 26 marzo 2019 ha approvato una risoluzione sui diritti fondamentali delle popolazioni di origine africana che imputa le cause delle discriminazioni razziali al mancato riconoscimento di fenomeni come “la riduzione in schiavitù, i lavori forzati, l’apartheid razziale, i massacri e i genocidi nel quadro del colonialismo europeo”. Si tratta di assumere una dimensione europea, all’altezza della situazione, anche sui temi della lotta alle discriminazioni razziali e all’afrofobia.
Quella del Consiglio comunale di Roma è stata quindi una prova di maturità ed è importante che la Giunta proceda ad attuare quanto richiesto dal Consiglio comunale di Roma Capitale.
La mozione propone di “modificare le targhe di un gruppo di strade ispirate al colonialismo, riportando sulle stesse una spiegazione, in caratteri più piccoli sul margine inferiore, che faccia riferimento agli episodi storici, in gran parte criminali, del colonialismo italiano”; per via Amba Aradam, istituita dal fascismo il 25 gennaio 1937, un’indicazione potrebbe essere “in memoria della strage coloniale di 20.000 etiopi”.
La mozione propone di istituire iniziative culturali permanenti, il 19 febbraio, giorno in cui, nel 1937, ebbe inizio la strage di Addis Abeba, per una riflessione profonda sul colonialismo italiano, con il coinvolgimento delle comunità di afrodiscendenti storicamente presenti sul territorio.
Questa mozione è, tra le proposte di decolonizzazione delle strade, dei musei, degli archivi, tra le più interessanti, perché riguarda il luogo, Roma, dove l’odonomastica coloniale ha lasciato oltre 150 tracce, tra vie, piazze, larghi, ponti, rampe, ville, lapidi e monumenti.
Tra qualche settimana organizzeremo un’iniziativa pubblica per costituire un Gruppo d’appoggio alla mozione, composto dai soggetti firmatari, dai promotori dell’appello, dagli storici, le associazioni, le comunità e le persone afrodiscendenti che si sono mobilitate al fine di monitorarne l’attuazione e lavorare per una profonda riflessione sul colonialismo italiano, passato e presente, e sulle tracce che ha lasciato ovunque in città.