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Veltroni invoca un papa straniero

(16 settembre 2010) Acque agitate nel Pd in cui si contrappongono inviti all’unità e spinte a cambiare, auto-candidature a sfidare Berlusconi e veti incrociati. Da una parte ancora una volta D’Alema che si dice d’accordo con l’ex leader del Pd, Walter Veltroni («Anch’io temo alchimie elettorali che aggirino i problemi del Pd’), dall’altro invita a rafforzare la leadership di Bersani.

Sulla sponda opposta lo stesso Veltroni che critica l’attuale impostazione di partito («dà l’immagine di un partito senza bussola strategica’) e poi ribadisce: «Per me il leader è Bersani’. Salvo poi invocare un “papa straniero”…

… «Non escludiamo di cercare il candidato fuori da sé, un leader che possa federare, qualcuno che venga dalla societa. Il Pd e il centrosinistra non devono escludere di cercare il ’papa straniero’, come fu Romano Prodi’.

Quanto alle alleanze, per l’ex segretario «Vendola svolge una funzione importante per il centrosinistra, con lui bisogna dialogare e avere attenzione’ mentre il leader Idv Antonio Di Pietro «deve scegliere’. Ma condizione di partenza «è un grande Pd perché altrimenti non si può costruire una maggioranza’.

Veltroni sta lavorando in queste ore ad un documento (la cui versione definitiva sarà redatta venerdì), lungo sei pagine, che parte dalla «crisi strategica del centrodestra’ che è «giunta ad un punto di non ritorno’, perché ha dimostrato «di non assicurare la capacità di governo’. Eppure, «l’Italia ha più che mai bisogno di riforme, coraggiose e profonde’, in particolare per aggiustare la Finanza pubblica, recuperare la produttività e superare «la crescente disuguaglianza’. A queste riforme il testo dedica diversi paragrafi. Tuttavia, in nessuna delle sei pagine, si cede al pessimismo: «Il ritardo accumulato è enorme, ma esistono le risorse per farcela’, e quindi «una coerente strategia riformista può contare su rilevanti forze sociali’.

Il Pd non dovrà puntare alla difesa degli interessi, bensì ad «una alleanza tra chi ha bisogno di cambiamento, ma da solo non può realizzarlo’. «L’Italia aspetta – si legge nella bozza del testo – una proposta politica all’altezza della sfida storica dinanzi alla quale si trova’, e il Pd è nato proprio «con l’ambizione di rappresentare questa proposta adeguata’. Ma la sfida per il governo va posta «su un terreno di affidabilità e innovazione’. I democratici, si legge, devono darsi «una strategia di allargamento dei propri consensi, che faccia leva su un programma riformista, su un progetto innovativo per il Paese e su una classe dirigente fortemente rinnovata, attingendo a forze che non siano solo quelle della politica tradizionale’.

Questo significa «vocazione maggioritaria’, e innovazione della sua cultura politica che «non può risolversi nella tardiva adesione alla socialdemocrazia’, ma nel «valorizzare appieno il pluralismo delle storie confluite’ nel Pd. A livello istituzionale, poi, questo significa sostenere un sistema elettorale «di impianto maggioritario fondato su collegi uninominali’. «Il superamento della crisi del Pd e il rilancio del suo progetto di innovazione e riformismo« non richiede il dar vita «ad una corrente, e cioè uno strumento chiuso nella logica della lotta interna’. No, conclude il documento, serve «un Movimento che si proponga il rafforzamento del consenso al Pd e del suo pluralismo, coinvolgendo forze interne ed esterne al partito, tornando ad appassionare energie che si sono allontanate’ e che «la crisi politica e culturale del centrodestra ha rimesso in moto’.

da “L’Unità” del 16 settembre 2010

 

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