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Un viaggio nella solitudine della politica

Un viaggio che avrà inizio il primo giorno di primavera e proseguirà per il tempo necessario, attraverso una serie di itinerari lungo gli ambiti scoscesi e poco camminati di territori che la politica sorvola o di cui ci si occupa solo in prossimità di emergenze e solo fin quando i riflettori di una comunicazione tanto cinica quanto superficiale non traslocano altrove, senza interrogarsi o trarre insegnamento.

Il campo di indagine sarà sovranazionale e sovraregionale. Perché nell’interdipendenza è necessario disegnare nuove geografie europee e mediterranee, oltre le nazioni diventate ossessivamente stato, oltre le regioni svilite nella loro funzione di autogoverno e prerogativa di interessati localismi.

Non c’è un format comune, ogni itinerario si articolerà su ambiti tematici connessi alle caratteristiche dei territori, pur mantenendo una matrice comune. Nello svolgersi immagino modalità molto diverse che di volta in volta verranno proposte insieme agli interlocutori che condivideranno questo viaggio, dalle conversazioni con testimoni privilegiati ai caffè in piazza, dagli incontri con esperienze di impegno collettivo ai momenti di incontro pubblico. Il tutto per il piacere di capire e di cercare.

Nelle scorse settimane ho iniziato a condividere la lettera che segue (e che trovate in allegato) proprio allo scopo di costruire gli itinerari che a breve vi presenteremo. Ne verrà uno spazio dedicato in questo sito e un blog che si chiamerà “Sifr”, lo zero arabo la cui introduzione cambiò il corso della matematica. Come scrivo nella lettera non si parte mai da zero, ma questa metafora ci può aiutare a comprendere che questo non è tempo di piccoli aggiustamenti. (m.n.) 

 

«Che cos’è fare politica, se non dire al tuo prossimo che non è solo?»

Massimo Cacciari

Viaggio nella solitudine della politica

Mettere in relazione le esperienze originali di ricerca e azione politica.

Creare uno spazio di confronto fra le dimensioni sovranazionale e territoriale

Care amiche e cari amici, queste poche righe per farvi partecipi di un viaggio che vorrei intraprendere nella solitudine della politica. Una proposta che nasce dalla condizione di “esilio” che sto vivendo ma che immagino possa in una qualche misura riflettere una condizione di crescente estraneità verso una politica incapace di quel cambiamento profondo di pensiero di cui si avverte il bisogno.

Nella fatica di cogliere i segni del tempo come nell’indagare la profondità delle trasformazioni in corso, emerge l’inadeguatezza delle vecchie categorie interpretative, l’effetto degenerativo di un marketing politico che ha trasformato i partiti in macchine elettorali, il venir meno di una dimensione collettiva in grado di leggere i processi sociali e l’incapacità di elaborare nuovi orizzonti di liberazione umana in un mondo che reagisce all’insostenibilità con l’esclusione.

Una solitudine che avverto ancor più profonda nel cercare di sottrarsi alla verticalità di una politica nazionale che riduce il territorio a terminale eterodiretto, frustrandone ogni ricerca e sperimentazione originale, senza comprendere che nell’interdipendenza non ci sono più centri e periferie, ma sguardi insieme territoriali e sovranazionali. E che l’infrastrutturazione politica nazionale è sempre più fuori dal tempo.

Ciò nonostante sono convinto che vi sia un’antropologia politica e forme di “pensiero laterale” che potrebbero costituire una possibile traccia di lavoro alternativa al populismo “dentro e contro” che oggi sembra occupare l’intero scenario politico. Le cui espressioni sono spesso sotto traccia e non fanno notizia, dalle “terre alte” alle istanze della cittadinanza europea e mediterranea, dalla ricerca sociale alla formazione politica, ma che varrebbe la pena raccontare e annodare. Che forse contano poco o nulla nel mercato politico/mediatico ma è proprio da questa solitudine che forse occorre ripartire.

Non si parte mai da zero, ma nel passaggio “fra il non più e il non ancora” lo scarto di pensiero richiede radicalità, come avvenne in matematica con l’introduzione dello sifr, lo zero arabo. Uno sguardo nuovo, capace di strabismo (e dunque di profondità), una ricerca disposta alla curiosità, al sincretismo e alla meraviglia. E proprio “sifr” sarà il nome del blog che di questo viaggio curerà il racconto.

Un viaggio è un viaggio. Servisse anche soltanto a sentirsi meno soli, ad operare una ricognizione di quello che la politica nazionale non sa e non vuole osservare nei territori di questa nostra porzione di Europa, penso ne varrebbe comunque la pena.

A proposito di solitudine, questo viaggio lo vorrei compiere insieme a voi.

Michele Nardelli

Trento, gennaio 2017 

2 Comments

  1. Maria ha detto:

    Non ti conosco ma conosco Francesco Picciotto. Vedremo strada facendo

  2. silvano ha detto:

    Caro Michele noi della Scuola Politica Danilo Dolci vogliamo seguirti nel viaggio. E stiamo discutendo del come. Organizzare una tappa, ed e’ il minimo, ma anche condividere tappe di questo percorso. Comunque sia ci saremo. Silvano Falocco