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Un appello per regolarizzare il lavoro dei migranti nell’agricoltura

Come e noto, le condizioni dei braccianti che oggi raccolgono i prodotti destinati alle nostre tavole sono spesso inaccettabili: le baraccopoli in cui sono costretti a vivere sono luoghi insalubri e indecenti, agli antipodi del valore stesso dei diritti umani. Il rischio che il Covid-19 arrivi in quegli aggregati, tramutandoli in focolai della pandemia, e motivo di fondata apprensione. Nella miseria dei ghetti, la cui ubicazione si incardina sempre nei distretti a forte vocazione agricola, il quotidiano degli immigrati e scandito da immutata cadenza nonostante la spada di Damocle rappresentata dal Covid19. Le richieste di restare a casa o lavarsi le mani, rivolte alla comunità nazionale da tutti gli organi istituzionali e d’informazione, per loro sembrano chimere.

Sopravvivono in immense distese di catapecchie senza acqua ne servizi igienici. I ragguardevoli provvedimenti assunti dal Governo per l’emergenza coronavirus non prendono in considerazione queste realtà. A fronte dell’impegno delle organizzazioni che continuano ad operare sul campo, non ci risulta da parte degli organi istituzionali alcun intervento specifico di prevenzione in questi contesti altamente a rischio. Una allarmante discrasia che richiede correttivi istituzionali immediati in una cornice di monitoraggio preventivo nonché di presa in carico degli eventuali casi di Covid-19, in ossequio al principio costituzionale della tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.

Riteniamo che i Prefetti, alla luce degli ulteriori poteri loro conferiti dal DPCM del 9 marzo u.s., possano assumere autonomamente iniziative o adottare disposizioni volte alla messa in sicurezza dei migranti e richiedenti asilo presenti sul territorio, mediante l’allestimento e/o la requisizione di immobili a fini di sistemazione alloggiativa.

Le risorse necessarie per gli eventuali interventi di rifacimento e adeguamento degli immobili requisiti potrebbero essere attinte dalla dotazione del Piano Triennale contro lo sfruttamento e il caporalato. Infine, non si può dimenticare il settore agricolo già morso dalla crisi, che oggi in più patisce la carenza di lavoratori agricoli in alcune aree del Paese in ragione dell’interruzione dei flussi di manodopera dai Paesi dell’Est Europa. A causa del Covid-19 si e verificato infatti un rientro massivo da parte di lavoratori agricoli immigrati da Romania e Bulgaria mentre gli arrivi previsti dalla Polonia si sono azzerati. I lavoratori extracomunitari che si trovano in condizione di irregolarità possono tamponare questo vuoto, ma occorre garantire loro i diritti fondamentali. Molti stranieri si trovano oggi in condizioni di irregolarità acuite dai decreti sicurezza e non vanno in cerca di lavoro per timore di essere fermate ai posti di blocco.

Diventa quindi fondamentale una regolarizzazione per far emergere chi e costretto a vivere e lavorare in condizioni di irregolarità. Sarebbe una misura di equità e di salvaguardia dell’interesse nazionale, in questa difficile fase in cui un eventuale pregiudizio all’agricoltura, nella sua funzione tutelare della sicurezza alimentare della comunità nazionale, sarebbe drammaticamente deleterio. Questo però non dev’essere uno strumento per rifornire il settore primario di lavoro a buon mercato in un momento di shock economico. E necessario, pertanto, rafforzare le misure di contrasto al lavoro nero e favorire l’assunzione di chi sta lavorando in maniera irregolare, applicando i contratti collettivi agricoli.

Servono soluzioni strutturali che, soprattutto in condizioni di eccezionalità, non possono attendere.

Giovanni Mininni – Segretario Generale FLAI-CGIL Nazionale, Fabio Ciconte – Direttore Terra! – campagna #FilieraSporca, Don Luigi Ciotti – Presidente Nazionale di Libera e Gruppo Abele, Roberto Saviano, Luigi Manconi, Fabrizio Barca – Portavoce Forum delle Disuguaglianze, Mimmo Lucano, ACLI Terra Nazionale, Raffaele Nogaro, Vescovo Emerito di Caserta, Roberto Barbieri – Direttore Oxfam Italia, Intersos, Francesca Chiavacci – Presidente Nazionale ARCI, Marco De Ponte – Segretario Generale Actionaid, Valentina Calderone – Direttrice A Buon Diritto, Medici per i Diritti Umani – MEDU, Paolo Naso – Coordinatore di Mediterranean Hope, programma Rifugiati e Migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia- FCEI, ASGI, Roberto Montà – Presidente Avviso Pubblico, Slow Food Italia, Campagna Ero Straniero, Giovanni Venegoni – Milan Center for Food Law and Policy, Marco Omizzolo – Ricercatore Eurispes e Presidente Tempi Moderni, Danilo Chirico – Presidente DaSud, Antonello Mangano – Terrelibere.org, Riccardo Vito – Presidente Magistratura Democratica, Marina Galati – Vicepresidente Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – CNCA, Fabio Amato – Presidente Centro Studi Mobilità-Migrazioni Internazionali (MoMi) Università L’Orientale, Napoli, Rete antitratta della Tuscia, Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta, Csa Ex Canapificio Caserta, Csc Nuvola Rossa, Sanità di Frontiera, Concetta Notarangelo – Associazione Idorenin, Renato Franco Natale – Presidente Associazione Masslo, Donato Di Sanzo – Università di Salerno, Maurizio Masotti, curatore “Tracce Migranti- Nuovi Paesaggi Umani”, Co.S.Mi. – Comitato Solidarietà Migranti

*Le adesioni all’appello sono aperte. Chi è interessato può mandare una mail a: flai-segreteria@flai.it oppure a info@terraonlus.it 

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