La Čarda, lungo il Danubio
13 Marzo 2012Kosovo: tredici anni per sette chilometri
14 Marzo 2012"La responsabilità del bagno di sangue la portano coloro i quali oggi in Siria permettono o commettono crimini orribili", dice l’appello. E continua: le divisioni nella comunità internazionale hanno dato al governo Assad la falsa sensazione che la repressione violenta sia una via percorribile. L’appello è stato consegnato ai 15 paesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Di cui i cinque permanenti (Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina) hanno il diritto di veto. Specie alla Russia e alla Cina si rivolgono i grandi intellettuali del mondo. "Per rompere questa situazione bloccata dobbiamo far sì che la Russia lavori insieme ai suoi partner internazionali. Chiediamo al nuovo governo russo di unirsi agli sforzi collettivi per porre fine presto al conflitto e riportare pace e stabilità in Siria". L’appello continua auspicando un forte impegno di tutti, "incluse Russia e Cina", per superare le divisioni attuali.
L’appello chiede al consiglio di sicurezza di varare una risoluzione che chieda alle autorità siriane di cessare ogni atto illegale contro la popolazione e ogni abuso della forza contro città e civiuli, chieda ancora a Damasco di facilitare l’invio di aiuti umanitari urgenti e adeguate cure mediche ai civili. Gli intellettuali definiscono la brutale repressione ordinata da Assad contro il suo popolo come "il peggior caso possibile di violenza deliberata contro la popolazione civile cui abbiamo assistito negli ultimi anni" e parlano di "dovere morale" del mondo di trovare una via d’uscita, perché "ne va anche dell’immagine internazionale delle Nazioni Unite e di ogni nazione che resta indifferente a guardare davanti a una tragedia".