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Tra Renzi e Bersani il PD cosa vuole?

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Tra Renzi e Bersani il PD cosa vuole?

di Roberto Pinter

Ci sarebbe da ridere guardando alla competizione tra meeting giovani promossi da chi non è più giovane, o alla rincorsa di chi, pur rientrando tra i rottamabili, si richiama a Renzi, o a chi si appella a categorie del secolo scorso per censurare il sindaco di Firenze… ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

Il paese rischia di affondare e dentro al PD o nei dintorni del PD ci si comporta come se il timone spettasse comunque al PD e che dunque ci si possa permettere il lusso di litigare per le postazioni di comando.

Non credo che l’Italia, la stessa che si è affidata a Berlusconi, sia disposta ad affidarsi a chi non sia capace di proporre scelte chiare e una guida unitaria.

Le 100 idee della Leopolda non danno tutte le risposte di cui ha bisogno il paese, non sono tutte buone ma hanno il pregio di mandare dei messaggi comprensibili e che gli elettori si aspettano.

Un esempio: dimezzare i parlamentari, cancellare i vitalizi e limite dei tre mandati, sono cose che il PD doveva dire e non ha detto o non ha fatto, perché dei tre mandati gli elettori se ne fregano ma se lo scrivi sullo statuto lo rispetti, e per cancellare i vitalizi bisogna muoversi e senatori, deputati e consiglieri del PD non si sono mossi.

Non c’è da stupirsi allora se si apre uno spazio enorme per Renzi, e non basta dire che le idee di Renzi (che magari ieri andavano bene) sono vecchie e di destra. E se molti scalpitano solo per prendere il posto di altri è anche vero che non si può pretendere di avere lo stesso gruppo dirigente per tutte le stagioni e di continuare con la logica delle correnti.

Basterebbe rispettare lo statuto, a parte la norma che fa coincidere il segretario con il candidato premier che mal si addice alla nostra realtà, usare le primarie per tutti gli eletti e non riempirsi la bocca dei giovani ma lasciare a loro lo spazio a cui hanno diritto.

E poi tornare alle idee e capire dove il PD vuole andare a parare, perché non credo che il deficit dello Stato si riduce con vendite e privatizzazioni come propone Renzi, ma non è che si capisca la linea incerta del PD sul bene pubblico o sulla patrimoniale.

Nelle cento idee non ho letto mai, e non è un caso, la parola solidarietà, come se un paese giovane e dinamico potesse dimenticarsi della povertà e non ho trovato quelle che io considero priorità assolute per chiunque prenda in mano questo paese:

la legalità: perché uno sviluppo che deve scendere a compromessi con la mafia, la delinquenza e la corruzione degli apparati dello Stato e della pubblica amministrazione, non ci interessa! E quello che è successo a Genova come in altre caserme non può e non deve accadere, nemmeno un minuto può scendere il buio su uno stato di diritto!

la sicurezza: tutti si riempiono la bocca dopo le alluvioni ma pochi si preoccupano di mettere in sicurezza il territorio e di salvaguardare ciò che il paesaggio può ancora darci, la corsa ad uno sviluppo dissennato ha visto anche la sinistra complice ma uno sviluppo che non conserva e non rinnova le risorse non è sostenibile;

l’equità (l’uguaglianza): c’è una distribuzione della ricchezza e dei diritti vergognosa che punisce il lavoro e l’impresa e premia la rendita e la speculazione e alla quale non si risponde tutelando i pochi privilegiati e i molti garantiti, ma redistribuendo responsabilità, cittadinanza, risorse e opportunità, e il PD deve dire come!

il federalismo: veramente si può immaginare che questo paese cambi finché permane il centralismo statale, la burocrazia ministeriale, gli apparati e le corporazioni impenetrabili? Solo un Paese che conosce e rispetta le Autonomie, che sviluppa l’autogoverno responsabile pur nella unità nazionale ed europea, può sottrarsi alla deriva populista e leaderistica, sperare di sconfiggere la corruzione diffusa e divenire protagonista del proprio futuro.

Discutiamo di questo, scegliamo quale sviluppo vogliamo (senza stupidi atti di fede, pro o contro una linea ferroviaria), in quale bene comune ci riconosciamo e quale società e Comunità abbiamo in mente, quale Europa e quale Mediterraneo e quale pianeta vogliamo, e poi scegliamo le persone che meglio possono esprimere queste idee, consapevoli che il rinnovamento è necessario per vincere ma che la capacità di governare è fondamentale per poi non perdere tutto.

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