14 Novembre 2017

Pietre miliari

Il Gioco degli specchi vi propone il primo di una serie di incontri periodici per parlare, leggere, riflettere ad alta voce, raccontare agli altri le pietre miliari che abbiamo fin qui scoperto e che ci indicano la nostra strada.

Poesie e racconti, letture e scritture, in lingua italiana e in lingue straniere, per ripensare insieme la propria vita individuale e collettiva.

Sabato 18 novembre 2017, ore 17.30, a Trento, Community cafè, via Gorizia 18: incontro con Razi e Soheila Mohebi.

       


Trento, The social stone. Community cafè, Via Gorizia 18

Locandina

12 Novembre 2017

Trento, tra déjà-vu e paura dell’innovazione

 

di Federico Zappini *

«Un déjà-vu è un’imperfezione di Matrix, capita quando cambiano qualcosa». Così Trinity spiegava a Neo il passaggio ripetuto di un gatto nero nel primo capitolo di Matrix. Le sembianze di un déjà-vu assume anche la discussione attorno ai temi riguardanti le criticità nella gestione dello spazio urbano della città di Trento. Articoli di cronaca (numerosissimi, quasi riusciti nell’impresa di saturare lo spazio informativo), editoriali e dichiarazioni – di politici, esperti, comitati, ecc. – sembrano sempre riportare allo stesso punto. Il tempo passa e il gatto nero – sotto l’etichetta passpartout del “degrado” – si ripresenta davanti a noi, sempre uguale. Accettare il ripresentarsi del déjà-vu è un modo comodo per non impegnarsi mai nell’immaginare il passo capace di rompere la circolarità di un movimento che ci sta dando un po’ alla testa.

1 Luglio 2017

Assetti fondiari collettivi

 

Nell'ambito della settimana "Autonomia? Parliamone. Incontri per parlare e capire il processo di riforma dello Statuto" vi segnalo l'appuntamento di martedì 4 luglio 2017, alle ore 18.00 presso la Biblioteca civica di Trento con il professor Pietro Nervi sul tema "Assetti fondiari collettivi".
 
«La nuova stagione degli “usi civici” inizia sul piano legislativo con l’approvazione della legge 431/1985 che fa emergere il sistema storico degli assetti fondiari collettivi e ne tutela le terre di collettivo godimento come beni naturalistici ed ambientali. Ma è sul piano giurisprudenziale che si avvia una nuova fase di elaborazione culturale della materia. Per tutte: le sentenze 46/1995, 310/2006, 310/2014 e 103/2017 della Corte Costituzionale.  La realtà documenta come gli assetti fondiari collettivi, la cui gestione è dominata dalla tutela e dalla conservazione al meglio del demanio collettivo, debbano essere riconosciuti come “veri costruttori di ambiente vivo e vivibile per collettività sostenibili e vitali”».

Trento, Biblioteca civica, Sala Manzoni
3 Giugno 2017

Il Festival e quell’urgente cambio di sguardo

di Michele Nardelli

(3 giugno 2017) In questi giorni si svolge la dodicesima edizione del Festival dell'Economia di Trento, quest'anno dedicata al tema per nulla banale della “Salute diseguale”.

Ospitare un evento annuale di riflessione sulle cose del mondo ha un valore in sé, considerato che la conoscenza è il tratto che consideriamo decisivo per abitare la “metamorfosi” del nostro presente. Cosa per nulla scontata nel delirio del “fare”. Eppure l'ossessione delle ricadute non ha smesso di interrogare decisori e finanziatori sugli effetti del festival in termini di presenze e di produzione di PIL. Ma su questo piano non c'è che dire, il festival dello scoiattolo rappresenta una kermesse di successo, misurabile dalla capacità di attrazione e di pubblico presente, dall'indotto sull'economia locale, dalla qualità dei relatori provenienti da tutto il mondo e, infine, dall'aver fatto di Trento la città del Festival dell'Economia.

19 Aprile 2017

Divieto di sosta…

Riprendo dal blog (https://pontidivista.wordpress.com/) questo testo di Federico Zappini che condivido nel merito come nel metodo. Non è solo questione di solidarietà rispetto all'assurdità della richiesta di ritorsioni economiche della PAT o al procedimento giudiziario relativo all'occupazione dell'ex dogana, riguarda piuttosto un'idea di fondo che ha a che fare con i processi di cambiamento che investono una comunità rispetto ad un contesto sociale (e giuridico) palesemente ingiusto. Processi di trasformazione che avvengono molto spesso sul piano culturale prima che muti l'assetto giuridico, creando così conflitti sociali certamente generativi ma anche dolorosi.

Le occupazioni che la città di Trento ha conosciuto fra la fine degli anni '60 e la prima metà degli anni '80 erano tutte azioni illegali ma sfido chiunque a negarne il valore quali tappe importanti non solo nel disegnare l'assetto del verde urbano nei decenni successivi, anche se spesso ce ne siamo dimenticati, ma anche una diffusa cultura partecipativa che attraverso l'azione dei Comitati di Quartiere portò ad un allora inedito decentramento amministrativo.

Va considerato, inoltre, che i protagonisti di quelle azioni “illegali” erano – fra gli altri – molti di quei giovani che in seguito assunsero un ruolo di primo piano nella vita politica ed amministrativa della città e della comunità trentina.

Non è questo il contesto per ricordare le une e gli altri, ma pensare di rispondere come nel caso dell'occupazione dell'edificio dell'ex Dogana di Trento e dopo anni con atti ritorsivi è davvero avvilente, disconoscendo lo stesso riconoscimento politico che quell'occupazione ebbe da parte delle istituzioni.

Se lo si fa in nome del rispetto della legge o della cultura della legalità, basterebbe ricordare che anche forme elementari di lotta come gli scioperi o le manifestazioni sono stati illegali e che se oggi siamo in democrazia dovremmo solo ringraziare chi quelle leggi ebbe il coraggio di infrangerle. Per non parlare delle leggi razziali, delle discriminazioni di varia natura, delle guerre e del nostro parteciparvi contro il dettato costituzionale... e di tutto quello che ha a che fare con la falsa coscienza di chi non ha alzato un dito per impedire che tutto ciò accadesse.

Chi oggi decide o avvalla queste ritorsioni dovrebbe davvero interrogarsi sul concetto di responsabilità, laddove la colpa politica o quella morale non si estinguono con l'accertamento delle responsabilità criminali. Troppo comodo.

Quando venimmo assolti per aver occupato la stazione dei treni di Trento al passaggio dei mezzi corazzati destinati alla prima guerra del Golfo, tale assoluzione venne ricondotta dall'istanza giudicante all'alto valore morale di quel comportamento che certo infrangeva la legge. Non vorrei che addirittura i tribunali fossero più avanti della politica. (m.n.)

 

di Federico Zappini

(17 aprile 2017) Ogni volta che questa storia riemerge – una volta l’anno all’incirca, negli ultimi cinque – tento di sconfiggere la tristezza e lo scoramento che immediatamente mi colpiscono. La storia è quella dell’occupazione dell’Ex Dogana di Trento e del successivo tentativo di recupero crediti da parte della Provincia Autonoma di Trento, proprietaria dell’immobile. Centoventimila euro circa (da dividersi tra i sei “colpevoli”) dovute per aver ritardato la realizzazione – questo l’ambizioso “piano” provinciale – di un piccolo numero di parcheggi. Un “divieto di sosta” piuttosto costoso, che avrà un’appendice giudiziaria con l’invito a comparire in tribunale il prossimo 26 luglio. Qui e qui trovate qualche informazione in più sul caso, visto che non intendo ritornarci in questo articolo. 

26 Marzo 2017

Prologo 2. Il Trentino che ci sfugge fra le mani

Seconda puntata del prologo trentino del «Viaggio nella solitudine della politica».
 
Dopo la prima puntata che ha toccato Palù del Fersina, Castello Tesino, Rovereto e Villalagarina il 28 marzo si svolge un secondo momento di "indagine sul Trentino". Come abbiamo scritto «Il Trentino ufficiale che ha smesso di interrogarsi e quello delle ombre, dove il significato profondo dell'autonomia non trova casa. Il "Terzo Statuto" visto da dentro. Una "due giorni" di incontri e testimonianze dai luoghi di frontiera della vita quotidiana».
 
In questa occasione l'ambito di indagine sarà il capolugo trentino nella sua doppia dimensione di contesto cittadino e provinciale, attraverso il dialogo con persone che cercano nella loro attività professionale, sociale e politica di far vivere esperienze e pensieri improntati al cambiamento dei paradigmi con i quali leggiamo il nostro territorio.

Trento, luoghi vari
15 Febbraio 2017

Un viaggio nella solitudine della politica

Incontro di presentazione

Sarà un momento fra amici per illustrare e condividere un viaggio un po' particolare che avrà come ambito di indagine "la solitudine della politica". Che cresce in virtù dell'incapacità di dare risposte ai grandi temi del nostro tempo e della rarefazione degli ambiti collettivi di confronto e di elaborazione.

A questa parola, solitudine, non assegno un significato in sé negativo. Vorrei dire piuttosto che si tratta semmai di una condizione dalla quale partire per non farsi prendere la mano dallo sconforto o dal rincorrere l'agenda politica, per inoltrarci nella crisi della politica, laddove ancora si fa fatica a riconoscere la sconfitta che segna la fine del Novecento e cercare sul piano del pensiero prima ancora che dell'agire strade inedite. Un viaggio che ci aiuti ad essere meno soli e ad osservare da vicino le molteplici esperienze che nascono malgrado tutto nella sperimentazione sociale, culturale e politica. E che nel viaggio vorrei conoscere e raccontare.

Un viaggio che avrà inizio il primo giorno di primavera e proseguirà per il tempo necessario, attraverso una serie di itinerari lungo gli ambiti scoscesi e poco camminati di territori che la politica nazionale tende a sorvolare o di cui ci si occupa solo in prossimità di emergenze e solo fin quando i riflettori di una comunicazione tanto cinica quanto superficiale non traslocano altrove, senza interrogarsi o trarre insegnamento.


Trento, Bookique, via Torre d'Augusto

Lettera

11 Gennaio 2017

Mens in urbe

Buongiorno a tutti e buon inizio 2017.

Ci siamo incontrati la prima volta lo scorso 23 novembre, facendo emergere alcune impressioni su quello che sarebbe potuto essere un percorso condiviso sui temi del vivere urbano e delle trasformazioni in atto attorno alla dimensioni cittadina, di Trento ma ovviamente non solo. 

Micaela Bertoldi ha svolto in queste settimane un prezioso lavoro di sintesi e di elaborazione che ha generato un documento che trovate in allegato a questa comunicazione. Si tratta da un lato di una sintesi - per quanto possibile - degli argomenti frutto della nostra prima conversazione e dall'altro di un primo tentativo di messa a sistema di una serie di contenuti e appuntamenti utili al rilancio del percorso che abbiamo iniziato a fine 2016.


Trento, CFSI - ex Convento Agostiniani, vicolo San Marco 1

Mens in urbe

2 Gennaio 2017

Occupare e occuparsi di S.Chiara

Riprendo dal blog dell'amico Federico questo stimolo al confronto su un tema che sento, come persona che promosse nel 1975 l'occupazione del Santa Chiara, molto vicino e attuale, tanto sul piano della creazione e valorizzazione degli spazi di vita comunitaria nella città di Trento, quanto su quello del rapporto fra cultura della legalità e processi di cambiamento. Con l'impegno di scriverne nei prossimi giorni. (m.n.)

di Federico Zappini *

Quello che segue è da ritenersi come un documento aperto, che aspetta e ha bisogno delle modifiche e delle aggiunte di chiunque voglia partecipare alla co-progettazione degli spazi dell’ex-S.Chiara e che ritenga che il modo migliore per farlo sia quello di favorire un lavoro collettivo di raccolta ed elaborazione di idee. Rimango a disposizione (via telefono, e.mail, Facebook, Twitter e soprattutto di persona) per capire come sia meglio proseguire su questa strada. Prima scadenza il prossimo 13 gennaio, giorno in cui presentare il documento frutto dell’impegno di un gruppo il più possibile vasto.

Il 14 giugno 1975 centinaia di cittadini e cittadine decidevano di occupare il parco e le strutture dell’ex-complesso ospedaliero Santa Chiara, a Trento. Lo facevano – in un periodo certamente movimentato dal punto di vista politico e sociale – nel tentativo di impedire che il previsto riordino urbanistico della zona cancellasse spazio verde ed ex ospedale trasformando la destinazione d’uso di quello che successivamente (grazie a fondi provenienti dalla Presidenza della Repubblica) sarebbe diventato – pur in maniera mai del tutto completa – uno dei presidi culturali maggiormente utilizzati e riconosciuti dalla cittadinanza. La storia diede ragione all’azione di protesta – durata più di un mese – e certificò l’urgenza, espressa dai cittadini, di voler essere protagonisti nella definizione delle strategie per l’utilizzo e la gestione degli spazi pubblici della città.

13 Dicembre 2016

Il futuro (e il presente) delle città è resiliente

L’incontro nasce dall’incrocio di due opportunità e da un’ambizione. Le opportunità di presentare il libro “La città resiliente” (Altraeconomia, 2016) con l’autore Piero Pellizzaro nei giorni immediatamente precedenti la Scuola della Resilienza (15/16/17 dicembre a Rovereto, presso Progetto Manifattura) e “Neighbourchange” di Elena Ostanel, progetto di ricerca triennale per studiare processi di rigenerazione urbana via innovazione sociale in quartieri ad alto tasso di immigrazione, tra l’Italia, il Canada e l’Olanda.


Trento, Impact Hub, via Sanseverino
11 Dicembre 2016

Tra referendum e crisi della città. «La periferia? Contemporaneità»

Tra il voto del referendum e la crisi delle città (Trento, Torino, Roma) esiste un minimo comune denominatore. E va rintracciato in quelle che Ilda Curti, ex assessora all’integrazione e alla rigenerazione urbana di Torino, ha chiamato «linee di crescenza». Sono gli spazi inter-medi dove si muove una socialità molteplice, che produce nuove culture e anche conflitti negativi («Perché la periferia è contemporaneità»). È la parte di società dove la politica si è ritratta.

 

10 Dicembre 2016

Cerchi magici e personalizzazione sono falliti

«Così lontane, così vicine». Roma, Torino e Trento a confronto in un interessante dibattito venerdì sera a Trento.

di Erica Ferro, Corriere del Trentino

A pochi giorni dall’esito della domenica referendaria, impossibile non riflettere sullo stato dell’arte del pensiero e dell’azione politica. Quella che affonda le sue radici nella storia del Novecento, in particolare, pare aver esaurito le sue chiavi di interpretazione. «Le nuove generazioni non vedono nella politica un luogo di cambiamento delle loro condizioni o del contesto in cui vivono» osserva Ilda Curti, per dieci anni assessora alla rigenerazione urbana del Comune di Torino. «La promessa di svecchiamento e cambiamento, interpretata poi attraverso cerchi magici, personalizzazioni e poco altro, ha creato un’attesa talmente forte che il suo fallimento ha dato luogo a una risposta che solo un Paese cieco può non vedere» commenta invece Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi e coordinatore della scuola politica Danilo Dolci di Roma.

Sul «vuoto di immaginazione della politica» attraverso la metafora della «crisi delle città» si confronteranno entrambi oggi pomeriggio alle 18, al Centro di formazione alla solidarietà internazionale, insieme a Federico Zappini dell’associazione «territoriali#europei» (modera Simone Casalini, caporedattore del Corriere del Trentino).