1 Giugno 2021

La sfida di un destino comune

Nei giorni 3 e 4 luglio 2021 si svolgerà a Genova il X Congresso di Slow Food Italia. Circa settecento delegati si riuniranno in parte in presenza e in larga parte in collegamento per dar vita ad un nuovo passaggio che abbiamo chiamato La sfida di un destino comune.

Un orizzonte tracciato nel documento di visione che – insieme agli altri documenti congressuali sulla biodiversità, sull'educazione e sulla advocacy proposti dal Consiglio Nazionale uscente e dalla nuova squadra candidata alla direzione dell'associazione – si propone di declinare il buono, pulito, giusto e per tutti nel contesto di crisi (ambientale, climatica, sanitaria, sociale, demografica, economica ma anche culturale e politica) che investe il nostro tempo.

Una proposta che si rivolge a tutte le persone e le realtà collettive che oggi si pongono criticamente verso un modello di sviluppo palesemente insostenibile e all'origine della sindemia in corso.

Un invito alla lettura.

26 Marzo 2021

L’importante appello di un gruppo di scienziati sul PNRR

Al Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Italiano

Prof. Mario Draghi



Egr. Prof. Draghi,

Desideriamo condividere con Lei e i Ministri impegnati qualche elemento di valutazione generale e avanzare raccomandazioni e suggerimenti sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Siamo un gruppo di docenti, ricercatori ed esperti afferenti a diverse discipline accomunate dalle finalità di protezione sia degli ecosistemi e dell’ambiente in cui viviamo sia della salute umana e degli organismi viventi. Stiamo seguendo e studiando la pandemia dal suo arrivo e siamo preoccupati per il presente e per il futuro. Per questo, oltre a contribuire allo studio dei fenomeni collegati alla pandemia, siamo interessati alle elaborazioni ed alle scelte per la ripresa economica e sociale1.

Siamo consapevoli della necessità di affrontare la sfida di una ripartenza che non sia basata sugli stessi modelli che hanno determinato la grave situazione in cui ci troviamo. Per imboccare una traiettoria diversa c’è bisogno di un cambio di paradigma del modello di sviluppo e di consumo oggi prevalente, ed è necessario che molte scelte siano fatte con immediatezza. Trattandosi di una profonda crisi sanitaria, sociale, economica, perfino esistenziale, un piano di ripresa post-pandemica deve necessariamente confrontarsi con una miriade di problemi, come illustrato dal Green Deal europeo. Osserviamo con grande interesse l’evoluzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ed apprezziamo gli sforzi fatti in molte direzioni, seguendo le indicazioni di quello europeo.

6 Marzo 2021

Un nuovo racconto

Il settimanale diocesano Vita Trentina propone un numero speciale dal titolo “L’anno del Covid” che ripercorre il 2020 con le immagini di Gianni Zotta e i commenti di venti osservatori trentini allo scopo -  come scrive il direttore Diego Andreatta - di "non archiviare in fretta l’eredità triste e preziosa di questo 2020”. Quella che segue è la riflessione che ho proposto per questo numero speciale.

di Michele Nardelli

(27 dicembre 2020) Un anno da archiviare? Proprio no. Un anno sul quale riflettere, se solo avessimo la volontà di aprire occhi e mente su questo passaggio di tempo. Un anno che, pur nella sua drammaticità (non è andato affatto tutto bene), potrebbe insegnarci molto e indicarci strade nuove da percorrere.

A cominciare da come pensiamo la Terra in cui viviamo e le nostre esistenze, perché questa è la dimensione della partita che siamo chiamati a giocare. Se non lo faremo, il monito che ci viene dall'anno che stiamo mettendoci alle spalle diventerà un'anticipazione di quel che ci aspetta per effetto della nostra cecità, dell'insostenibilità del modello dominante e dell'incapacità di mettere in discussione il nostro rapporto con la natura, di cui peraltro la specie umana è solo una piccolissima parte.

 

12 Gennaio 2021

Il paesaggio mancante *

di Ugo Morelli

 

Il paesaggio corpo

Quali effetti inattesi può generare la mancanza! Uno si ritrova in contatti sociali deprivati per la pandemia ed ecco che fa scoperte inaudite.

Prima di tutto ha tempo per riflettere. All’inizio ha un effetto di vertigine, si sente spaesato. Poi è forse proprio quello spaesamento che diventa produttivo.

Del resto, se non ci si spaesa è difficile riconoscere il paesaggio. Non lo sappiamo, ma è probabile che è quando lo tiri per un momento fuori che il pesce si accorge dell’acqua.

Allora un’intera stratificazione di paesaggi, come matrioske, si propone, con la pandemia. A cominciare dal paesaggio corpo.

Ci accorgiamo delle mani: non possiamo usarle liberamente; dalla loro centralità nelle nostre vite e nella nostra evoluzione, una centralità tacita e addirittura scontata, diventano fonte di rischio e pericolo: per toccare gli altri e le cose e per toccare persino se stessi. Le guardiamo e le sentiamo con una certa diffidenza. Averle rimane indispensabile ma è anche preoccupante. Ce ne dobbiamo prendere cura più del solito e persino il vecchio monito del galateo diventa una disposizione sanitaria e normativa: lavarsi e disinfettarsi le mani continuamente. Scoprendo che non basterà mai: dopo averle lavate bisogna chiudere il rubinetto! Poi bisogna aprire la porta del bagno con la maniglia, e poi…e poi… Quella che era un’indicazione di buona educazione, salutare stringendo la mano all’altro, è divenuta un’offesa da untori, da superficiali irresponsabili che non si curano del rischio di contagiare un altro. Per non parlare del respiro, altro atto costante e necessario per vivere, e dato altrettanto per scontato. Ci accorgiamo della sua importanza per vivere perché sentiamo di rischiare ad ogni inspirazione e di mettere a rischio gli altri ad ogni espirazione. E vogliamo parlare delle labbra e di un bacio?! Il paesaggio corpo si presenta a noi come se fosse la prima volta che lo viviamo.

12 Gennaio 2021

Nostalgia del futuro. La montagna oltre la crisi pandemica e la sua crisi di senso.

di Giulia Cutello e Federico Zappini *

(12 gennaio 2021) Simon Reynolds la chiama Retromaniaed è quella tendenza – ancora molto in voga – di rifarsi nostalgicamente alla cultura pop degli anni ’80, con le sue esagerazioni nei suoni e nelle pose. In queste settimane in cui imperversa il dibattito sull’apertura dei consorzi sciistici è in assoluto una delle prime parole a venire alla mente.

Eppure della Retromania oggi non abbiamo nessun bisogno.

«Via della Spiga, Hotel Cristallo Cortina: due ore, cinquantaquattro minuti e ventisette secondi. Alboreto is nothing!». Parole del Dogui – Guido Nicheli tratta da Vacanze di Natale 1983. Abbiamo scoperto solo iniziando a scrivere questo pezzo che si trattava del remake di un altro lungometraggio del 1959, interpretato dalla coppia Alberto Sordi – Vittorio De Sica, dal titolo Vacanze d’inverno. Il tema portante è lo stesso: l’onda lunga del “miracolo economico”. C’era il boom dei consumi e l’ostentazione di un lusso che si immaginava potesse diventare popolare e diffuso, persino democratico (?) seppur limitato temporalmente alla settimana bianca trascorsa in una località esclusiva delle Alpi.

 

 

1 Gennaio 2021

Presentazione del libro «Abitare la complessità»

Nella cornice della "Scuola degli spiazzi" (Percorsi collettivi di approfondimento e conoscenza), venerdì 15 gennaio 2021 alle ore 18.00, pagina FB della libreria "Due Punti", ci sarà la presentazione del libro di Mauro Ceruti e Francesco Bellusci "Abitare la complessità", Mimesis, 2020, attraverso un dialogo a più voci con uno degli autori Mauro Ceruti.

«L’uomo odierno si trova in una crisi cognitiva, che concerne il rapporto che intrattiene con sé stesso e con la realtà. È una condizione paradossale. Viviamo in un mondo sempre più complesso, nel quale tutto è connesso. E all’interno del quale, tuttavia, si producono drammatiche disgregazioni.

Domina un paradigma di “semplificazione”, che ci separa illusoriamente dalla natura, ci rinchiude nei confini nazionali, frammenta i saperi, irrigidisce le identità. Il successo di tale modello accresce le tendenze regressive e il rischio di catastrofi future.

Cambiare paradigma per apprendere ad abitare la complessità è la sfida del XXI secolo. Raccogliere questa sfida significa ripensare le attività umane fondamentali: la cura, l’educazione, il governo».


Pagina Facebook della Libreria Due Punti
6 Dicembre 2020

State scrivendo il Recovery Fund pensando agli anni ’20. Ma del Novecento!

 

Le sette proposte di Friday For Future Italia al Governo Italiano relativo alla Next Generation EU

La crisi climatica è stata descritta come “una pandemia al rallentatore”. Entrambe infatti sono “invisibili” all’inizio. Entrambe riguardano l’intero pianeta e affliggono tutti, ma colpiscono le categorie più fragili con maggiore violenza. Per entrambe, le soluzioni coincidono con grandi cambiamenti su scala globale.

Ma la crisi climatica, oltre una certa soglia, è irreversibile. Se superiamo il punto di non ritorno non esisterà un “vaccino” in grado di salvarci. Ogni anno avremo perdite annuali del PIL italiano crescenti, che raggiungeranno l’8% nel 2100 (come spiega il rapporto del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici). Significa che rischieremo di avere ogni anno i danni economici che stiamo vivendo quest’anno a causa della pandemia!

Ci troviamo quindi di fronte ad un punto cruciale: non possiamo credere di risolverla continuando con il business as usual. Nonostante questo, i pacchetti di stimolo finora approvati dal nostro paese sono stati i peggiori in Europa dal punto di vista della transizione ecologica, e tra i quattro peggiori di tutto il G20 (insieme a USA, Giappone e Australia).

18 Novembre 2020

Terra Madre, un nuovo racconto per il cambiamento

Questo intervento è stato scritto per "Slowzine", il periodico di Slow Food della Valle dell'Adige e Alto Garda https://www.slowfoodtrentinoaltoadige.com

di Michele Nardelli *

(13 novembre 2020) La pandemia in corso dovrebbe portarci a riflettere sull'incertezza che investe il presente e il futuro di tutti noi.

Per mesi, malgrado la non conoscenza del virus Covid-19, si è voluto minimizzare in maniera paternalistica quanto stava accadendo: “tutto andrà bene” si vedeva scritto ovunque, con tanto di arcobaleno come segno di speranza. Altri si sono fatti paladini del negazionismo o del complottismo, per strumentalizzare a favore dei loro deliri una tragedia che ha già provocato morte e sofferenza in ogni parte del mondo.

Come sappiamo non è andato tutto bene. E se le cifre ufficiali ci parlano di almeno un milione e duecentomila morti e di quasi 50 milioni di persone finora contagiate, tutti riconoscono che questi numeri sono largamente sottostimati in relazione al fatto che in molte aree geografiche si muore di Covid senza nemmeno una diagnosi e non esistono nemmeno servizi sanitari in grado di censire i contagi.

Ma riflettere significa interrogarsi sulla natura di quel che sta accadendo, comprendere le connessioni nell'intrecciarsi di crisi (climatica, ambientale, sanitaria, demografica, alimentare, economica, sociale, migratoria…) che chiamiamo superficialmente emergenze e che sono riconducibili ad un'unica grande questione, l'insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo. A sua volta ascrivibile ad un rapporto malato verso la natura della quale, pur essendone il genere umano una piccolissima parte, ci crediamo padroni.

15 Novembre 2020

Il triplo tracciamento di cui abbiamo bisogno

di Federico Zappini *

(15 novembre 2020) Vi sarà capitato di dover attraversare una stanza al buio. Sapete quindi che prima di abituarvi all’assenza di luce il rischio di andare a sbattere è elevato. Da qualche mese a questa parte – esclusa l’illusoria parentesi estiva, in cui la luce calda del sole ci ha fatalmente abbagliati – ci troviamo a vivere una situazione di incertezza simile, ma riferita all’intera nostra esistenza.

E’ un’entità invisibile (il virus, e con lui la sua circolazione) a imporci l’oscurità. Il nostro sguardo verso il futuro è sfocato, la capacità predittiva insufficiente, l’analisi degli scenari parziale. Siamo ciechi e l’impegno che mettiamo in campo (pieno di limiti e contraddizioni, come conferma ogni giorni la pessima relazione tra i diversi livelli istituzionali) si concentra esclusivamente sul successivo passo, nel tentativo di non inciampare. Per non farsi troppo male, pur facendosene già abbastanza.

E’ in questo contesto che si protrae – indefinito – lo stato di eccezione a cui fa riferimento Simone Casalini in un suo recente editoriale. Il sistema sanitario boccheggia, la tenuta sociale vacilla, l’azione politica latita. Una mancanza, quest’ultima, che pesa in modo particolare di fronte al riproporsi della complessità del reale (che avevamo tentato di rimuovere) e della non linearità dei processi globali (randomici e scomposti come è l’andamento del contagio).

Nell’eccezionalità del momento possono dispiegarsi le dinamiche del controllo e del conformismo, o – al contrario – trovare terreno fertile le condizioni per il cambiamento, partendo dalla consapevolezza diffusa dell’urgenza di immaginare un modo nuovo di stare nel mondo, con o senza Covid19. A poco servono le mappe a colori delle regioni italiane se a diffondersi come osserva Ilvo Diamanti è un’omogenea “zona grigia” privata della socialità e del confronto, impaurita e stanca, solitaria e disarmata.

 

30 Ottobre 2020

Nei territori e nelle comunità le fondamenta della democrazia

di Federico Zappini *

E' simbolico – e importante – tornare a parlare della dimensione territoriale dell'azione politica proprio nel momento in cui siamo vittime di regole che impongono il distanziamento, che ci impediscono di riunirci. "La politica è assembramento" ci ricorda Luigi Manconi. Senza la possibilità del confronto partiamo svantaggiati. Perso il valore dell'incontro ci troviamo disarmati, inermi, soli.

Non è un caso che della crisi della democrazia nella sua forma più prossima ai cittadini si discuta oggi nel momento in cui istituzioni e politica – a livello planetario – faticano a far fronte alla pandemia. Nei suoi impatti sanitari (spesso per i gravi errori commessi proprio nella gestione della medicina territoriale), socio-economici (dove la fragilità del modello neoliberista scarica le proprie esternalità negative sul tessuto sociale più fragile) e comunitari, dove al non riconoscimento reciproco si accompagna una crescente solitudine.

 

 

8 Ottobre 2020

Nuove geografie e futuri possibili

Terra madre inizia oggi 8 ottobre e per sei mesi non si ferma, con un mix di format digitali ed eventi fisici e diffusi a Torino, in Piemonte e in tutto il mondo.

Vi segnalo questo primo evento che indica il tratto di fondo attorno al quale si svilupperà questa edizione di Terra Madtre


Per cambiare radicalmente bisogna leggere la realtà con lenti nuove. La prima scienza che ci permette di conoscere il mondo che ci circonda è la geografia e noi partiamo di lì. Mettiamo da parte i confini politici e focalizzando l'attenzione sulla Terra, sui suoi ecosistemi , sulle relazioni fra gli esseri umani e la natura.

Nella conferenza di apertura di Terra Madre Salone del Gusto 2020 ragioniamo dunque di nuove geografie, di alternative all’attuale modello sociale ed economico e di futuri possibili.

 

Conferenza online
3 Ottobre 2020

Oltre la paura. Il desiderio, l’immaginazione e il futuro a cui andare incontro.

di Federizo Zappini

Quando martedì scorso il voto a favore di Franco Ianeselli si andava consolidando in tanti e tante abbiamo sorriso, convintamente. 54% la percentuale finale. Più di 31.000 i voti. Due risultati sensibilmente migliori rispetto a cinque anni prima. Frutto di una tripla scommessa vinta.

Tenere insieme. Da sinistra fino agli autonomisti, allargando al centro con l’aggiunta della lista civica trainata dal candidato sindaco. Mettere ogni componente della coalizione nella condizione di fare il miglior risultato possibile, partendo dal rinsaldamento delle specifiche identità. Far sì che a valle di queste due pre-condizioni tornasse al voto una parte dei delusi delle ultime tornate elettorali. Di qui la vittoria.

Ha tenuto, ed è un primo dato che deve fare riflettere, la città dei “mondi”. La somma di parzialità (elettorali e sociali) ha garantito il raggiungimento della maggioranza al primo turno, scongiurando un pericoloso secondo atto. Scacciando la paura.