Riprendo dal n.72 della rivista mensile Gli Asini (diretto da Goffredo Fofi) questo intervento di Gianfranco Bettin sul Veneto di oggi, una parte del quale dedicato al nostro "Il monito della ninfea" (del quale Bettin ha curato la prefazione).
di Gianfranco Bettin
(febbraio 2020) Meraviglia e guasto, bellezza e degrado, distribuiti in misura eccezionale, fanno del Veneto, come già la Sicilia di Sciascia, una buona metafora del nostro paese e, in un certo senso, del nostro tempo. In un punto preciso, poi, incrocia esattamente la metafora di Sciascia, laddove la “linea della palma” che risale il Belpaese insieme alla mafia incontra la linea degli “schei” che lo discende, o che va su e giù.
Meravigliosa regione di nevi e basiliche, di litorali e borghi storici e rocce colorate, di città d’arte e fiumi magnifici, è impossibile non amarla – ne abbiamo parlato, in un libretto di qualche tempo fa, con le sue grandi voci del secondo Novecento (“Il Veneto che amiamo. F.Bandini. L.Meneghello, M.Rigoni Stern, A.Zanzotto”, edizioni dell’asino; a queste e ad altre voci, Nicola De Cilia ha di recente dedicato il suo “Saturnini, malinconici, un po’ deliranti. Incontri in terra veneta”, Ronzani editore). Altrettanto, è impossibile non vederne le derive politiche e culturali – quelle stesse voci ne parlavano, le denunciavano, a volte con dura forza indignata.