17 Luglio 2018

La storia la scrivono i vincitori… Ma chi ha vinto nella guerra dei dieci anni?

Intorno alla condanna di Mladic e al suicidio di Praljak

(questa riflessione è stata pubblicata contemporaneamente anche su www.balcanicaucaso.org)

 

di Michele Nardelli

(5 dicembre 2017) Spenti i riflettori sulla condanna all'ergastolo di Ratko Mladic tutto sembrava riprendere a scorrere nella “normale” indifferenza con cui si guarda a questa parte d'Europa che ci ostiniamo a non considerare tale. E a non capire, alternando reazioni all'emergenza e superficialità.

Non è stato infatti diverso nemmeno in larga parte dei commenti sulla condanna di quello che un tempo era il capo militare dei serbo-bosniaci, immortalato sul banco degli imputati all'Aja nei panni di un vecchio livido di rancore che – giustamente – finirà i suoi anni dietro le sbarre. Commenti in genere improntati a descriverlo come l'incarnazione del male, il malvagio della carezza al bambino di Srebrenica prima della mattanza o, per altri versi, ad indicarlo come il primo combattente contro lo stato islamico in Europa. Commenti che hanno sottolineato che prima o poi i responsabili sono chiamati a pagare per i loro crimini, in virtù del fatto che la storia la scrivono i vincitori. Ma se non fosse così?

Il dubbio si insinua dopo la vicenda che all'Aja ha visto per protagonista Slobodan Praljak. Quest'ultimo era meno noto del suo collega di mattanze con il quale – pur su un altro fronte – aveva in comune il delirio nazionalistico (in questo caso la “grande Croazia”), l'odio verso i bosgnacchi musulmani (partì da lui l'ordine della distruzione del “vecchio”, il ponte di Mostar) e le pratiche esoteriche e i riti cavallereschi come fu la fedeltà nibelungica per il Terzo Reich (in fondo il richiamo ai popoli celesti o le apparizioni di Medjugorje non sono poi tanto diversi). Il suo gesto di fronte alla condanna1 è l'epilogo di un rituale che lo vorrebbe consacrare come martire ed eroe.

Resta però difficile pensare a Mladic o Praljak nella parte dei vincitori. Proviamo allora a seguire un racconto diverso, fuori dal coro. Partendo da una semplice domanda: chi ha vinto nella “guerra dei dieci anni”? Se guardassimo con un po' di attenzione quel che è accaduto in quegli anni e nel dopoguerra, tanto in Bosnia come altrove (nei Balcani e non solo), la risposta appare piuttosto chiara. Hanno vinto loro, i criminali. 

5 Luglio 2018

Balcani. Una sfera di cristallo sulla postmodernità

Nono itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica".

10 agosto - 16 agosto 2018

Fra qualche giorno il programma definitivo.


Trento, Zugliano, Trieste, Jasenovac, Dubica, Prijedor, Travnik, Sarajevo, Mostar, Srebrenica, Belgrado, Osijek, Varazdin
29 Giugno 2018

Migranti. La sostanza e l’ipocrisia.

“Tempi interessanti” (83)

Il dibattito, meglio sarebbe dire le grida, sul tema delle migrazioni sta occupando la cronaca politica in tutto l'Occidente. Di per sé potrebbe essere positivo, se almeno questo comportasse la volontà di farsi carico della vita di tante persone e insieme di comprendere le ragioni di un esodo che almeno in queste forme non ha precedenti. Ma purtroppo così non è, tanto è vero che il problema per le cancellerie è in genere come evitarne l'approdo dentro i propri confini nazionali e di come all'interno di questi cavalcare il mantra della sicurezza per trarne consenso. Lo scopo di questa nota non è quello di trattare la questione, ma più semplicemente di mettere in evidenza la sostanza del problema e l'ipocrisia con la quale lo si affronta.

5 Giugno 2018

Parkour, oltre i muri

L’arte di muoversi con salti mortali e acrobazie sui muri crivellati di colpi di Gaza. 

La riappropriazione di un territorio che è una prigione a cielo aperto.

 

 

ORE 15.00 -  attivita di parkour con Abdalah Inshasi, atleta palestinese e fondatore del Gaza Parkour Team, insieme al gruppo di parkour di Rovereto Natural-Style

ORE 18.00 -  Incontro con Meri Calvetti (cooperante in Palestina per ACS - Associazione Cooperazione e Solidarietà);  

Abdallah Inshasi (fondatore del Gaza Parkour Team); Emanuele Gerosa, (filmmaker). Coordina: Elisa Dossi (giornalista RAI)

Organizzano: C'entro Anch'io - Comunità Murialdo, Comitato delle Associazioni per la pace e i diritti umani di Rovereto, Cooperativa Smart, Natural-Style, Quilombo Trentino - Operazione Colomba, Pace per Gerusalemme onlus.

In collaborazione con: ACS - Associazione Cooperazione e Solidarietà, 100-one.


Rovereto, Parco Amico - SmartLab, viale Trento 47/49
29 Maggio 2018

L’Unione Europea e l’altra Europa. Erdogan a Sarajevo

Il recente comizio elettorale che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha tenuto a Sarajevo ha messo in luce le difficoltà della Bosnia Erzegovina di oggi e le contraddizioni dell'Europa

di Ahmed Buric, Sarajevo *

(maggio 2018) A prescindere da come la storia ricorderà - se lo ricorderà - il comizio elettorale tenuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Sarajevo domenica 20 maggio, una cosa è certa: ci sono (almeno) due Europe. La prima è quella che comprende il territorio dell’Unione europea. L’altra Europa, non appartenente all’Unione, è tutt’oggi un territorio conteso.

Pescando nel torbido e giocando la carta del populismo, Erdogan è riuscito a trarre il massimo vantaggio dal fatto che in Bosnia si intrecciano i due “imperi”. L’Unione europea non vuole né può risolvere i problemi della Bosnia Erzegovina, e quest’ultima non può uscire da sola dalla trappola in cui è finita a causa del malgoverno e del perdurare di un sistema insostenibile.

13 Maggio 2018

Intrecci criminali fra Italia e Balcani

All'interno di un programma più vasto dal titolo Balcani d'Europa - lo specchio di noi (un'idea di elaborazione di pensiero che parte dai vent'anni dal debutto del monologo su Srebrenica di Roberta Biagiarelli, vedi allegato), un dibattito sui legami mafiosi fra Italia e Balcani. La serata di svilupperà attraverso un dialogo fra Pierluigi Senatore e Michele Nardelli.


Formigine (Modena), magazzini San Pietro

La locandina degli eventi

8 Maggio 2018

Passaggi

“Tempi interessanti” (81)

... Sto parlando di Scicli, antico borgo barocco in provincia di Ragusa, noto negli ultimi anni per aver ospitato lo sceneggiato del Commissario Montalbano. Ma soprattutto per la sua storia infinita fatta di “passaggi“ che ne hanno forgiato il carattere e i luoghi, dai greci ai cartaginesi, dai romani ai bizantini, dagli arabi ai normanni, dagli svevi agli aragonesi. E “Passaggi“ è anche il titolo della mostra di opere d'arte fotografica che Carlo ha realizzato ritraendo i segni che il tempo ha fatto ai volti delle case, crepe apparentemente anonime che parlano di questa città più di tante banali promozioni turistiche e che nessuno sa più ascoltare...

8 Maggio 2018

Fra pericolose empatie e percorsi di autogoverno

Uno sguardo alle elezioni regionali del Friuli–Venezia Giulia 2018

di Giorgio Cavallo

Sono ormai passati alcuni giorni dalle elezioni regionali F-VG del 2018. Spero sia passata l’onda emotiva in cui ero coinvolto per la presenza del Patto per l’Autonomia e l’attesa del suo risultato. Ma ora è fatta, e malgrado il mio algoritmo previsionale desse un finale del 3.95% dei voti di lista, la realtà è stata benevola e grazie al “benandante Sergio” è arrivato il 4,09% con due seggi nel nuovo Consiglio Regionale.

Il prof. Feltrin, da totale incompetente di questo mondo, parla dello “zoccolino duro dell’autonomismo”: ma lasciamolo pure dire. Il futuro chiarirà se questo segnale è altro e se i politologi italiani dovranno frequentare qualche corso di aggiornamento. Lo stesso istituto Cattaneo nelle sue analisi delle dinamiche del voto non si azzarda a capire o valutare il senso di questa presenza territoriale, ed è unicamente interessato alle dinamiche dei tre attori tragicomici che occupano la scena.

Per quanto mi riguarda quando analizzo i risultati di una elezione o un referendum lo faccio secondo una griglia particolare che cerca di interpretare l’evoluzione della crisi sistemica delle offerte politiche italiane nei loro rapporti con i cittadini ed i possibili riflessi sul percorso di decomposizione-trasformazione della Repubblica in cui viviamo.

 

16 Aprile 2018

Ritrovare il tempo e la comunità smarrita

Pensieri sparsi alla vigilia del viaggio a Bruxelles, promosso Usr Cisl Toscana e Istel, nell’ambito del percorso formativo: “I venerdì di Via Dei”, 18-20 aprile 2018

 

di Francesco Lauria *

 

  1. Chi deve interpretare il tempo che resta per ritrovare una bussola nella comunità smarrita?

Alla vigilia di un viaggio “sindacale” nel cuore dell’Europa, mentre in televisione o dagli schermi dei nostri smartphone osserviamo i missili occidentali delineare una possibile nuova “guerra umanitaria”, è questa la domanda notturna che risuona, analizzando quella che Aldo Bonomi ha definito, riecheggiando Baumann, “liquefazione spaziale”.

Questa perdita della solidità e relazione si ritrova anche a cospetto della rilevante perdita di capacità culturali, organizzative e normative, di trasformare il lavoro, nelle sue varie e non sempre catalogabili forme ipermoderne, in soggettività collettiva attiva e solidale1.

Lo sguardo, in particolare se si rivolge all’Europa strappata di questo tempo, rimane sospeso nelle “vicissitudini dell’io”, ripetuto nazione per nazione, incapace di rielaborare, uscendo da sé, un noi inclusivo, in cui riconoscersi, essere riconosciuto e, infine, riconoscere.

Ci perdiamo, naufraghiamo come singoli e collettività, nell’incapacità di ritrovarci, pensiamo a costruire nuovi recinti, nuove illusorie e falsamente rassicuranti comunità chiuse, a volte, le trasformiamo, persino in “comunità maledette”2, nonostante il monito che le guerre “fratricide” dei Balcani avrebbero dovuto imperituramente lasciarci.

3 Aprile 2018

La multinazionale e il campo

“Tempi interessanti” (75)

In queste settimane si è parlato molto della vicenda dell'Ilva di Taranto, il più grande impianto siderurgico europeo, e dello scontro in atto fra il Governo italiano e la Regione Puglia in relazione al rispetto delle prescrizioni relative al disinquinamento dell'area come condizione per il rilancio produttivo da parte della cordata che si è proposta l'acquisto dell'Ilva. (...) Intendo dedicare questa piccola nota alla multinazionale al centro della trattativa per l'acquisto dell'Ilva, l'Arcelor Mittal. Il colosso industriale dell'acciaio anglo-indiano nato nel 2006 dalla fusione di due delle più grandi aziende del settore a livello mondiale (Arcelor e Mittal Steel Company) dislocata in 60 paesi e che produce annualmente 114 milioni di tonnellate di acciaio per un fatturato di oltre 50 miliardi di euro. Fra questi paesi anche la Bosnia Erzegovina, dove nel dopoguerra vennero rilevate l'enorme acciaieria di Zenica e il sistema minerario di Omarska (Prijedor)...

3 Aprile 2018

Dalla Catalunya al Trentino. Indipendenza e autonomia. Federalismo europeo. Sovranità da condividere e un pugno che deve farsi carezza.

 

di Federico Zappini

(2 aprile 2018) Abbiamo deciso di intraprendere un viaggio dentro la crisi politica catalana dopo esserci chiesti – a metà dicembre scorso – quale potesse essere il ruolo dell’Autonomia nella delicata fase che sta vivendo l’Europa. Siamo arrivati a Barcellona mentre sei indipendentisti catalani entravano in carcere o erano costretti all’esilio. Sulla via del ritorno abbiamo appreso che Carles Puigdemont era in stato di arresto e si andavano formando le prime manifestazioni di solidarietà e protesta nelle piazze catalane.

Questo il contesto nel quale ci siamo mossi, tra incontri con partiti politici e conversazioni con soggetti sociali e culturali. Un contesto che, visto lo spropositato utilizzo della carcerazione preventiva da parte dello Stato spagnolo, rischia di veder chiudersi ogni possibilità di dialogo politico, favorendo una maggiore polarizzazione delle posizioni in campo e attivando una crescente radicalizzazione dei metodi di lotta da un lato e di tentativo di reprimerli dall’altro.

25 Febbraio 2018

Dal libro dell’esodo

SCAPPARE LA GUERRA

14 febbraio / 14 marzo 2018

Mostra fotografica di Luigi Ottani / Reportage dal confine greco-macedone

Presentazione volume 14 MARZO 2018 ore 17.30

 

Si è inaugurata il 14 Febbraio scorso a Milano, presso la Galleria San Fedele (via Hoepli 3/), “Scappare la guerra”, un reportage fotografico dal confine greco-macedone di Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli, tratto dal volume Dal libro dell’esodo (Piemme edizioni).

Il corpus di opere fotografiche, in bianco e nero, documenta il viaggio dei due autori compiuto nell’estate del 2015 sulla rotta balcanica dei migranti, a fianco delle famiglie di profughi siriani iracheni e afgani, durante l’esodo sulla via dei Balcani. Si tratta di un viaggio che porta la guerra e il dolore fin dentro il cuore d'Europa e che l'artista multidisciplinare Roberta Biagiarelli, con la sensibilità e l’attenzione acquisite attraverso l’esperienza del teatro storico sociale, e il fotografo Luigi Ottani, con lo sguardo empatico e penetrante di chi cattura attimi di storia, hanno documentato in un reportage intenso.


Milano, Galleria san Fedele, Via Hoepli 3/a

Il libretto di sala