12 Dicembre 2018

Le “fate ignoranti” di Torino

Riprendo volentieri questo intervento dell'amico Marco Revelli scritto all'indomani della manifestazione torinese a favore della TAV apparso sul sito https://volerelaluna.it. Successivamente e in tempi più recenti la risposta popolare è venuta dalla manifestazione svoltasi sempre a Torino ma di segno opposto che ha certamente avuto un numero ben superiore di partecipanti ma non lo stesso rilievo mediatico. (m.n.)

di Marco Revelli

Giuro che non volevo credere ai miei orecchi lunedì sera quando ho sentito a Otto e mezzo, una delle magnifiche sette madamine torinesi “organizzatrici” della manifestazione in Piazza Castello, Patrizia Ghiazza, dichiarare bellamente di ignorare tutto delle problematiche tecniche e ambientali relative alla discussa linea del TAV Torino Lione. Ha detto proprio così: “posso assolutamente dire che non siamo, né io né le altre organizzatrici, competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera”.

Il fatto è che la manifestazione di cui figuravano come promotrici Patrizia Ghiazza e le altre chiamava in causa – forse a loro insaputa, ma indiscutibilmente – proprio il merito delle ragioni tecniche e ambientali dell’opera, per dire che era giusta e buona, e che la si sarebbe dovuta assolutamente fare pena la rovina della città e della Regione.

1 Dicembre 2018

Alluvioni, la cultura emergenziale e quella semplicistica

di Francesco Prezzi

(1 dicembre 2018) Dopo l’ondata di eccezionale maltempo si tende a sottovalutare il fenomeno e ad archiviarlo come evento straordinario, che probabilmente non accadrà più. Si ragiona con una logica emergenziale, preoccupati di trovare risposta a domande del tipo: dove sistemare la massa legnosa? come collocare le radici degli alberi e le foglie delle conifere cadute? Aspetti questi non banali, ma che non approfondiscono le ragioni del perché sia accaduto un simile disastro che ha coinvolto migliaia di ettari di bosco dal Trentino-Alto Adige/Süd Tirol, al Veneto e al Friuli.

Si è parlato, certo, del riscaldamento climatico, dell’effetto serra prodotto dall’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera e della necessità di tagliare l’emissione del biossido di carbonio per superare il fenomeno. Cosa per altro tutt'altro che scontata, considerato che questo significherebbe mettere in discussione l'attuale modello di sviluppo e che di ridurre e riqualificare i consumi proprio non se ne parla.

Dovremmo inoltre considerare che il riscaldamento climatico è l'effetto di un insieme di fattori e di alcuni di questi proprio non se ne parla. Voglio dire che la riduzione delle emissioni di anidride carbonica è importante ma non sufficiente e un po' semplicistica, non tenendo conto che la radiazione solare arriva sulla Terra principalmente nella banda dell’ultravioletto e della luce visibile e viene riflessa nella banda dell’infrarosso. I gas formati da tre o più atomi (biossido di carbonio, metano, ecc) hanno moto molecolare che entra in risonanza con le onde all’infrarosso, riflettendole sulla Terra. Energia che non può essere dissipata nel serbatoio vuoto dell’Universo.

5 Ottobre 2018

A31, mai così vicina

Ancora una volta No all'autostrada della Valdastico

Sabato 6 ottobre 2018, alle ore 14.00, presso la sponda sud del lago di Caldonazzo (spiaggia libera presso ristorante Al Pescatore) si svolgerà un Presidio di società civile che ha a cuore gli interessi di tutti: salute, ambiente, bene comune, contro la realizzazione del tratto a nord dell'A31, la PIRUBI.
 
      


Lago Caldonazzo, Ristorante al Pescatore
22 Maggio 2018

E’ il 24 maggio il giorno del superamento in Italia

Il 24 maggio sarà l'Overshoot Day Italy, ovvero il giorno in cui, secondo i calcoli del Global Footprint Network, l'Italia supera la soglia della sostenibilità. O, per meglio dire, il giorno in cui avremo consumato ciò che gli ecosistemi di questo stivale d'Europa riescono a produrre in un anno considerato che insostenibili lo siamo in tutto l'arco dell'anno. Il deficit è così di 221 giorni su 365. Questo vuol dire che l'Italia, stando ai suoi attuali consumi, vive due volte e mezzo al di sopra delle sue possibilità, sottraendo risorse altrui1.

Perché di questa insostenibilità praticamente non se ne parla? E perché la cultura del limite non diventa un programma politico?

19 Maggio 2018

L’impronta ecologica del Trentino

(19 maggio 2018) Oggi pomeriggio (inizio ore 15.00) presso la distilleria Marzadro a Nogaredo (Tn) si svolge il congresso di Slow Food del Trentino Alto Adige/Sudtirol. In questa occasione parlerò della cultura del limite, con particolare riferimento all'impronta ecologica globale, nazionale e regionale, per indicare un possibile terreno di confronto con i cittadini e le istituzioni sulla sostenibilità in ciascun territorio. Ricordo che l'overshoot day globale (il giorno del superamento in cui il pianeta esaurisce le risorse che gli ecosistemi sono in grado di produrre in un anno) nel 2017 è stato il 2 agosto. Per questo vi ripropongo lo studio sull'impronta ecologica del Trentino realizzato da Agenda 21 e dal Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino nel 2011.

Il documento che trovate in allegato è lo studio realizzato da Agenda 21 consulting e dal Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino su input della PAT nel 2011. Misura la biocapacità e l'impronta ecologica dei territori presi in esame. Un criterio che potrebbe rappresentare la verifica annuale dell'efficacia delle nostre politiche, ma che non è stato rifinanziato negli anni successivi. Forse perché scomodo?

«... Nella strategia di Lisbona e nella strategia rinnovata per lo sviluppo sostenibile, l’Unione Europea riconosce che l'uso più efficiente delle risorse è fondamentale per lo sviluppo economico, per l'ambiente europeo, e per svolgere un ruolo autorevole nella scena internazionale. Aumentare l'efficienza nell’uso delle risorse e dell’energia permette di accelerare l'innovazione, creare posti di lavoro, accrescere la competitività e migliorare lo stato dell'ambiente. Tuttavia non ci può essere sviluppo sostenibile nei paesi membri senza ridurre la domanda a livello mondiale delle risorse naturali utilizzate in Europa.

17 Aprile 2018

Scenari autunnali

“Tempi interessanti” (79)

Amo il buon vino, ma non “Vinitaly“. Ogni volta che ci ho messo piede dopo un po' avevo solo voglia di venir via da questo luogo che sa intensamente di finto, di denaro e di potere. E di tante altre cose volgari. Perché è forse proprio la volgarità, oggi, il genius loci di questa manifestazione.

Non frequento gli expo e, da quel che mi dicono, è ormai ovunque così. E ciò nonostante mi chiedo perché mai la presentazione di un vino non possa sapere solo della terra e del sole che la natura e la maestria sanno trasferire in un bicchiere.

Penso al clima completamente diverso che si respira a Terra Madre, laddove i contadini provenienti da ogni parte del pianeta ti fanno amare la loro unicità e al tempo stesso sentire cittadino del mondo.

31 Gennaio 2018

Che cosa vuole fare la Valsugana da grande?

di Alex Faggioni*

(30 gennaio 2018) L'intervento di qualche giorno fa dell'ex sindaco di Caldonazzo Laura Mansini cui è stato dato spazio sulle pagine de L'Adige ha sollevato un tema che ha a che fare con un territorio che va ben al di là dei confini di un singolo municipio.

É fuori discussione il fatto che, quando nell'estate del 2015 il presidente Rossi ha rotto la storica chiusura del Trentino nei confronti del progetto di completamento della Valdastico, abbia compiuto un capolavoro comunicativo.

Per giustificare l'avvio di un tavolo di confronto tra Regione Veneto, Provincia Autonoma di Trento e Stato Italiano ha sostenuto che il Trentino non avesse la facoltà di opporre un rifiuto incondizionato; e così, nelle dichiarazioni ufficiali e nei virgolettati della stampa si è cominciato a parlare di un “saldo positivo per il Trentino”, di una “possibile soluzione della viabilità nella zona laghi”.

25 Novembre 2017

«Presto sarà troppo tardi». Appello degli scienziati sul clima

15 mila scienziati di 184 paesi hanno sottoscritto un solenne messaggio sullo stato del pianeta, invitando l’umanità a cambiare modello di vita per evitare “una perdita catastrofica di biodiversità

di Guglielmo Ragozzino*

“Presto sarà TROPPO TARDI…” Il 13 novembre Le Monde, importante quotidiano francese, poco disponibile al sensazionalismo, apre la sua prima pagina con il titolo, a caratteri di scatola, che abbiamo tradotto. L’occhiello è drammatico: “Grido d’allarme di 15.000 scienziati per salvare il pianeta”. Sotto un lungo catenaccio che spiega come 15.000 scienziati di 184 paesi abbiano sottoscritto un solenne messaggio sullo stato del pianeta. Essi invitano l’umanità a cambiare modello di vita per evitare “una perdita catastrofica di biodiversità”. Il riscaldamento climatico e la deforestazione mostrano come il degrado dell’ambiente naturale abbia cause umane. Infine si nota che dopo tre anni di stagnazione le emissioni umane di CO2 siano tornate ad aumentare nel 2017 per la crescita cinese. Il documento, scritto in lingua inglese, per la rivista BioScience è proposto anche in francese, spagnolo, portoghese. Gli autori dello scritto cui si erano poi aggiunte le altre 15.000 firme, sono otto scienziati: William J. Ripple, ecologo dell’università di stato dell’Oregon (Usa); Mohammed Alamgir, ricercatore di scienze forestali e ambientali di Chittagong (Bangladesh); Ellen Crist del dipartimento di scienze, tecnologia e società dell’università statale della Virginia (Usa); Mauro Galetti ecologo dell’università statale paulista di Sao Paulo (Brasile); William Laurance, professore emerito di biologia della conservazione all’università James Cook (Australia); Mahmoud I. Mahmoud ricercatore della National Oil Spill Detection and Response Agency di Abuja (Nigeria); Thomas M. Newsome, associato al dipartimento di ecosistemi forestali e società dell’università di stato dell’Oregon (Usa) e all’università Deakin di Geelong (Australia); Christopher Wolf , ricercatore di sistemi forestali all’università statale dell’Oregon (Usa). Le altre firme che si sono aggiunte sono di 15.364 studiosi di 184 paesi. Qui vogliamo offrire ai lettori e alle lettrici di sbilanciamoci.info una traduzione italiana.

12 Settembre 2017

Migranti ambientali e cultura del limite

di Silvano Falocco

(11 settembre 2017) Non li riconosciamo, i migranti ambientali. Se da una parte sono giovani africani provenienti da zone oggi desertiche, dall’altra sono americani che si affrettano a raggiungere i bunker per salvarsi da uragani sempre più devastanti oppure haitiani, già poveri, e ora stremati. Anche i nostri morti da alluvioni, tracimazioni, smottamenti, incendi hanno la stessa origine.

Clima che diventa più estremo, tanto caldo e tanta pioggia, con fenomeni di breve durata ma eccezionale intensità. Caos climatico, degrado degli ecosistemi, dissesto idrogeologico, riduzione della biodiversità sono le cause profonde. Anche se la concentrazione della CO2 in atmosfera e l’estrazione delle risorse sono le principali di queste cause.

 

26 Agosto 2017

Autostrada o no, la PiRuBi non s’ha da fare

“Tempi interessanti” (51)

... Che cosa ci vuole a dire che questo collegamento, autostradale o no, non ci interessa in quanto portatore di un modello di sviluppo che non vogliamo? Una scelta politica a tutto tondo, per dire che questa scelta va contro l'idea che abbiamo del Trentino.

Credo che, in fondo, il problema sia tutto qui. Se continuiamo a ragionare secondo il paradigma della crescita, secondo il quale più merci e denaro sono in circolazione più aumenta il benessere, rimarremo prigionieri di un pensiero che ci ha portati all'insostenibilità. E la sostenibilità non è un lusso che non ci possiamo permettere ma la condizione per poter guardare negli occhi le generazioni a venire...

4 Agosto 2017

Non abbiamo alcun pianeta di scorta

di Francesco Gesualdi *

Se non bastassero i fiumi in secca e le piogge che non cadono da mesi a farci capire che il pianeta sta collassando sotto il peso dei nostri eccessi, la conferma ci viene dall’overshootday, letteralmente “il giorno del sorprasso”, l’indicatore che ci segnala il giorno dell’anno in cui entriamo in deficit sul piano delle risorse. Una tendenza che si aggrava di anno in anno, considerato che da quando abbiamo cominciato a monitorare il fenomeno non facciamo altro che arretrare fino ad essere arrivati, quest’anno, al 2 di agosto.

Stiamo parlando dell’impronta ecologica che misura la quantità di terra fertile di cui abbiamo bisogno per sostenere i nostri consumi. E se d’istinto siamo portati a pensare che la terra fertile ci serve solo per il cibo, in realtà i consumi che affondano le loro radici nella terra fertile sono molto più ampi. Basti pensare all’abbigliamento che utilizza cotone, alla mobilia che utilizza legname, alle costruzioni che occupano suolo, ai medicinali che usano piante officinali. Ma l’aspetto sorprendente è che ci serve terra fertile anche per andare in automobile o per accendere una lampadina. Troppo spesso dimentichiamo che quando infiliamo la chiave nel cruscotto, insieme al rombo del motore emettiamo anidride carbonica, una sostanza di cui non ci diamo pensiero solo perché madre natura è così generosa da togliercela di mezzo grazie all’attività delle piante. Ma dobbiamo ricordarci che il 60% dell’impronta ecologica dell’umanità è determinato dall’assorbimento di anidride carbonica.

3 Agosto 2017

Earth Overshoot Day, da oggi le risorse della Terra sono finite: ci servirebbero 1,7 pianeti

(3 agosto 2017) Sono anni che parlo di quello che considero uno dei più interessanti indicatori della nostra (in)sostenibilità, l'overshoot day. Il giorno del superamento ci dice che, a prescindere dal grado di profonda iniquità nella distribuzione delle risorse, a non essere sostenibile è il modello di sviluppo e di consumi affermatosi a livello globale e rispetto al quale è necessario un profondo ripensamento, tanto nelle società in cui viviamo come nei nostri stili di vita. Un cambio di paradigma che dovrebbe essere il fondamento di un nuovo umanesimo. (m.n.)

 

Dal 1986 a oggi cade sempre prima l’«Earth Overshoot Day». I Paesi con il maggiore impatto sono Australia e Usa. L’Italia al decimo posto. L’impatto del cibo è del 26%

 

di Beatrice Montini *

Da oggi le risorse della Terra per il 2017 sono finite. E iniziamo a sovrasfruttare il nostro pianeta. Cade quest’anno il 2 agosto l’«Earth Overshoot Day», il giorno in cui la popolazione mondiale ha consumato tutte le risorse che la Terra è in grado di rigenerare da sola. In pratica per soddisfare i consumi globali al ritmo attuale ci sarebbe bisogno di 1,7 Terre. E per soddisfare la domanda degli italiani ci sarebbe bisogno di 4,3 «Italie».