Vi trasmetto la mail con cui Luca Zeni rinuncia alla sua candidatura. Vorrei fare però alcune brevi, sintetiche e pungenti considerazioni.
Se capisco bene, Zeni ritiene che noi componenti dell’assemblea provinciale (regolarmente eletti) non eleggiamo un candidato (come invece avviene, a suo dire, per primarie "aperte", anzi "apertissime") ma lo "nominiamo" (termine brutto e spregiativo). Forse, sempre per Luca Zeni, noi "cattivi" componenti dell’assemblea provinciale non siamo neppure eletti, ma a nostra volta nominati: peccato si dimentichi che la nostra elezione era proprio legata all’investitura diretta di un segretario,
vale a dire ad una formula che al nostro piace tantissimo.
Guardate, amici/che, compagni/e, io è da qualche anno che combatto con le mie modeste forze intellettuali contro un modello di partito, come quello che emerge dalle parole e dal comportamento di Zeni, disegnato intorno ad una persona e non intorno ad una comunità (un collettivo: ah scusate brutta parola anche questa...). Combatto contro partiti a immagine e somiglianza del candidato e poi del leader eletto, che instaura con i cittadini un rapporto diretto coinvolgendoli solo nel momento del voto o in vista di quest’ultimo (ecco le primarie quanto mai "aperte"), ma poi
dimenticandosene e dimenticandosi di misurarsi nei circoli e nelle assemblee di base, ove palpita la vera "vita" del partito. Credo invece in un partito in cui la base sia effettivamente coinvolta ed i leader siano a disposizione della base, non la utilizzino solo a fini personali. Un partito che opera dal basso, non dall’alto.
Perciò la conclusione cui giunge Zeni non mi meraviglia: non si compete sul "campo" che non ci aggrada. Ma in tutto ciò dov’è il senso di servizio, la politica come valore, ecc. ecc.?
Scusate lo sfogo, ma ora sto decisamente meglio.
Ciao a tutti, Alessandro Branz