3 Giugno 2009
Alle 8.30 sono al Gruppo. Ho appuntamento con Michele Ghezzer per preparare l’incontro ristretto della II Commissione legislativa provinciale per unificare i Disegni di legge sull’orientamento ai consumi, le filiere corte e Km zero. Tre sono infatti i DDL presentati, oltre a quello del gruppo consiliare del PD, quello del consigliere Bombarda e quello del Gruppo Consiliare del PATT. Le tre proposte non hanno elementi di incompatibilità, anche se denotano un’impostazione diversa: quello del PATT è più accentuato sulla valorizzazione dei prodotti trentini, quello di Bombarda è riguarda in particolare le mense pubbliche e sviluppa una particolare attenzione sulle patologie alimentari, il nostro è forse quello più organico, partendo dalla necessità di un’educazione al consumo per giungere alla valorizzazione delle qualità e delle filiere corte. Ma trovare una sintesi non è impossibile. Alla riunione del Gruppo di lavoro sono presenti i primi firmatari (Nardelli, Dalla piccola e Bombarda), la presidente della Commissione Dominici e numerosi funzionari della PAT, visto che le proposte di legge in questione investono una materia interdisciplinare. La discussione non è facile ma, nonostante qualche accentuazione “localistica”, con un po’ di pazienza ci si accorda, incaricando il sottoscritto di redigere una proposta unificata. Vedremo cosa si riuscirà a combinare, fatto salvo che il testo (unificato o non) arriverà in aula già nel prossimo mese di luglio. Di nuovo un salto al gruppo e poi vado a San Michele all’Adige, dove alle 14.00 abbiamo appuntamento con il Presidente dell’Istituto Agrario. Si sta realizzando una sorta di gemellaggio fra la scuola agraria della cittadina bosniaca di Prijedor e il nostro prestigioso istituto. Con Alessandro Frontuto, che ha curato le relazioni agricole in questi ultimi anni, viene programmata una visita di un gruppo di insegnanti trentini in Bosnia, che sarà seguita da scambi didattici fra le due scuole. Il presidente Gius conosce le attività del Progetto Prijedor e non ci sono ostacoli. Ritorno a Trento dove ho appuntamento con Mauro Cereghini, amico e compagno di strada (è stato per tutta la fase iniziale direttore dell’Osservatorio sui Balcani). E’ appena rientrato dalla Bosnia, dove sta seguendo un percorso di cooperazione per conto della Fondazione Langer a Srebrenica. Parliamo del suo viaggio, del calendario delle presentazioni del nostro libro (abbiamo in cantiere Pisa, Reggio Calabria, Udine, Napoli e Ariano Irpino…), del Forum per la Pace. Neanche il tempo di finire con Mauro che si affaccia alla porta Enzo Pizzini, una persona che conosco da tanti anni come delegato sindacale e che ora è presidente dell’Unione Cacciatori trentini. Mi porta un documento rivolto al Gruppo consiliare ed è l’occasione per una breve disamina della situazione venatoria, della neve caduta quest’inverno e dei problemi che sono sorti per la fauna selvatica e con l’Associazione Cacciatori che in Trentino ha la gestione della caccia. Poi la discussione si sposta sulla dimensione politica, sul Circolo del PD che ancora non c’è a Volano, sull’impegno sindacale di una vita. E diciamo che mi sento un po’ più a mio agio. Dopo mezz’ora mi raggiungono in ufficio Daniela Lovato e Paola Slomp, entrambe consigliere di minoranza nel Comune di Roncegno. L’oggetto della nostra conversazione è la cava di Monte Zaccon, diventata discarica per ogni sorta di porcheria ed oggi sotto sequestro giudiziario. La vicenda Monte Zaccon è stata la scintilla che ha dato il via al lavoro di indagine conoscitiva da parte del Consiglio Provinciale e della III Commissione legislativa, lavoro ancora in corso e le informazioni che mi portano Daniela e Paola sono molto preziose ed interessanti. Mi consegnano tutta la loro documentazione e ci diamo un appuntamento a breve, anche con l’idea di fare un sopralluogo a Roncegno. La giornata sta volgendo alla fine, ma ho ancora un appuntamento. Forse quello più impegnativo, almeno sul piano emotivo. E’ l’incontro con i rappresentanti del Comitato contro la realizzazione della Cittadella militare di Mattarello, a sud di Trento. Nell’audizione di una settimana fa in III Commissione (ne ho già parlato in questo “diario”), hanno aperto qualche pertugio per verificare la possibilità di rivedere quella partita. Ma prima di verificare se esiste qualche possibilità di rivedere almeno parzialmente questa scelta, provo a sgombrare il campo da una dimensione, quella etica, che mi rode dentro (un nervo scoperto, evidentemente) e che, a parer mio, non riguarda la realizzazione delle nuove caserme, ma eventualmente le caserme in quanto tali, quelle che c’erano come quelle che verranno realizzate. La partita che avevamo avviato ancora negli anni ’80 era di natura urbanistica e l’operazione proposta era largamente vantaggiosa per la città, che vedeva liberarsi un’area strategica di straordinaria importanza. Nel corso degli anni, per una serie di ragioni non ultimo il carattere di segretezza della trattativa, la cosa ha messo in rilievo altri aspetti di criticità come ad esempio il carattere finanziario dell’operazione (a quanto pare non più così vantaggiosa) oppure di tipo ambientale (il non passaggio attraverso la Valutazione d’impatto ambientale della “cittadella militare” in un’area a forte problematicità idrogeologica). E su questo è bene approfondire. La discussione mi sembra molto franca, anche se avverto un certo pregiudizio. Inevitabile, probabilmente, anche perché dopo averla avviata questa questione ho la responsabilità di non averla più seguita come sarebbe stato necessario. Fors’anche perché quando è stata ripresa in mano lo si è fatto in maniera ideologica e questo non ha certo aiutato a comprendere l’andamento della trattativa e le contraddizioni che emergevano. Ora vediamo se ci sono margini per rimettere mano alla questione. E, come dice Massimiliano Pilati, sparigliare. Ma sarà difficile. Sono le 20.00 passate e forse è il caso di andare a casa. Un bicchiere di Greco di tufo, a questo punto, è più che mai necessario.
