3 Giugno 2009

mercoledì, 3 giugno 2009

Alle 8.30 sono al Gruppo. Ho appuntamento con Michele Ghezzer per preparare l’incontro ristretto della II Commissione legislativa provinciale per unificare i Disegni di legge sull’orientamento ai consumi, le filiere corte e Km zero. Tre sono infatti i DDL presentati, oltre a quello del gruppo consiliare del PD, quello del consigliere Bombarda e quello del Gruppo Consiliare del PATT. Le tre proposte non hanno elementi di incompatibilità, anche se denotano un’impostazione diversa: quello del PATT è più accentuato sulla valorizzazione dei prodotti trentini, quello di Bombarda è riguarda in particolare le mense pubbliche e sviluppa una particolare attenzione sulle patologie alimentari, il nostro è forse quello più organico, partendo dalla necessità di un’educazione al consumo per giungere alla valorizzazione delle qualità e delle filiere corte. Ma trovare una sintesi non è impossibile. Alla riunione del Gruppo di lavoro sono presenti i primi firmatari (Nardelli, Dalla piccola e Bombarda), la presidente della Commissione Dominici e numerosi funzionari della PAT, visto che le proposte di legge in questione investono una materia interdisciplinare. La discussione non è facile ma, nonostante qualche accentuazione “localistica”, con un po’ di pazienza ci si accorda, incaricando il sottoscritto di redigere una proposta unificata. Vedremo cosa si riuscirà a combinare, fatto salvo che il testo (unificato o non) arriverà in aula già nel prossimo mese di luglio. Di nuovo un salto al gruppo e poi vado a San Michele all’Adige, dove alle 14.00 abbiamo appuntamento con il Presidente dell’Istituto Agrario. Si sta realizzando una sorta di gemellaggio fra la scuola agraria della cittadina bosniaca di Prijedor  e il nostro prestigioso istituto. Con Alessandro Frontuto, che ha curato le relazioni agricole in questi ultimi anni, viene programmata una visita di un gruppo di insegnanti trentini in Bosnia, che sarà seguita da scambi didattici fra le due scuole. Il presidente Gius conosce le attività del Progetto Prijedor e non ci sono ostacoli. Ritorno a Trento dove ho appuntamento con Mauro Cereghini, amico e compagno di strada (è stato per tutta la fase iniziale direttore dell’Osservatorio sui Balcani). E’ appena rientrato dalla Bosnia, dove sta seguendo un percorso di cooperazione per conto della Fondazione Langer a Srebrenica. Parliamo del suo viaggio, del calendario delle presentazioni del nostro libro (abbiamo in cantiere Pisa, Reggio Calabria, Udine, Napoli e Ariano Irpino…), del Forum per la Pace. Neanche il tempo di finire con Mauro che si affaccia alla porta Enzo Pizzini, una persona che conosco da tanti anni come delegato sindacale e che ora è presidente dell’Unione Cacciatori trentini. Mi porta un documento rivolto al Gruppo consiliare ed è l’occasione per una breve disamina della situazione venatoria, della neve caduta quest’inverno e dei problemi che sono sorti per la fauna selvatica e con l’Associazione Cacciatori che in Trentino ha la gestione della caccia. Poi la discussione si sposta sulla dimensione politica, sul Circolo del PD che ancora non c’è a Volano, sull’impegno sindacale di una vita. E diciamo che mi sento un po’ più a mio agio. Dopo mezz’ora mi raggiungono in ufficio Daniela Lovato e Paola Slomp, entrambe consigliere di minoranza nel Comune di Roncegno. L’oggetto della nostra conversazione è la cava di Monte Zaccon, diventata discarica per ogni sorta di porcheria ed oggi sotto sequestro giudiziario. La vicenda Monte Zaccon è stata la scintilla che ha dato il via al lavoro di indagine conoscitiva da parte del Consiglio Provinciale e della III Commissione legislativa, lavoro ancora in corso e le informazioni che mi portano Daniela e Paola sono molto preziose ed interessanti. Mi consegnano tutta la loro documentazione e ci diamo un appuntamento a breve, anche con l’idea di fare un sopralluogo a Roncegno. La giornata sta volgendo alla fine, ma ho ancora un appuntamento. Forse quello più impegnativo, almeno sul piano emotivo. E’ l’incontro con i rappresentanti del Comitato contro la realizzazione della Cittadella militare di Mattarello, a sud di Trento. Nell’audizione di una settimana fa in III Commissione (ne ho già parlato in questo “diario”), hanno aperto qualche pertugio per verificare la possibilità di rivedere quella partita. Ma prima di verificare se esiste qualche possibilità di rivedere almeno parzialmente questa scelta, provo a sgombrare il campo da una dimensione, quella etica, che mi rode dentro (un nervo scoperto, evidentemente) e che, a parer mio, non riguarda la realizzazione delle nuove caserme, ma eventualmente le caserme in quanto tali, quelle che c’erano come quelle che verranno realizzate. La partita che avevamo avviato ancora negli anni ’80 era di natura urbanistica e l’operazione proposta era largamente vantaggiosa per la città, che vedeva liberarsi un’area strategica di straordinaria importanza. Nel corso degli anni, per una serie di ragioni non ultimo il carattere di segretezza della trattativa, la cosa ha messo in rilievo altri aspetti di criticità come ad esempio il carattere finanziario dell’operazione (a quanto pare non più così vantaggiosa) oppure di tipo ambientale (il non passaggio attraverso la Valutazione d’impatto ambientale della “cittadella militare” in un’area a forte problematicità idrogeologica). E su questo è bene approfondire. La discussione mi sembra molto franca, anche se avverto un certo pregiudizio. Inevitabile, probabilmente, anche perché dopo averla avviata questa questione ho la responsabilità di non averla più seguita come sarebbe stato necessario. Fors’anche perché quando è stata ripresa in mano lo si è fatto in maniera ideologica e questo non ha certo aiutato a comprendere l’andamento della trattativa e le contraddizioni che emergevano. Ora vediamo se ci sono margini per rimettere mano alla questione. E, come dice Massimiliano Pilati, sparigliare. Ma sarà difficile. Sono le 20.00 passate e forse è il caso di andare a casa. Un bicchiere di Greco di tufo, a questo punto, è più che mai necessario.  
1 Giugno 2009

lunedì,1 giugno 2009

Di buon mattino la città è deserta. Il piazzale della Regione è sgombro d’auto come una qualsiasi domenica. Sono in molti a fare il ponte, ma non è un giorno festivo (e non sarà nemmeno di festa). Accompagno Simone in centro città dove inizia il via vai dei partecipanti agli incontri del Festival dell’economia. E’ presto e allora vado in ufficio e mi metto a scrivere una dichiarazione di voto a favore di Michele Nicoletti. Poi, verso le 10.30, vado a Palazzo Geremia dove Giuseppe De Rita tiene una conferenza dal titolo suggestivo: "Terra e comunità". Giuseppe De Rita è stato per me nel corso degli anni uno degli studiosi di riferimento. Come fondatore del Censis e presidente del Cnel ha lavorato sulle trasformazioni di questo paese ed il suo "manifesto per lo sviluppo locale" è stata la cornice della sperimentazione in Italia dei "patti territoriali". Non un libro, ma un manifesto per l’agire, scritto con Aldo Bonomi. Ricordo di aver presentato le "Dieci tesi per lo sviluppo locale" (uno dei capitoli di questo lavoro) a Città del Messico, la più grande delle metropoli al mondo, in un affollato incontro organizzato dal mio amico Carlos Schaffer. Parlare di territorio in un luogo dove vivono 27 milioni di persone era come sfidare la realtà, ma l’interesse che incontrai fu davvero notevole. Ora di territorio, spesso a vanvera, ne parlano tutti. E’ stata la dimensione globale, paradossalmente, a farne le fortune, anche se poi nell’approccio culturale di gran parte della politica (della sinistra ma non solo) è cambiato ben poco. Ora De Rita prova ad andare oltre, affermando che il vero antidoto alla crisi finanziaria globale è rappresentato dalla "cultura terranea", della terra come fonte d’identità rispetto allo spaesamento dominante, della prossimità come risposta alla "poltiglia culturale" di società atomizzate. E’ la terra, fonte di tenacia e di prudenza, a dare significato ad un’identità comunitaria. La sala di rappresentanza di Palazzo Geremia è piena, così come le sale attigue attrezzate per ascoltare in video la conferenza. E’ incredibile quanti giovani vi siano ad ascoltare questo vecchio signore che parla di culture materiali, senza furore e con moderazione. E’ quasi mezzogiorno e vado al Progetto Prijedor, dove incontriamo i rappresentanti del Cisv che quest’anno organizzano il loro campo internazionale a Ljubija, paesino a pochi chilometri da Prijedor. Ci saranno giovani che provengono dalla Colombia, dal Brasile, dall’Indonesia, dall’Egitto, dal Libano e dall’Europa. Il campo ha un obiettivo che ci sta molto a cuore, intervistare il territorio sulla memoria della miniera e ciò che essa ha rappresentato nel corso del Novecento. Finito l’incontro, ci riuniamo con lo staff dell’Agenzia della Democrazia Locale: da alcuni giorni sono qui a Trento Dragan e Dragana che del nostro lavoro nella cittadina bosniaca sono le colonne portanti. Con loro si discute del passaggio delle consegne nella direzione dell’attività a Prijedor, senza più l’ausilio di un delegato che risieda permanentemente in quella città. Insomma dopo Annalisa Tomasi, Patrizia Bugna, Marco Oberosler, la breve parentesi di Giuseppe Terrasi, ed il lavoro che sta svolgendo Simone Malavolti, fra qualche mese saranno loro a prendersi la responsabilità del complesso di relazioni fra il Trentino, altre realtà ragionali italiane e quella che un tempo era la città simbolo della pulizia etnica. Proprio Aldo Bonomi, di ritorno da un viaggio che facemmo insieme nel 2001, vi dedicò un suo saggio dal titolo "La comunità maledetta". Mentre discutiamo arriva una telefonata, la notizia di un aereo partito dal Brasile precipitato in mare con 228 persone, fra le quali Rino, Giambattista e Gianni, testimoni di un Trentino che vive il tempo globale con passione ed intelligenza, nelle riflessioni di un festival dell’economia come nelle relazioni di comunità. Finito l’incontro, passo dal Gruppo consiliare dell’Unione per il Trentino per avere informazioni e rivolgere qualche parola di cordoglio verso le persone più vicine al consigliere Giovanni Battista Lenzi. Chiamo Giorgio Lunelli (il capogruppo dell’UpT) ma il telefono è staccato. Mi richiama dopo qualche minuto, mi dice della compostezza della famiglia di Giambattista, parliamo di quanto tutto sia casuale. Ritorno in ufficio e chiamo Ciro Russo in Argentina, dove è responsabile della Trentini nel Mondo. E’ incredulo di ciò che è accaduto. Con Rino Zandonai sono amici da anni, quel che si è costruito in America Latina con l’emigrazione trentina l’hanno fatto insieme. E quella rotta attraverso l’oceano l’avevano percorsa insieme tante volte. Mi sento con Luca Zeni per condividere un breve comunicato del gruppo consiliare del PD. Poi con Edoardo mi butto in mezzo alle manifestazioni dell’ultimo giorno del Festival. In ogni angolo della città c’è un gruppo di immigrati che suonano le loro musiche, un sacco di gente per strada, negli stand e nelle sale. Sono orgoglioso di questa nostra città. Vado al gazebo del PD in via Oss Mazzurana dove insieme a Michele Nicoletti c’è anche Debora Serracchiani, entrambi candidati per il PD nel collegio del nord-est. Nei capannelli si parla delle notizie ancora frammentarie che vengono dal Brasile. La piccola folla si confonde fra la gente del Festival che fa la coda per partecipare agli eventi. Al Teatro Sociale c’è l’atto finale, che si conclude con una condanna verso la finanza internazionale e gli economisti che non l’hanno saputa cogliere per tempo. Ma ce n’è anche per la politica e la sua incapacità di interpretare il proprio tempo.  
30 Maggio 2009

sabato, 30 maggio 2009

Aggiorno il diario e gli appuntamenti e poi parto per Firenze. Alle 11.00 ho appuntamento a piazzale Zuffo con Diego. L’avevo chiamato il giorno prima per vedere se aveva voglia di venire con me in uno dei miei viaggi pazzi e mi ha detto subito di sì. Con Diego in questi anni è cresciuta una forte amicizia e mi fa piacere conversare con lui durante il lungo viaggio di andata, fra code e traffico intenso. Arriviamo a Firenze che sono ormai le 4 del pomeriggio. Andiamo alla "Fortezza da basso" nel cuore della città, dove si tiene questa nuova edizione di "Terra Futura" e proprio all’ingresso incomincio ad incontrare volti conosciuti. Il primo è Mario Agostinelli. C’eravamo sentiti qualche tempo fa al telefono, ma era da quattro o cinque anni che non ci si vedeva. Mario è stato segretario regionale della Cgil lombarda fin quando, per la sua autonomia di pensiero, non è stato messo da parte. Ora è consigliere regionale della Lombardia, ma anche in quest’ambito il suo spirito libero fatica a mettersi in riga con le appartenenze. Avremmo un sacco di cose da dirci, ma lui corre ad un appuntamento ed io a breve ho l’inizio dell’incontro. Ci ripromettiamo di vederci più tardi, ma così non sarà. Quando partecipo a queste kermesse è così, viene fuori tutta la tua storia negli incontri casuali e nei capelli bianchi di chi rivedi dopo anni. Vado allo stand del Cospe, Ong toscana che più di una volta ha ospitato i miei interventi sulla sua rivista, dove si tiene la nostra presentazione. E proseguono gli incontri. Gianni Tamino sapeva di trovarmi lì ed è venuto a salutarmi. Mi fa piacere vederlo disteso e quasi in pensione. Gianni è un uomo di scienza, è stato parlamentare, con lui non ci siamo visti per un sacco di tempo e poi, un paio di anni fa, ci siamo ritrovati in un cinema di Padova dove eravamo insieme relatori. Ci salutiamo dandoci appuntamento in Trentino, purché non di fretta. Incontro Enrico Tempestini, un giovane ragazzo di Pistoia che qualche anno fa decise di iscriversi ad uno dei viaggi del turismo responsabile nei Balcani che accompagnavo. Allora era poco più di un adolescente, ora è un giovane uomo. Ma con una disperata voglia di andare. E infatti mi chiede se c’è qualche viaggio verso il Caucaso. Poi arrivano Neri e Sandra. Neri è un vecchio amico da poco ritrovato lungo i sentieri della "consulenza filosofica", Sandra è la sua compagna che non vedevo dagli anni ’90. Persone care con cui trovo sintonie speciali. Allo stand del Cospe incontro Malavolti e Gravina che di quella Ong sono stati e sono l’anima. Malavolti, papà di Simone che lavora con noi a Prijedor, sarà il moderatore dell’incontro che ruota attorno a due libri, "Darsi il tempo" appunto e "Senza casa e senza paese. Profughi europei nel secondo dopoguerra" di Silvia Salvatici. La saletta è piena ed il dialogo si sviluppa subito in maniera avvincente, fra immigrazione e cooperazione. Silvia è molto brava e le cose che dice mi stimolano ad un confronto che trova come epicentro Hannah Arendt, nella sua polemica verso l’espressione "displaced persons" che sostituisce quella di apolide e nel suo metterci di fronte alla "banalità del male". I presenti seguono con attenzione e sarebbero molte le domande se il tempo non fosse tiranno, ma i commenti sembrano tutti positivi. E qualcuno ti chiede pure la dedica sul libro. Alla presentazione fa capolino Emilio Molinari, presidente del Comitato italiano per il diritto all’acqua ma soprattutto persona cara, anche lui lì per un dibattito. Solo il tempo di salutarci ma con Emilio la nostra amicizia non s’è mai interrotta e ci si sente di frequente. Con i rappresentanti del Cospe rimaniamo d’accordo per avviare una collaborazione attorno al Progetto Prijedor e più in generale nella riflessione sulla cooperazione. E poi andiamo a vedere gli stand della fiera. Tra questi, lo spazio di Viaggiare i Balcani con Claudia, Paola e Stefania che propongono i viaggi per l’estate. So che Ali Rashid è anche lui alla Fortezza, per un confronto sulla Palestina. Lo troviamo ma non ha ancora concluso l’incontro e ci diamo appuntamento da lì a breve. Faccio due passi ed incontro Silvano Falocco, vent’anni che non ci vediamo ma ci si riconosce al volo anche grazie alla sua caratteristica parlata romanesca. Un abbraccio, tante storie ed una comune avversità, quella verso il rancore. Dopo un po’ di sguardi per capire le fatiche del tempo, mi ricorda di avergli fatto conoscere Silvio Trentin, uno dei padri del federalismo italiano, quando ancora la Lega non esisteva e nella sinistra il federalismo era pressoché un’eresia, e la cosa quasi mi emoziona. Grazie Silvano. Lo ricordavo come una persona solare ed il suo sorriso me ne dà conferma. Ci raggiunge Ali e decidiamo di andare a cena tutti insieme con Neri, Sandra, Simone, la sua compagna e un altro amico di cui non ricordo il nome. E ovviamente con Diego, che nel frattempo segue incuriosito questo susseguirsi di incontri, cercando di orientarsi in un mondo pressoché sconosciuto. Chiedo di andare in un osteria toscana "di quelle vere" e ci portano da "Perseus", non lontano dalla Fortezza. E’ di quei locali che non hanno nulla di alternativo, ma che lo diventano mantenendosi come sono e che mi mettono di buon’umore. Quel che ci arriva nei piatti va oltre ogni aspettativa, un mix si sapori straordinario. Peccato che dobbiamo ripartire e che ci attendano 350 chilometri, così verso le 21.30 alziamo i tacchi. Mentre usciamo non ci stupisce più di tanto la fila di persone che stanno aspettando di trovare un tavolo. La sera fiorentina è mite ma ci dobbiamo salutare. Simone viene a Trento con noi, per una serie di incontri del Progetto Prijedor. Per fortuna al ritorno non c’è granché traffico e l’automobile fila via spedita. La giornata è stata stimolante e produttiva ed il cuore è leggero.
29 Maggio 2009

venerdì, 29 maggio 2009

Oggi prende il via a Trento la Quarta edizione del "Festival dell’economia". E’ ormai diventato un evento che segna il modo di essere della città di Trento, un territorio che s’interroga sul presente con studiosi provenienti da tutto il mondo e che lo fa attraverso la valorizzazione di quel che siamo, mettendo in gioco storia, cultura, bellezze naturali, saperi, capacità di accoglienza e, perché no?, criticità. Nell’evento di apertura, Giuseppe Laterza ha parlato proprio di questo, di come questa città accolga il festival con naturale leggerezza e di come il Trentino si avverta in profonda sintonia con un  festival i cui temi, nel loro carattere talvolta ostico, non sono per nulla scontati. Fors’anche perché il tema di questa quarta edizione "Identità e crisi globale" racchiude in sé già una risposta: i processi della globalizzazione si possono abitare solo a partire dal territorio e dalla sua capacità di connettersi in forme non omologanti con i flussi globali. L’identità non come chiusura ma come condizione per dialogare. In questa cornice, ovviamente, i pensieri sono diversi. Ascolto un’intervista di Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università degli studi di Trento e del Gruppo Ferrovie dello Stato, che se la prende con le filiere corte, come se quest’ultime rappresentassero una forma di autarchia e non esattamente la valorizzazione delle specifiche identità dei territori. Filiere, al plurale, caro Cipolletta. Tant’è vero che a "Terra Madre" i produttori delle filiere corte di tutto il mondo s’incontrano per dialogare e far conoscere i loro prodotti. Sento di seguito Carlo Borzaga, docente di economia, affermare che, scoppiata la bolla finanziaria, ora la situazione è destinata a rientrare nella normalità. Come se l’invasività della dimensione finanziaria dell’economia fosse sparita d’incanto, i traffici, le scommesse e i titoli derivati che ne sono il prodotto fossero diventati carta straccia. Ma la crisi ha lasciato il segno, ed anche i sostenitori della capacità di autoregolamentazione del mercato oggi devono riconoscere la necessità della politica, di quella politica economica che era diventata tabù. Ed il confronto che avviene in questa babele costringe le persone ad interrogarsi su temi veri, che ahimè non trovano granché spazio nei salotti televisivi e in un confronto politico distratto dal pettegolezzo. La città è piena di gente, gli stand affollati di visitatori, turisti con in mano le guide e le pubblicazioni del Festival. Al Castello del Buonconsiglio dove nel pomeriggio c’è inaugurazione della kermesse si fatica ad entrare. Si inaugura nelle sale del Castello anche la mostra "L’Egitto mai visto", il cui fascino attirerà migliaia di visitatori. A dimostrazione che la cultura è uno straordinario investimento anche sul piano economico. Alla faccia delle polemiche sugli "ingressi gratuiti" al Mart che nei giorni scorsi prendevano le prime pagine dei giornali locali. (a questo proposito ingrazio Ugo Morelli per il suo editoriale sul Corriere del Trentino) Il resto della giornata è ordinaria amministrazione e con Gabriella non ci sembra vero di avere la serata tutta per noi. Preparo un po’ di appunti per domani. A Firenze c’è "Terra futura", sorella minore della manifestazione torinese di Slow Food e sarò lì a presentare "Darsi il tempo".
28 Maggio 2009

giovedì, 28 maggio 2009

E’ uno di quei giorni che non vedi l’ora di metterti alle spalle. A proposito di darsi il tempo, dovrei trovarne un po’ per curare il giardino sotto casa. L’orto è totalmente delegato a Gabriella, ma anche lei in questi giorni di fine anno scolastico è sempre a scuola. In più non piove. Allora prima di iniziare la giornata mi rivolgo a Carlo (mio fratello) e Daniele (nostro amico e persona dalle mani d’oro): è per il loro lavoro che intorno a noi ci sono tanti colori e un po’ di grazia. A proposito. Qualche mese fa sono stato a Olginate, sul lago di Como. Per arrivarci sono passato da Pontida, la culla della Lega. E’ stato come avere un’illuminazione: un continuo di magazzini, centri commerciali, case con i nanetti, senza un’agorà e nulla di aggraziato. Perché mai dovrebbero avercela, la grazia, nel cuore? Alle 9.30 è convocata la Terza Commissione legislativa. All’ordine del giorno l’ascolto del Comitato che da anni si batte contro la realizzazione delle nuove caserme a Trento sud. La loro esposizione ha un taglio molto diverso da quella di altri che hanno fatto di questa questione una bandiera da accostare a quella del Dal Molin di Vicenza. Non c’è nessuna base militare in costruzione, il problema viene posto per le sue implicazioni ambientali, di trasparenza, di quantità di investimenti ed infine anche etiche. Continuo a non essere d’accordo con molte delle loro osservazioni, ma le questioni poste sono reali. Non nascondo il mio trovarmi in difficoltà. Viene citata la legge 11/91 che istituisce il Forum trentino per la Pace, e la mia coscienza non può non interrogarsi se ha senso oppure no realizzare una caserma con un grande dispendio di risorse e spazzando via 27 ettari di terreno agricolo pregiato nel fondo valle. E poi c’è una ragione particolare che mi coinvolge: la lotta per il trasferimento delle caserme di Trento sud e l’acquisizione di oltre 60 settari di territorio alla città e al suo riordino la iniziammo noi, allora come Democrazia Proletaria del Trentino, a metà degli anni ’80, raccogliendo oltre cinquemila firme affinché si avviasse una trattativa fra il Comune di Trento e il Ministero della Difesa per liberare quelle aree già allora strategiche (figuriamoci oggi). Fu una delle più importanti battaglie urbanistiche che la sinistra portò a casa in quegli anni. Ebbe inizio una trattativa complessa a fronte di una presenza militare che nessuno aveva mai contestato e alla evidente necessità di contropartite senza le quali quell’area sarebbe finita nelle mani della speculazione privata. Una trattaiva durata vent’anni e in un arco di tempo così lungo il quadro cambia. (dovrei saperlo, no?) Qualche mese fa, Massimiliano Pilati mi scrisse per esprimermi la sua preferenza di voto ma mi fece un appunto: "sulla questione delle caserme di Trento sud mi sarei aspettato da te un’idea più costruttiva per sparigliare la situazione". Quelle parole ora mi ronzano nella testa e forse aveva ragione. Così, finita l’audizione, fisso con i rappresentanti del Comitato un appuntamento, per provare a ragionare insieme e buttar lì una proposta che possa almeno parzialmente riaprire la partita, pur sapendo che siamo oltremodo fuori tempo massimo. Lo stesso Dellai, durante una serata a Matterello in campagna elettorale, ha lasciato qualche spiraglio aperto. Abitare i conflitti non vuol forse dire infilarsi negli interstizi che si aprono? La Terza Commissione legislativa prosegue con l’audizione di rappresentanti di Apot, l’associazione dei principali consorzi agricoli trentini, attorno alla questione sollevata dal Comitato per la difesa della salute della Val di Non delle cosiddette "derive" nell’uso dei fitofarmaci. Percepisco negli interventi la fatica del cambiare, l’orgoglio di aver rivoluzionato negli ultimi dieci anni (attraverso l’introduzione dei protocolli di lotta integrata nell’agricoltura) un contesto prima insostenibile ma anche le resistenze culturali che ancora permangono, verso il biologico per esempio. Di seguito incontriamo i rappresentanti dell’Azienda sanitaria che ci espongono le modalità di una recente indagine conoscitiva sull’esposizione a prodotti fitosanitari nella popolazione esposta non professionalmente realizzata in val di Non. I risultati saranno disponibili a breve. Finita la Commissione vado a vedere dove si può tenere l’incontro di Viaggiare i Balcani del prossimo 4 giugno, visto che il Magazzino di via Torre d’Augusto quella sera non è disponibile. Uno stuzzichino e ritorno in ufficio dove ho appuntamento con lo staff del Forum, per vedere le ultime cose prima del Consiglio per  la pace che si riunisce di lì a breve e i nuovi locali del Forum stesso. La riunione del Consiglio del Forum viene aperta dalla vicepresidente Erica Mondini con un breve racconto sul recente viaggio in Palestina di una delegazione trentina e che ha visto, fra l’altro, l’inaugurazione del centro sociale a Beit Jala realizzato nell’ambito del rapporto fra la nostra comunità e quella della cittadina palestinese. Erica è visibilmente soddisfatta del viaggio, degli incontri avuti, dei legami che si stanno via via stringendo, di una relazione che inizia a strutturarsi come era nelle intenzioni di "Pace per Gerusalemme. Il Trentino e la Palestina". Quello di aprire le riunioni del Consiglio con uno spunto fornito da un’associazione del Forum potrebbe essere un metodo di lavoro interessante Qualche domanda e poi passiamo al punto più corposo che abbiamo all’ordine del giorno, ovvero il programma del Forum. Non è un programma quello che propongo, bensì un percorso di ascolto che si vorrebbe realizzare nell’arco di due/tre mesi nell’intento di mettere a foco le sinergie disponibili in ognuno degli ambiti di lavoro del Forum (scuola/formazione, memoria/conflitto, enti locali/cooperazione di comunità, nuove cittadinanze,  informazione). A monte indico la necessità di indagare sulle "nostre parole" per evitare la banalizzazione di concetti come pace, conflitto, riconciliazione, interculturalità, diritti umani, sviluppo. Più in generale di interrogarci sul mandato che la legge 11/91 ci affida quando ci chiede esattamente di "promuovere una migliore conoscenza dei problemi della pace, dei diritti umani e della solidarietà fra i popoli" ma anche di "formulare proposte alla Giunta provinciale in relazione agli strumenti di programmazione degli interventi provinciali in materia di cultura, di emigrazione, di immigrazione, di solidarietà internazionale, […]
27 Maggio 2009

mercoledì, 27 maggio 2009

Oggi lavoro a casa. Devo preparare la riunione del Consiglio per la Pace e i Diritti Umani che si riunisce giovedì per la prima volta. Inizio ad avere qualche idea più chiara per come impostare il lavoro, ma vedo ancora troppe sovrapposizioni e ritualità intorno ai temi della pace e della mondialità. Scorro gli appunti di questi giorni, vado a rileggermi la legge istitutiva del Forum che mi sembra non abbia affatto esaurito la sua spinta propulsiva, provo a dare risposta agli aspetti organizzativi che attendono soluzione (convenzioni, sedi, risorse umane e finanziarie…). Il Forum è incardinato sul Consiglio provinciale e allora telefono a Gianni Kessler e fissiamo un appuntamento per la tarda mattinata. Passo al Gruppo consiliare. Nel pomeriggio è fissata una riunione sulla proposta di legge elaborata da Mattia Civico sul coordinamento delle associazioni che si occupano di famiglia e genitorialità alla quale però non posso partecipare. Gli chiedo di trovare una formulazione che eviti su questo tema delicato ogni forma di approccio ideologico e ci accordiamo in questo senso, anche predisponendo un apposito ordine del giorno che presenteremo in sede di discussione generale a favore delle modalità non tradizionali di vivere la coppia, riconoscendo loro quelle prerogative oggi previste solo per le famiglie. Dopo l’incontro con Kessler a Palazzo Trentini, davvero uno dei più bei palazzi del nostro centro storico, vado a far la spesa. Ci vediamo a pranzo con Fabio Pipinato e Armando Stefani per ragionare del progetto "Etica e partecipazione". Armando proprio ieri è diventato Presidente della Circoscrizione dell’Argentario, anche se la festa è stata un po’ guastata dal venir meno di alcuni voti dei consiglieri del PD sulla vicepresidente indicata dall’UpT. Il che ha creato, com’è ovvio, imbarazzo e tensione fra i consiglieri della maggioranza. L’idea della politica come capacità di mediazione e di compromissione piuttosto che di esercizio di forza fatica a farsi largo, specie quando tutto appare in bianco o in nero. Mentre porto in tavola delle ottime orecchiette al sugo di cozze, facciamo il punto della situazione. Il progetto, lanciato come idea nella campagna elettorale di novembre, ha trovato il consenso da parte del PD del Trentino, ma a quanto pare non le risorse per realizzarlo. E allora? Allora decidiamo di procedere comunque, perché ci crediamo e perché era un punto chiave del patto con gli elettori ce mi hanno votato. Le risorse verranno dalla quota parte del mio stipendio di consigliere e dal contributo di chi vorrà parteciparvi anche sotto il profilo finanziario. Decidiamo di fare comunque ancora un paio di verifiche, prima di avviare la macchina operativa. E ci salutiamo. Sono indeciso se prendermi il pomeriggio di libertà oppure portarmi avanti con il lavoro. Scelgo questa seconda opzione, che mi incollerà al computer fino a notte tarda. Finisco l’editoriale sull’Europa che potete trovare in home, il telefono continua a squillare fino a sera. Ci sarebbe anche la serata con Frei Betto, teologo della liberazione in visita a Trento, ma l’intervista pubblicata su "L’Adige" di oggi non mi stimola più di tanto. Alle 0.39 spengo il computer e buona notte.
26 Maggio 2009

martedì, 26 maggio 2009

  Giornata fitta di incontri. Prima di iniziare gli appuntamenti sbrigo la posta, preparo la locandina per la serata di presentazione di "Darsi il tempo" a Sopramonte, invio del materiale per il sito. Alle 9.10 sono alla sede del gruppo consiliare. Alle 10.00 è convocata la I commissione regionale per la nomina dei rappresentanti della Regione Trentino Alto Adige – Sud Tirol in Pensplan e ce la sbrighiamo abbastanza in fretta. Trattandosi di una riconferma, chiediamo che i nostri delegati vengano in commissione a relazionarci sui programma dell’ente. Durante la riunione mi arriva una telefonata da Reggio Calabria: è Tonino Perna che mi propone di andare lì a presentare il libro il prossimo 26 giugno. Alle 11.00 mi vedo con Laura Bampi al Palazzo dell’istruzione per parlare di Millevoci e dell’attività del Forum trentino per la Pace (raccolgo idee e sollecitazioni) e di seguito con Chiara Ghetta. Chiara da un paio di giorni ha raccolto il testimone di Armando alla guida di Tremembè ed è preoccupata perché gli impegni professionali sono già piuttosto intensi. Riusciamo solo a prenderci un caffè perché dopo mezz’ora ho un incontro con Jenni Capuano, direttrice del Centro di Formazione alla Solidarietà internazionale. Anche in questo caso parliamo delle possibili sinergie fra il Forum ed il Centro nelle attività formative e ci troviamo in buona sintonia. La preoccupazione più grande è di non sovrapporre ruoli e competenze, bensì di valorizzare l’apporto di tutti. E di dare un profilo non banale al Forum. Ritorno al Gruppo e viene a trovarmi Silvano Pedrini, fresco di nomina in Consiglio Comunale. "Come il primo giorno di scuola…" mi dice ed anche con lui conversiamo, a partire dalla sua esperienza in assessorato all’istruzione nell’ufficio pace e cooperazione, del programma di lavoro del Forum. Ma anche dell’incontro avuto il girono precedente con la Confederazione Agricoltori perché vorrebbe anche nel suo nuovo impegno istituzionale seguire le cose del mondo rurale, le filiere corte, ecc. non dimenticando che il Comune di Trento è quello che ha maggiore territorio agricolo della provincia. Mi vedo con Roberto Pinter e parliamo del partito, dei circoli e dell’assemblea della sera. Sono contento che dopo la sua lunga esperienza consigliare, gli sia rimasta la voglia di buona politica. Ha l’aria di chi sta riprendendosi il tempo per  un rapporto più disteso con la politica e questo non è affatto male. Passa Sandra Aschieri a prendere le locandine per la serata in circoscrizione e mi racconta degli incontri fra la delegazione del Circolo del Bondone incaricata di tenere i colloqui sulla formazione della maggioranza e l’UpT, le difficoltà che si sono incontrate con il presidente uscente nel suo non mollare la presa ma anche degli spazi intravisti di confronto con gli altri consiglieri eletti nella lista di Dellai. Alle 17.00 ho l’ultimo appuntamento della giornata. Nei giorni scorsi mi aveva chiamato Stefano De Toni per avere dei consigli su possibili attività di gemellaggio fra il Trentino e la Costa d’Avorio. Con lui c’è Lucien, ivoriano che vive e lavora a Trento da cinque anni. Il sindaco della sua città, Agbovile, sarà in Trentino nella seconda metà di giugno – inizi di luglio e vorrebbe approfittarne per avviare relazioni di collaborazione con la nostra comunità. Racconto della mia esperienza di relazioni internazionali e vedo Stefano prendere appunti fitti fitti. Ragioniamo insieme di prossimità e reciprocità. Lucien ci parla delle coltivazioni del cacao e del caffè, delle risorse naturali, delle tradizioni locali ma anche del banditismo che cresce, dei traffici d’armi e dei diamanti. Vedrei bene la nascita di una nuova associazione di relazioni africane scevra dall’ostentata esibizione della povertà e capace invece di far leva sulla ricchezza di risorse e di dignità che ci viene da un’altra Africa. Metto a disposizione le mie competenze e staremo a vedere. Ad uscire dall’aria condizionata l’effetto è un muro di calore. Gabriella è rimasta in panne e vado a prenderla, ma per fortuna non è nulla di grave e con la matrice delle chiavi dell’auto tutto si risolve.
23 Maggio 2009

sabato, 23 maggio 2009

  Oggi andremo al mare. Non propriamente una vacanza, anche se avvicinandomi al golfo ligure mi accorgo che ne avrei proprio voglia. Ma la presentazione di "Darsi il tempo" a Camogli sarà più un piacere che altro. Prima di partire devo fare un po’ di cose. Scrivere un saluto da inviare all’assemblea di Tremembè, alla quale Armando Stefani mi aveva invitato. Armando è stato per dieci anni l’anima di questa associazione che si occupa di turismo responsabile ma anche di animazione del territorio in rapporto con le culture altre. Si pensi a ciò che hanno rappresentato per la città di Trento le "Cene dell’altro mondo", una sorta di festa di primavera dove i protagonisti erano i nuovi cittadini, le loro musiche, i loro sapori. Con Armando ed altri volontari abbiamo dato vita al progetto "Viaggiare i Balcani" (a proposito, l’incontro di presentazione delle attività e dei viaggi per l’estate, annunciato per l’8 giugno, è stato anticipato a giovedì 4), alla Carta di Trento per una migliore cooperazione internazionale, al progetto "Etica e partecipazione" che ha segnato la mia campagna elettorale dell’autunno scorso. Ora Armando è in procinto di diventare, anche grazie alle preferenze ricevute, presidente della Circoscrizione dell’Argentario, che raggruppa una buona parte dei sobborghi della collina est del Comune di Trento. Una sfida per lui nuova, su un terreno politico-istituzionale dal quale per anni si è tenuto lontano. Ma questo è il tempo di mettersi in gioco e sono sicuro che Armando saprà dar vita ad un progetto di sperimentazione partecipativa di grande valore per tutta la nostra comunità. Non potendo essere presente all’assemblea, scrivo una cartella di saluto, come amico prima ancora che come presidente del Forum per la Pace. Altre volte, in assemblee come questa o in momenti seminariali e formativi, ho cercato di portare degli stimoli di riflessione trovando ascolto e sintonie, ed ora è come se me ne sentissi parte. Poi mi metto a scrivere il diario del giorno precedente e il tempo se ne va. Verso mezzogiorno ci mettiamo in macchina e via, verso la Liguria. Camogli è una cittadina deliziosa, a pochi chilometri da Genova. C’è con questo borgo sul mare che ha conservato, nonostante i signori che la frequentano, un legame speciale che si chiama Massimo Gorla. Massimo non c’è più da cinque anni ma le persone, le atmosfere e i luoghi sono quelli della nostra amicizia. Joan in primo luogo e la sua casa, villa kefia. Ed è come se quel dialogo che ci faceva incontrare anche "dopo la politica" o forse nella politica più vera, continuasse. Penso a quanto gli sarebbe piaciuto essere lì con noi, di fronte alla Libreria al Portolano, a due passi dal porto in riva al mare, a parlare delle cose del mondo con la scusa di un libro. Ha organizzato tutto Luana, che della libreria è cuore e mente. La scorgo in ansia, anche perché la presentazione di oggi è il primo appuntamento di un itinerario che s’intitola "geografie" e che bene si connette con lo sguardo sul mondo che provo a proporre. La cornice, una terrazza sul mare, è splendida e la brezza marina attenua il caldo della prima estate. Piano piano si forma una piccola folla di gente, alcuni venuti apposta per la presentazione, altri che passando si fermano incuriositi del fatto che ci sia ancora qualcuno che si ostina a proporre pensieri e parole. Nelle intenzioni di Luana avrebbe dovuto esserci Giorgio Galli alla presentazione del libro, ma poi all’ultimo momento il vecchio politologo non ce l’ha fatta. Al suo posto c’è Cesare Valentini, a suo modo un personaggio che alterna la formazione sui temi della finanza globale alle passeggiate sui monti di Portofino. E’ da poco uscito un suo libro dal titolo quanto meno provocatorio "Vivere di rendita" che parla di indipendenza e sobrietà. Vedo dai suoi appunti che ha letto il nostro lavoro con grande attenzione e conversando con lui scopro che è stato osservatore Osce nei Balcani, imparandone un po’  una delle lingue (il serbo croato) e le cose essenziali. Il libro è zeppo di appunti e la sua presentazione puntuale e fin troppo lusinghiera. Fra il pubblico il volto di vecchi amici come Emilio, Tina, Diddi, Patrizia… Altri si presentano, come Silvio Ferrari, intellettuale camoglino al quale si deve la traduzione in Italia dei libri di Matvejevic. E poi molte persone, tanto che con il trascorrere dei minuti ed il fluire delle parole l’ansia di Luana tende a svanire. Sarà il paesaggio che ho intorno, ma la cosa riesce davvero bene. Vedo le persone attente ed il racconto di un’ora non sembra affatto affaticarle, tanto che alle parole seguono molte domande, che proseguono anche dopo aver dato inizio al piccolo buffet a base di focaccia e vino. Nella terrazza sul mare, davvero una bella presentazione. Finisce a tavola, degnamente.  
22 Maggio 2009

venerdì, 22 maggio 2009

Praticamente un anno fa ha preso corpo quella che poi abbiamo chiamato "La Carta di Trento per una migliore cooperazione internazionale". Esponenti di associazioni provenienti da ogni parte del nostro paese hanno avviato un percorso di confronto che ha portato alla condivisione di 10 punti chiave per pensare e praticare una diversa cooperazione internazionale. Si trattava della prima declinazione (2008) del programma World Social Agenda promossa dalla Fondazione Fontana onlus attorno agli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite. Oggi si tiene il secondo appuntamento che nel 2009 riguarda il tema ambientale. Presso il Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale (al vecchio convento degli Agostiniani, a Trento) si tiene il seminario dal titolo "Cooperazione verde, la sostenibilità ambientale come opportunità per una migliore cooperazione internazionale". Rispetto a quelle precedenti, oggi è una giornata più rilassante. Ascolto i relatori. L’amico Massimo De Marchi dell’Università di Padova ci propone una stimolante relazione "tra i discorsi della terra e conflitti ambientali". Con Massimo, animatore di Agenda 21, c’è un feeling che dura sin dai primi anni dell’Unip e avverto il bisogno di riprendere con lui un ragionamento che si è andato un po’ sfilacciando negli ultimi tempi. Così nell’intervallo ci accordiamo. Proseguono le relazioni, ma colgo una difficoltà che nel pomeriggio avvertirò ancora più forte: la Carta di Trento dovrebbe essere il punto di partenza consolidato, condiviso, ma nell’uso delle categorie come della parole da parte di molti relatori sento che non è affatto così. (E’ come se il pantano ci tirasse giù, costringendoci in visioni che non centrano più un fico secco con la realtà.) Avrei voglia di intervenire, ma mentre iniziano i lavori di gruppo, una telefonata mi avverte che l’incontro con il presidente del Parlamento tibetano in esilio è anticipato. Allora mi precipito in Regione. A ricevere Pempa Tsering, accompagnato da Roberto Pinter e dagli esponenti dell’associazione Italia Tibet, il presidente del Consiglio regionale Marco De Paoli, i consiglieri Bruno Dorigatti, Caterina Dominici e il sottoscritto anche in qualità di presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Nella mattinata la delegazione tibetana ha incontrato il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta e nel pomeriggio il Presidente Lorenzo Dellai. Oggetto dei colloqui l’organizzazione in Trentino di un Forum mondiale delle autonomie locali per il Tibet, alla presenza del capo spirituale dei tibetani, il Dalai Lama. Il colloquio prosegue a pranzo e poi ritorno al seminario sulla "cooperazione verde". Come sempre ironico e stimolante l’intervento di Giorgio Andrian, rappresentante dell’Unesco, con il quale abbiamo spesso collaborato in passato come Osservatorio sui Balcani. Viene da sorridere nel vedere come la critica verso una diplomazia fatta di "ministri tromboni" che auspicano "democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui ciglioni"  venga proprio da un diplomatico. Nel pomeriggio avverto una distanza ancora più forte fra la nostra elaborazione e le parole dei relatori. Quella più grande con padre Edilberto Sena, del Movimento popolare per la difesa dell’Amazzonia, che però è quello anche più nelle corde dei presenti. Edilberto Sena è certamente accattivante, non usa mezzi termini, denuncia il neocolonialismo, ma il suo sguardo mi appare manicheo e quando sento rinverdire la categoria del tradimento, nella fattispecie riferita al presidente brasiliano Lula, vorrei andarmene. Non credo affatto che il presidente brasiliano sia esente da errori e per altro da tempo guardo con occhi disincantati alle cose del mondo. Ma la visione che viene proposta è tutta dentro l’antipolitica, non aiuta a capire e non abbiamo bisogno né di pensieri semplificati, né tanto meno di tifoserie. In tutti gli interventi, certo, si pone la questione ambientale come problema nella sua dimensione politica, ma ho come la sensazione che ci si arrivi "fuori tempo massimo". Perché oggi, prima ancora che politica, la questione è culturale. Ovvero di pensiero. Ne parlo con Maddalena Di Tolla, presidente di Legambiente Trentino, con Fabio Pipinato che di WSA è l’animatore, e con Silvia Nejrotti che ha accompagnato la giornata. Nel suo sconcerto leggo il mio. Vado in ufficio, ho in ballo un mare di cose da scrivere e da vedere. Passo a salutare il presidente Tsering che a breve avrà un incontro pubblico promosso da Italia Tibet, che mi dice "arrivederci a Dharamsala", città indiana dell’esilio tibetano. Corro in stazione a prendere Gabriella, ovviamente sfinita dalla gita scolastica, e decido di dedicare a lei la serata.  
21 Maggio 2009

giovedì, 21 maggio 2009

C. ha giocato con Nina tutta la sera precedente e quando mi alzo lei dorme ancora. Gabriella sta preparando le cose per due giorni di gita scolastica in Laguna ed io metto giù qualche appunto per il Consiglio provinciale che occuperà l’intera giornata.  Alle 7 e un quarto carichiamo i bagagli e andiamo alla stazione dei treni. Nina ci vede partire e mette giù il broncio.  Così non sono ancora le 8 e già sono in ufficio, a scrivere il diario. Ma c’è poco tempo perché dopo mezz’ora c’è riunione della maggioranza sempre sulla questione del difensore civico. Colgo che ogni proposta che viene avanzata rischia l’impallinamento e la cosa sta diventando davvero stucchevole. Mi prendo quindi una certa distanza. E così anche le nuove proposte non hanno alcun esito. Si arriva in Consiglio provinciale senza una proposta condivisa e si decide quindi di spostare in avanti quel punto all’odg e intanto si discute d’altro: il disegno di legge sui soggiorni socio educativi e quello sul Consiglio dei giovani e qualche mozione. Nel frattempo, si cerca un accordo ma invano e quando nel pomeriggio la questione del difensore civico ritorna in aula la minoranza, dopo l’ennesima sospensione, chiede il rinvio del punto all’ordine del giorno. Non è davvero un bello spettacolo, ma è inutile perdere tempo se non c’è un accordo. Se ne riparlerà nella prossima tornata consiliare. Arriva poi in discussione la questione "biodigestore" di Lasino. La proposta di emendamento che ho presentato a nome del gruppo del PD e di tutta la maggioranza viene accolta dai proponenti e il tono del documento cambia decisamente. (Ma questo le cronache giornalistiche nemmeno lo prendono in considerazione) Cambia perché l’emendamento fa sì che la logica della sospensione nella realizzazione dell’impianto della Predera non sia quella del "non nel mio giardino", affermando invece il principio di responsabilità e il concetto di autosufficienza che, tradotto, significa che la Provincia si deve dare un piano per cui l’umido non viene né esportato, né importato. Dobbiamo farcene carico e basta. E questo presuppone  la realizzazione di impianti di piccola-media dimensione di biodigestione (o di altre modalità di smaltimento) diffusi sul territorio affinché tutta la comunità se ne faccia carico, in modo responsabile e, ovviamente, partecipato. La mozione viene approvata all’unanimità ed il Consiglio si conclude. Guardo l’ora e sono quasi le 20.00, praticamente dodici ore in quel bunker di cemento dove si tengono le riunioni del Consiglio. Non mi sono nemmeno accorto che fuori c’è stato un temporale. Ma la giornata non è ancora finita perché di lì a poco sono a Trento nord, alla sede del PD del Trentino dove si riunisce il circolo del Centro storico. La serata è dedicata all’Europa, un incontro di autoformazione visto che in queste settimane si parla di elezioni europee ma non di Europa, nella quale mi è stato chiesto di portare una riflessione. Sono stanco ma questo è un tema sul quale sto lavorando da anni e allora provo a ravvivare la serata con un po’ di domande. In primo luogo, di che cosa stiamo parlando? Cos’è l’Europa? Sembra una domanda scontata ma quando chiedo se stiamo parlando dell’Europa a 27 (Unione) o a 47 (Consiglio) leggo il panico negli occhi dei presenti che mai avrebbero pensato che l’Azerbaijan facesse parte della famiglia europea. In secondo luogo, chi era Europa? La risposta che richiama la mitologia ci porta a dire che l’Europa nasce "fuori di sé", a Tiro, capitale dell’antica Fenicia. E poi ancora, esiste un’identità europea? esiste un approccio europeo (o meglio, post nazionale)? I partiti (o i cittadini) pensano europeo? Ne esce una discussione vivace ed intensa, ed anche se arrivano in fretta le 23.00 i partecipanti mi sembrano tutti molto contenti della serata. C’è anche il tempo per un bicchier di vino e una piadina. E poi a casa. Nina tiene ancora il muso, ma dopo un attimo si scioglie nelle coccole.
20 Maggio 2009

mercoledì, 20 maggio 2009

  Nello scrivere il diario di bordo, per evitare vuoti di memoria breve, do un’occhiata alla mia inseparabile agendina (tradizionale, ovvero cartacea).  Sulla giornata di ieri sono segnati un’infinità di appuntamenti, anche se ho la sensazione di aver perso tempo. Forse una ragione ci sarà. Alle 9.00 sono in Regione per la I Commissione. Un ordine del giorno da sbrigare in fretta, ovvero l’indicazione dei nostri rappresentanti in Pensplan, progetto sociale della Regione Trentino Alto Adige-Südtirol per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare a carattere locale. Il presidente della Commissione è assente per motivi di salute e la minoranza ne approfitta facendo mancare il numero legale. Comportamento insopportabile e la riunione salta. Alle 10.00 è convocato il Consiglio Provinciale. E, anche in questo caso, si ha subito la sensazione che la giornata se ne andrà in questioni procedurali. Scoppia subito una polemica sul tempo da dedicare alle interrogazioni con risposta immediata. C’è un crescente ritardo nelle risposte da parte della Giunta alle interrogazioni e quindi cresce il numero di quelle a risposta immediata. Il presidente del Consiglio, regolamento alla mano, ricorda che il tempo per queste interrogazioni è limitato e quindi scoppia subito una polemica che fa perdere una buona mezz’ora. Fra queste interrogazioni una è mia e riguarda la pista ciclabile che collega la Vallagarina con il Basso Sarca attraverso il lago di Loppio. La risposta del Presidente Dellai è precisa e indica che i lavori che la stanno interrompendo in un tratto problematico saranno completati entro la fine di maggio. Una buona notizia anche per le comunità locali, considerato che proprio il giorno precedente il sindaco di Mori mi aveva chiamato congratulandosi per l’interrogazione. Inizia poi la discussione sulla nomina del Difensore civico. Discussione si fa per dire, perché si tratta di una serie di votazioni che non danno alcun esito positivo. Questa nomina richiede una maggioranza qualificata e dunque almeno una parziale condivisione da parte della minoranza. E’ un susseguirsi di incontri, sospensioni, nomi che vengono avanzati con circospezione e che dopo cinque minuti già sono in pasto ai giornalisti che seguono come segugi le manovre del palazzo fino a diventarne protagonisti. (C’è una dimensione virtuale che si sovrappone al reale davvero insopportabile) Nel frattempo ho una serie di incontri che almeno mi permettono di mettere in cantiere un po’ di lavoro, in primis la prima convocazione del Consiglio della Pace, organismo cruciale nell’attività del Forum. Il Consiglio prosegue con i voti a vuoto sul Difensore civico e con gli altri punti all’ordine del giorno. Non ci si può muovere dall’aula e non riesco ad andare all’incontro del Focus sulla scuola. Arrivano le 19 e con Roberto Bombarda vado a Lavis dove ci attendono gli amici del circolo del PD che hanno organizzato alla sera un incontro pubblico sul tema dell’inquinamento elettromagnetico. Un tema scottante in particolare nel Comune di Nave San Rocco per il prossimo inizio dei lavori di realizzazione della scuola materna progettata in prossimità all’elettrodotto della RFI (ferrovie). Nel teatro di Zambana ci sono un centinaio di persone. C’è molta apprensione verso la salute dei bambini e della comunità locale, c’è una forte opposizione verso l’operato della giunta comunale di Nave che si è occupata più degli aspetti formali che di quelli sostanziali. Il nodo è qui, proprio sull’incongruenza di una legislazione provinciale che prevedeva la soglia di 0,2 microtesla a fronte di una legislazione nazionale attestata sui 3 microtesla alla quale la stessa legislazione trentina si è poi dovuta adeguare. Questo significa che tutte le raccomandazioni da parte della comunità scientifica come della stessa Unione Europea di attenersi al principio di precauzione finiscono su per il camino. In questa situazione di incertezza questo principio diviene ineludibile ed hanno ragione le mamme di Nave quando annunciano una forte mobilitazione in occasione dell’inizio dei lavori. La serata è davvero interessante, numerosi gli interventi e gli spunti che ne vengono. Idee i impegni che i consiglieri presenti indicano in alcune piste di lavoro che riguardano gli interventi da attuare nelle situazioni di pericolosità sociale, sul piano legislativo per quanto riguarda i limiti di precauzione e le normative urbanistiche, ed infine un piano pluriennale di bonifica complessiva. (L’iniziativa del Circolo del PD indica come deve agire un soggetto politico nel territorio, nella sua capacità di farsi carico della preoccupazione diffusa ma anche di indicare proposte concrete per addivenire alla soluzione dei problemi) Finiamo a prendere una pizza verso le 23.30. E si fa tardi. Mi dispiace, perché stasera avevamo a casa un’ospite importante che conoscerò solo al mattino. Si chiama C. ed è una bambina rom di origine kosovara, alunna di Gabriella. Ci teneva proprio che partecipasse alla gita scolastica a Venezia e per essere certa della sua partecipazione ha chiesto l’autorizzazione dei suoi genitori perché venisse la sera prima da noi.  Chissà cosa avrà pensato, lei abituata in un’abitazione condivisa con altre tredici persone trovarsi in una casa dove si avverte il passo felpato della nostra gatta.
20 Maggio 2009

martedì 21 luglio 2009

Giornata strana, per certi versi molto piena e per altri sconsolatamente vuota. Mi riferisco ai lavori del Consiglio provinciale quest’oggi dedicato alla trattazione di interrogazioni, dove il dialogo (se così lo vogliamo chiamare) è fra interrogante ed assessore competente. Il più delle volte, quando l’interrogazione viene dai banchi della minoranza, e cioè quasi sempre,  finisce con una dichiarazione di insoddisfazione. Prima di entrare in questo rituale, mi prendo un po’ di tempo per preparare la riunione del Consiglio del Forum per la Pace e i Diritti Umani convocato per il tardo pomeriggio. Significa documentarsi e fare mente locale sulle proposte da avanzare nella riunione, l’ultima prima della pausa estiva, che ha un corposo ordine del giorno.  E per presentare un’interrogazione sul labirinto di antenne che deturpano la cima della Paganella. E’ un po’ avvilente, ma uso le ore del mattino in Consiglio per incontrare persone e rispondere alla posta elettronica, cercando di prestare orecchio ai quesiti (pochi) di maggior interesse. Nella pausa pranzo si riunisce il Gruppo consiliare per scambiarci qualche idea sull’incontro di maggioranza del giorno dopo. In otto mesi questo sarà il secondo incontro programmato, ma non c’è un vero e proprio ordine del giorno e temo che il tutto si risolva con una comunicazione del presidente. Provo a dire che, a mio avviso, dovremmo utilizzare questo spazio per porre nodi di prospettiva politica di un certo rilievo piuttosto che una sequela di temi. Ma mi rendo conto che ci sarà a mala pena il tempo per indicare i titoli, evidenziando così l’urgenza di uno spazio specifico che dovremmo ritagliarci come "maggioranza". Mentre finiamo l’incontro mi chiama Franco Ianeselli per sottopormi l’opportunità di sostenere una proposta di legge di iniziativa popolare che la CGIL ha avanzato sul piano nazionale per l’"apprendimento permanente". Gli rispondo che su questo tema c’è un punto specifico di una mozione presentata durante la Finanziaria che va esattamente in questa direzione e gli propongo di mettere insieme un piccolo gruppo di lavoro per tradurre questa attenzione in un’iniziativa (legislativa?) sul piano provinciale che sostenga processi di educazione permanente. Mi incontro con Marcella Orrù della Comunità Baha’i del Trentino. Le propongo che sia lei stasera ad aprire l’incontro del Forum per la Pace: abbiamo deciso che ogni riunione del Consiglio del Forum veda in apertura l’illustrazione da parte di un’associazione della propria attività. Ci conosciamo da anni ma è la prima volta che parliamo della sua comunità, dei suoi fondamenti, delle sue origini persiane e di tanto altro ancora. Nel frattempo è in ballo una estenuante trattativa sul tema delle minoranze nonché del ruolo e delle prerogative del garante delle stesse. In aula finalmente si esauriscono le interrogazioni e la seduta viene sospesa. Riprenderà l’indomani. Ritorno al Gruppo, il tempo di tirare il fiato e alle 18.15 inizia il Consiglio del Forum. Contrariamente alle aspettative la presenza è numerosa, nonostante siamo a luglio inoltrato. La presentazione della Comunità Baha’i introduce uno dei punti all’ordine del giorno, ovvero la situazione iraniana e le iniziative del Forum. Perché questa comunità viene oggi perseguitata dal regime iraniano nonostante le origini di questo pensiero religioso siano proprio in Iran, ora ridotte ad una piccola minoranza a dispetto della diffusione mondiale che vede 4 milioni di aderenti. Parliamo di quel che si è fatto e di quel che possiamo fare in autunno per tenere desta l’attenzione verso questo paese dove pure le manifestazioni non sembrano placarsi traducendosi in un’aperta dialettica che attraversa lo stesso regime, tant’è vero che la nuova ondata di proteste è partita dall’esortazione dell’Ayatollah Rafsanjani, già presidente dell’Iran. Decidiamo di elaborare un documento del Forum e di prevedere in autunno l’invito in Trentino di una donna rappresentante della primavera di Teheran nell’ambito di una manifestazione sulla violazione dei diritti umani. Di seguito affrontiamo la proposta della Tavola della Pace di partecipare agli inizi di ottobre ad una settimana in Palestina, decidiamo di aderire ma anche di promuovere un ampio coinvolgimento di Comuni e associazioni affinché la nostra presenza a Gerusalemme avvenga all’insegna della costruzione di relazioni permanenti, un po’ come si è cominciato a fare con Beit Jala. E poi ancora l’adesione del Forum all’appello "In sicurezza?", contro il pacchetto varato dal Parlamento italiano (vedi documento pubblicato su questo sito) ed anche in questo caso quel che possiamo fare per farci interpreti dell’indignazione ma anche del bisogno di informazione e delle paure che si agitano in maniera sempre più forte dentro le nostre comunità. E di altre cose ancora. Devo dire che sono abbastanza soddisfatto di come il Forum reagisce alle sollecitazioni. La giornata finisce a San Michele all’Adige dove con Diego Pancher assisto all’esibizione di una compagnia di ballo che viene da Belgrado. Nel sentire le melodie della Vojvodina e nel ritmo ormai familiare del Kolo è come se respirassi aria di casa. E’ notte fonda e a casa è ormai ora di andarci.