17 Giugno 2009

mercoledì, 17 giugno 2009

Questa sera mi sento sfinito. Credo nella politica, è stata il senso della mia vita. E’ per questo che mi addolora vederla così svilita dentro le istituzioni, nella demagogia e nella disonestà intellettuale. Non ho il cinismo necessario e non voglio averlo. E per questo fatico in questi nuovi panni. Fors’anche per questo sento il bisogno di scrivere un primo bilancio di questi sei mesi rivolto in particolare alle persone che durante la campagna elettorale di novembre hanno sostenuto pubblicamente la mia candidatura. Quasi una richiesta di confronto ma anche di conforto, in un impegno che mi assorbe come mai prima d’ora. Fra una telefonata e l’altra butto giù qualche appunto di questo primo bilancio e così se ne va il mattino. A mezzogiorno ho appuntamento con Massimiliano Pilati, esponente del Movimento Nonviolento,  per parlare delle nuove caserme di Trento sud e vedere se insieme riusciamo a cavare un ragno dal buco. I margini sono ridotti, ma qualche contraddizione in cui infilarci forse c’è, e conveniamo che vale la pena provarci. Agendo su due fronti: la "riduzione del danno" e il "corpo a corpo". Si può intuire quel che significa e comunque ci ritorneremo. Maxi sorride, le sfide difficili lo appassionano. Corro in ufficio, il tempo di buttare giù qualche appunto per il Focus su "scuola e formazione" convocato per il tardo pomeriggio ed eccomi in I Commissione legislativa regionale. All’ordine del giorno le proposte di legge sulla riduzione dei costi della politica. L’Ufficio di Presidenza della Regione ha elaborato una proposta che indica un buon punto di mediazione accettato da tutti i componenti. Ma non hanno fatto i conti con l’opposizione (come vedremo anche con quella interna alla stessa maggioranza) che avvia un vero e proprio ostruzionismo. E’ Donato Seppi, esponente della destra italiana di Bolzano, a dar fuoco alle polveri. Ponendo peraltro un problema vero e cioè la netta disparità di trattamento dei consiglieri della Provincia di Trento rispetto a quelli dell’Alto Adige – Sud Tirol, privi questi ultimi di mezzi e collaboratori invece previsti in Trentino. Cerchiamo di far loro capire che è alla Provincia di Bolzano che devono rivolgere le proprie proteste, ma questo è l’ambito in cui loro possono esercitare la pressione più forte, e così piovono centinaia di emendamenti, poco importa se in larga misura pretestuosi, la cui illustrazione appare ancor più irrispettosa delle istituzioni di cui fanno parte. Proviamo a convincere i rappresentanti della SVP di indicare la disponibilità ad aprire un tavolo di trattativa attorno ai servizi che la Provincia Autonoma di Bolzano dovrebbe mettere a disposizione di ogni consigliere e gruppo consiliare, ma a quanto pare non hanno l’autorevolezza per farlo. Accade invece che la capogruppo della SVP in Regione Rosa Thaler presenti anch’essa un emendamento soppressivo dell’articolo 4 con il quale si riduce l’appannaggio degli assessori regionali. Mettendo così a rischio l’equilibrio trovato in Ufficio di Presidenza. Niente male… Mi arriva una lettera del consigliere Mario Casna della Lega Nord e componente l’assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani il quale, assente alla riunione del Consiglio della Pace nella quale si è deciso unanimemente di avviare la ricognizione sugli ambiti di attività del Forum in questi anni, mi rovescia addosso accuse pretestuose e prive di senso nel non aver indicato i temi della pace e dei diritti umani nei cinque focus proposti. Siamo al di là del bene e del male, ma pazienza. Anche il Tibet, tira in ballo, forse ignaro che proprio lo scorso 10 marzo sono stato io a proporre al Presidente del Consiglio Regionale di ricordare la giornata dell’esilio del popolo tibetano, dimenticando che la causa tibetana è stata e continua ad essere un punto fermo nell’attenzione al rispetto dei diritti umani e che grazie a Roberto Pinter in autunno il Trentino ospiterà l’incontro mondiale delle autonomie locali per il Tibet. Prendo il telefono e lo chiamo indignato perché non si fa così (o forse sono io che non ho ancora capito che si fa proprio così) e che bastava una telefonata per chiarirsi se quello fosse stato il problema. Oggi non ho il tempo, ma domani gli risponderò per le rime, per quel che può servire. Arrivano in Consiglio Angioletta Maino e Nino Mazzocchi che mi evono parlare dell’impianto Baldo Garda e delle angherie della SWS Engineering (una delle due società che hanno fatto richiesta di realizzare un mega impianto di pompaggio dell’acqua in quota per commerciare energia a costi più elevati di quella che si consuma). Ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora. Nel frattempo in Commissione Regionale non si sblocca nulla e alle 17.20 siamo ancora al primo articolo. Una situazione estenuante. Fra dieci minuti devo essere alle Scuole Savio per il Forum e quindi devo lasciare i lavori. Sono ancora in auto che il consigliere Bruno Dorigatti mi chiama per dirmi che se non ritorno in Commissione le minoranze faranno saltare il numero legale. Non posso certo non presenziare all’incontro del Forum, e comunque mi sembra che il danno della sospensione per mancanza del numero legale sia del tutto relativo, visto l’ostruzionismo in corso e la rigidità della SVP. Di lì a breve la Commissione verrà sospesa. Al Forum ci sono un bel po’ di persone, tutte impegnate nelle istituzioni o nelle associazioni sul tema della formazione. Il primo dei Focus previsti si dimostra efficace, quanto meno nel descrivere il quadro degli interventi se non ancora per capire chi fa che cosa. Da un giro fitto fitto di interventi, emergono con forza queste parole chiave: "ciò che rimane", il tema dell’efficacia e della continuità formativa, che ci rimanda alla necessità di sviluppare relazioni, che sappiamo costose e che richiedono responsabilità, merce sempre più rara; e poi di seguito la necessità di "fare sistema", il nodo delle competenze e della necessità di nuovi sguardi (cosa sono le "nuove guerre", cos’è l’elaborazione dei conflitti e la banalità del male, cos’è l’Europa…), il rapporto fra scuola e società che ci rimanda al tema dell’educazione permanente, ed infine il concetto di "investimento" […]
16 Giugno 2009

martedì 16 giugno 2009

Giornata di Consiglio Regionale del Trentino Adige – Süd Tirol. Con il secondo statuto di autonomia e con il passaggio progressivo di competenze dalla Regione alle due Province Autonome, questa istituzione ha visto ridursi sempre più il ruolo politico e amministrativo. Questo avrebbe dovuto portare a ridisegnare il ruolo della Regione, ma ciò non è avvenuto se non nei fatti di un’istituzione che s’incontra in maniera rituale  per un esercizio vuoto di poteri. La Regione è così diventata una specie di palestra dove le diverse opposizioni prendono la parola su ogni argomento per accusare la maggioranza di averla svuotata (la destra italiana dell’Alto Adige e il centrodestra trentino) oppure per chiederne il definitivo scioglimento (le formazioni liberali e nazionaliste sud tirolesi). Nelle intenzioni della maggioranza, la Regione è una sorta di coordinamento politico fra le due Province Autonome, nella prospettiva dell’Euroregione del Tirolo (e in questa direzione andava la scelta della presidenza alternata fra Durnwalder e Dellai). Ma la realtà è l’ambiguità di fondo di un’istituzione che da una parte non ci si po’ permettere di sciogliere e dall’altra rivendica riti ed esercizio – per quanto residuale – di poteri. Una cosa è certa, così com’è non serve pressoché a nulla (se escludiamo l’assessorato che si occupa di previdenza integrativa, che non a caso la SVP presidia da sempre). Urge più che mai una proposta capace di ridare significato politico alla Regione o all’incontro fra le due Province Autonome. Di questo parliamo con Alberto Pacher, mentre l’aula affronta una noiosissima discussione sulla legge relativa al Bollettino Ufficiale della Regione e che occupa un’intera mattinata. Con Ale siamo d’accordo che nel corso della legislatura ci dobbiamo inventare qualcosa per uscire da questa situazione, tanto sul piano istituzionale quanto su quello politico nel lanciare una proposta d’incontro fra i soggetti "democratici" della regione alpina. Approvata la legge sul Bollettino, la discussione si rianima (e il rito si ripete) sulla mozione Morandini che stigmatizza la recente decisione assunta in Consiglio provinciale a Bolzano di riavviare l’incontro permanente fra le istituzioni del Sud Tirolo e quelle del Tirolo. Si sospende la seduta per il pranzo e ne approfitto per incontrare Francesca e Martina che collaborano al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, per chiarirci le idee su come impostare il focus sulla formazione previsto per l’indomani. Dopo di che riprendono i lavori e dopo una lunga discussione si arriva al voto nel quale si respinge la premessa della mozione Morandini e si vota un nuovo dispositivo che auspica l’incontro delle istituzioni delle tre province (Trento, Bolzano e Innsbruck) nella prospettiva dell’Euroregione. Cosa scontata e già parte dell’indirizzo di legislatura. Arriva in aula il Voto al Governo italiano contro l’acquisto da parte dell’Italia di 131 cacciabombardieri ISF – F35, di cui sono il primo firmatario. L’aula ora è mezza vuota. Che il governo italiano destini 14,6 miliardi di euro ad armamenti di carattere offensivo quando non si hanno risorse per affrontare la crisi economica o le conseguenze del terremoto in Abruzzo, non interessa più di tanto e gli interventi che seguono la mia illustrazione hanno più il sapore del collocarsi politico a favore o contro il governo che altro. In questo si distingue il consigliere Civettini (Lega) il quale inveisce contro il Trentino in preda ai no global e a chi non vuol rispettare gli accordi internazionali, che pure in questa scelta non centrano nulla. E annuncia che il suo gruppo non parteciperà al voto. Altri pongono il problema che la ricerca dipende dagli investimenti compiuti sul piano degli armamenti e questo sembra non inquietarli affatto. A nessuno viene in mente che l’Europa che sta venendo avanti, ovvero l’Europa degli Stati, sarà confinaria e dunque armata. Esattamente il contrario di un’Europa delle regioni, post nazionale, necessariamente smilitarizzata se non con strumenti di interposizione che non richiedono certo gli F 35. In ogni caso la Mozione Voto viene approvata a larghissima maggioranza. E questo è già qualcosa, una testimonianza diversa che intendo portare a L’Aquila quando a luglio vi sarà una mobilitazione degli Enti Locali italiani proprio per chiedere che i denari destinati ai cacciabombardieri vengano destinati alla ricostruzione. Il Consiglio si chiude qui e almeno posso dire di non aver sprecato un intera giornata.  
15 Giugno 2009

lunedì 15 giugno 2009

Per chi come me ha iniziato ad occuparsi delle cose del mondo con la tecnologia della Lettera 22 e del ciclostile, fare una riunione su Skype con Sarajevo ti dà il senso di com’è cambiato questo nostro mondo. Con il gruppo di lavoro di "Viaggiare i Balcani" nella capitale bosniaca, facciamo il punto delle attività programmate. Per fortuna nessuna tecnologia può sostituire il contatto diretto, tant’è vero che mettiamo in cantiere un incontro a Prijedor in occasione del seminario di Promotur del prossimo fine settimana e alla prima occasione di un mio viaggio nella regione. E’ da gennaio che non vado di là del mare. Un mordi e fuggi di due giorni, ritagliati fra i mille impegni di un’agenda che non dà tregua, macinando duemila chilometri fra una domenica e un lunedì. Alla faccia della lentezza. Così ora i Balcani un po’ mi mancano. Mi manca quell’opportunità di sguardo nitido sul nostro tempo, mi mancano le suggestioni di un mondo solo in apparenza chiuso nel proprio passato, l’ironia di questa gente e tutto il resto. Dico a Valentina che fra una settimana sarò a Reggio Calabria a presentare il libro, lei originaria di Vibo Valentia ma ormai bosniaca e che lì ha piantato le sue nuove radici. Tonino Perna, l’amico con il quale nell’estate del 1999 ci siamo inventati l’Osservatorio sui Balcani e che il 23 giugno promuove la presentazione, è un po’ il suo maestro  politico e prometto di dargli un abbraccio da parte sua. Finita la riunione con Sarajevo corro al gruppo consiliare dove mi aspettano Armando e Fabio per fare il punto sul progetto "Politica responsabile", nel quale intendiamo far confluire la rete partecipativa costruita durante la campagna elettorale di novembre. Avevamo proposto che il progetto fosse preso in carico dal PD del Trentino in quanto tale, ma a quanto pare non ci sono sufficienti risorse. Personalmente ho un impegno con gli elettori che intendo rispettare, ma al tempo stesso vorrei evitare che l’iniziativa si appiattisse sulla mia persona. Cerchiamo quindi di promuovere un collettivo di pensiero e ci diamo appuntamento per la serata di giovedì. Alle 12.30 è convocato il Gruppo Consiliare del PD. Queste riunioni sono più organizzative che altro e le posizioni di ciascuno faticano ad uscire anche per il carattere informale e frammentato degli incontri. Fra le varie cose in ballo c’è l’annunciata riforma delle autonomie locali, ma rispetto alle proposte che avanza l’assessore regionale Margherita Cogo avverto (e manifesto) una profonda distanza (come del resto aveva già fatto l’Assemblea del partito qualche settimana fa). Non solo non ci sono le occasioni di approfondimento, ma ho come l’impressione che ciascuno si orienti come gli pare. Alle 16.00 mi vedo con Luisa Chiodi e Marco Vender che mi aggiornano sul convegno annuale di OB (da un po’ di mesi a questa parte OBC, con un Caucaso in più) che a novembre, in concomitanza con l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, proporrà un’occasione significativa di riflessione sul valore di questi vent’anni… le speranze, le tragedie, i confini e quel che ne rimane. Metto a punto un po’ di cose per il Consiglio Regionale del giorno dopo e poi vado alla FBK, in via S.Croce, dove c’è il primo incontro promosso dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi dal titolo "Maggioranza e Democrazia". Le riflessioni che ci portano Marco Brunazzo e Fulvio Cortese non sono affatto banali nel sottoporre a verifica il "principio di maggioranza", indagando attorno a quell’"elefante invisibile" che sta dietro le modalità democratiche fin qui sperimentate. Non è filosofeggiare sulla democrazia e i suoi aggettivi (che crescono più i sostantivi perdono di significato), ma sulla necessità di sperimentare attorno all’imperfezione del metodo democratico. E mi sembra di straordinario interesse quel "town meeting" che in autunno metterà insieme a Rovereto trecentotrentatre trentini in un’operazione di ascolto e restituzione sul "Trentino del futuro". Ci ritorneremo senz’altro. Silvia Nejrotti, amica torinese di grande sensibilità con la quale ho condiviso l’esperienza di Unip, mi sta aspettando e la raggiungo. Sarà a cena da noi ed è un grande piacere cucinare per lei.  
13 Giugno 2009

sabato 13 giugno 2009

Guardando dalla finestra di casa, al mattino presto, non è raro vedere i caprioli che pascolano. Il bosco di noccioli e arbusti che è cresciuto intorno casa è un habitat favorevole e i cacciatori qui non si fanno vedere. In questi giorni una femmina di capriolo ha partorito due cuccioli che sono una meraviglia e stamattina hanno approfittato del nostro orto per mangiarsi tutte le biete che con cura Gabriella aveva coltivato. Filiera cortissima. Passo un attimo all’Assemblea del PD del Trentino convocata per valutare il risultato delle elezioni europee e fare il punto sull’avvio del dibattito congressuale, e poi vado a Lavis dove con il Circolo locale presentiamo il Disegno di legge sull’orientamento al consumo e le filiere corte. In ogni luogo dove sono stato a presentare questa proposta ho trovato un grande interesse e anche a Lavis è così. Oltre ai nostri interventi (con me ci sono Enzo Mescalchin e Sergio Valentini), molte le domande e le osservazioni. L’applauso conclusivo e l’aperitivo con i prodotti locali ed il vino dell’azienda agricola biologica Molino dei Lessi sono la giusta conclusione. Anch’io sono molto soddisfatto, per due ordini di ragioni. La prima è che questa proposta ci permette di parlare di tante cose, di economia e di territorio, di globale e locale, di cultura del gusto e di saperi della terra (vi ricordate l’immagine di "Un tocco di zenzero" quando nonno Vassili spiega al nipotino che la parola "gastronomia" è l’unica a contenere quella di "astronomia"?). E poi perché in poche settimane siamo riusciti ad unificare i tre DDL presentati sul tema delle filiere corte ed ora abbiamo già un nuovo testo che porteremo in Commissione e poi in Consiglio, prevedibilmente a settembre. Nel pomeriggio, un salto a Pietramurata dove c’è un piccolo momento di ringraziamento a Michele Nicoletti per il suo impegno nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo: Michele non è stato eletto, ma il suo risultato in termini di preferenze ma anche di radicamento e di credibilità per il PD del Trentino è stato davvero lusinghiero. Mi avvicinano delle persone che non conosco che si complimentano per l’articolo uscito oggi su "L’Adige" affinché vi sia un ripensamento sugli impianti di collegamento San Martino – Passo Rolle. Mi sembra di cogliere attorno al PD del Trentino un clima favorevole, speriamo solo di essere all’altezza di questa domanda di buona politica.  
12 Giugno 2009

venerdì 12 giugno 2009

Un paio d’ore per mettere per iscritto ciò che avrei detto il giorno prima in Consiglio sugli impianti di collegamento fra San Martino e Passo Rolle (vedi articolo su questo sito) e alle 10 c’è l’audizione del capo della Procura Stefano Dragone e la pm Alessandra Liverani da parte della III Commissione legislativa provinciale nell’ambito del mandato di indagine sui controlli ambientali assegnatole dal Consiglio provinciale. L’audizione è l’ultima di una lunga serie che ha permesso ai commissari di farsi un’idea di quel che funziona e di quel che non ha funzionato nei controlli ambientali in Trentino e non solo. Nell’incontro non escono cose nuove ed anche l’idea di un maggior coordinamento fa gli organi preposti al controllo attraverso la creazione di un nucleo di controllo ambientale era già nei fatti contenuta nella manovra finanziaria. Di interessante c’è invece la conferma che talvolta fra controllore e controllato c’è stata connivenza e questo deve farci riflettere non solo sull’imparzialità di chi svolge ruoli di polizia giudiziaria, ma anche sulla professionalità e sulla preparazione di questo personale. Ho come la sensazione di un sovrapporsi di ruoli e mi chiedo se sia stato poi tanto giusto fare questa audizione. Consegno al presidente della Commissione il voluminoso dossier sulla vicenda Cava di Monte Zaccon preparato dalle consigliere di minoranza di Roncegno Paola Slomp e Daniela Lovato che documenta le numerose iniziative di denuncia da loro svolte, ben prima che il cantiere venisse posto sotto sequestro. A breve cominceremo a tirare le fila e vedremo se la Commissione saprà esprimere una posizione convergente. Torno in ufficio, mi vedo un attimo con Roberto Pinter, qualche telefonata in sospeso e poi vado alla "Trentini nel mondo" dove ho un incontro con il neo presidente Alberto Tafner. Voglio partire dalle sue parole scandite con commozione e un filo di rabbia nella commemorazione di Rino, Luigi e Gianni sabato scorso: i media – ha detto in buona sosanza Alberto – si accorgono delle cose importanti solo quando vi sono tragedie tanto dolorose e poi tutto ritorna rapidamente nell’oblio (o nel pettegolezzo). Non solo perché le condivido ma anche perché gli voglio parlare di un progetto che con Rino avevamo in animo da tempo e che riguarda l’elaborazione della memoria di una comunità che ha dimenticato la sua storia di popolo migrante attraverso il viaggio, qualcosa che rimanga dentro e faccia riflettere. Ne viene una bella conversazione. Come presidente del Forum trentino per la Pace gli propongo di lavorare insieme a questo progetto e ai momenti di incontro che avremo già nel mese di luglio. Una delle persone italiane che ha perso la vita nella notte fra il 31 maggio e il 1 giugno nell’Oceano Atlantico si chiamava Claudia Degli Esposti. Era di Bologna e lavorava ad Ervet, l’agenzia attraverso la quale la Regione Emilia Romagna sviluppa molta parte della sua cooperazione decentrata. Avevo conosciuto Claudia più o meno un anno fa, nell’iter di preparazione del progetto Seenet 2 che vede coinvolte sei Regioni italiane e la Provincia autonoma di Trento in un comune programma di cooperazione (sviluppo territoriale e turismo responsabile) verso i Balcani. Casualmente qualche ora prima dell’incontro con Alberto mi chiama Vasco Chilovi, avvocato ed amico di Claudia fin dai tempi dell’Università. Mi dice, fra l’altro, che lui ed altri amici di Bologna sarebbero disponibili per costituire un gruppo di lavoro a sostegno delle famiglie delle vittime. Ne parlo ovviamente con il presidente della Trentini nel mondo e gli passo il contatto. Parliamo anche di altre possibili collaborazioni e gli consegno una copia di "Darsi il tempo" con l’impegno di tenerci in contatto e di rivederci a breve. Il tempo di andare a casa, una rinfrescata e poi mi attende una piacevole serata a Villa Lagarina, dove oltre al Disegno di legge sull’educazione al consumo e sulle filiere corte presentiamo in anteprima il testo unificato che verrà discusso in Commissione nella fase di audizione a luglio e in aula a settembre. Palazzo Libera è un luogo di particolare fascino e decidiamo di tenere l’incontro nel giardino all’aperto. Con me come relatori ci sono Romina Baroni, assessore all’agricoltura del Comune di Villa, Marco Vender di Atabio (l’Associazione dei produttori biologici del Trentino) e Sergio Valentini, governatore regionale di Slow Food. Nei partecipanti c’è molto interesse e lo testimonia il fatto che, a prescindere dalle normative legislative, un territorio se vuole può già lavorare sulla filiera corta, mettendo intorno ad un tavolo i protagonisti, ovvero i contadini produttori, i ristoratori, gli albergatori, gli agriturismi, gli amministratori locali, le cantine, le mense pubbliche. E’ quel che hanno fatto nei giorni precedenti e Villa Lagarina darà vita a settembre al primo "Marcato della terra" dove verranno esposti e promossi di prodotti di qualità della filiera locale. E’ la cultura della filiera che va sedimentata, altrimenti le leggi possono non essere sufficienti. Ma comunque utili, molto utili, secondo il parere di tutti i presenti che rivolgono domande o pongono questioni di rilievo come il tema della salute pubblica, dell’alimentazione e dei danni provocati da alcuni prodotti come ad esempio l’alcol metilico. Emergono spunti di cui far tesoro, ed è questo, in buona sostanza, lo scopo di questi incontri di presentazione. E’ tardi e domattina a Lavis mi attende un’analoga iniziativa.  
11 Giugno 2009

giovedì 11 giugno 2009

La questione dell’impianto di collegamento fra San Martino di Castrozza e il Passo Rolle mi sta a cuore ed oggi dovrebbe arrivare in aula grazie ad una mozione di Roberto Bombarda. Sono passate da poco le 6.00 del mattino e mi ritrovo a leggere il Piano del Parco Paneveggio – Pale di San Martino e la mozione approvata poco più di un anno fa dal Consiglio provinciale, la delibera della PAT del 3 dicembre scorso e la denuncia della Sat alla Commissione delle Comunità Europee riguardante l’inadempimento del diritto comunitario. Butto giù un po’ di appunti per intervenire, nella speranza che si possa trovare un punto di mediazione dentro una maggioranza divisa. Alle 9.00 sono in II Commissione, dove si discute sulle audizioni relative al DDL sull’orientamento ai consumi e le filiere corte. Un lungo elenco di associazioni, enti e consorzi, ma anche luoghi formativi ed azienda sanitaria. Contemporaneamente c’è riunione della maggioranza per discutere sulla questione del Difensore Civico e dopo un paio d’ore di batti e ribatti, finalmente la questione si sblocca con un passo indietro della maggioranza, a conclusione di un braccio di ferro che forse poteva essere evitato. Non è facile mettere d’accordo tutti nella stessa maggioranza, figuriamoci in Consiglio, ma alla fine (siamo a mezzogiorno) il candidato indicato dalle minoranze e accettato dentro una quaterna di nomi dalla coalizione di governo ottiene il quorum necessario. Nel pomeriggio la discussione è attorno a due disegni di legge sulle norme elettorali proposte dalle minoranze. Il dibattito ruota attorno alle cosiddette "porte girevoli", in altre parole all’incompatibilità fra cariche esecutive (di governo) e legislative (consiliari). E a quel meccanismo che dà la possibilità ad un consigliere che viene nominato assessore di lasciare il suo posto al primo dei non eletti e ad un assessore che si dovesse trovare a rassegnare le sue dimissioni di rientrare nel suo ruolo di consigliere. Il confronto in aula elude però a mio avviso il nodo di fondo, che riguarda l’elezione diretta del Presidente e il fatto che con l’attuale sistema elettorale gli assessori sono ridotti in buona sostanza al ruolo di collaboratori del Presidente. Sono gli effetti di un sistema proporzionale corretto in forma maggioritaria, ma devo dire che in giro – a ragion del vero – c’è di peggio. L’attuale sistema delle elezioni politiche, ad esempio, il cosiddetto "porcellum" che ora i referendari vorrebbero abrogare ma in direzione di un sistema maggioritario ancor più radicale basato cioè sul bi-partitismo. Ragion per cui la mia intenzione nel prossimo referendum è di non andare a votare o di andarci e votare No. Ad ogni buon conto il voto negativo sui DDL espresso dalla I Commissione viene confermato anche dall’aula. Il dibattito si è protratto nel tempo e così il resto dell’ordine del giorno, mozioni comprese (sia quella sul collegamento San Martino – Passo Rolle che quella sull’abbonamento per i neo diciottenni ad un quotidiano locale), vengono spostate alla prossima sessione di lavori del Consiglio. Faccio quindi in tempo ad andare alla manifestazione conclusiva dell’Officina dell’autonomia, intensa settimana di incontri promossi dal Museo Storico del Trentino nella galleria "bianca" di Piedicastello attorno a cinque parole chiave: comunità, territorio, confini, progresso, solidarietà. Un lavoro di manutenzione di queste parole che – come afferma il presidente Dellai – appare più che mai necessario per dare spessore ad una identità che vuole essere glocale. Riprenderemo questa discussione alla sera, nell’incontro promosso a Sopramonte dal Circolo del PD del Bondone dedicato al tema della manovra anticrisi della PAT. Tocca a me introdurre i lavori ed interloquire con il presidente, a quanto pare raramente invitato alle iniziative del PD del Trentino. Il che denota, oltre ad una certa dose di timore subalterno, anche un po’ di stupidità, quasi vivessimo Dellai (e l’UpT) come un ingombro anziché un’opportunità che, fra l’altro, permette a questo nostro Trentino di non essere omologato sul piano politico al resto delle regioni del nord est. Le risposte di Dellai alle domande del pubblico che riempie la sala del centro civico sono tutt’altro che evasive, il confronto sulla manovra finanziaria spazia dalle cose del mondo a quelle della nostra terra: ne esce è una serata davvero interessante e piacevole. Ed è lo stesso presidente a complimentarsi con il circolo per aver dato questo profilo alto all’agire politico sul territorio.    
10 Giugno 2009

mercoledì 10 giugno 2009

Una lunga ed inconcludente giornata di Consiglio Provinciale. Il Consiglio è bloccato sulla questione della nomina del nuovo Difensore Civico. La cosa si trascina da mesi, fra proposte della maggioranza e veti della minoranza, richiedendo tale nomina una maggioranza qualificata dei 2/3 del Consiglio. Il confronto assume toni che vanno oltre tanto la nomina del Difensore Civico che le caratteristiche delle persone proposte e la minoranza fa valere il suo potere di interdizione. Devo dire che la partita non mi appassiona, tanto è diventata simbolica. Si dovrebbe capire al volo che, arrivati a questo punto e se si vuole sbloccare una situazione che rischia di apparire a tutti incomprensibile, occorre fare un passo indietro e lasciare alle minoranze l’onere di fare una proposta o, come ad un certo punto mi viene da proporre, di una terna di nomi per lasciare poi alla maggioranza di convergere su uno di essi. Fra le pieghe del dibattito si affrontano altri punti dell’ordine del giorno, una serie di interrogazioni, il rendiconto 2008 e l’assestamento del bilancio del Consiglio provinciale per il 2009, la relazione della Commissione provinciale per le pari opportunità. Anche quest’ultima – lo devo dire onestamente – non scalda il mio cuore, nel senso che avverto questo documento come piuttosto rituale. Verso le 18.00 lo scenario cambia decisamente. C’è talvolta un baratro fra i rituali e la realtà, ed è questa la sensazione che ho nell’assistere alla proiezione del film "Sunce i zica" (sole e filo) sul campo ustaša di Jasenovac e delle testimonianze dei rari sopravvissuti di quel campo di sterminio nelle gallerie di Piedicastello. Un’iniziativa questa organizzata dal Museo storico del Trentino in collaborazione con il Museo Kozara di Prijedor (Bosnia Erzegovina) ed il Progetto Prijedor, nell’ambito di un percorso sul tema della memoria e di elaborazione del conflitto che costituisce uno dei tratti qualificanti della relazione fra la comunità trentina e quella bosniaca. La testimonianza di un’anziana donna di Dubica che vive da sessant’anni nell’oscurità per effetto delle percosse agli occhi subite nel campo, quella di un’altra persona anziana fra i pochi ebrei sopravvissuti, accanto alle terrificanti immagini che documentano quella tragedia, ci costringono ad interrogarci sul senso del reale, sul valore delle cose, sul significato di quel che facciamo, dei conflitti che sappiamo (o non sappiamo) affrontare. Non è per nulla casuale che questa proiezione sia seguita dal film "Confini", realizzato dal liceo scientifico Galilei. Confine è un concetto ambivalente, è quel che unisce, suo malgrado, ma che può anche dividere. Fatto di filo spinato, materiale dunque, ma anche di muri virtuali spesso più invalicabili di quelli reali. Il confine è ricerca ma anche senso del limite, è spazio cosmopolita ma anche identità territoriale quand’anche in continuo divenire. E’ quello della memoria e dell’elaborazione del conflitto che mi sta particolarmente a cuore, in questi anni ambito di ricerca e di riflessione, nel tentativo di dare alla pace una dimensione più vera e meno retorica. Saluto Dragan e gli amici di Prijedor e mi accordo con loro per quando ritornerò in Bosnia, nel prevedere una giornata di formazione per lo staff allargato dell’ADL sui temi della cooperazione internazionale. A sera, in quel di Roveré della Luna c’è la rappresentazione di Roberta Biagiarelli del "Poema dei monti naviganti" di Paolo Rumiz. Ma domani in Consiglio arrivano cose importanti come ad esempio la mozione sull’impianto di collegamento San Martino – Passo Rolle e intendo documentarmi a dovere, anche per verificare la possibilità di una soluzione alternativa dopo che la nostra Amministrazione ha deciso la realizzazione di un impianto fortemente impattante in una delle aree più significative delle Dolomiti. Argomento sul quale ritorneremo domani.  
9 Giugno 2009

martedì 9 giugno 2009

In Consiglio provinciale c’è un vuoto, colmo di fiori, ma un vuoto.  Con Gianni Lenzi ci si conosceva appena, storie e percorsi molto diversi i nostri. Ma quel posto vuoto dove prima c’era una vita fatta di sentimenti e speranze, corrisponde ad una mancanza che senti dentro di te. Il volto di Gianni si confonde con quello di Rino, conosciuto tredici anni fa in un viaggio per le strade desolate del dopoguerra bosniaco, e di Luigi, incontrato lungo i sentieri sgangherati della politica. "Un uomo della terra", dice Giorgio Lunelli nel suo ricordo di Gianni, e mi stupisco del sovrapporsi d’immagini quando sul finire scandisce con commozione queste parole: «A noi, stretto nella mano, rimane solo il ruvido scorrere dell’alzaia, la fune che serve per tirare a riva le barche. Ci rimane l’alzaia della memoria e dell’affetto. Insieme alla preghiera degli uomini di mare: "Grande, Eterno Iddio, Signore del mare e degli abissi, tienilo nelle tue mani". Grande, Eterno Iddio, Signore del mare e degli abissi, tieni, Gianni, Rino e Luigi, stretti – ben stretti – nelle tue mani!». Il pensiero va ad un testo di un uomo di mare come Vinicio Capossela, quando nella "Santissima dei Naufragati" recita «… Questa è la ballata di chi si è preso il mare Che lapide non abbia Né ossa sulla sabbia Né polvere ritorni Ma bruci sui pennoni Nei fuochi sacri I fuochi alati Della santissima dei naufragati….». Il Consiglio viene sospeso in segno di lutto e riprenderà il giorno seguente. Quando un giorno si svuota, si riempie delle cose messe da parte. Pensiamo in cuor nostro di guadagnare del tempo, ma non è esattamente così. Un pasto frugale, molto poco slow, e poi alle 14.00 in sala Aurora di Palazzo Trentini dove mi attendono una trentina di persone appartenenti al Circolo anziani di Villamontagna. Dovrei parlare di come funzionano le nostre istituzioni ma il tempo a disposizione non è sufficiente e forse si annoierebbero pure e allora racconto loro la mia giornata precedente e quella in corso, di cosa fa un "consigliere semplice", così, tanto per sfatare l’idea della politica come occupazione di poltrone. Li vedo tutti belli attenti e sono contento di aver catturato la loro attenzione con argomenti che investono la loro stessa quotidianità. Foto di gruppo e via, un po’ stupito (o forse rassegnato) dal fatto che molti di questi "anziani" avevano sì e no la mia età. Mi vedo con Luisa al Forum trentino per la Pace, ritorno al gruppo e mi metto a guardare le cose che arrivano in Consiglio l’indomani.   Verso le 18.00 vado alla Bottega della Natura a fare la spesa e poi a preparare la cena per Ciro, Diego e Nicola. Mi diverte cucinare e l’amore che ci metto viene apprezzato. Gradiranno tutto, tranne il caffè (ma Gabriella è a cena fuori e quello di solito è compito suo).  
8 Giugno 2009

lunedì 8 giugno 2009

Proprio una settimana fa se ne andavano inghiottiti dal mare Rino, Luigi e Gianni. Non so se il mare mai restituirà quei poveri corpi ma sento dentro di me che vorrei che li custodisse per sempre, come se un naufragio li avesse portati chissà dove. Sento il bisogno di questo pensiero leggero nel riprendere una nuova settimana di lavoro. Per non prendersi troppo sul serio, anche quando cominciano ad affluire i risultati delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo. Ho creduto nell’Europa. Nelle mie frequentazioni balcaniche o mediterranee l’Europa rappresentava in sé, senza aggettivi, un progetto politico di prossimità e di apertura, a fronte del sorgere di confini invalicabili laddove prima non c’erano. Mentre il muro si sgretolava, altri e più resistenti ancora prendevano corpo. Ora, nel vedere i risultati e prima ancora i dati dell’afflusso alle urne, è come se la realtà si svelasse alla faccia delle nostre speranze. Numeri che mi fanno male e che non voglio vedere. Così alle 9.00 mi immergo prima al gruppo e di seguito nella saletta commissioni del Consiglio provinciale nel testo del disegno di legge sulle filiere corte che stiamo cercando di unificare. L’esito, almeno questo, è positivo e alla fine dell’incontro con Michele Ghezzer siamo soddisfatti del lavoro compiuto, intravedendo la possibilità di portare a casa una buona legge. Nel pomeriggio salta la riunione settimanale del gruppo e ne approfitto per incontrare l’assessore Pacher e per fare con lui il punto su una serie di cose che abbiamo in ballo, dalla viabilità della Piana Rotaliana al Parco Agricolo dell’Alto Garda, dagli impianti sul Colbricon ai progetti presentati alla PAT che prevedono di alterare il corso dell’Adige con una serie di centrali idroelettriche dal forte impatto ambientale. Finito con Ale, ho appuntamento con Martina e Francesca che collaborano al Forum per la Pace, per definire programmi e impegni per il futuro. Fra un appuntamento e l’altro sbircio i risultati delle elezioni europee e i primi dati sulle amministrative. Quest’ultimi sono un mezzo disastro per il centrosinistra, ma quel che più mi turba sono i dati del voto per l’europarlamento, quelli generali come quelli locali, attenuati solo dall’ottimo risultato in termini di preferenze conseguito dal nostro candidato locale Michele Nicoletti. Non ce la farà ad essere eletto, ma se questa candidatura avesse trovato una convergenza territoriale più ampia l’esito avrebbe potuto essere diverso. Un’occasione sprecata e tanti motivi per riflettere. Che provo a mettere nero su bianco in un articolo dal titolo "Messaggi europei". Si è fatta sera e decido di immergermi nei risultati elettorali, navigando su internet per cercare di cogliere quel che le nude cifre non rivelano. Non è la temuta debacle, ma il quadro del mattino seguente sarà piuttosto desolante.  
6 Giugno 2009

sabato 6 giugno 2009

Da tempo avevo messo in agenda l’appuntamento a Bolzano con Adolfo Pèrez Esquivel, pacifista argentino che nel 1980 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per le denunce contro i crimini della dittatura militare negli anni Settanta. Ma la tragedia dell’airbus francese precipitato nell’Atlantico portandoci via Rino, Luigi e Gianni ha cambiato ogni programma e stamane, alla Sala Depero della Provincia, è prevista la cerimonia di commemorazione di questi nostri ambasciatori di pace e di comunità. Nelle parole di Giovanni Kessler (presidente del Consiglio provinciale), Marco Depaoli (a nome del Consiglio regionale), Marino Simoni (Consorzo dei Comuni) e Alberto Tafner (Trentini nel mondo) c’è la vicinanza e la commozione di tutto il Trentino. E qualcosa di più. Nelle parole rotte dal pianto del presidente della “Trentini nel mondo” c’è anche l’amara considerazione verso un tempo che non riesce più a cogliere le cose vere e che non sa che rincorrere l’effimero ed il gridato. Mi auguro davvero che le sue parole facciano riflettere ciascuno di noi, la società civile, la politica, l’informazione. Ma temo che non sarà così. Nel pomeriggio iniziano le operazioni di voto per il rinnovo del Parlamento Europeo. Prima ancora che venisse fissata la data del voto, avevamo messo in cantiere un ciclo di incontri intitolato “Trentini del mondo”, un itinerario di conversazioni per una cittadinanza responsabile che offrisse occasioni di dialogo e di riflessione al Trentino multicolore. E proprio nel pomeriggio è previsto il secondo incontro che ha come titolo “La principessa Europa. Un’identità plurale che nasce fuori di sé”. Al “Magazzino” di via Torre d’Augusto, in questo luogo che vorremmo diventasse un’agorà culturale della città, Laura Mezzanotte conversa con Adel Jabbar e con me di cos’è l’Europa nell’immaginario delle persone, nella storia, nell’identità collettiva, nel pensiero politico. E di una campagna elettorale dove l’Europa non c’era. Non ci sono grandi folle, ma non siamo nemmeno in pochi e le parole scorrono piacevolmente nell’intrecciarsi di sguardi che vengono dai nuovi trentini di origine irachena, magrebina, cubana, moldava e africana. Il prossimo appuntamento, in questo stesso luogo, sarà sabato 20 giugno ed avrà come titolo “Quando ad emigrare eravamo noi…”.  Storie di partenze che vorremmo dedicare agli amici della “Trentini nel mondo” che non sono più con noi.  
5 Giugno 2009

venerdì 5 giugno 2009

Dopo una mattinata per uffici a sbrigare cose di casa, arrivo al gruppo dove trovo Edoardo. Sempre stimolante, mi pone il problema, serissimo, di un corpo politico – quello del PD del Trentino – che fatica ad includere le competenze, i saperi, o semplicemente le disponibilità d’impegno delle persone. Questo sguardo mette in rilievo l’evidente schizofrenia fra un’agenda fittissima che non mi dà respiro ed un soggetto politico che non sa ancora valorizzare le persone, brutta eredità di partiti schiacciati sui ruoli istituzionali che avevano via via perso il loro legame sociale. Il che ci descrive l’importanza del ruolo dei circoli, ma anche l’urgenza di mettere insieme forum tematici in grado di elaborare visioni che supportino e stimolino l’azione istituzionale e di governo. Nelle scorse settimane si è messo in piedi un focus permanente sulla scuola, ma è l’unico e anch’esso fatica a darsi continuità. Già che ci sono ne approfitto per chiedere ad Edoardo di aiutarmi in un paio di cose, fermo restando che il problema di avere luoghi elaborativi permane. Butto giù qualche idea per l’assemblea di costituzione del Circolo della Valle dei Laghi che avrà luogo la sera e poi vado all’Assemblea della Federazione Trentina delle Cooperative. La "Federazione" è una delle realtà che hanno fatto e fanno diverso il Trentino. Con 549 cooperative, 246.000 soci e 5.400 tra amministratori e sindaci, rappresenta la realtà economica e sociale più rilevante nel tessuto provinciale, generando nel 2008 circa 15.700 posti di lavoro (vedi scheda). La relazione del presidente Diego Schelfi è di buon profilo, cerca di proporre visioni piuttosto che numeri, il che ci dice del fatto che la necessità di interrogarsi sul senso e di scandagliare una dimensione politico culturale è avvertita anche dentro questo "molosso" dell’economia trentina. Una relazione fortemente politica, ed è bene che sia così. Nel guardarlo da fuori (ma anche come socio del movimento cooperativo) ho spesso l’impressione che il palazzo di via Segantini fatichi a rinnovarsi, manchi di progettualità e di una nuova classe dirigente che, nell’interrogarsi sul presente e sul futuro, sia in grado di imprimere al movimento idee nuove e una rinnovata responsabilità. La Federazione dovrebbe interrogarsi, guardarsi dentro senza reticenze, parlare senza infingimenti delle proprie criticità. Come pure afferma il presidente Schelfi a proposito della vicenda del Caseificio di Fiavé, saper per l’appunto "imparare dagli errori", ma non so quanto le sue parole corrispondano alle corde dei cooperanti. Il rimando che viene dal presidente Dellai va in questa direzione, quando afferma che il Trentino si aspetta molto dalla sua cooperazione nel saper affrontare le sfide del futuro. Una richiesta di assunzione di responsabilità che non si sembra affatto rituale. Passo dal gruppo dove faccio gli ultimi ritocchi sul testo unificato dei DDL sull’educazione al consumo e le filiere corte di cui parleremo lunedì prossimo e poi vado in via Garibaldi, dove malgrado la pioggia, si tiene il comizio conclusivo della campagna elettorale di Michele Nicoletti. Non c’è tanta gente, ma il clima è disteso e Michele esprime la sua soddisfazione per aver sentito intorno a sé molto sostegno. La pioggia cade insistente e mi accompagna lungo la strada che mi porta a Padergnone, dove alle 20.30 è convocata l’assemblea costitutiva del Circolo del PD della Valle dei Laghi. L’assemblea vede una sessantina di partecipanti, e penso fra me che nemmeno nei giorni migliori della politica trentina tanta gente abbia partecipato ad una riunione di partito in Valle. Sbrigate le formalità, i due candidati segretari del circolo (Marta Tasin e Stefano Marchetti) spiegano le ragioni delle loro rispettive candidature. Si avverte nelle loro parole il peso della responsabilità ed è importante che sia così. Segue il dibattito, che un po’ risente della disabitudine al confronto collettivo ma che ha anche spunti interessanti quando viene chiesto che il circolo sia una modalità per stare fra la gente ma anche un luogo di cultura politica. Anch’io insisto su questo aspetto nel rivendicare una politica capace di connettere il locale e il globale, la crisi della finanza internazionale e l’economia dei territori. E, visto che all’indomani si vota, parlo del ruolo dell’Europa, oggetto misterioso che nella campagna elettorale ha trovato pochissimo spazio. Si passa all’elezione del segretario e del direttivo. E’ Marta che dovrà prendersi questa responsabilità, accompagnata da altre sette persone (tre donne e quattro uomini, come da regolamento). Il clima è buono e l’impressione è che si faccia sul serio. Nelle stesse ore si sono costituiti tre nuovi Circoli: a Pergine Valsugana, a Caldonazzo (anche per l’altipiano vigolano) e di Levico. Ovunque il numero dei partecipanti è alto, un po’ meno il dibattito che invece stenta a decollare ma non c’è da stupirsi che sia così: per troppo tempo la politica è stata ridotta a campagna elettorale. Il dato che fa la differenza sono le centinaia di persone che manifestano la volontà di partecipare ed impegnarsi: una straordinaria occasione che non dobbiamo buttare via.  
4 Giugno 2009

giovedì 4 giugno 2009

Questo diario è un bell’impegno. E’ qualcosa di più di un’agenda di lavoro, cerca di dare significato ad un fittissimo lavoro di relazioni, di conoscenza, di progettualità e di pensiero. Per me rappresenta anche un promemoria di sensazioni e di stimoli che vorrei ritrovare ogniqualvolta si ritorna su un argomento. Ed un modo per dare conto ad amici ed elettori di un impegno che vorrei condividere. Ma anche il diario richiede tempo e sistematicità. Così se ne va il primissimo mattino. Alle 11.00 ho da tenere un corso di formazione dal titolo “Gestire i processi di internazionalizzazione” riferito in particolare alla situazione geopolitica dell’est Europa e rivedo gli appunti. Qualche settimana fa Michele Cozzio mi ha chiamato per chiedermi se ero disponibile a ragionare di questo con una decina di giovani che partecipano a questo master e gli ho detto subito di sì, perché ci tengo a trasmettere il mio sguardo verso quel che è accaduto ed accade in quella regione, a far conoscere l’esperienza di Osservatorio Balcani e Caucaso o della cooperazione di comunità. Il gruppo, composto di giovani poco più che ventenni, è piuttosto composito nel loro approccio e, da quel che capisco, nelle loro stesse storie di vita. Le loro espressioni sono vivaci e cerco di catturare la loro attenzione. Racconto del nostro strano rapporto con l’area balcanica, interrogandoci sulla “vicina lontananza” con cui generalmente ci rapportiamo con il mondo dall’altra parte dell’Adriatico. Qualcuno di loro è stato in vacanza in Croazia, ma lo sguardo che propongo sulla regione non rientrava esattamente nei loro pensieri. Anche per Stefano, che pure è nato a Novo Mesto (Slovenia) e che ha frequentato la regione, le mie parole sembrano aprire visioni inedite. Gli occhi vivaci di Hussein che segue attentamente ogni passaggio della mia relazione mi confortano e sono io a stupirmi quando, nel confermare le mie parole, racconta del suo impatto con il confine della Transnistria che lui e i suoi amici di viaggio sulle carte geografiche non avevano trovato. Ogni tanto, come concordato, mi interrompono per chiedere o capire meglio quel che intendo dire, ma li vedo coinvolti e questo basta. Un intervallo di un’ora, e con Michele Cozzio prendiamo qualcosa al vicino Baricentro, e poi via per altre due ore e passa. Nella seconda parte dovremmo parlare di Romania. Vorrei proporre loro un film che ritengo straordinario “Ad est di Bucarest” ma c’è qualche intoppo tecnico e poco tempo e allora preferiscono vederlo in un secondo momento e che io invece parli di geografia e di cooperazione. Anche in questo caso, vedo facce stupite quando propongo un diverso approccio, un salto di pensiero che almeno in parte stravolge quel che pensavano o che avevano studiato. Sono passate le 16.00 e arriva Jens Woelk, docente all’Università di Trento, che mi dà il cambio. Con Jens abbiamo molto collaborato nel corso degli anni e delle comuni frequentazioni balcaniche. Dieci minuti di pausa per un caffè. Mentre vado verso la sede del Gruppo consiliare avverto il peso di quattro ore di parola ma anche la soddisfazione di aver trasmesso suggestioni spero non banali. Al Gruppo con Michele vediamo la traccia di una proposta di testo unificato dei Disegni di legge sulle filiere corte: è un ottimo lavoro, speriamo capace di superare le resistenze del PATT ma soprattutto delle regole europee che tendono a garantire la libera circolazioni delle merci senza produrre agevolazioni per quelle dei territori. Poi vado alle gallerie di Piedicastello. Esattamente un anno fa se ne andava per sempre Walter Micheli, trovandoci sbigottiti per quel vuoto che lasciava in tutti noi e nella comunità trentina. Il libro che la Casa editrice “Il Margine” gli ha dedicato lo ritrae fra le montagne innevate ed il cielo. S’intitola “Passioni e sentieri” e raccoglie interventi e scritti di Walter suddivisi in tre capitoli: “I maestri, la politica, l’ambiente”. Come scrive Franco de Battaglia, qualcosa di più di un libro che testimonia una vita ma “un manifesto sul futuro del Trentino”. Nella “galleria bianca” c’è tanta gente ed un pezzo di storia di questa nostra terra. Grazie Walter. Non è ancora conclusa questa manifestazione che devo andare al Museo storico del Trentino dove si tiene l’assemblea di Viaggiare i Balcani. C’è molta soddisfazione per le cose fin qui realizzate, un sito internet che rappresenta un servizio unico nel suo genere, l’aver contribuito a dare cittadinanza nei Balcani ad un concetto come quello di turismo responsabile prima del tutto sconosciuto, l’aver creato una rete di esperienze culturali e professionali impegnate nella sfida di un turismo diverso. Ma c’è anche un po’ di delusione nel vedere quanta fatica si fa nel tradurre tutto questo in una proposta commerciale, nei viaggi del turismo in una regione verso la quale – nonostante le straordinarie bellezze naturali e della storia – c’è ancora molta diffidenza e ritrosia. Non demordiamo e le persone (per lo più giovani) che in questi anni abbiamo coinvolto e hanno creduto  in questo lavoro non intendono certo mollare. Claudia, Daniele, Eugenio e Luca propongono di sviluppare una particolare attenzione verso i viaggi delle scuole e dei piani giovanili di zona, sulla scia di quel che già oggi avviene con risultati molto positivi. Analogamente si vuole puntare sui viaggi della memoria, nel collegare il presente all’elaborazione del passato. Ne avevamo parlato qualche mese fa proprio con il direttore della “Trentini nel Mondo” Rino Zandonai, prima che l’A330 della Air France sparisse nell’oceano. Rino aveva partecipato ad uno dei viaggi dei piani di zona che aveva fatto visita a Stivor ed era stata un’esperienza molto bella. Anche per questo Rino ci mancherà. Sono quasi le 20.00. Passo alla Libreria Einaudi per ordinare un libro e acquistarne altri. Nella mia borsa finiscono “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin e “In difesa delle cause perse” di Slavoj Žižek. Vediamo se finiscono anche sulla nostra piccola biblioteca di bordo. A casa, con Gabriella, ci sono Anna e Luisa. Luisa lavora da anni come insegnante in carcere. I suoi racconti, qualche volta divertenti e spesso amari, descrivono un mondo a parte, che […]