13 Luglio 2009

lunedì 13 luglio 2009

Quella che inizia è una settimana piuttosto densa di attività consiliare. Tre giorni di fila di Consiglio provinciale per un ordine del giorno composto in gran parte di mozioni. Come Gruppo consiliare del PD del Trentino la iniziamo con la presentazione di un Disegno di Legge che, nel titolo, indica l’obiettivo: "Fondo di solidarietà per le famiglie dei lavoratori vittime di incidenti mortali sul lavoro". Bruno Dorigatti, che ne è l’artefice principale, spiega alla stampa che si tratta di un intervento risarcitorio che va ad aggiungersi a quelli già previsti dalle leggi nazionali e che intende tenere desta l’attenzione verso un tema, la mortalità e gli infortuni sul lavoro, che va affrontato in termini di prevenzione attraverso una più diffusa cultura della sicurezza e maggiori controlli. A seguire si riunisce il Gruppo consiliare. Si esaminano alcuni temi che andranno in discussione nel pomeriggio in Quarta Commissione (il tema del polo giudiziario e dell’abbattimento del vecchio carcere in primis) e nella sessione consiliare che inizia martedì. Nel merito nulla di significativo e, ancora, la sensazione che la costruzione di un collettivo di lavoro sia ben lontana e forse nemmeno nelle corde di chi compone il Gruppo. Un solo dato importante, che voglio ascrivere un po’ anche al mio impegno personale. L’annuncio da parte dell’assessore Pacher che la Giunta intenderebbe compiere un passo indietro sulla vicenda del collegamento Passo Rolle – San Martino, rinunciando all’impianto che avrebbe avuto effetti devastanti per il Colbricon, in direzione di un progetto vero di viabilità alternativa. Potrebbe rappresentare un primo passo importante verso un ripensamento sul tema degli impianti di risalita: la crisi della società Folgarida Marilleva (che controlla anche gli impianti del Bondone e che tanto per cambiare chiude anche quest’anno il suo bilancio con un forte deficit) dell’imprenditore Bertoli, inguaiato nel crac finanziario dell’Aeroterminal di Venezia per 90 milioni di euro, dovrebbe portare la Provincia ad un cambio netto di strategia. Non se ne può più di imprenditori che privatizzano i profitti (ottenuti grazie a contributi pubblici) e socializzano le perdite. Finita la riunione di Gruppo mi metto a lavorare sulla mozione che ho presentato qualche mese fa affinché venisse dato ad ogni diciottenne che ne facesse richiesta un abbonamento ad un quotidiano locale. La giunta ha avanzato delle obiezioni relative al costo ipotetico di un’iniziativa del genere e sto verificando se la cosa diviene compatibile con l’abbonamento online per un periodo di sei mesi. L’indomani la risposta. Ma se vogliamo investire in cultura la strada è anche questa. Vado a Passaggio Zippel dove ho un incontro del Coordinamento del Progetto Prijedor. C’è con noi anche Simone, il nostro delegato, ed è l’occasione per fare il punto sulle varie attività in corso. Lo trovo disteso e soddisfatto dei lavori in corso. E’ da gennaio che non vado in Bosnia e così ci accordiamo per tenere ai primi giorni di settembre il percorso formativo con i nostri collaboratori locali che abbiamo previsto da tempo e al quale dovrei partecipare. La giornata finisce qui. Questa sera Silvia è nostra ospite e occorre una cenetta come si deve.  
10 Luglio 2009

venerdì 10 luglio 2009

La mattinata è dedicata al Premio Internazionale "Rovereto, Città della Pace". E’ la prima edizione ed il riconoscimento viene assegnato alla città di Acupe, dello Stato brasiliano di Salvador de Bahia. Nasce da un Quilombo, comunità di schiavi africani fuggiti dalle piantagioni di canna da zucchero e rifugiatisi nelle foreste, in luoghi di difficile accesso, dove si sono intrecciate radici culturali diverse dando vita a sincretismi afro-brasiliani dei quali la cultura locale è espressione. Qui viene rappresentata dai "Nego fulgido", ora un gruppo di 40 elementi ma che hanno iniziato a formarsi sin dall’epoca della fine della schiavitù: portano a noi una forma di opera popolare che racconta la storia di quella comunità. E in questi giorni la città di Rovereto si è stretta intorno a loro. Nell’ambito di una manifestazione che per dieci giorni ha attraversato la città e i suoi luoghi simbolici più o meno conosciuti, oggi al Colle di Miravalle si tiene un convegno dal titolo "Culture fra pace e libertà" dove sono relatore. La tavola rotonda è interessante. Perché si svolge all’insegna della relazione ovvero della ricerca di uno sguardo capace di indagare antropologicamente la realtà, la propria come quella dell’altro. I racconti che vengono presentati sono altrettanti sguardi di vita. Nel mio intervento che conclude la mattinata cerco di immaginare un legame fra quello di cui si parla a L’Aquila, nella giornata del G8 dedicata all’Africa dove la retorica degli aiuti si sprecherà, ed il racconto che si svolge al Colle di Miravalle. E’ di questa retorica che, nei pochi minuti a disposizione, voglio parlare, proponendo di indagare parole che nel tempo hanno smarrito il loro significato. Pace, diritti umani, povertà richiedono una lavoro di manutenzione senza il quale non riusciranno più a comunicare se non banalità. Provo a farlo attraverso il racconto di una Galleria d’arte contemporanea realizzata in un disperato dopoguerra bosniaco, a partire dalla considerazione che "investire nella bellezza" sia un tutt’uno con il bisogno di rinascita di un territorio che esce dall’incubo. E uno sguardo sulle "nuove guerre", quelle che non si combattono contro un esercito nemico ma contro le città e il loro carattere cosmopolita, i ponti e le biblioteche nazionali. Insomma, contro la cultura. Vado a pranzo con Flavio Lotti, il responsabile della Tavola della pace che promuove ogni anno la marcia Perugia – Assisi. La Tavola è ormai un’istituzione nell’arcipelago del pacifismo ed il Forum trentino per la Pace è uno dei suoi punti di riferimento territoriali. Gli racconto di quel che stiamo facendo per dare un’impronta nuova al Forum e lui mi parla delle iniziative in cantiere, in particolare della preparazione della settimana di iniziative previste in Palestina e Israele ad ottobre. E’ nel concetto di pace come relazione che avverto la possibilità di trovare fra noi un terreno fertile di dialogo, come contributo per quell’opera di restauro di cui ha bisogno il mondo della pace per uscire dai suoi rituali e dai suoi ideologismi. Torno a Trento. E’ un venerdì di mezza estate e al gruppo non c’è quasi anima viva. La cartelle che colorano la mia scrivania sono altrettanti file aperti che mi rincorrono e anch’io provo quella sensazione di capogiro di cui ieri mi parlava Giovanna. Prima di andare al Museo storico dove ci aspetta il Focus sulla memoria, mi raggiunge Vincenzo Calì che di quello stesso Museo è stato direttore per molti anni. Con Vincenzo c’è un feeling che dura nel tempo, nonostante (o forse anche grazie) ai suoi colpi d’ingegno, al suo scartare di lato così improbabile che all’inizio mi faceva incazzare e che poi ho imparato ad accettare come espressione di un animo inquieto ma quasi sempre stimolante. Alle ultime elezioni comunali ha candidato con la lista dei socialisti, come per accompagnare il loro "ultimo miglio", dopo essere stato fra i promotori del PD del Trentino. Di cui non ha mai smesso di essere iscritto, iscrizione rinnovata – mi dice – proprio in questi giorni. Come sempre avviene, parliamo di federalismo e di come dare cittadinanza a questa cultura nel Partito Democratico. Partita impossibile? Il Focus sulla memoria alla sede del Museo storico mi conferma nell’idea che il percorso avviato dal Forum per la Pace sia davvero molto utile: il confronto è ricco e stimolante. Ma le poche realtà presenti mi dicono che gran parte del nostro mondo è ancora ben lontano dal considerare l’elaborazione dei conflitti il nodo cruciale dell’impegno per la pace. Sarà un lavoro tutt’altro che facile, ma vale la pena provarci. I rappresentanti dei poli museali del Trentino ci sono, sono convinti su questa lunghezza d’onda, e personalmente credo moltissimo in questa collaborazione per far uscire la pace dalle secche del pacifismo di maniera. Mentre sto andando a casa chiamo Alba che mi aveva cercato mentre ero in riunione. Mi racconta della paventata realizzazione di una nuova bretella stradale fra Borgo e Telve che toglierebbe quel po’ di verde e di aree agricole che ci sono nella zona e renderebbe ancor più degradata un’area sempre più affine al modello veneto. L’Adige di oggi, in cronaca della bassa Valsugana, ne parla diffusamente. E poi Alba è una persona seria e dunque voglio approfondire la cosa con l’assessore Pacher. Il fine settimana si preannuncia tranquillo, niente riunioni, né convegni. Staremo a vedere.  
9 Luglio 2009

giovedì 9 luglio 2009

Giovanna mi dice del suo senso di vertigine nel leggere questo diario. E ora, nello scrivere di una giornata come quella di ieri, zeppa di incontri, quasi mi trattengo. Il tempo che dedico al diario è in genere strappato al primissimo mattino e forse potrebbe essere utilizzato per miglior causa, anche perché non ho ancora la percezione di quanto interessi o possa essere utile. Un po’ utile lo è, come ogni diario, in primo luogo a chi lo scrive, per fermarsi qualche minuto al giorno a riflettere sul senso del proprio agire. Ma temo, in ogni cosa, l’autoreferenzialità. Attendo segnali. La giornata inizia al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, nella selezione delle persone che vanno ad assumere l’incarico di portare avanti nei prossimi mesi alcuni progetti: il “Treno della memoria”, iniziativa che lo scorso anno ha coinvolto in Trentino oltre 400 ragazzi, la partecipazione ad “Educa”, la costruzione in Trentino dell’associazione “Libera”, il Progetto formazione e lo Zaino contro la guerra. Vengono selezionate le persone che queste attività le avevano avviate, in attesa di definire – a settembre – il programma vero e proprio del Forum. Nel frattempo verranno messi a disposizione del Forum dei locali un po’ più dignitosi e dunque c’è anche da progettare l’uso degli spazi e una serie di servizi che lì potranno trovare ubicazione. E poi va messa subito in cantiere la partecipazione alla settimana “Il tempo delle nostre responsabilità” che dal 10 al 17 ottobre porterà in Palestina ed in Israele migliaia di persone in un itinerario di incontri e manifestazioni per la pace. Ieri i giornali riportavano le dichiarazioni dei redditi dei consiglieri provinciali. Il mio (15.662 euro) è uno dei redditi più contenuti, se pensiamo che sotto di me ci sono soltanto Giorgio Leonardi (7.333 euro, che di mestiere fa il gioielliere), Luca Zeni (1.490 euro, che nel 2007 faceva praticantato come avvocato) e Luca Paternoster (826 euro, ricco agricoltore della Val di Non). Un piccolo reddito il mio, ma non mi considero affatto povero, visto che ho avuto il privilegio di poter organizzare la mia esistenza in grande libertà. Nei prossimi anni il reddito aumenterà notevolmente, nonostante l’impegno a versare il 50% delle entrate istituzionali fra il PD e i progetti formativi-partecipativi. Non so, invece, quanto aumenterà la qualità della mia vita… Ma intanto vado al CAF Cgil a fare la dichiarazione 2008. La funzionaria commenta le numerose ricevute fiscali relative alle conferenze e seminari con un “lei intanto gira l’Italia…”. Sono passate le 12.30 e ho un appuntamento con Aida Ruffini, presidente dell’Itea. Le ho telefonato nei giorni precedenti per riprendere in mano una vecchia idea e affrontare un problema che mi sta a cuore. Il problema è la condizione di degrado in cui versa il vicolo che collega Via del Suffragio con Piazza della Mostra (nei pressi della libreria Einaudi), un luogo molto suggestivo ma oggi in completo stato di abbandono. La vecchia idea è quella del “Café de la paix” della quale abbiamo parlato qualche giorno fa in questo diario. Lo stabile era nel programma di alienazione dell’Itea, ma questa proposta potrebbe far rivedere questa decisione e trova un forte consenso. Ne parleremo alla prima riunione del Consiglio del Forum. Riesco a fare in tempo per andare a pranzo a casa. Alle 15.30 sono di nuovo in ufficio a preparare l’incontro del Forum previsto nel secondo pomeriggio. Prima ho un appuntamento con Adel Jabbar, amico ed esule iracheno in Italia da quasi trent’anni. Incontro Adel sempre volentieri, perché il suo sguardo sul mondo non è mai banale. Mi sottopone un problema molto serio: un suo fratello minore è stato sequestrato a nord di Baghdad non si sa bene da chi. La sua famiglia (è sposato con due figli piccoli) ha pagato un riscatto di 50 mila dollari, ma di lui non si è avuta più nessuna traccia. Questa è la situazione in quel paese dal quale gli eserciti occupanti se ne stanno andando: prima l’hanno ridotto in macerie e poi consegnato nella mani di bande di criminali. E dei cinesi, a quanto pare, visto che il primo grande appalto petrolifero se lo è aggiudicato una società di Pechino. Una postmodernità che si chiama neofeudalesimo. Mi chiede se riesco ad attivare canali diplomatici o umanitari, ma ovviamente non è facile. Qualche possibilità si può ad ogni modo sondare. L’ultimo appuntamento della giornata è il focus su “comunicare la pace”, il terzo dei cinque appuntamenti di verifica conoscitiva che abbiamo promosso come Consiglio del Forum per la Pace e i Diritti Umani. Anche questo incontro si rivelerà ricco di idee e la cartella degli appunti per la costruzione del programma diventa sempre più corposa. E’ lì, mentre usciamo da Palazzo Trentini, che Giovanna mi parla di questo diario e del suo senso di vertigine.  
8 Luglio 2009

mercoledì 8 luglio 2009

Il giorno del mio cinquantacinquesimo compleanno lo trascorro nell’aula del Consiglio regionale. Non è il massimo, anche se la giornata sarà piuttosto movimentata. Arrivano molti messaggi di auguri (Marija, Andrea, Cristiana, Lidia, Antonio, Annamaria, Silvia, Luisa, Carlo, Olga, Marina, Luciana, Adriana, Diego, Gina, Mara, Roberto, Maria Grazia, Manuela, Francesco, Sara, Rino, Massimiliano, Paolo, Franco, Giovanni, Sandra, Patrizia, Mattia, Luca, Stefano, Andrea, Alberto quelli che ricordo…) e così inizio di buon umore la giornata. Il buon umore permane anche quando – nella discussione sulla manovra di assestamento del bilancio della Regione – alla prima votazione sull’ordine del giorno di Riccardo Dello Sbarba che proponeva di "uscire da Air Alps entro il 2009" e di "ripristinare i collegamenti ferroviari veloci tra Bolzano e Trento con Roma", il gruppo del PD esprime in particolare sulla prima questione (Air Alps) quattro opzioni diverse (favorevole, contraria, astensione e non voto). Quando, poco dopo, arriva in discussione un emendamento di Bruno Dorigatti sull’estensione delle misure di sostegno anticrisi a tutti i lavoratori che perdono il loro posto di lavoro, la situazione diviene un po’ più complicata. La Giunta esprime parere contrario perché non ci sarebbe la copertura finanziaria, ma il PD questa volta vota compattamente per il documento (compresa l’assessore Margherita Cogo che in giunta aveva condiviso il no) e l’emendamento viene approvato con un  solo voto di scarto con una maggioranza trasversale. Apriti cielo. Si vede che il presidente Durnwalder non è abituato ad andare in minoranza e la sua reazione non è esattamente il massimo del fair play. S’interrompono i lavori per il pranzo e vado a prendere qualcosa con Ale Pacher. Si conviene fra noi che dovremmo registrare un attimo le nostre modalità di lavoro, tanto nella maggioranza quanto nel gruppo consiliare. Parliamo del Congresso nazionale del PD, della sua vicinanza a Franceschini, della mia non collocazione e dell’intenzione di dar vita ad un orientamento politico trasversale di impronta federalista. Parliamo del Trentino e della necessità di un congresso di idee e del fatto che a queste sia utile corrispondano anche candidature diverse per evitare unanimismi che non aiutano il PD del Trentino a definire una propria specifica identità. Parliamo anche degli strumenti di comunicazione ed Ale si dice molto d’accordo nel dar vita ad uno spazio trasversale ed aperto di dialogo culturale e politico che possa divenire riferimento per l’insieme del centrosinistra, ma anche luogo formativo, capace di trasmettere conoscenze e saperi. La consapevolezza di questa necessità è pure diffusa, ma nel rincorrere gli avvenimenti e le scadenze questa cosa alla fine rimane lì, sospesa e priva di risposte. Credo sia questo il vero nodo del ricambio generazionale. Quello di elaborare la storia più recente, affinché un passaggio di consegne avvenga nel far tesoro di esperienze positive e di errori. Sotto questo profilo, la nostra generazione si porta appresso la responsabilità di aver "sequestrato" il proprio tempo. Poi la buttiamo sul bisogno di recuperare spazi di vita. E parliamo di mare e di vini del sud, ma anche di una terra in sofferenza, che fatica a rialzarsi. Al telefono ci chiedono di rientrare in Consiglio regionale per una riunione urgente del Gruppo del PD, prima della ripresa dei lavori del Consiglio. Non essere abituati ad andare in minoranza porta a reazioni scomposte da parte della SVP e così ci viene presentato un ordine del giorno elaborato dall’assessore Martha Stocker che prova a rimediare al voto del mattino. Ovviamente non si fa così, e mentre alcuni del gruppo lo firmano io mi rifiuto di farlo. Com’era prevedibile la presentazione di un emendamento che contraddice quello appena approvato fa infuriare le minoranze che prima chiedono a gran voce il ritiro e poi la sospensione della seduta. Cosa dirgli? Hanno perfettamente ragione e quindi mi adopero nella mezz’ora che segue affinché la maggioranza ritiri quel documento, che peraltro non cambierebbe granché. Alla fine il buonsenso prevale ed il documento viene ritirato. E così si sblocca la discussione ed il bilancio arriva in tarda serata all’approvazione. Corro a casa per mettere mano alla cena. Siamo in pochi amici e con le verdure dell’orto che Gabriella ha preparato è tutto facile. Si fa tardi e non c’è tempo per il diario.  
7 Luglio 2009

martedì 7 luglio 2009

Fra i giornali che sfoglio stamane mi colpisce un articolo de "la Repubblica" dedicato alle manovre di posizionamento nell’avvio della fase congressuale del PD. Una rappresentazione nella quale le idee tendono a sfumarsi e dove le identità politiche si evincono dallo schema di alleanze piuttosto che dalle proposte di nuovi profili culturali. In tutto questo è come se il campo dell’analisi sociale e delle grandi trasformazioni che attraversano il pianeta e l’esistenza umana si presentasse sempre uguale a se stesso e lo spazio per la ricerca e l’elaborazione politica collettiva non esistesse o risultasse addirittura un po’ naïf. Mi vengono in mente i ragazzi di Pisa che nei giorni scorsi mi parlavano del loro sindaco, il "democratico" Filippeschi. Non lo facevano in maniera lusinghiera, certo, ma la cosa che mi aveva colpito era che verso l’idea del PD come soggetto in grado di costruire nuove sintesi di pensiero non si sentivano affatto estranei. Quasi ad evidenziare una distanza fra progetto e sua rappresentazione reale. Quasi che quest’ultimo fosse sequestrato da un ceto politico tanto tenace quanto capace di costruirsi attorno un consenso fatto di scambio piuttosto che di affinità culturali. Credo che la crisi della politica sia in primo luogo difficoltà di rappresentare il nostro tempo. Di abitare i processi della modernità avendo qualcosa di dire. Di restituire la politica ad una dimensione che sia anche di pensiero e non solo di gestione del potere. Tutto questo non avviene per un insieme di ragioni, non ultima la necessità di riattivare un flusso virtuoso fra società e luoghi della politica, fatto di formazione, conoscenza, sensibilità sociale, responsabilità ed altro ancora. Tanto per capirci, mi è estranea l’idea che saremmo in presenza di una società sana e di una politica malata. Però non ci sono dubbi, la politica è malata. E se nel PD non irromperà il popolo delle primarie (strumento che pure non amo, tanto sono avverso alla cultura plebiscitaria) e non si formerà contestualmente una classe dirigente capace di nuova sintesi culturale rispetto alle storie politiche che nel PD sono confluite, non faremo molta strada. Per questo vorrei che prendesse forma un congresso vero, dove si discute di idee (tesi si diceva un tempo, quando alla politica era richiesta capacità di visione), senza aver paura di un confronto anche acceso, purché circolino pensieri e proposte politiche. Faccio qualche esempio. Vorrei un partito europeo. Non solo perché l’Europa – oggi più ancora di ieri – è un progetto politico. Progetto politico post-nazionale, federalista, sociale (o pensiamo che il lavoratore rumeno abbia meno diritti di quello nato in questa nostra parte d’Europa?), multiculturale (e dunque mitteleuropeo, mediterraneo, balcanico…), di pace. Lo stesso si potrebbe dire per il concetto di territorio, la dimensione decisiva per stare in un mondo globale ed interdipendente. Che sa declinare il concetto di sostenibilità e di sobrietà (la cultura del limite, la più grande sfida culturale del nuovo secolo). E così via. Ne ho parlato ieri con Giorgio Tonini, ne parlo oggi con Luca Zeni. Luca è di un’altra generazione ma avverte il bisogno di riannodare le fila di un racconto, di una narrazione politica fatta di pensiero, di conoscenza e di esperienza. Il colloquio con lui, nell’intervallo di un Consiglio regionale immerso nel vuoto, mi sollecita un tema che da tempo coltivo dentro di me. Quello di elaborare un pezzo della nostra storia recente, parlo degli anni ’70 e ‘80, come condizione ineludibile per un passaggio di testimone che non sia ridotto a "rivendicazione generazionale". Dovremmo darci, parlo della mia generazione, la distanza per farlo, ma non allentiamo la presa. E così lasciamo che la storia sia raccontata dai reduci o dai rancorosi (tranne qualche eccezione, come il libro di Raniero La Valle, "Prima che l’amore finisca" – vedi sezione libri). Parlo con Luca di una cosa che mi è accaduta nei giorni scorsi e di cui non ho fatto cenno in questo diario. Durante una riunione con un gruppo di persone (della sua generazione) che lavorano con me nella cooperazione di comunità, parlando di animazione del territorio, mi ha sorpreso il fatto che nessuno di loro sapesse cos’era "il progettone", ovvero quella straordinaria intuizione politica che ha permesso al Trentino di affrontare la deindustrializzazione degli anni ’80 con una politica attiva capace di coniugare lavoro e ambiente. Ricostruire legami, di ogni tipo e dunque anche generazionali: credo che anche a questo dovrebbe servire la politica. Il PD ne è consapevole? Anche di questo dovrebbe discutere un congresso vero. Nel frattempo il Consiglio regionale consuma il suo rituale, compresa una sospensione prima del tempo per effetto di un po’ di diserzioni. Certo, non è un grande spettacolo. E domani, non si preannuncia molto diverso. Se non per il fatto che è il mio compleanno.  
6 Luglio 2009

lunedì 6 luglio 2009

Sono alcuni giorni che sui quotidiani locali divampa una polemica sulla questione della franchigia sui patrimoni famigliari per il calcolo Icef sull’accesso alle case Itea. Un sistema (quando venne attivato) innovativo, tecnicamente complesso e socialmente rilevante. Ma il tema – per come è stato posto sui giornali – mi lascia davvero molto perplesso. Perplessità che investe anche una sorta di accanimento politico-giornalistico sul ruolo del PD e sulla leggerezza dei suoi rappresentanti in Giunta e in Consiglio. Allora mi metto a scrivere un pezzo per il Corriere del Trentino nell’intenzione di mettere in fila gli interventi di Simone Casalini sull’avvio dell’iter congressuale del PD del Trentino e quello del direttore Enrico Franco sulla leggerezza della politica, quest’ultimo non propriamente in punta di fioretto. Alle 11.00 partecipo alla commemorazione di Giannantonio Manci, organizzata in Galleria dei Partigiani a Trento dall’Anpi, dalle Associazioni della Resistenza e dal Comune di Trento. Giannantonio Manci si suicidò il 6 luglio 1944 per sfuggire alla tortura gettandosi dal terzo piano della sede della Gestapo di Bolzano. Mi guardo intorno e vedo un esiguo gruppo di persone anziane, alcuni di loro con le lacrime agli occhi e penso a come la memoria verso ciò che ci è stato portato in dono dalle generazioni che ci hanno preceduto sia svanita, fra rimozione e retorica. Una data sulla lapide indica il 6 luglio 1954, praticamente la mia data di nascita. Manci nel frattempo è diventato il nome di una via e mi chiedo quanti dei nostri concittadini siano a conoscenza di chi fosse Gianantonio Manci e del suo sacrificio. Mi trovo di lì a poco con Giorgio Tonini. Con Giorgio abbiamo talvolta idee diverse, ma devo dire che è sempre stimolante ragionare con lui. Parliamo del Congresso nazionale del PD, delle posizioni che si vanno delineando nel confronto fra i candidati segretari, del rimescolamento delle carte che sta avvenendo nelle diverse mozioni congressuali. Ho in mente da tempo l’idea di dar vita ad un’iniziativa trasversale, una mozione d’impronta "glocalista" nell’intento di connettere il territorio e la dimensione globale, in grado di dare piena cittadinanza alla cultura federalista nel dibattito del partito, di fornire una sponda politica alle istanze del territorio ed infine di aprire un dialogo con sensibilità culturali e politiche che oggi si collocano fuori o ai margini del PD. Mi sembra di trovare in Giorgio un’attenzione vera. Al rientro al Gruppo mi incontro con Silvano Pedrini per discutere come arrivare in forme diverse e partecipate alla Marcia Perugia Assisi in programma il 16 maggio 2010. L’idea della quale parliamo si propone di avviare un percorso di condivisione e sensibilizzazione da realizzare nelle comunità locali. Parliamo anche di un’idea che coltivo da anni di realizzare a Trento un luogo speciale, il "Café de la paix" per usare un’espressione cara a Franco Battiato. C’è un luogo che si adatterebbe alla perfezione e di proprietà dell’Itea. Facciamo anche un veloce sopralluogo e la cosa anima la nostra fantasia. Il Gruppo consiliare del PD si riunisce alle 15.00 e giocoforza la discussione s’incentra sul tema dell’Icef e della franchigia proposta dall’assessore Rossi. Prima ancora di entrare nel merito della questione pongo la necessità di uno spazio nelle nostre riunioni del lunedì dedicato all’approfondimento di un tema specifico proposto dal capogruppo su sollecitazione dei consiglieri e di un giro di parola sui nodi che di volta in volta coinvolgono l’attività dei singoli consiglieri. Nel confronto che segue sulla questione Icef emerge una dialettica fra le diverse sensibilità, non certo riconducibile alla semplificazione che ne hanno fatto i giornali. In ogni caso il provvedimento può essere migliorato, se è questo il problema, sotto il profilo della garanzia di accesso da parte dei soggetti più deboli. Tanto che le istanze poste dalle organizzazioni sindacali troveranno riscontro l’indomani nel tavolo di confronto con la PAT. Rimango convinto che il nodo sia un altro. Alle 18.00 ho l’ultimo appuntamento della giornata con Stefano Albergoni. Parliamo di molte cose, di questo sito e del progetto "Etica e partecipazione" sul quale dovremo concentrare l’attenzione durante i mesi di luglio e agosto. Mi informa che ha deciso di dar vita ad un circolo online del PD del Trentino (sarebbe il primo di questo tipo) e mi fa davvero piacere. Con Stefano, nel corso degli anni ’90, abbiamo iniziato a rimescolare le carte della sinistra trentina e mi fa piacere saperlo di nuovo coinvolto in prima persona. Ci lasciamo che è quasi notte.  
2 Luglio 2009

giovedì 2 luglio 2009

La giornata si rivelerà non proprio proficua. E sin dal mattino presto è così visto che alle 8.30 in punto sono in Comune per incontrare il sindaco Andreatta ma il sindaco non c’è ed ha comunicato che oggi è fuori. Detesto queste cose. E’ vero, ci eravamo accordati per strada scrivendo un appunto su un foglietto vagante e poi non ci eravamo più sentiti. Ma la parola è la parola, e quel che più mi infastidisce è pensare che questo possa accadere con altre persone che magari hanno meno opportunità del sottoscritto di farsi sentire. Recupero il tempo che mi separa dalla riunione della Terza Commissione per buttare un occhio sui giornali e sulle cose che andremo a discutere di lì a poco. Avviamo l’iter di discussione del disegno di legge Dominici sugli itinerari storico-religiosi, una proposta che pure richiama strumenti legislativi già in essere e che prova a costituirne una cornice. Si decide come procedere nelle audizioni e nel confronto sull’articolato. Passiamo poi ad un argomento del quale ci siamo già più volte occupati, vale a dire la petizione popolare contro la realizzazione del biodigestore di Lasino. Incontriamo il Comitato promotore della petizione, ma il confronto sembra essere superato dall’avvenuta approvazione della mozione in Consiglio provinciale che indica la necessità di rivedere i criteri di localizzazione, il tipo di impianto e la necessità di affermare il criterio dell’autosufficienza, esattamente quel che ora non avviene visto che il Trentino esporta in questo momento più del 70% dell’umido che produce. Proposta avanzata dai consiglieri Lunelli e Giovanazzi ed approvata con un emendamento di cui ero il primo firmatario. Il Comitato ribadisce il proprio punto di vista ed esprime la preoccupazione che la localizzazione della Predera non sia ancora scartata definitivamente. Al di là di ogni altra considerazione, è francamente difficile vedere un atteggiamento diverso dal "non nel mio giardino". Questo non significa che il piano di localizzazione dei biodigestori non debba essere rivisto proprio alla luce delle indicazioni espresse unanimemente dal Consiglio Provinciale nella mozione. Ma di fronte ai rappresentanti del Comitato la politica fa sfoggio di demagogia piuttosto che di responsabilità. Segue l’audizione dell’associazione Nimby ed in particolare di Carla Poli, responsabile del Centro di riciclaggio di Vedelago (Treviso), che espone un’interessante proposta di gestione dei rifiuti prodotti dalla Provincia di Trento sulla base di una consolidata esperienza di riciclaggio realizzata non solo nel trevigiano ma in numerose altre realtà italiane. Insomma come trasformare un problema in una risorsa. Finiti i lavori della Commissione mi trovo con Matteo Apuzzo e Maria Teresa Ret. Lui è un amico triestino che ho conosciuto nel master universitario di Portogruaro di cui era il responsabile e lei una giovane ricercatrice della Fondazione Maritain di Portogruaro nonché coordinatrice di un circolo del PD nella sua città. Parliamo del PD, degli schieramenti congressuali nazionali nei quali fatico a riconoscermi ed espongo loro un’idea che sto coltivando in questi giorni, dare vita ad una mozione politica federalista in seno al dibattito congressuale nazionale, l’idea cioè di connettere i territori con l’assetto globale, o meglio ancora l’amore per il territorio come discriminante trasversale rispetto ai temi dell’economia, della sostenibilità, della democrazia, della pace… e quant’altro.  Maria Teresa racconta del suo circolo e di come sia difficile imprimere un profilo politico culturale al confronto fra le persone, tutte prese nel passare da una scadenza e da un’emergenza all’altra, e di costruire un legame virtuoso fra il circolo e gli eletti. Mi parla di grande disponibilità da parte di tante persone, molte delle quali giovani, ma anche della difficoltà di interrogarsi sui nodi veri che attraversano il nostro tempo. Parliamo anche d’altro, di una ricerca che deve fare sulla connessione fra il suo territorio, la delocalizzazione delle imprese e i Balcani. E’ come invitarmi a nozze. Ci salutiamo verso le 14.30 perché incombe la riunione del Gruppo di lavoro della Seconda Commissione Legislativa provinciale che deve discutere il testo unificato del Disegno di Legge sull’educazione e l’orientamento al consumo e le filiere corte, riunione alla quale partecipano numerosi dirigenti della PAT, segno – come verrà detto durante l’incontro – del valore che assume il testo in discussione. La Giunta provinciale ci consegna una serie di osservazioni, molte delle quali pertinenti e che in larga misura erano già state recepite nel testo unificato. Al di là di qualche schermaglia fuori luogo del consigliere Civettini della Lega, c’è una buona sintonia e si può procedere in maniera spedita. Stupisce quindi l’impuntatura finale della presidente della Commissione consigliera Dominici per spostare le audizioni a settembre utilizzando l’appuntamento di luglio per rivedere il testo, il che significherebbe spostare il confronto in aula ad ottobre o anche più avanti. Provo a manifestare apertamente la mia contrarietà, che è anche quella di Bombarda, ma non c’è niente da fare, almeno per il momento, quasi ci fossero altre ragioni non dette. Sono davvero infastidito da questa cosa e provo a vedere quali sono le possibili strade per ritornare sulla decisione. E’ chiaro che il valore politico della proposta di legge è tutt’altro che banale, rappresentando un atto forte nel quadro dell’azione della Provincia Autonoma di Trento per approntare strumenti efficaci nell’interagire locale con la crisi economica globale. Torno al gruppo, sbrigo un po’ di cose per il Forum, passo in Provincia da Marco Pontoni per concordare i dettagli dell’incontro di sabato mattina con il premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, mi accordo in tal senso con il Presidente Dellai e poi la giornata è finita. O meglio, vado a fare la spesa prima che la Bottega della Natura chiuda. Dovrei scrivere due cose per il giorno dopo, ma è tardi. Domattina sul presto le parole scritte usciranno dalla penna con più scioltezza.  
1 Luglio 2009

mercoledì 1 luglio 2009

Ieri sera sono rientrato dalla breve vacanza nel mezzogiorno, lungo quel pezzo di Tirreno che va da Scilla a Pisciotta. Qualche giorno di riposo e stamane il ritorno agli impegni mi sembra più leggero. Apro il computer verso le 7 del mattino e trovo centinaia di messaggi. Cerco di selezionare i più urgenti e fra questi quello di un amico di Milano che mi chiede di aiutarlo in un viaggio che vuole fare con la famiglia nei Balcani. Dovrei semplicemente indirizzarlo a Viaggiare i Balcani, ma mi faccio prendere la mano e gli propongo un itinerario possibile la cui descrizione mi richiede un po’ di tempo. Mi auguro almeno che apprezzi. Intanto però non faccio in tempo a leggere le mail che devo scappare perché mi aspetta la prima riunione della giornata. Alla sede dei tavoli balcanici ci incontriamo con Antonella Valmorbida, direttrice dell’ALDA (l’Associazione delle Agenzie della Democrazia Locale), per discutere sui partenariati internazionali in Bosnia, Serbia e Kosovo. E’ in realtà l’occasione per uno sguardo all’Europa del dopo voto e al ruolo che dovrebbe svolgere ALDA in seno al Consiglio d’Europa, istituzione prestigiosa che però appare in grave affanno. In realtà è l’Europa politica ad essere in crisi. Le elezioni per il Parlamento Europeo hanno mostrato come l’interesse verso l’Europa riguardi a mala pena il 40% dei cittadini europei che hanno esercitato il diritto di voto, dei quali più della metà hanno peraltro votato per partiti "euroscettici". Troviamo fra noi una buona sintonia e l’idea che il rilancio del progetto europeo dovrebbe diventare la priorità assoluta per una realtà come ALDA sembra condiviso. Alle 12.30 ci ritroviamo con Armando Stefani e Fabio Pipinato per il progetto "Etica e partecipazione". L’orientamento è quello di proseguire nella proposta dando al tutto un taglio non solo riferito all’ambito PD ma più in generale rivolto alla necessità di una riqualificazione della politica. Armando stanotte parte per il Brasile (è lui l’iniziatore del progetto Tremembè – http://www.tremembe.it/) e dunque definiamo insieme una scaletta di impegni per il mese di luglio. Finito con loro mi vedo in piazza Fiera con Mauro Cereghini, amico e co-autore del nostro "Darsi il tempo". Gli racconto della presentazione a Messina e facciamo il punto sulle altre presentazioni che abbiamo in programma durante l’estate a Pisa, Udine, La Spezia, Napoli. Mauro lavora da qualche mese alla Fondazione Langer che proprio in questi giorni avrebbe dovuto consegnare il premio annuale alla giornalista iraniana Narges Mohammadi, vice-presidente e portavoce del Centro difensori dei diritti umani di Teheran. Il regime però le ha tolto il passaporto e incarcerato il marito (scarcerato dopo quindici giorni) e così al suo posto ritirerà il Premio Langer la Nobel per la Pace 2003 Shirin Ebadi, anche lei giornalista iraniana che vive in esilio. Proviamo ad organizzare una sua visita a Trento nella mattinata di sabato e così mi metto in moto (ne avremo conferma nella giornata di domani). Finito con Mauro rientro in ufficio dove – oltre all’iniziativa sull’Iran – ci sono un sacco di cose da riprendere in mano. Dagli appuntamenti per il Forum per la Pace e i Diritti Umani alle cose più strettamente connesse con le attività del gruppo consiliare. Verso sera passo alla Libreria Einaudi, dove i signori Campedelli mi consegnano un promemoria per quanto riguarda la disastrosa situazione di Piazza della Mostra a Trento, uno dei luoghi più belli della città ma oggi lasciata nel degrado. Mi impegno a parlarne con il sindaco Andreatta che vedrò domani nel primo mattino. Il dopocena se ne va a leggere la posta, a scrivere il "diario di bordo" e a preparare le cose per la giornata di domani che vede riunita la Terza Commissione al mattino (all”ordine del giorno l’indagine sulle discariche) e il Gruppo di lavoro della Seconda Commissione al pomeriggio, che discuterà della proposta di legge unificata sulle filiere corte, passaggio intermedio prima delle audizioni (23 luglio) e dell’aula a settembre.  
23 Giugno 2009

martedì 23 giugno 2009

Arrivare dall’altra parte dell’Italia in poche ore comporta una levataccia. Gabriella condivide con me questo viaggio, che diviene così l’occasione per qualche giorno di vacanza. Lasciamo l’auto a Verona, scalo a Roma e verso le 11.20, con quasi un’ora di ritardo, arriviamo a Reggio Calabria. Ad attenderci all’aeroporto c’è Tonino Perna, docente all’Università di Messina, animatore di progetti di cooperazione e di territori (è stato presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte) e tante altre cose ancora, ma soprattutto caro amico con il quale ho condiviso nel corso degli anni un comune sentire tutt’altro che scontato. Con Tonino non è che ci s’incontri frequentemente e non abbiamo nemmeno alle spalle una storia politica comune. Proprio per questo è molto interessante che ogni volta che ci incontriamo riusciamo velocemente a sintonizzarci, quasi avessimo conversato fino alla sera precedente. C’è una connessione sul tempo che attraversiamo che ci fa sentire su una comune lunghezza d’onda. E’ grazie ad un nostro incontro in un bar della Giudecca, a Venezia, che è nata l’idea dell’Osservatorio sui Balcani. E da qui si è sviluppato un sodalizio che si è alimentato – nel corso degli anni – di sguardi sul mondo e sul nostro presente.  E’ così che quando ci si incontra prende corpo un fiume di parole e di immagini che noi, pure persone tanto diverse di mondi tanto diversi, amiamo aggrovigliare nelle nostre conversazioni. Incontrarci a Reggio Calabria, lungo quello splendido tratto di mare che separa Scilla e Cariddi, è davvero un grande piacere. In realtà non abbiamo il tempo per tanti convenevoli perché prendiamo al volo l’aliscafo che ci porta dal continente sull’isola, a Messina. Durante l’attraversata sento al telefono Raffaele Crocco, giornalista Rai che nei giorni scorsi ha presentato a Riccione l’"Atlante sulle guerre e i conflitti nel mondo" e al quale ho dato anch’io un piccolo contributo con un pezzo sulla Transnistria. E’ andata benissimo, mi dice, e l’attenzione si è riversata sui mass media con effetti moltiplicativi, tanto che anch’io sono latore di un messaggio del Reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti Alberto Robol per organizzare un evento di presentazione della rivista al Colle di Miravalle. All’Università di Messina incontriamo diversi collaboratori di Tonino e con loro riusciamo a prendere qualcosa, tanto per ammazzare la fame prima dell’incontro. Un qualcosa di speciale, per la verità: granita di gelso con panna e brioche, squisita combinazione di sapori, nel rispetto delle tradizioni locali. Uno sguardo veloce all’antica piazza della chiesa e alle vecchie case che riuscirono a sopravvivere allo spaventoso terremoto del 1908 e siamo in Università. Davanti ad un pubblico attento di studentesse e di persone interessate, Tonino presenta  il nostro "Darsi il tempo" (che è un po’ anche suo, visto che ne firma la prefazione) con consumata maestria. Gli risulta facile anche perché Tonino inaugurò – in anni assolutamente improbabili – le prime esperienze di cooperazione "sud – sud" che rappresentavano già allora (erano i primi anni ’80) una critica implicita verso una cooperazione che oscillava fra vecchio internazionalismo (sposando cause che poi si rivelavano tutt’altro che degne) e business. Tonino rivolge ai presenti una domanda, elencando i titoli dei capitoli del libro: qual è la parola chiave di questo lavoro? Vedo una platea attentissima alle mie parole, che nemmeno fa  caso all’acqua che scende torrenziale e inusitata sulla città. Tre ore secche di parole, di spunti da parte mia, di domande dal pubblico e di interlocuzione da parte del "professor Perna" come tutti lo chiamano in Università. Sento nelle parole dei presenti che le cose dette aprono nuovi ambiti di riflessione e tanto mi basta. Si vendono anche diversi libri, e anche questo non guasta. Finiamo la conferenza che la pioggia tropicale ancora imperversa, ma quando arriviamo al porto per percorrere lo stretto a ritroso ci accoglie un dono della natura: uno straordinario arcobaleno, che attraversa a mo’ di ponte tutto lo stretto. E’ questo il ponte che ci piace, alla faccia di quel delirio di onnipotenza che ancora segna il secolo delle "magnifiche sorti e progressive" che il Leopardi ci descrisse con straordinaria intuizione ne "La ginestra". La stanchezza comincia a farsi sentire. Occorre una doccia rilassante e la casa di Tonino ci accoglie con la sua splendida vista sullo stretto, l’Etna e tutto il resto. Con la sua gentilissima compagna Mariella andiamo a cena in una vecchia trattoria del centro storico ed è un esplosione di sapori, come si conviene a chi ama la terra. L’amore per il territorio. Era questa la risposta alla domanda di Tonino rivolta al pubblico della conferenza.  
22 Giugno 2009

lunedì, 22 giugno 2009

Quella che inizia è una settimana che mi porterà lungo vecchi itinerari di mare del nostro Mezzogiorno. Mi piace usare questo termine per parlare del sud di questo paese, perché segna un legame con la migliore tradizione meridionalista oggi in larga parte dimenticata (vorrei ritornarci nel diario dei prossimi giorni). Con questa prospettiva leggera guardo agli impegni di oggi e di domani, che pure non saranno affatto di riposo. Perché la giornata di oggi è densa di appuntamenti e perché domani sarò a Messina a presentare nella vecchia e gloriosa Università di quella città il libro "Darsi il tempo". Abituato come sono alle lunghe attraversate in automobile, avevo inizialmente messo in conto di partire stasera, finiti gli impegni, verso sud. Ma da una veloce consultazione tutti mi hanno preso per matto ed effettivamente l’attraversata dell’Italia da nord a sud, con tanto di Appennino e di "Salerno – Reggio Calabria", non mi permetterebbe comunque di essere nel primo pomeriggio di domani dall’altra parte dello stretto. Allora con Gabriella cambiamo i piani e decidiamo di prenotare un volo che ci porti a Reggio dove poi noleggeremo un’auto per farci una settimana di riposo verso Maratea ed il Cilento. Dopo un po’ di ricerche su internet troviamo una soluzione abbastanza ragionevole e poco costosa. Sono al gruppo verso le 10 del mattino e  butto giù qualche appunto per la riunione del Forum del pomeriggio. Neanche il tempo di finire e mi incontro con Silvano Pedrini, che per conto della Pat aveva seguito negli scorsi anni il rapporto fra cultura della pace ed Enti Locali. In vista dell’incontro pomeridiano ci scambiamo un po’ di idee. Non c’è il tempo (a proposito …) per il pranzo e alle quindici ci riuniamo come Gruppo consiliare. Proviamo a  scambiarci qualche opinione su come (non) stiamo lavorando come collettivo e sulla necessità di condividere fra noi almeno i temi cruciali che investono la nostra attività di gruppo. Oggi non siamo un collettivo ma tante individualità, ciascuna con il proprio bagaglio di idee e di cultura politica. Pongo l’esigenza di affrontare come preliminare di ogni incontro del Gruppo un tema specifico, per costruire un minimo terreno di confronto ed elaborazione condivisa. Dopo un po’ arriva Maurizio Agostini, il segretario del PD del Trentino. Parliamo con lui dell’avvio dell’iter congressuale, del rapporto fra il congresso nazionale e quello del PD Trentino, del regolamento congressuale e della scadenza del tesseramento (ai fini congressuali) del 21 luglio, della presentazione delle candidature, della formazione dei circoli e della loro copertura territoriale. Maurizio è venuto al gruppo anche perché avevamo un appuntamento. Così finita la riunione del Gruppo consiliare ci vediamo per discutere del progetto "Etica e partecipazione" (ne abbiamo parlato nel diario di giovedì scorso). Non vorrei che questo progetto, nato come proposta nella mia campagna elettorale, fosse targato come una cosa solo mia, o come iniziativa di una delle famiglie che hanno contribuito alla nascita del PD Trentino, ma divenisse invece uno strumento per il confronto e la circolazione delle idee in tutto il PD. E oltre lo stesso PD, aprendo uno spazio di dibattito rivolto a tutti coloro che oggi avvertono la necessità di buona politica. Per gestire uno spazio di questa natura occorre un team di persone e forse un’associazione e propongo a Maurizio di essere della partita. Maurizio condivide, parliamo di risorse e di come legare questa iniziativa all’altra questione che mi sta a cuore, quella della formazione.  Di una questione da tutti condivisa ma che poi rimane lì, come sospesa, di fronte al rincorrere degli avvenimenti. Anche su questo si misura la fragilità della politica. Il segretario offre una disponibilità di massima per la logistica e anche di riparlarne con il tesoriere, anche se non è l’attivazione delle risorse l’aspetto più delicato. Decidiamo di aggiornarci a breve, perche di lì a pochi minuti, alle 17.30 ho il focus su "Enti locali e cooperazione di comunità" del Forum per la Pace e i Diritti Umani. E’ il secondo incontro tematico nel percorso che abbiamo deciso di compiere come Forum nell’intento di fare una larga ricognizione delle attività connesse con il mandato del Forum stesso. Nel corso della passata legislatura Forum e Assessorato alla solidarietà internazionale avevano lavorato affinché venisse rifondato un Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e dunque ripartiamo da lì, pur distinguendo che l’oggetto della nostra riunione non è quello di dar vita a tale coordinamento, bensì di comprendere "chi fa che cosa" e di come far sì che i temi della pace e dei diritti umani entrino a pieno titolo nell’agenda politica degli enti locali come un’opportunità di nuovi sguardi sul presente, di relazioni attorno alle quali far crescere la propria comunità, di conoscenza reciproca verso le nuove cittadinanze, di investimento in termini di coesione sociale. Ne esce una buona e per certi versi accesa discussione (che testimonia in primo luogo il bisogno di dare un significato condiviso alle parole) e si decide di organizzare per ogni area territoriale (comunità di valle) un incontro di ascolto e di confronto con i Comuni per avere il quadro delle relazioni internazionali in corso e delle iniziative sulla pace che si sono sin qui attivate. E’ ormai tardi e domattina alle 4.00 suonerà la sveglia.
19 Giugno 2009

venerdì, 19 giugno 2009

L’ordine del giorno della Terza Commissione Legislativa riunita di buon mattino è piuttosto fitto. In primo luogo l’audizione dell’Assessore Alberto Pacher sulla questione dell’impianto di "rigenerazione energetica" del Baldo – Garda. Sono stato fra i primi a sollevare il problema in Consiglio Provinciale tant’è vero che in sede di discussione sulla manovra finanziaria ho presentato con il consigliere Roberto Bombarda un ordine del giorno che metteva le mani avanti per ostacolare questa operazione, approvato a larghissima maggioranza. Due sono i progetti (analoghi fra loro, anche se di dimensioni diverse) presentati in Provincia per ottenerne il vaglio in sede di ammissibilità e, passato questo scoglio, per averne un’approvazione in sede amministrativa. Non centrano nulla con l’autosufficienza energetica del nostro territorio e nemmeno con la produzione di energia rinnovabile: si tratta invece di operazioni di natura speculativa e finanziaria, impianti che richiedono più energia di quella che producono, che fondano il loro profitto sul comprare energia a basso costo vendendola a costi più elevati. L’Assessore Pacher spiega che l’iter dei progetti è ancora nella fase preliminare e che come amministrazione non c’è ancora un orientamento. Quello della Commissione è netto e contrario in tutti gli interventi che si susseguono, dando ulteriore forza all’espressione contraria del Consiglio di qualche mese fa. Con Pacher si discute anche delle petizioni popolari relative al riordino urbanistico di Piedicastello e alle nuove caserme di Trento sud. Su Piedicastello la Provincia sta trattando con la Federazione Trentina delle Cooperative per l’acquisizione dell’area Italcementi per poi compiere una pianificazione complessiva visto che l’area a quel punto sarebbe tutta pubblica. Sottolineo nel mio intervento che il nodo cruciale per la riqualificazione del vecchio borgo è la liberazione dal traffico da e verso il Bus de Vela attraverso la realizzazione di una piccola bretella a monte dell’area Italcementi e l’abbattimento del vecchio svincolo. Nonché la destinazione dell’area ad una vocazione culturale (come sta avvenendo con l’utilizzo delle vecchie gallerie da parte del Museo Storico del Trentino) ed in minima parte residenziale. Pacher sostiene che una parte considerevole del traffico che gravita sul casello di Trento centro dovrebbe essere alleggerito dalla realizzazione dell’uscita di Trento sud, oggi però ferma perché la ditta che stava realizzando i lavori è fallita. E che si procederà alla bonifica dell’area intorno al Doss Trento con lo spostamento dell’autodemolizione Rigotti a partire dal 2010. Sulle nuove caserme di Mattarello l’Assessore Pacher rivendica la trasparenza dell’iter urbanistico ma non dà risposta alla mia osservazione sul perché non è stata adottata una procedura di VIA, posto che per tale realizzazione questa non era necessaria solo previo specifico decreto del quale però – a detta del Comitato promotore della petizione – non c’è traccia. Continuo a pensare che ci possa essere una "riduzione del danno". E che per quanto riguarda il "corpo a corpo" dovremmo sfidare la convenzione affinché quel luogo sia aperto ai cittadini. In questo senso l’assessore Pacher parla di una possibile gestione pubblica delle strutture sportive realizzate dentro l’area militare. Facciamo il punto sull’attività della Commissione, perché le sollecitazioni che giungono sono numerose e l’attività di indagine sull’inquinamento ambientale ha caricato oltremodo i suoi lavori. Nel pomeriggio sbrigo un po’ di posta, aggiorno il sito, qualche telefonata. Poi c’è il gruppo di lavoro sulla scuola del PD del Trentino. La presenza è buona, ma l’informazione ancora gira un po’ pochino e l’indomani Marino (che del forum è stato uno dei promotori) mi dirà che della riunione non ne sapeva nulla. E’ un partito ancora in rodaggio, evidentemente. Ma intanto è importante che questo gruppo si stia consolidando e che altri prendano corpo (quello sulla sanità si riuniva il giorno precedente, il forum sull’open source la sera stessa dopo cena). Ilaria Pedrini tiene il verbale dell’incontro (lo trovate su www.partitodemocraticotrentino.it) e la discussione è vivace ed accesa. Buon segno.  
18 Giugno 2009

giovedì, 18 giugno 2009

Andare in via Milano alla sede dei Tavoli trentini di cooperazione con Serbia e Kosovo e del progetto "Viaggiare i Balcani" mi fa rientrare in una parte importante dell’impegno di questi anni. Sto cercando di mollare un po’ la presa e devo dire che il gruppo di lavoro che si sta creando trasversalmente ai tavoli e le associazioni mi conforta. Samuela, Patrizia, Paola, Stefania, Claudia sono persone giovani ma con già alle spalle una bella esperienza di relazioni territoriali che coniugano con il loro amore verso i Balcani. Con alcune di loro parliamo degli incontri che avranno il prossimo fine settimana in Bosnia Erzegovina sul tema del turismo responsabile. E’ l’occasione per fare il punto sui programmi 2008 e 2009: il sito web http://www.viaggiarreibalcani.net/, strumento importante nella diffusione della conoscenza della regione sotto il profilo turistico, naturalistico e culturale ma ancora non piattaforma interattiva delle esperienze di turismo alternativo; la rete del turismo responsabile nella regione e la fatica a far dialogare fra loro esperienze che escono dalla frantumazione degli anni ’90; la difficoltà nel trovare interlocutori seri e responsabili a fronte di una cooperazione che produce progetti ma non fa comunità; la problematicità nel lavorare in sinergia anche nel nostro paese. Nello specifico di Prijedor, parliamo del seminario con la rete delle aziende agrituristiche locali, dello scambio con l’associazione trentina dell’agriturismo, della vocazione rurale di quel territorio. Ci si riconvoca fra quindici giorni per discutere del programma Seenet 2 sullo sviluppo locale nei Balcani, che coinvolge oltre al Trentino altre sei Regioni italiane. Esperienza inedita che prenderà avvio a settembre e che vedrà impegnata la comunità trentina in uno degli ambiti di intervento riferito proprio al turismo responsabile. Vado al gruppo e mi metto a scrivere una breve nota sui referendum di domenica prossima per il sito. La mia posizione è difforme dall’orientamento del PD e voglio sottolinearlo, esprimendomi per il no sui due quesiti referendari che si riferiscono al premio di maggioranza per i partiti anziché per le coalizioni, e per il sì relativamente al quesito che cancella la possibilità per un candidato di presentarsi in più di una circoscrizione elettorale. Uso il pomeriggio per recuperare un po’ di lavoro arretrato e per preparare la riunione della Terza commissione dell’indomani.  E in serata ci vediamo all’Agritur Pra’ Sec con un gruppo di persone che hanno condiviso il progetto "Etica e partecipazione". E che consiste nella costruzione di una rete telematica per favorire la circolazione delle idee ed il confronto attraverso canali di comunicazione non tradizionali, che ovviamente non intende sostituirsi al confronto diretto fra le persone nei circoli e nelle istanze del partito ma che integra gli strumenti a nostra disposizione, rendendo più diffusa la partecipazione attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Un’idea che non vorrei "targare" in alcun modo, né tanto meno personalmente (anche se corrisponde all’impegno di destinare una parte significativa della mia indennità di consigliere), e che nei mesi scorsi ho proposto prima al gruppo consiliare, poi al partito. Trovando condivisione, ma alla luce dei fatti poca volontà politica di trasformarla in realtà e da ultimo lasciata in sospeso perché incompatibile con le striminzite risorse economiche del partito. Ho come l’impressione che la condivisione del progetto si scontri con una realtà che avverto ingessata dal prossimo congresso, come se ci apprestassimo non ad un libero e fecondo confronto di idee, ma ad un dibattito condizionato dalle "famiglie" d’origine e dunque un po’ datato, carico di pregiudizi, fermo nelle posizioni e nei pensieri, ed infine condizionato dal dibattito nazionale, nel quale personalmente fatico a riconoscermi. Tutto questo non mi piace affatto, e forse l’idea di Fabio di allargare l’orizzonte, oltre le vecchie e nuove appartenenze, più libero da "par condicio" e forse anche più sereno, capace di coinvolgere l’insieme dell’area del centrosinistra, è più efficace oltre che più ambiziosa. E che comunque potrebbe contribuire a qualificare sul piano dei contenuti il confronto congressuale del PD. Senza dimenticare che questa dimensione ci permetterebbe di agire più liberamente anche sul piano della "formazione", considerando quella di partito troppo vincolata.  Ma anche di questo ne riparleremo. Il confronto è fertile, il luogo è fresco e le proposte della cucina gradevoli. Una buona serata, insomma.