28 Luglio 2009

martedì, 28 luglio 2009

La giornata inizia con un temporale piuttosto intenso. Mi piacciono i temporali estivi e la cosa mi fa venire la voglia di rimanere un po’ di più sotto il piumino che non abbiamo mai tolto. Non so se è l’effetto di questo o della mia disattenzione ma quando dopo un po’ cerco nel computer il pezzo sul Forum a cui ho lavorato nella giornata di ieri, niente da fare, sparito come per incanto. Se avessi scritto carta e penna, non sarebbe nulla di preoccupante, ma quando si lavora direttamente sul programma di scrittura e poi tutto svanisce la rabbia è tanta, anche perché puoi provare a riscrivere le stesse cose ma non serve a niente e tanto vale ricominciare da capo. Ora però non c’è tempo. Alle 9.30 inizia la Terza Commissione, con un ordine del giorno fitto fitto. Provo ad estraniarmi un po’ per recuperare le parole perdute, ma non è possibile. L’incalzare degli argomenti non ti dà lo spazio per farlo ed in fondo è giusto così. Cominciamo con il Disegno di Legge di Caterina Dominici sugli itinerari naturalistico-storico-culturali e già che c’è l’assessore Panizza provo a vedere come reagisce sul tema delle narrazioni storiche controverse che pure (come abbiamo visto recentemente) animano anche la nostra terra. Come ci si regolerà di fronte a proposte di finanziamento ad itinerari storici che interpretano punti di vista parziali? Nella risposta si coglie come questo argomentare rappresenti un nervo scoperto e lascio stare, nonostante in sede di discussione la cosa debba assolutamente essere affrontata. Altro tema caldo, il biodigestore di Lasino nell’audizione del Sindaco Mario Zambarda. Dopo aver ascoltato le ragioni del Comitato promotore della petizione popolare contro il biodigestore, quella che propone Zambarda è un’altra storia, ovvero quella di un Comune virtuoso che raccoglie l’84% di rifiuti con il porta a porta e che, di fronte alla necessità di smaltire l’umido dapprima s’interroga su soluzioni "domestiche" per produrre biogas e poi, di fronte al piano della PAT per l’individuazione di 4/5 biodigestori, sa assumersi la responsabilità di indicare un’area nel proprio Comune. Insomma, il paradosso di un comune virtuoso che diventa agli occhi dell’opinione pubblica un mostro. Potenza del "non nel mio giardino", di una stampa sempre alla ricerca della rissa, di una politica che non sa far altro che rincorrere il consenso a tutti i costi. Ho cercato in questi mesi di attenuare lo scontro, proponendo in aula emendamenti che attenuassero le logiche corporative che attraversano la maggioranza come l’opposizione ed ora quasi me ne pento. La politica o riscopre una visione d’insieme o non va da nessuna parte. L’effetto concreto è che oggi oltre l’80% dell’umido prodotto in Trentino viene trasferito fuori provincia a costi altissimi per la collettività. Questa si chiama "politica irresponsabile", altro che difesa dell’ambiente. Altri punti minori, si stabilisce il calendario di settembre e ottobre, e la riunione si chiude. Vado al gruppo e nell’intervallo del pranzo non c’è anima viva. Nel silenzio del Gruppo, le parole ritornano sulla carta (virtuale). I corridoi e le stanze appaiono desolatamente vuote, nonostante la presenza dei funzionari. Continuo a pensare che manca una direzione politica e la cosa viene avvertita anche dal personale. Non che non si lavori, ma ciascuno per conto proprio. Manca il collettivo e fors’anche la condivisione di una progettualità politica. Anche di questo si dovrà discutere nel congresso, sperando che sia un dibattito vero e franco. Milleottocento e passa iscrizioni al PD del Trentino non sono affatto male, la difficoltà sarà passare dall’adesione individuale ad un comune progetto politico. Viene a trovarmi Pippo Oggiano, ancora qualche giorno e poi sarà in pensione. E a disposizione per fare volontariato, cosa preziosa e rara di questi tempi. Serve un partito che sappia valorizzare il contributo di persone come Pippo che, nonostante tutto, hanno ancora voglia di mettersi in gioco per rendere migliore la politica e, con essa, il mondo in cui viviamo.  
28 Luglio 2009

giovedì, 21 gennaio 2010

Mi ha fatto piacere ricevere l’invito dalla Scuola di formazione politica "Danilo Dolci" di Roma per svolgervi una lezione. Avevo incontrato Silvano Falocco qualche mese fa alla Fortezza da basso nel cuore di Firenze dopo vent’anni, riconoscendo prima la sua voce dietro di me per poi associarla ad un volto, a dispetto degli anni poi non tanto cambiato. Raccontarsi in qualche pillola un pezzo così significativo di vita non è affatto facile, ma è quel che basta per intuire che qualcosa da raccontarsi avrebbe potuto esserci. Ero a Firenze per presentare "Darsi il tempo", avevo con me una copia e gliela ho regalata. Evidentemente la lettura deve averlo stimolato visto che dopo qualche settimana mi ha chiamato per invitarmi a tenere una lezione. Probabilmente pensava al tema della cooperazione, ma alla richiesta di un titolo per il nostro incontro quasi scherzosamente gli ho suggerito "Il criminale che è in ciascuno di noi". Detto, fatto. E così oggi sono qui, nel quartiere Ostiense, alla libreria "Le storie". Zeppa di gente, forse incuriosita da un argomento così improbabile. Eppure avrei potuto immaginare, per come ricordavo Silvano, che mi avrebbe potuto prendere sul serio. Ma ormai è fatta e sono qui a parlare di una cosa maledettamente seria, senza voler prendersi troppo sul serio. Mentre aspettiamo l’orario di inizio, Silvano mi racconta della scuola, di uno spazio che le persone si sono date "perché non si discute più da nessuna parte". Di un luogo che non vuole essere "della politica", che un po’ teme la politica per il suo scadere in un fare privo di pensiero, ma intimamente politico. Fra i presenti anche qualche volto conosciuto come Enrico Fontana, ma per tutti loro è come aver preso a scatola chiusa, non avendo proprio idea di dove intendo spingermi. Silvano mi aveva scritto che avrei dovuto parlare per mezz’ora o poco più… e che poi sarebbe seguito il dibattito. Mentre scorrono le parole vedo le persone attente, per certi versi stupite della piega che cerco di proporre. Guardo il mio moderatore, non vedo segni d’impazienza: 30, 50, 70, 90 minuti, nessuna interruzione ma nemmeno un bicchier d’acqua. Son tutti lì, è un buon segno. All’applauso che accompagna la fine del mio intervento segue un fuoco di fila di domande, vere, difficili, impegnative. Alcune riguardano come riuscire a fare corrispondere il profilo del pensiero con quello dei luoghi della politica, di qui forse lo stupore. Me la cavo con la metafora che ha accompagnato il mio argomentare: la scelta di abitare il conflitto, la bellezza ed il dolore del "compromettersi". La concreta possibilità di aprire pertugi che diventano porte e anche di più. Il bisogno di proporre sguardi, di ascoltare, di meravigliarsi senza cadere nell’ingenuità. Che pure, in tanto cinismo, ci può anche stare. Quei pochi libri che mi sono portato non bastano ed in molti mi chiedono di trovare il modo per proseguire la conversazione, di tornare sulle suggestioni proposte. Uno dei presenti mi ringrazia per una cosa piuttosto singolare, quella di aver dato un buon motivo alla sua iscrizione al PD, della quale non era poi tanto convinto. Ma, ad essere sinceri, non è che sia stato molto tenero verso questo partito, che pure mi riguarda. Nell’ascoltare i commenti dei partecipanti, mi viene da riflettere su quanto forte sia la domanda di buona politica, o forse più semplicemente di politica senza aggettivi. Nel senso di strumenti per leggere quel che ogni giorno vediamo nella nostra profonda solitudine. Un bicchiere di vino e via, a prendere il treno per Orvieto, dove Ali mi aspetta per cena. Mentre scrivo sono in treno, non arriverò a destinazione prima delle 23.00. Ma il piacere di passare una serata come ai vecchi tempi val bene questa ultima fatica.      
27 Luglio 2009

lunedì, 27 luglio 2009

Ho un sacco di cose da scrivere e nel fine settimana non sono riuscito a trovare un momento di tranquillità. Approfitto dunque del mattino libero da impegni istituzionali per preparare un articolo ed un corsivo per "Consiglio provinciale cronache": il prossimo numero ospiterà una pagina dedicata all’attività del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e vorrei che emergesse l’impronta innovativa che vogliamo dare a questo organismo. Verso le 11.00 sono in ufficio. Un’occhiata alla posta e poi mi immergo di nuovo nella scrittura. O almeno ci provo. Al gruppo c’è Michele Kettmaier e così trovo l’occasione di parlargli sugli sviluppi del progetto "Etica e partecipazione". Lo vedo molto interessato all’idea e alle proposte che stanno uscendo, e mi dice che se vogliamo possiamo contare su di lui, che di mestiere si occupa di comunicazione. Ed effettivamente più ne parlo, più l’idea mi sembra avvincente. Già questa settimana dovremmo essere in grado di avere una prima bozza di lavoro ed iniziare a raccogliere le adesioni. Vedo Roberto Pinter che sta lavorando alacremente alla proposta di una sua candidatura alla segreteria del PD del Trentino. Sta raccogliendo importanti adesioni trasversali alle diverse anime che hanno dato vita al partito in Trentino e questa è necessariamente la strada, se vogliamo che il confronto congressuale non sia la fotografia, peraltro sbiadita, delle vecchie appartenenze. Ci scambiamo due opinioni e via. Una mela e poi è ora di andare in Consiglio provinciale. La convocazione è straordinaria, frutto della richiesta, come da Statuto, di 1/5 dei consiglieri, per discutere della mozione presentata dalla Lega Nord sul tema dell’inquinamento ambientale e dei controlli sulle discariche. Il pretesto è stata l’iniziativa della magistratura che ha messo sotto sequestro alcune aree di bonifica agraria in Valsugana dove sarebbero finiti ingenti quantità di materiale di scarto dell’Acciaieria di Borgo. Una scelta pretestuosa e strumentale, che rischia di vanificare o mettere in secondo piano il lavoro svolto dalla Terza Commissione investita di poteri di indagine proprio su questo argomento. La Commissione concluderà il suo lavoro – fatto di ore e ore di ascolto di istituzioni, servizi, agenzie, associazioni, enti locali, comitati per cercare di comprendere cosa non abbia funzionato e quali siano gli eventuali provvedimenti da assumere per aumentare l’attività di controllo e di prevenzione dell’inquinamento – il primo di ottobre per arrivare in aula dopo qualche settimana. Che senso ha una discussione su una mozione, quando il Consiglio sarà chiamato a breve a discutere dell’esito della Commissione d’indagine? Per questo come maggioranza decidiamo di affidare la risposta al presidente della Terza Commissione Roberto Bombarda, che illustra a grandi linee il lavoro svolto, e al presidente Dellai che proprio dal lavoro della Commissione trae spunto per indicare la serietà con la quale il Consiglio sta lavorando e l’Amministrazione collaborando affinché possano emergere eventuali falle presenti nel sistema. Ma anche per rivendicare con forza il fatto che non è serio dipingere la provincia di Trento come un territorio nelle mani della criminalità ambientale, se è vero, come è vero, che siamo ai primi posti in tutte le inchieste sulla qualità ambientale nel nostro paese. La minoranza rimane con le pive nel sacco ed il tentativo di appropriarsi di un tema per agitarlo all’opinione pubblica facendo rumore viene vanificato. La mozione è respinta e la riunione si chiude. Come spesso accade, si è perso tempo ed è disdicevole che le istituzioni vengano svilite da un modo di intendere la dialettica fra maggioranza e opposizione improvvida e propagandistica. Ma forse da parte della Lega è proprio quel che si vuole. In serata mi rimetto al computer, ma dopo un po’ prevale la stanchezza. Riesco a scrivere queste note e poi mi butto su un libro che da qualche giorno allieta le ore serali. S’intitola "La ragazza della Mura", l’autore è Feri Lainšček (Beit Edizioni), scrittore sloveno, che ambienta il suo romanzo all’inizio degli anni ’40, ai confini fra Slovenia ed Ungheria. Amo le storie di fiume e la Mura è, come s’intuisce e come spesso accade in quel pezzo d’Europa, uno dei tanti rivoli impetuosi destinato a finire inesorabilmente nel Danubio.  
26 Luglio 2009

mercoledì, 31 marzo 2010

L’eco delle elezioni è ancora forte. La destra gongola, la Lega si sente definitivamente sdoganata e può fare la voce grossa, Berlusconi grida ai quattro venti "ora le riforme, chi ci sta, ci sta…" e medita qualche nuovo editto, i neopresidenti lanciamo la sfida alla pillola RU… il Papa fino a quel punto in grave difficoltà ringrazia per l’assist. In compenso il centro sinistra continua a vagare nel buio. Qualcuno, anche nel PD del Trentino, pensa che la risposta sia quella di rincorrere la Lega, nei contenuti come nelle pratiche. Ricevo la mail di un amico di Roma che propone di invitare "tutto l’arco variegato delle Opposizioni, da Beppe Grillo & C., al Popolo Viola, dai Radicali all’ Italia dei Valori, da Rifondazione e la Federazione delle Sinistre a Sinistra Ecologia e Libertà, più singoli battitori liberi ed esponenti della cultura e della comunicazione" a mettersi insieme e avverto quanto sia profondo il disorientamento. O, almeno, esattamente l’opposto di quel che penso. Perché sono sempre più convinto che sia tempo di cambiare lo schema di gioco. Ne ho già parlato più volte in questo sito: non serve a nulla mettere insieme le vecchie storie, non ha funzionato, non funziona e non mi interessa. Cambiare lo schema significa sintonizzarsi con quel che di interessante emerge nei territori, quelli che la politica sorvola. Anche per questo sento Gianfranco Bettin. In primo luogo per complimentarmi con la sua città, Venezia. Mi racconta di quanto sia stata dura ma anche qualche aneddoto, come quando in piena campagna elettorale è arrivato in laguna Massimo D’Alema e di come il candidato e ora sindaco di Venezia Giorgio Orsoni l’abbia tenuto a distanza per evitare l’effetto pugliese. Ci scambiamo qualche considerazione e avverto come il tempo per una scelta in mare aperto, cambiando lo schema di gioco, stia maturando anche nel suo itinerario politico. Verso le 11.00 ho appuntamento con Gianni Rigoni Stern. E’ appena rientrato da Srebrenica e ha un sacco di cose da raccontarmi e farmi vedere. Vuole tirarmi dentro il suo piccolo sogni di dare una mano ad un villaggio della zona attraverso un progetto di sviluppo rurale. Ovviamente mi fa piacere essermi conquistato la sua fiducia di uomo burbero dell’altipiano. Provo ad immaginare una triangolazione fra il Trentino, il Veneto e la città bosniaca, mettendo in campo saperi, relazioni e la suggestione di utilizzare i diritti d’autore dei racconti di guerra di suo padre per un progetto di rinascita economica, sociale e culturale dell’antica "Argentea", Srebrenica appunto. Nel pomeriggio mi attende un incontro che ho fortemente voluto. Riguarda Millevoci. Il Centro Millevoci nasce nel novembre 1998 grazie ad un protocollo d’intesa fra la PAT, il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, l’Iprase e il Comune di Trento, successivamente allargato anche all’Università degli Studi di Trento. Fu la scommessa di far interagire soggetti diversi del mondo della scuola attorno ai temi dell’accoglienza e dell’interculturalità per cercare di dare risposte alte a delle domande che con il trascorrere degli anni diverranno sempre più ineludibili. Un tavolo comune di confronto con l’obiettivo di definire azioni congiunte per migliorare l’integrazione degli alunni stranieri nella scuola trentina. Sono passati più di dieci anni. Difficile dire se quella scommessa è stata vinta oppure no. Molte cose sono state fatte e probabilmente se il Trentino è stato in questi anni terra accogliente lo si deve anche a questo lavoro. Ma molto c’è ancora da fare, molto da cambiare. Sì, perché in questo tempo è mutato il quadro, la dimensione e la qualità dei bisogni, il tipo di utenza. A cominciare dal fatto che gli alunni stranieri di un tempo sono diventati padri e madri, e i loro figli non sono "stranieri", ma ragazzi nati in Trentino, trentini a tutti gli effetti. E’ proprio per interrogarsi sulle nuove frontiere dell’interculturalità che il Forum e l’Assessorato all’Istruzione hanno promosso nel pomeriggio di oggi, presso il palazzo dell’istruzione a Trento,  un incontro di lavoro con le persone e i soggetti che hanno lavorato ed interagito nel corso degli anni con il Centro Millevoci. L’obiettivo è provare a mettere a prova le categorie concettuali e le parole, le une faticano a descrivere, le altre non riescono a comunicare. Pace, diritti umani, solidarietà non vogliono dire più nulla. E lo stesso si può dire per formule come interculturalità, come se le culture, incontrandosi, non producessero conflitti. E’ a questi conflitti, è a queste paure spesso sopite, a volte gridate, che dovremmo parlare. Riconoscendole, tanto per cominciare, senza necessariamente bollarle come xenofobia o razzismo. Le paure sono reali, sono il prodotto di trasformazioni tanto rapide quanto radicali che mettono in discussione quel che prima era consolidato. Un altro obiettivo è quello di interrogarsi sui cambiamenti avvenuti. Siamo giù oltre l’accoglienza e l’aiuto: oggi si pone il tema del riconoscere i diritti di cittadinanza, la dignità di essere parte di una storia, insieme diversa e comune. Che in primo luogo dovremmo conoscere. E’ un problema degli insegnanti, dei genitori, dei ragazzi. Dovremmo dunque investire nella conoscenza, conoscenza delle storie, delle geografie, delle letterature, delle arti, non per saperne di più degli altri ma per conoscere meglio noi stessi, nel nostro saperci riconoscere come cittadini europei e mediterranei. Di questo parliamo. Molti i partecipanti, molti gli stimoli. E infine l’impegno di aprire una fase di confronto sui siti del Forum e Vivo scuola, per arrivare da qui a sei mesi ad un momento pubblico di bilancio e soprattutto di rilancio di Millevoci come interfaccia fra tutte le componenti che operano nella scuola, questa volta non per accogliere ma per ritrovarsi.
25 Luglio 2009

mercoledì, 17 marzo 2010

Nel tardo pomeriggio si inaugurano gli stand di "Officina Medio Oriente", a cura delle associazioni di volontariato che operano nel conflitto israelo palestinese. Quattordici associazioni e il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, nella narrazione che viene proposta fanno quindici associazioni, ma almeno le istituzioni dovrebbero riconoscersi. E’ chiedere troppo? Non importa… La cosa grandiosa, nel senso letterale del termine, è il vestito che viene da Hebron. Trentaquattro metri di lunghezza e più di venti di larghezza, duecentoventi chilogrammi, è costato migliaia di ore di lavoro da parte delle donne dei villaggi palestinesi, ciascuna con il suo punto di ricamo caratteristico. Viene steso nel piazzale davanti al Palazzo della Regione riempiendolo tutto. Descrive una storia, il sapere antico, l’orgoglio… ma anche la scelta di far parlare l’arte quando le parole non bastano. E in queste ore le parole avrebbero voglia piuttosto di gridare, di fronte all’annuncio di 1.500 nuovi insediamenti nella Gerusalemme araba. Che per il diritto internazionale siano illegali non sembra importare niente, perché ormai da più di sessant’anni il diritto si è fermato a Tel Aviv. Più difficile ancora di gridare è provare comunque a dialogare, tanto potrebbe apparire persino ipocrita. Provo a scriverne. Il dialogo è difficile anche nel contatto umano nei pressi degli stand, ciascuno con i suoi… e probabilmente non può essere che così. Al dibattito di venerdì sera "La pace oltre i confini" il rettore dell’Università Al Quds di Gerusalemme Saari Nusseibeh non potrà esserci, perché Gerusalemme è bloccata, per i palestinesi naturalmente. Chiamo Ali e gli chiedo se può sostituirlo. Lo avverto riluttante, ma l’amicizia va oltre. Ma sento forte l’indignazione per quel che accade in queste ore in Palestina. Più che rabbia, amarezza profonda. Mi invia uno scritto, tenerissimo, che riporterò nei prossimi giorni su questo sito.  
24 Luglio 2009

venerdì, 24 luglio 2009

Dopo giorni intensi di lavoro, la giornata di oggi appare di tutta tranquillità. Ho un appuntamento alle 9.00 del mattino in assessorato alla solidarietà internazionale che ha come oggetto la convenzione con l’associazione Tremembé sul servizio "Abitare la Terra". Penso tra me e me come sono strane le cose della vita. "Abitare la Terra" è un essenzialmente una newsletter che abbiamo inventato io ed Armando Stefani grosso modo una decina d’anni fa per il Comune di Trento, un’agenda ragionata che potesse arrivare nelle case attraverso la posta elettronica (ma anche un sito web e una rubrica quotidiana sul quotidiano l’Adige). Ed ora mi trovo, come Presidente del Forum trentino per la Pace, a giudicarne l’efficacia. Il progetto nel corso degli anni si è sviluppato, personalmente non l’ho più seguito se non come utente, è diventato un punto fermo del panorama della comunicazione della pace in Trentino, con i suoi 13.581 utenti che settimanalmente ricevono questo servizio di informazione. Fra gli strumenti di questa comunicazione – li abbiamo esaminati un paio di settimane fa in uno dei focus tematici del Forum – la newsletter "Abitare la Terra" è sicuramente uno dei più efficaci. Lo descrive anche la ricerca svolta dall’associazione Tremembé sul gradimento del servizio, che ha coinvolto 1.000 intervistati e alla quale hanno risposto ben 656 persone. Nell’incontro ci si confronta anche sul sito web che nei fatti fa da supporto alla mailing list ma che ha numeri ben più ridotti, confermandomi nell’idea che è necessario fare sistema ed evitare ogni forma di autoreferenzialità. A breve scade il contratto e l’orientamento condiviso è quello di mantenere il servizio di newsletter e di sottoporre a verifica il sito nell’ambito di un confronto più complessivo (la rubrica cartacea su l’Adige è scomparsa un paio d’anni fa con il cambio della sua direzione). Mi soffermo a parlare con Chiara Ghetta – che di Tremembé è da poco la nuova presidente (Armando Stefani nelle ultime elezioni comunali di Trento è stato eletto presidente della Circoscrizione dell’Argentario) – sull’ufficio pace e cooperazione internazionale dell’assessorato all’istruzione, che in questi ultimi tempi ha subito un po’ di defezioni. Chiara è distaccata in assessorato e voglio capire da lei se l’attenzione verso i temi della pace sarà ancora viva. Ovviamente di questo ho intenzione di parlarne a breve con l’assessora Marta Dalmaso. Ci lasciamo con l’impegno di rivederci la prossima settimana e così arrivo in ufficio. Trovo già alcuni commenti sull’interrogazione relativa all’ipotizzato impianto fotovoltaico a Cadine, la cosa è di un certo interesse e non è facile stabilire il punto di equilibrio fra energie rinnovabili ed impatto ambientale. Rispondo alla posta elettronica, metto in ordine la mia scrivania che ben descrive (nelle decine di cartelle multicolore che l’affollano) i file aperti del mio impegno consiliare (e non solo). Passa a trovarmi Micaela Bertoldi, ragioniamo insieme di politiche culturali, del Centro S.Chiara e dell’opportunità di segnare una svolta nella gestione di quella struttura. Verso le 12.30 vado in Provincia dove si tiene la conferenza stampa settimanale della Giunta provinciale. Arrivo mentre, a conclusione della conferenza, viene data la notizia di una bellissima lince segnalata nella zona di Andalo. Ma non sono lì per questo. Attendo un rimando sulle cose scritte al presidente, che mi sembra positivo. Ne parleremo martedì prossimo. Fuori l’aria è torrida e decido che oggi pomeriggio andrò a fare un giro nei boschi della nostra valle elettiva, quella dei Mocheni dove con Gabriella abbiamo avuto casa per diversi anni, conoscendo così i suoi piccoli grandi segreti. Il bollettino micologico dirà che il bosco è secco e che servirebbe una notte di pioggia. Ciò nonostante qualche porcino e un bel po’ di fingerli allieteranno la nostra serata e i nostri commensali. Arriva anche la pioggia.  
23 Luglio 2009

giovedì, 23 luglio 2009

Ho un impegno assunto la sera precedente. L’incontro della maggioranza ancora attraversa i miei pensieri e allora prendo carta e penna e butto giù un paio di cartelle per il presidente. Se è vero che il Trentino è "sotto osservazione" allora abbiamo la responsabilità di inviare messaggi forti e chiari. Nelle righe che alle 8.00 in punto invio alla segretaria di Dellai provo ad indicarne alcuni. Per ora li lascio alla riservatezza di una comunicazione personale. La mattinata è tutta dedicata al gruppo di lavoro della Seconda Commissione legislativa che deve esaminare il testo unificato delle proposte di legge sull’educazione al consumo e le filiere corte. Il lavoro è stato tutt’altro che semplice ma è andato in porto e c’è in me una certa soddisfazione. Il testo corrisponde alle nostre aspettative, ha il via libera degli uffici legislativi ed è, mi permetto di dire, la prima legge di iniziativa consiliare di questa legislatura di una certa consistenza. Ora i passaggi saranno a settembre (le audizioni e il varo definitivo della Commissione) e ad ottobre (l’aula consiliare). Devo ringraziare Michele Ghezzer, si è lavorato bene insieme e i suoi consigli sono stati preziosi, ed il gruppo di esperti con il quale abbiamo elaborato la proposta iniziale. Non c’è tempo per la pausa pranzo, alle 14.30 m’incontro con Stefano Albergoni e Fabio Pipinato per il progetto "Etica e partecipazione". Il quadro che stiamo costruendo si fa davvero interessante ed il progetto di portale che collega nodi di una rete provinciale per la buona politica assume finalmente una fisionomia precisa. La prossima settimana saremo in grado di poter presentare alle persone che vogliamo coinvolgere una proposta piuttosto organica ed articolata. Nel far questo scorriamo i siti che girano nel web e c’è da rimanere desolati per quanti denari si siano investiti in cose (penso al "vivaio" di Dellai) che ora sono lì, che languono, fermi a qualche mese fa. I siti internet senz’anima sono davvero desolanti. Alle 16.30 ho appuntamento con Martina. Collabora da più di un anno con il Forum per la Pace e i Diritti Umani sul progetto formazione, ma il quadro che andiamo a delineare la proietta già oltre, ovvero nella nuova impronta del Forum. Subito dopo ci si incontra alla sede della Trentini nel mondo con l’ultimo dei cinque focus tematici che abbiamo previsto per elaborare il programma del Forum per la Pace, dedicato al tema "migrazioni e nuove cittadinanze". Con Alberto Tafner, da qualche mese nuovo presidente della Trentini nel mondo, s’è avviata una collaborazione che intravedo proficua. M’informa che proprio oggi è arrivata la notizia dal Brasile che l’esame del dna dei resti ritrovati in mare ha portato al riconoscimento di Rino Zandonai. Una certezza, forse, ma avrei voluto non ricevere questa notizia. L’incontro si rivela molto interessante. Propongo uno spazio di confronto che sul tema migratorio che spazia fra i trentini nel mondo e i trentini del mondo. La discussione non è affatto banale ed escono un sacco di idee. Devo dire che era accaduta la stessa cosa anche nei focus precedenti e ciò un po’ mi preoccupa perché non sarà facile costruire una sintesi programmatica capace di delineare un’azione efficace del Forum che non si sovrapponga né alle associazioni, né al governo dell’autonomia (senza peraltro averne gli strumenti). La calda estate porterà consiglio. Ma intanto la gente al lavoro in questa ricognizione è stata numerosa, non meno di cento persone. Non avrei creduto di riuscire a fare questo lavoro prima e durante l’estate. Un buon inizio.  
22 Luglio 2009

mercoledì 22 luglio 2009

Alle 9.00 si riunisce la Terza Commissione. In discussione il parere su una delibera della Giunta per quanto riguarda il sostegno pubblico allo sbarrieramento nell’edilizia privata. Prima che arrivi l’assessore Rossi propongo alla Commissione di definire il calendario per la conclusione dell’attività di indagine conoscitiva sull’inquinamento ambientale. La commissione sta lavorando da mesi e proficuamente su questo tema, decine di audizioni, incontri e visite ci stanno fornendo un quadro piuttosto esaustivo su un tema di grande preoccupazione e allarme sociale come quello dello smaltimento illegale di rifiuti speciali in discariche o aree di bonifica. Ma, ciò nonostante, la Lega ha chiesto una convocazione straordinaria del Consiglio per discutere di questo problema alla luce dei recenti accertamenti della magistratura. Un’iniziativa strumentale e demagogica che in buona sostanza rischia di svuotare la serietà e la meticolosità dell’iniziativa consiliare, il tutto per un’operazione d’immagine che non porterà da nessuna parte. Per questo chiedo che siano fissati tempi certi nella conclusione dei lavori, per togliere ogni alibi ad una minoranza nelle mani della Lega e del suo carattere eversivo. Il Consiglio straordinario sarà lunedì prossimo, a chiederlo basta un quinto dei consiglieri e l’operazione è un gioco da ragazzi. Certo è che questo uso delle istituzioni è davvero inqualificabile. Nel confronto che segue in Commissione riemerge la discussione sulla questione delle franchigie sul calcolo Icef per accedere ai contributi sullo sbarrieramento. Provo a spiegare che l’Icef è stato pensato come uno strumento per correggere le distorsioni di un sistema fiscale che fatica ad essere, come prevede la Costituzione, realmente progressivo. Ma la discussione assume toni ideologici, come se ci fosse qualcuno che vuole penalizzare il risparmio delle persone o delle famiglie. Pazienza. In ogni caso la delibera viene approvata con l’astensione delle minoranze. Iniziano i lavori d’aula. In discussione il disegno di legge sul garante delle minoranze, un tema sul quale si provano operazioni inquinate e poco serie. Decido in buona sostanza di disinteressarmi della questione, anche se mi riesce difficile estraniarmi da un confronto che assume i tratti della volgarità e dell’insulto. Come già ieri cerco almeno di organizzarmi un po’ di incontri a lato del Consiglio. Vedo Claudia Vorobiov, che da qualche settimana collabora con "Viaggiare i Balcani", il programma di turismo responsabile avviato ormai otto anni fa dalla comunità trentina. E’ una piccola ma significativa realtà e Claudia si sta dimostrando una persona seria ed appassionata. Mi chiede un po’ di dettagli sulla gestione delle risorse e la sua scaletta di cose è piuttosto ampia, ma anche più avvincente di una discussione priva di senso che proseguirà fino alle 16.00 per concludersi con un nulla di fatto e solo perché, anche in questo caso, la Lega si è rifiutata di unificare il confronto con le altre proposte avanzate in Commissione. Qualche ora in ufficio mi permette di recuperare un po’ di lavoro, ma con il via vai di persone è difficile mettere a fuoco le cose. Così parlo con Edoardo Benuzzi del tema del lavoro in affitto, escamotage che permette ad alcune aziende trentine di mettere i propri lavoratori in cassa integrazione e contemporaneamente di aprire proprie aziende in paesi dove il costo del lavoro è cinque o dieci volte inferire a quello di qui per poi farli venire a lavorare in Italia, naturalmente con le paghe del loro paese. In altre parole, l’onda lunga della direttiva Bolkenstein stoppata qualche anno fa. Decidiamo di verificare come l’autonomia può, con le sue competenze, tutelarci da questo schifo. Così si avvicinano le 19.00, ora in cui è fissato a Tenna l’incontro della maggioranza, segretari della coalizione del centro sinistra autonomista, consiglieri, assessori e presidente. Dellai illustra le linee di lavoro per i mesi a venire con la consapevolezza che quel che ora s’imposta costituirà l’ossatura della legislatura. La discussione mi sembra stiracchiata e priva di profilo, c’è poco tempo e mi permetto di dire anche poche idee. Si discute più di metodo che di contenuti, ma anche il contesto non aiuta. Mi riprometto di scrivere una nota al presidente sui nodi che ha posto nella sua introduzione, già domani mattina. E così sarà.  
20 Luglio 2009

lunedì 20 luglio 2009

L’agenda di impegni e di cose da fare è tutt’altro che estiva. Nello scorso fine settimana ho messo su carta un lungo elenco di questioni ed oggi inizio a snocciolarle. In mattinata finisco di sistemare una prima "lettera agli amici", che intendo rivolgere in particolare alle persone che hanno messo il loro nome accanto al mio nelle elezioni del novembre scorso. Un piccolo racconto di questi sette mesi di lavoro, passatemi l’espressione, "fra le istituzioni e la vita". Nella tarda mattinata arrivano a Trento gli amici di Ucodep, una fra le più importanti Ong toscane con la quale collaboriamo su una serie di programmi di cooperazione nell’area balcanica. Ci riuniamo nella sede di Via Milano e con Daniele Bilotta e Claudia Vorobiov che questo lavoro coordinano qui a Trento riprendiamo un discorso che si era interrotto qualche mese fa sul tema del turismo responsabile. E’ l’occasione per fare un bilancio sul lavoro di questi anni e per cercare di capire come possiamo interagire nel futuro su due livelli: quello della collaborazione nelle attività progettuali e la strutturazione di un’attività di promozione commerciale dei viaggi del turismo responsabile. Le due cose, apparentemente lontane, nella realtà non lo sono affatto. Perché alla valorizzazione delle tradizioni e dei prodotti così come delle ricchezze storico culturali della regione, insomma di un’offerta turistica di qualità, deve poter corrispondere una domanda turistica capace di dare sostenibilità alle scelte fin qui sostenute. Il fatto è che verso i Balcani ci sono ancora un sacco di pregiudizi, e così la gente ancora diffida ad andare, che ne so, a Sarajevo. Eppure è la Gerusalemme dei Balcani, una delle città più belle e ricche di storia e cultura d’Europa. Non mi voglio far prendere la mano, ma consiglio semplicemente a tutti i lettori di questa rubrica di mettere in conto un viaggio in questi luoghi dal fascino straordinario. Concludiamo l’incontro davanti ad una pizza e ci diamo appuntamento a settembre per definire un piano comune di lavoro. Ritorno così al Gruppo dove trovo Diego Pancher e Roberto Pinter. La discussione va a finire subito sul PD e sull’avvio di una fase congressuale ancora molto incerta. Ma che richiede la presenza di tesi politiche chiare e capaci di disarticolare le famiglie di appartenenza che ancora incombono sul presente e sul futuro del partito. In mattinata avevo chiesto a Roberto Bortolotti di buttar giù una proposta di interrogazione sulla Paganella, la montagna che sovrasta la città di Trento, violentata da una giungla di antenne e ripetitori laddove un tempo arrivava una delle funivie che, con i suoi 1900 metri di balzo, era fra le più ardite del Paese. E’ un tema, questo, che vorrei seguire con attenzione: un legame anche affettivo perché lungo quel crinale ci andavo da ragazzo nelle gite domenicali con i miei genitori. Oggi, alzare lo sguardo verso la Paganella dà quasi un senso di sconforto e di estraneità. Ne ho parlato nei giorni scorsi con Stefano Albergoni che insieme all’amministrazione comunale di Zambiana sta sviluppando da tempo un lavoro per la rinascita della montagna. E l’interrogazione nel pomeriggio è nero su bianco. Alle 17.30 passo alla stazione dei treni a prendere Mauro Cereghini con il quale devo sbrigare un po’ di questioni burocratiche e bancarie relativamente all’attività dei tavoli della cooperazione di comunità. E’ appena rientrato da La Spezia dove ha avuto modo di presentare "Darsi il tempo" nell’ambio di una manifestazione sul presente e il futuro del Kosovo e fra pochi giorni ripartirà con un viaggio della Fondazione Langer per Srebrenica. Non nascondo un po’ di invidia per la sua frequentazione (che è stata la mia) dei Balcani. Credo proprio che ad agosto un viaggio da quelle parti non me lo farò mancare. Ultimo appuntamento della giornata, quello alle 18.30 con l’"Unione dei cacciatori del Trentino". Si tratta della minore delle organizzazioni dei cacciatori trentini, quella cioè che non ha la gestione e il controllo sull’attività venatoria e sul patrimonio faunistico del Trentino (che fa capo alla più grande "Associazione dei Cacciatori del Trentino"). Hanno chiesto un incontro con il Gruppo consiliare del PD e così con Luca Zeni incontriamo il presidente Pizzini ed altri esponenti dell’Unione. Non ho molto a cuore la caccia, né i cacciatori, ma devo dire che i problemi che pongono sono seri, investono l’attuale assetto legislativo e più in generale la filosofia con la quale la Provincia autonoma di Trento governa tutta la materia in questione. Ci prendiamo una serie di impegni, in primo luogo quello di verificare come poter mettere mano alle questioni della gestione democratica del patrimonio faunistico, e ci lasciamo con l’idea di rivederci a breve. Ci sarebbe, per concludere la giornata, l’assemblea del PD del Trentino per varare il regolamento congressuale. Ho una buona scusa di non essere membro dell’assemblea, ma di regole del PD ne ho strapiene le tasche. Così preferisco andare a casa e piuttosto dedicare un po’ di tempo al diario della giornata.  
17 Luglio 2009

venerdì 17 luglio 2009

La data indica prudenza. Ma gli impegni della giornata sembrano tranquilli e dunque li affronto in tutta serenità. Silvia è stata nostra ospite serale per quasi tutta la settimana e stamattina lei riparte per Torino. L’accompagno in centro e penso fra me che mi spiace di non averle potuto dedicare più tempo. In compenso le ho fatto conoscere il "Dies Irae", una Falanghina della provincia di Benevento che nella calura di questi giorni scorsi era una meraviglia. Alle 9.00 sono in Provincia, all’assessorato per la solidarietà internazionale, dove c’incontriamo per definire la convenzione per l’attività di Osservatorio Balcani e Caucaso. L’Osservatorio è uno degli investimenti che la nostra comunità ha avuto l’intelligenza di sostenere ed oggi, con i suoi oltre duecentomila contatti quotidiani, rappresenta un punto di riferimento europeo. Rientro in ufficio dove inizio a lavorare su un pezzo per L’Adige che uscirà domenica relativo all’ordine del giorno approvato per mettere a disposizione ai diciottenni che lo vorranno un abbonamento, online o cartaceo, a condizioni molto agevolate. Lì mi raggiunge Chiara, una studentessa che frequenta l’Università di Bologna. Ha letto "Darsi il tempo" e mi dice che vorrebbe fare una tesi sullo sviluppo locale a Prijedor. Ne ha parlato con il professor Segrè, che conosco da anni e che ha un approccio analogo al nostro di pensare la cooperazione internazionale. Le spiego un po’ quel che si sta facendo in questo momento e concordiamo gli argomenti sui quali potrebbe lavorare nello stage che vorrebbe svolgere nella cittadina bosniaca. Salta un appuntamento a mezzogiorno e ne approfitto per portarmi avanti con un po’ di lavoro. Al Gruppo non c’è quasi nessuno e allora mi intrometto in una conversazione fra Marina e Michele che lì lavorano da anni. Parliamo dell’estemporaneità delle attività che vi si svolgono e dell’assenza di un approccio collettivo, tema che ho già posto nelle scorse settimane al Gruppo. Che richiede, evidentemente, un livello di coesione ancora tutto da costruire. Nel primo pomeriggio c’è in Regione la Conferenza di informazione sulle attività della "Trentini nel Mondo" in Sudamerica. Sin dalle prime battute s’avverte un clima di tensione, che riecheggia nelle stesse parole del presidente Dellai nel suo invitare ad un confronto sereno e costruttivo. Nei giorni della tragedia dell’Airbus francese inabissatosi nell’oceano atlantico che si è portato via Rino, Luigi e Gianni, attorno all’attività della "Trentini nel Mondo" c’era stato un grande riconoscimento. Ma oggi riemergono divisioni e discredito. La cosa mi infastidisce non solo perché sono molto vicino all’associazione e all’impegno di Ciro Russo che dal 1992 coordina i programmi in America Latina, ma per il fatto che le critiche sembrano prevalentemente il frutto del pettegolezzo (e del rancore) che altro. Nell’illustrare il quadro dei progetti avviati nel corso degli anni Ciro evita (forse sbagliando) di parlare di queste e di altre difficoltà, degli errori che sempre si commettono quando si opera in contesti tanto diversi, e dunque delle riflessioni e dei cambiamenti che sono intervenuti nel corso del tempo nell’impostare con responsabilità una relazione con territori sparsi in un continente, non solo dunque con i discendenti dell’emigrazione trentina ma con la sua complessità generale. Che emerge dall’ampiezza degli interventi realizzati, ampiezza che fa tremare i polsi solo a veder scorrere dati e cifre. Incommensurabili rispetto alla profilo culturalmente inconsistente delle critiche che vengono rivolte. Dopo un po’ me ne vado. Non sarà facile ricostruire un tessuto unitario e condiviso di azione. Voglio parlarne con la Trentini nel Mondo. La settimana prossima avremo proprio nella loro sede l’incontro di uno dei focus tematici del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani dedicato al tema delle migrazioni e delle nuove cittadinanze (ma insieme anche della memoria) e mi piacerebbe potesse nascere una collaborazione virtuosa.  
16 Luglio 2009

giovedì 16 luglio 2009

Anche oggi Consiglio Provinciale. Prima ancora che inizi il Consiglio parlo con qualche esponente delle minoranze per cercare una convergenza più ampia sulla prima mozione in discussione, quella sull’abbonamento agevolato (cartaceo oppure online) ad un quotidiano locale (o nazionale perché abbia un supplemento di cronaca locale) ai diciottenni che ne faranno richiesta. Del resto la proposta nasce in Francia dal presidente Sarkozy e ha trovato adesioni trasversali anche in Italia. Il Trentino sarebbe però la prima regione italiana a mettere a disposizione dei diciottenni un’opportunità di questa natura, e quindi mi augurerei un voto favorevole molto ampio. Pia illusione. Non appena illustrata la mozione parte un fuoco di fila che vede gli esponenti della Lega, del PDL e il consigliere Giovanazzi parlare apertamente di tentativo di ammiccarsi la stampa locale o di voler fare demagogia per conquistare consenso fra i giovani (sì, Giovanazzi, che certo non è un giovanotto e che non ha esitato a novembre, pur di racimolare qualche voto, a fare lui una lista di giovani). I quali, per altro, si dice che non sarebbero interessati a strumenti di questa natura perché sono ben altri i canali d’informazione che verrebbero utilizzati. Tesi contraddittorie fra loro, ma non importa. Qualcuno dimostra nel proprio argomentare di non aver nemmeno letto la proposta, ma anche questa non è una novità. La maggioranza, pur con qualche inevitabile distinguo, è compatta. Provo ad interloquire, almeno con quei consiglieri dell’opposizione come Ferretti che svolgono argomentazioni ragionevoli, nel tentativo di evitare contrapposizioni strumentali e di assicurare che questa proposta fa il paio con altre già approvate dal Consiglio a sostegno della conoscenza e dell’avvicinamento dei giovani (e non solo) alla lettura. Ma nella maggioranza ci sono molti assenti e l’opposizione vede la possibilità di metterci sotto. La votazione esprime 14 voti a favore e 13 contrari (solo per la momentanea assenza di un consigliere del PDL) e così apriti cielo. Contestazioni, urla, contro il vicepresidente del Consiglio che pure ha confermato senza esitazioni l’esito del voto. Rimango basito di tanta disonestà intellettuale. Dopo qualche scaramuccia verbale il Consiglio riprende l’esame delle mozioni. Ce ne sono a raffica e nonostante la maggioranza tenda ad avere un atteggiamento aperto verso le proposte (almeno quelle ricevibili) dell’opposizione, la scena si ripete. Quando all’ordine del giorno arriva la mozione del PD (prima firmataria Sara Ferrari) per ripristinare la Sovrintendenza ai beni archeologica soppressa qualche mese fa dalla Giunta, a scatenare la bagarre è il consigliere Morandini, il quale attacca il PD per aver presentato una proposta in questa direzione dopo che una sua sullo stesso argomento era stata bocciata un paio di mesi fa. Al tempo, per la verità, si era provato a concordare un testo condiviso, ma Morandini non aveva voluto accettare mediazioni e dunque la mozione era stata respinta. Le espressioni verbali e i giudizi che vengono espressi indicano un livore che neanche la diretta televisiva può giustificare. Quasi che le espressioni elettorali di novembre, di maggio e di giugno non avessero dato un messaggio chiaro, in particolare verso chi ora parla di voto conquistato in forma clientelare. Alle 11.00 è annunciato un presidio sotto il Palazzo della Regione per la presentazione dell’appello del mondo associazionistico contro il "pacchetto sicurezza". Quando scendo rubando qualche minuto al lavoro consiliare (nella speranza di non andare in minoranza) c’è già un bel po’ di gente. Saluto Fabio Pipinato (che dell’iniziativa è uno dei promotori) e un po’ dei presenti e ritorno rapidamente in aula. Vedo Gianni Rigotti, vecchio amico e compagno che da anni si è trasferito dalla Val di Non a Novafeltria. Ma le radici si fanno sentire e negli ultimi mesi (ora che è in pensione) ritorna qui frequentemente. Nell’intervallo una bruschetta veloce con Roberto Pinter che mi aggiorna sulle adesioni verso la sua candidatura a segretario del PD del Trentino e ci scambiamo un po’ di idee sulle notizie giornalistiche che danno Giorgio Tonini come possibile candidato alla segreteria. Poi di nuovo in aula, e la musica non cambia. Si discute di una mozione sul servizio postale in Trentino, sottoposto a privatizzazione e alla progressiva perdita della funzione sociale che soprattutto nelle aree periferiche da sempre l’ufficio postale ha avuto, e sulla necessità che la nostra autonomia acquisisca anche su questo piano una competenza diretta. Tempestivamente mi chiama Pippo che alle poste lavora da una vita per chiedermi se ho bisogno di avere qualche dritta, ma la cosa nonostante la minoranza fila liscia. Alle 16.00 ho un appuntamento con l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami per confrontarci sul rapporto fra il Forum per la Pace e i Diritti Umani e l’assessorato alla solidarietà internazionale che dirige. All’incontro partecipano, oltre all’assessore, i dirigenti Carlo Basani, Marco Viola e Luciano Rocchetti. Visto che si esita a prendere la parola, inizio io parlando del percorso che ho proposto al Forum nel cercare di segnare una sua identità fatta di manutenzione delle parole e di non sovrapposizione dei ruoli. Mi viene espressa una totale condivisione e allora scherzosamente mi viene da metterli in guardia perché il riferimento al paragrafo g) dell’articolo 7 della legge istitutiva del Forum a cui faccio riferimento indica un passaggio non di minore, ma di maggiore impatto sull’insieme dell’azione politica della PAT sul piano della diffusione di una matura ed esigente cultura della pace e dei diritti umani. Ma va bene così. Rimaniamo anche con l’assessore sulla necessità di vederci periodicamente per fare il punto sulle nostre agende e per sintonizzare azioni e priorità. Proprio mentre sono in riunione squillano i messaggi per un rapido ritorno in aula, perché siamo di nuovo in bilico, ma quando rientro il pericolo è passato. Verso le 17.30 devo lasciare definitivamente i lavori perché di lì a poco inizia una tavola rotonda sul Tibet e il tema dei diritti umani. Fuori dalla sala della Fondazione Caritro il caldo è insopportabile ma anche dentro non si scherza. La gente non è molta ed il confronto un po’ ne risente. Provo a dire che sono stanco di parlare di diritti umani sempre più evocati ma […]
15 Luglio 2009

mercoledì 15 luglio 2009

All’ordine del giorno del Consiglio provinciale ci sono una raffica di mozioni e, fra queste, due che mi riguardano più delle altre, quella sul Colbricon e quella che ho presentato per favorire la diffusione dell’informazione quotidiana fra i giovani. Su quest’ultima aggiorno il testo proposto per renderlo più compatibile con le risorse dell’autonomia, introducendo la possibilità di una versione online dell’abbonamento. Prima del Consiglio si riunisce la Terza Commissione per discutere con l’assessore Pacher il punto della situazione sui biodigestori. In buona sostanza ci troviamo in una situazione di stallo. Il piano provinciale prosegue in questo momento sull’impianto di Cadino (ma anche qui con qualche ricorso in ballo) mentre per quanto riguarda Lasino si è alla ricerca di un sito alternativo a quello proposto dal Comune e che ha sollevato tante proteste. Il problema è che fin quando prevarrà la logica del "non nel mio giardino" e non ci sarà una diversa consapevolezza non solo della necessità di un comportamento virtuoso ma anche della "sostenibilità" degli impianti di nuova generazione, ogni soluzione incontrerà ostacoli più o meno analoghi a quelli incontrati in valle dei laghi. In Consiglio prosegue il confronto sul DDL per i malati di alzheimer che in mattinata diventa legge. Sempre nella tarda mattinata si riunisce il gruppo di lavoro della Seconda Commissione per fare il punto sul Disegno di legge relativo all’orientamento ai consumi e le filiere corte. Ora il testo unificato è pressoché definitivo e quindi si tratta solo di trovare i giorni per espletare l’iter, consapevoli che la fase di ascolto in Commissione dei soggetti interessati alla legge (che sono moltissimi) non potrà avvenire nel mese di agosto. Alla fine decidiamo che il testo sarà definito nel gruppo di lavoro il prossimo 23 luglio, le audizioni saranno il 15 settembre, il varo del testo in Commissione il 25 dello stesso mese per approdare in aula a metà di ottobre. Un salto a casa nell’intervallo per prendere una boccata d’aria meno calda e salutare Gabriella e poi di nuovo immersi in aula. Alle 14.30 ci vediamo con Edoardo Arnoldi. Edi pone a me e a Mattia Civico un problema serio legato alla lentezza delle risposte rispetto alle graduatorie per la concessione dei contributi per la prima casa e del fatto che le procedure per l’intervento straordinario per la casa operate nella manovra anticrisi (alla quale accedono tutti, senza discriminazione di reddito) sono già operative. Sono gli effetti perversi dell’emergenza e decidiamo di provare a mettere mano alla questione. Arriviamo finalmente alla mozione sul Colbricon. Il testo del dispositivo concordato nella maggioranza riapre la questione e questo è un risultato tangibile, frutto di una dialettica che positiva che si è creata in Consiglio e fra le istituzioni e la società civile. Di questo parlo nel mio intervento. In sei mesi siamo riusciti a riaprire una questione che sembrava chiusa e sulla quale con il presidente Dellai c’erano pochissimi margini di mediazione. Parlo del ricorso alla Commissione europea da parte della SAT, scelta difficile e dolorosa perché rivolgersi ad una corte europea significa ammettere che qualcosa nella nostra autonomia non funziona. Parlo dell’opposizione delle associazioni ambientaliste che non si sono opposte al collegamento ma a "quel collegamento" e che hanno portato la questione in Commissione. Parlo della Terza Commissione, appunto, che si è espressa pressoché unanimemente per ricercare altre soluzioni. Parlo della difficoltà di capitalizzazione della società, a testimonianza di una comunità incerta e divisa sull’impianto proposto. Ed infine parlo della politica, che ha saputo dialogare e proporre un passo indietro. La scommessa è ricercare una soluzione che crei coesione sociale, un patto in nome della sostenibilità, ovvero dell’amore per il territorio. Dobbiamo avere la consapevolezza che la questione è tutt’altro che chiusa. E lo si avverte già nella votazione finale dove la mozione viene votata per parti separate. La premessa non passa (dieci voti a favore, dieci contro e sei astenuti), mentre il dispositivo viene assunto all’unanimità. Ora abbiamo novanta giorni per trovare una soluzione realmente alternativa. Ne ha parlato nel suo intervento l’assessore Pacher, proponendo di affrontare la questione con un altro sguardo. La soluzione che si intravede è quella di una cremagliera, che potrebbe paradossalmente divenire una scelta che valorizza la straordinaria bellezza dei luoghi, a partire da un diverso modo di coniugare ecologia ed economia. Di tutto questo ne scriverò. Finito il Consiglio, ritorno al Gruppo dove ho appuntamento con Annalisa Tomasi. Con Annalisa c’è stata in questi anni la condivisione di un percorso di impegno fuori del comune, che dalla cooperazione internazionale si è sviluppato sul piano politico. Annalisa è stata per quattro lunghi anni la delegata dell’Agenzia della Democrazia Locale a Prijedor, una lavoro difficile e straordinario in un luogo "di confine". Ora è la capogruppo del PD del Trentino nella Circoscrizione Centro storico di Trento. Ma con lei parliamo di software libero e del gruppo di lavoro che in ambito PD si è costituito. Un tema di straordinario valore se vogliamo parlare di comunicazione e di democrazia. Ragioniamo sulla necessità di un percorso di conoscenza e della predisposizione di una proposta di legge in grado di raccogliere le indicazioni che verranno dalla ricerca in corso sulla possibilità di conversione del sistema informatico trentino. Nel frattempo mi chiamano da Milano dei giornalisti che intendono fare un reportage sul Kosovo, per avere da me qualche indicazione e punto di riferimento. Una telefonata che si farebbe lunga e allora propongo loro di scrivermi. Sì, per oggi basta così.