17 Settembre 2009

sabato, 3 luglio 2010

Trentasette gradi all'ombra, niente male. Il parco dove si svolge la Festa multiculturale di Parma, intitolato al combattente di Spagna Fortunato Nevicati, attenua un attimo la calura estiva. Sono qui per un incontro di presentazione di "Darsi il tempo" con gli attivisti di Tulime, una rete di esperienze di diverse regioni italiane che operano in Tanzania. Penso ad una piccola realtà e mi ritrovo in un sabato pomeriggio di luglio, mentre si gioca nei mondiali sudafricani "Argentina vs Germania", una quarantina di persone, prevalentemente giovani e con tanti bambini appresso, a discutere con me sul significato di fare cooperazione oggi...
16 Settembre 2009

sabato, 19 giugno 2010

... Attorno alla cooperazione internazionale evidenziamo due aspetti fra loro contraddittori. Da una parte il sempre più forte identificarsi della cooperazione con l'emergenza, fatta di interventi umanitari che piovono dall'alto e di foundreasing attraverso gadget, telefonini e partite del cuore. Dall'altra il crescere di una visione critica della cooperazione tradizionale e di una crescente cittadinanza delle nostre idee per una cooperazione fra territori capace di interrogarsi sul senso e sulla sostenibilità delle azioni...
16 Settembre 2009

mercoledì, 16 settembre 2009

Oggi si riunisce per la sessione di settembre il Consiglio provinciale. Prima del Consiglio mi incontro con i rappresentanti dell’International Alliance of Inhabitants (IAI), la rete mondiale delle organizzazioni di abitanti e movimenti sociali urbani che lottano per il diritto alla casa. Con il suo coordinatore internazionale, Cesare Ottolini, ci conosciamo da una vita. Con lui ci sono Alessio Surian, docente universitario, e Gabriele Francescotto, webmaster del sito IAI. Mi illustrano la loro attività e scopro un mondo di cui conoscevo l’esistenza ma niente di più. Fondata nel 2004 sulla base di una Carta di principi, la loro base sociale è composta da oltre 350 entità, in una quarantina di paesi, che condividono la proposta di costituire uno spazio globale, comune e solidale, delle organizzazioni di abitanti. Sul loro sito http://www.habitants.org/ si trovano un’infinità di informazioni sulle campagne, le attività in atto, da Città del Messico a Nairobi… e nella lettera che nei giorni scorsi Ottolini mi aveva inviato per l’incontro di oggi la sintesi di questo quadro emergeva con ampiezza di particolari. Chiedono di avviare una collaborazione fra le istituzioni trentine e l’Alleanza. Prima di entrare nel merito di ciò che questo potrebbe voler dire, metto sul piatto tutto il mio scetticismo verso gli approcci economicisti, i movimenti autoreferenziali, certa cooperazione internazionale e al contrario come consideri il territorio, nella sua ambivalenza, il luogo più congeniale ad una politica capace di abitare il presente. Sono quasi le dieci e fra un po’ c’è l’appello in Consiglio. Propongo ai miei interlocutori di proseguire il confronto negli spazi che affiancano la sala consiliare e in quel contesto decidiamo di approfondire il nostro confronto, loro dopo aver letto "Darsi il tempo", io dopo aver guardato il loro sito. Il tempo di salutarli e ho appuntamento con Marco Ragazzi, rappresentante dell’Università di Trento nel Forum per la Pace. Il focus del colloquio riguarda le forme di collaborazione con l’Università, le attività formative avviate in ambiti universitari che tradizionalmente il Forum patrocinava e che ora vorrei ricondurre nella cornice del Centro di formazione alla solidarietà internazionale, la programmazione delle attività del Forum. Anche questo confronto, come altri che l’hanno preceduto nell’ambito del Forum, confermano una forte condivisione sulla necessità di uscire dalle consuetudini. Faccio in tempo per seguire qualche battuta del Consiglio, ma stamane è una sequela di interrogazioni verso le quali posso concedermi un po’ di distrazione. Propongo invece di emendare la mozione sull’Iran a firma di Magnani e altri, cosa che viene volentieri accettata dal presentatore, proponendo di dare corso agli impegni assunti in occasione della visita a Trento della Premio Nobel iraniana Shirin Ebadi. Qualche minuto e mi trovo con Jenny Capuano per confrontarci sugli ambiti formativi che il Centro di formazione alla solidarietà internazionale riuscirà a coprire. Nato lo scorso anno a Trento per iniziativa della Provincia Autonoma, dell’Università di Trento, della Federazione trentina delle Cooperative e della Fondazione Opera Campana dei Caduti, in partenariato con la sede locale di OCSE, quest’anno il centro ha iniziato ad entrare nel vivo del proprio mandato. Jenny è la giovane direttrice. Le racconto quel che stiamo facendo e le esigenze che abbiamo raccolto e concordiamo sul da farsi e su tenerci in stretto contatto. Raggiungo al Forst i miei compagni del gruppo consiliare per una specie di pranzo di lavoro ma dopo un po’ ho la sensazione più di altre volte di perdere tempo e allora preferisco andare ad incontrare gli amici della Fondazione Fontana di Padova che hanno selezionato Prijedor come una delle realtà dove proseguire il lavoro di cambio e di cooperazione fra gli imprenditori che hanno aderito alla loro proposta di relazioni internazionali. Ragioniamo insieme sul convegno di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi nella città bosniaca e questa idea di mettere a confronto il nord est sui nuovi confini della delocalizzazione mi sembra intrigarli. Si ritorna in Consiglio e vi si rimane fino alle 19.00. Gran parte del tempo se ne va in un confronto sui pareri da dare sulle proposte di legge costituzionali sulla questione dello strumento dell’intesa nel rapporto fra il governo di Roma e le autonomie locali. Le proposte, malgrado i distinguo dell’opposizione, sono approvate a larga maggioranza. Sono proposte in Parlamento dal centrosinistra e temo che tutto verrà vanificato dal voto negativo del Parlamento.  
15 Settembre 2009

lunedì, 25 maggio 2009

Inizia una nuova settimana, ma è come se avvertissi che la ricarica non c’è stata. Ho ancora negli occhi il mare di Camogli che mi suggerisce il bisogno di una pausa di vacanza se non fosse che l’agenda è inesorabile. Invio a Cristina un piccolo e nuovo elenco di libri da inserire nella sezione del sito (il mio presentatore di sabato ha trovato quello spazio e questo diario molto interessanti), ed inizio a scrivere un testo per i giornali sulle elezioni europee. Manca il tempo e devo andare in ufficio. Un’occhiata ai giornali e poi mi aspettano Luisa, Martina e Francesca al Forum per la Pace. E’ il primo incontro che ho con loro da presidente del Forum ed è uno scambio di idee a 360 gradi. Luisa è distaccata al Forum dal Consiglio provinciale, Martina e Francesca collaborano sui progetti Formazione e Zaini di pace. A dispetto del loro striminzito contratto, ci mettono l’anima. Giovedì prossimo c’è il primo incontro del neo eletto Consiglio della Pace e vorrei arrivarci con un quadro delle attività in corso ma soprattutto con una proposta di lavoro per i prossimi mesi. Mi pare ci sia fra noi una buona condivisione delle sfide che attendono il Forum, ma anche la consapevolezza che se vogliamo vincerle è necessario mettere in moto tutte le possibili sinergie con altri soggetti e darci nuovi strumenti di lavoro. Insisto con loro sulla necessità di non cadere nella ritualità della pace e di darci un’agenda non mutuata dagli avvenimenti. Le idee sono molte. Ma dove troveremo le energie? E’ possibile che le nostre istituzioni comprendano il valore di investire nella cultura della pace? E che questo non è altro dal lavoro per costruire identità e coesione sociale? Verso le 13.30 ritorno in ufficio e mi rimetto al lavoro sui testi iniziati. Alle 15.00 si riunisce il Gruppo consigliare del PD del Trentino. Tutto il tempo se ne va nella programmazione dei lavori e nel fare il punto sui nostri disegni di legge. Per quello sulle istituzioni familiari e sulla banca del tempo ci prendiamo un paio di giorni. Parliamo di diverse cose, saltapicchiando da un argomento all’altro. Alle 17.00 abbiamo fissato l’incontro con i rappresentanti della Confederazione Italiana Agricoltori. E’ il primo contatto che abbiamo come gruppo consiliare e ci serve per avere una descrizione della loro presenza sul territorio trentino e dei problemi che stanno sul tappeto. In primis quello della frammentazione delle organizzazioni del mondo agricolo e della sofferenza nel rapporto con la più grande e radicata Coldiretti. Parliamo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, della crisi del settore zootecnico ben evidenziata dalla vicenda della cooperativa di Fiavè ovvero di "un modello padano trapiantato in Trentino" anziché una strada autonoma da adattare alle caratteristiche del territorio. Occorre un modello multifunzionale – osserva Flavio Pezzi – in grado di mettere in campo aziende capaci di abitare la filiera che dall’agricoltura arriva all’agriturismo, attraverso strutture più contenute ma anche maggiormente versatili. Parliamo della formazione necessaria per stare al passo con i cambiamenti che investono il settore, delle difficoltà incontrate con gli enti locali nella gestione dei mercati dal produttore al consumatore. Il confronto è interessante, tocca la questione dei Parchi agricoli, dell’opzione fra quantità e qualità, fino ad arrivare al nostro disegno di legge sulle filiere corte e sull’educazione al consumo che viene in buona sostanza condiviso. Mi sembra che ci siano le condizioni per riannodare i fili di un ragionamento che, nel marasma della scomposizione e ricomposizione politica di questi mesi, s’erano andati spezzando. Esco dagli uffici del gruppo e vengo investito dall’afosa calura pomeridiana, nonostante siano quasi le 19.00. Due passi in centro, ma il caldo è insopportabile e allora mi dirigo verso casa. Nella pozzanghera lungo lo stradino sterrato c’è un capriolo che beve ed è uno spettacolo stare ad osservarlo a distanza.
15 Settembre 2009

martedì, 15 settembre 2009

Giornata di immersione piena in seconda e terza Commissione legislativa provinciale. Niente affatto male. Iniziamo al mattino con la seconda commissione chiamata ad ascoltare le osservazioni sul DDL unificato su educazione al consumo critico, filiere corte e di prossimità. L’elenco dei soggetti chiamati ad esprimere il loro parere è lunghissimo, dal Consiglio delle autonomie alla Federazione trentina delle Cooperative, dalle associazioni di categoria del mondo agricolo all’Istituto agrario di San Michele, dalle associazioni dei consumatori e Slow Food all’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari. Riuscire ad avere un consenso da soggetti diversi così largo come quello che raccogliamo nel confronto era tutt’altro che scontato. Ma così sarà. Il lavoro di confronto e di sintesi avvenuta nei passaggi precedenti ha permesso di arrivare ad un testo non solo condiviso ma rispondente alle molte sensibilità che oggi andiamo ad incontrare. La soddisfazione che viene dai mondi presenti (stride l’assenza delle associazioni dei consumatori) è larga ed anche quella dei primi firmatari presenti. Arrivano anche alcune puntuali proposte di modifica, alcune ricevibili, altre in realtà già contenute, altre irricevibili come quando il rappresentante di Apot (il principale consorzio dell’ortofrutta trentina) chiede di togliere il riferimento alla promozione della riduzione dei residui dei presidi sanitari nei prodotti agricoli. Come spesso accade, il confronto sul sostegno al biologico crea un po’ di divisione fra i soggetti che partecipano al confronto, ma il meccanismo che abbiamo previsto nel dispositivo di legge (il Programma triennale per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare) permette di darsi nel corso del tempo obiettivi ogni volta più ambiziosi nella tutela dei prodotti di filiera corta e del biologico. Il confronto prosegue fino alle 14.00. L’ultimo interlocutore è il dottor Alberto Betta per conto dell’APSS ed il fatto che esprima grande soddisfazione per la proposta avanzata testimonia l’approccio interdisciplinare che la caratterizza: quella che fra non molto arriverà in aula non è solo una proposta che ha come cornice le modalità attraverso le quali un territorio abita i processi globali, o la difesa dei prodotti locali di qualità, o ancora la diffusione di una cultura alimentare attenta alla salute, ma tutte queste cose insieme ed altro ancora. Una breve pausa e il cambiamento d’aula mi porta in terza Commissione. All’ordine del giorno ci sono il disegno di legge della Dominici sugli itinerari storico culturali, che arriva in Commissione più che "dimezzato" negli articoli e nella sostanza, tanto da rappresentare il fantasma della proposta iniziale (e così sarà approvato) e quello della consigliera Penasa sulla gratuità dei trasporti per le persone anziane (che invece sarà sospeso in attesa di un’iniziativa della Giunta). Ma soprattutto le valutazioni conclusive dell’attività di indagine che ha svolto per mesi la terza Commissione dopo la vicenda di Monte Zaccon. Si è lavorato molto e direi bene, ma oggi siamo chiamati ad assumere orientamenti e proposte da portare in Consiglio. Il presidente della Commissione Roberto Bombarda nella sua relazione e poi i commissari affrontano i nodi emersi: nei contenuti ci sono molte assonanze. Nel mio intervento provo ad indicare quattro scenari chiave: il ritardo di approccio culturale verso i temi ambientali, la necessità di un’azione preventiva, le attività di controllo e, infine, l’inadeguatezza legislativa provinciale. Riporterò in questo sito il testo del mio intervento. Sono da poco passate le 19.00. Passo dal gruppo e poi vado alla sede del partito, per parlare del congresso del PD del Trentino. Me la cavo in fretta e i propositi di lavoro serale si riveleranno poco realistici.  
14 Settembre 2009

lunedì, 14 settembre 2009

Siamo rientrati ieri sera dalla Bosnia Erzegovina verso le 21.00. L’itinerario che abbiamo scelto per il ritorno è forse più bello ma meno scorrevole, attraverso Bosanska Krupa, Bihać, Otočac, Senj, Rijeka, Trieste. Piove finalmente, tanto che i colori del fiume Una e della Lika sembrano sfocati. Ma quando arriviamo sul mare, il sole ci regala il suo caldo tepore a pensarci bene ancora estivo. Poi, passato l’ultimo-confine-che-non-c’è-più, di nuovo pioggia, fino a Trento. Il computer di bordo segna 1570 chilometri, non male per un week end. Così stamane la fatica si fa un po’ sentire. Per Gabriella è il primo giorno con i suoi ventiquattro bambini di prima elementare che accompagnerà per cinque anni. Per me inizia una settimana piena, da capogiro. Aggiorno il sito, predispongo una scaletta degli impegni più urgenti. Leggo l’editoriale di ieri del direttore de "L’Adige" Pierangelo Giovanetti che titola "Esiste ancora una politica ambientale" e decido di scrivere un pezzo nel quale interloquire con questo interrogativo. Non so quando, però. Alle 11.30 ho un appuntamento per "Politica è responsabilità": questa settimana dovremo finire di raccogliere le adesioni e affinare tutte le questioni aperte di un progetto tanto ambizioso. Ormai quasi ci siamo e a breve anche questa avventura dovrebbe partire. Un salto a casa, uno stuzzichino al volo e poi alle 14.30 c’è la prima commissione regionale. All’ordine del giorno il parere su tre disegni di legge sui rapporti fra Stato e Regioni che andranno a breve in Parlamento. Come abitualmente accade, il confronto in sede regionale è artefatto tanto che il voto favorevole della Commissione (cui dovrebbe seguire l’approvazione del Consiglio Regionale) è destinato a scontrarsi con quello contrario del centro destra alla Camera e al Senato. Tanto che l’opposizione a volte così agguerrita recita la sua parte e nulla più. In ufficio si accumulano le cartelle. Ricevo i complimenti da Angioletta Maino per l’interrogazione su Le Gort, la proposta di realizzare un nuovo vigneto al posto della macchia mediterranea del Garda. I giornali di sabato scorso, nelle cronache locali di Riva e Arco, hanno dato un ampio spazio alla mia iniziativa. Speriamo possa servire a mettere un freno allo scempio. Provo finalmente a scrivere il pezzo sull’editoriale di Giovanetti ma mi chiama Tristano Scarpetta del Corriere del Trentino per avere qualche idea sul dibattito di domani in Terza Commissione, quando tireremo le fila del lavoro d’inchiesta sull’inquinamento ambientale avviata in seguito alla vicenda della cava "Monte Zaccon" trasformata in discarica di veleni. Oltre a noi, anche la Procura ha concluso le sue indagini e gli elementi emersi dicono al di là di ogni nostra considerazione che le falle nel sistema provinciale sono vistose. Proprio non riesco a buttar giù il pezzo che mi sono riproposto di scrivere. Le telefonate e gli appuntamenti si susseguono con Renato Penner per il prossimo viaggio in Palestina, con un gruppo di associazioni che intenderebbero richiedere lo spazio che come Forum abbiamo individuato per il "Cafè de la paix". Ormai è quasi notte. A casa il diario assorbe le ultime energie. Chissà se domattina, prima di immergermi nella seconda Commissione che inizierà le audizioni sul Disegno di Legge sulle filiere corte, riuscirò a trasformare gli appunti sulle politiche ambientali in una riflessione scritta?  
14 Settembre 2009

lunedì, 28 giugno 2010

...il califfato indipendente di al-Andalus. Un'esperienza straordinaria di incontro e di convivenza fra musulmani, ebrei e cristiani che rappresentò non solo un'isola di tolleranza ma, attraverso le traduzioni dall'arabo, il diffondersi in Europa di Platone e Aristotele, o dei saperi nelle scienze matematiche e architettoniche. Si pensi che nella biblioteca di Cordoba, la capitale del califfato di al-Andulus, si contavano quattrocentomila volumi quando la più grande biblioteca dell'Europa cristiana conteneva non più di quattrocento manoscritti...
12 Settembre 2009

sabato, 12 settembre 2009

In genere quando sono a Prijedor è un susseguirsi di incontri. E’ normale che sia così. Ho però l’impressione che non sempre da questa forma di interlocuzione emerga la realtà di ciò che sta avvenendo in questo microcosmo della mondialità. Ho posto più volte questa preoccupazione ai nostri più stretti collaboratori, chiedendo loro di inviarci di tanto in tanto dei flash che ci permettano di comprendere le dinamiche sociali, culturali e di potere, fuori dall’ufficialità (e talvolta dalla banalità) delle riunioni. E’ quello "sguardo" necessario per  non continuare in maniera ripetitiva le nostre attività, per mettere alla prova le nostre stesse azioni. Ma è la cosa più difficile da raccogliere. Allora negli interstizi e nelle pause fra un incontro e un seminario cerco di impressionare immagini utili a descrivere quel che accade. Vedo rasa al suolo Keraterm. Di quella vecchia fabbrica di mattoni non rimane che l’imponente ciminiera ed un piazzale che ben presto lascerà spazio, così immagino, all’ennesimo centro commerciale. Di quel che durante la seconda guerra mondiale fu uno dei centri del grande sistema concentrazionario ustaśa (gli alleati di Hitler) che faceva capo al campo di sterminio di Jasenovac, e che nell’aprile del 1992 (per effetto del fatto che gli ingorghi della storia o vengono sciolti nell’elaborazione collettiva o si ripresentano) tornò ad essere uno dei campi della pulizia etnica, non rimane più nulla. Faccio fatica a riconoscere la strada di accesso alla città provenendo da Banja Luka per l’imperversare di nuovissime strutture commerciali, a testimonianza di un’economia che si struttura – esattamente come avevamo previsto – nelle forme della post modernità. Si vende di tutto ed è un mondo quasi surreale. La ricostruzione delle case di abitazione laddove un tempo erano solo macerie è avvenuta. Ora sono pure intonacate e colorate e mediamente sono più belle delle altre case. C’è un piccolo particolare: non sono abitate. I vecchi abitanti sono rientrati (cosa che non è avvenuta in ogni parte della Republika Srpska), hanno ricostruito la loro casa e se ne sono ritornati nelle terre dell’esilio, talvolta lasciando qui qualche parente anziano. Ci ritornano d’estate o nelle feste di famiglia. Così la pulizia etnica, come le mine, ha un effetto che continua nel tempo. Il primo incontro della giornata rappresenta un passaggio tutt’altro che formale e scontato. L’ADL (l’Agenzia della Democrazia Locale) non è più solo una forma di partenariato internazionale. E’ anche una ong locale e per formarla concorrono gran parte dei nostri interlocutori in rappresentanza delle loro associazioni e della Municipalità di Prijedor. In tutto sono una ventina di realtà e il fervore con cui discutono lo statuto e la designazione delle cariche sociali sta ad indicare il valore che vi assegnano. E’ questo un passaggio importante verso l’assunzione diretta di responsabilità da parte dei soggetti del territorio, al quale abbiamo lavorato nel corso degli anni e che, in tendenza, dovrebbe far sì che anche il delegato sia locale. Annalisa Tomasi ha dedicato quattro anni della sua vita in questo lavoro, seguita da Patrizia Bugna, Marco Oberosler, Giuseppe Terrasi e Simone Malavolti che ora fa la spola fra l’Italia e la città bosniaca. L’incontro è molto positivo. In coda alla riunione mi incontro con l’assessore alle attività economiche del Comune. Lo aggiorniamo sulle cose che abbiamo discusso la sera precedente con "Preda" e sulla realizzazione di una "due giorni" sul tema della crisi economica internazionale e i territori. Si propone che la prima giornata sia dedicata al confronto delle esperienze ed il secondo alla visita delle realtà più interessanti dell’economia regionale. Regionale perché Prijedor è città capofila di un’area euroregionale che può accedere ai fondi europei per lo sviluppo locale. Prendo l’impegno di confrontarmi con il presidente della PAT affinché sia lui a capo della delegazione trentina, fra novembre e dicembre, compatibilmente con la nostra finanziaria. Una breve pausa e ci spostiamo dall’Hotel Prijedor alla sede dei giovani dove è previsto il seminario con i nostri collaboratori più stretti. Avverto prima ancora di iniziare che il clima non è esattamente quello di un momento formativo e allora provo ad impostare la cosa come una conversazione sulla cooperazione internazionale. E’ come se raccontassi la genesi del libro "Darsi il tempo" ("Datisi vreme", verrebbe in serbo-croato-bosniaco) e la cosa mi sembra più leggera e sostenibile. Insisto sul bisogno di mettere a fuoco quel che accade, di non rincorrere gli avvenimenti, di guardare dentro ai processi come condizione per fare buona cooperazione. Verso le 13.30 arriva il pranzo, un catering davvero speciale preparato dalla rete di Promotour, le realtà associate del turismo responsabile, un servizio che stanno diffondendo, economico e di grande qualità. Riprendiamo i lavori ed il confronto si sviluppa sull’esperienza del nostro lavoro confrontata con quello di altri soggetti. Intervengono in molti e ho l’impressione che questo spazio di pensiero dovrebbero imporselo periodicamente, per evitare di banalizzare le attività. Ragioniamo molto sul tema della "reciprocità" che non è "aiuto in cambio di umanità" ma capacità di riflettersi nell’altro. Così parliamo della situazione in Italia, del leghismo che cresce, delle paure che è necessario prendere per mano, dei luoghi comuni che riguardano, fra l’altro, proprio questa parte dell’Europa. E del fatto che se l’Europa continua ad essere una chimera, è anche perché non siamo riusciti a far vivere questa reciprocità ed un’altra idea di cooperazione. Verso le 16.30 ci siamo detti non proprio tutto ma abbastanza. Di lì a poco c’è l’incontro con il Forum civico, la realtà che in questi anni è cresciuta attorno ai temi dell’elaborazione del conflitto e della memoria. Nell’ultimo anno l’attenzione si è centrata attorno alla presentazione di libri e di autori, così sono arrivati a Prijedor scrittori e giornalisti come Zlatko Dizdarevic, Svetlana Broz, Drago Hedl. Viene proposta per l’attività futura la proiezione del film "Vukovar" che proprio Drago Hedl insieme ai giornalisti di B92 di Belgrado hanno realizzato due anni fa ed anche una delegazione di cittadini di Prijedor in quella città martire. Tanto per mettere una nota di colore, gli racconto di un ottimo agriturismo non distante da Vukovar, "Antin […]
11 Settembre 2009

venerdì, 11 settembre 2009

Dopo otto mesi, oggi ritorno in Bosnia Erzegovina. Mi mancano quei luoghi, le persone, l’atmosfera. Mi manca soprattutto lo sguardo strabico che in questi anni mi ha dato la possibilità di avere un punto d’osservazione dei processi della modernità, di guardare la terra dove vivo in maniera diversa e di vedere quel che non sempre si riesce a cogliere. Devo ancora preparare la relazione per il corso di formazione che devo tenere a Prijedor sul tema della cooperazione internazionale. Sono cose su cui lavoro da anni, ma ciò nonostante vorrei provare ad introdurre riflessioni almeno in parte nuove. In questo caso, poi, avrò di fronte a me i protagonisti di una straordinaria sperimentazione che ha fatto scuola e che abbiamo chiamato "cooperazione di comunità". Mi aspetto da loro almeno in parte la consapevolezza di ciò ma anche uno sguardo critico verso i limiti che pure dobbiamo saper riconoscere. Così alle 7.00 del mattino sono a predisporre gli appunti per il giorno successivo. Prima di partire ho in mattinata qualche faccenda da sbrigare e un paio di appuntamenti. Come al solito preparo la borsa per il viaggio in meno di cinque minuti e non prendo nemmeno in considerazione tutto quel che so da anni di frequentazione balcanica, la variabilità del tempo, ad esempio. A Prijedor pioverà. Passo in Cassa rurale e poi sono in ufficio per incontrare Claudia Vorobiov che da qualche mese collabora al progetto "Viaggiare i Balcani". Mi sembra che sia entrata con passione ed intelligenza in un percorso che può riservare grandi soddisfazioni ma che richiede cura paziente, impegno e fantasia. E’ incredibile come gran parte delle persone che si predispongono ad una vacanza nemmeno prendano in considerazione un viaggio nel cuore dell’Europa, tant’è vero che città straordinarie come Sarajevo e Mostar sono ai più sconosciute. O lungo il Danubio, l’ecosistema forse più importante del nostro continente. O nell’atmosfera dei monasteri della Bucovina. Con Claudia predisponiamo una scaletta di questioni che interagiscono con i programmi di attività, non ultima l’assemblea di "Viaggiare i Balcani" che mettiamo in cantiere per il prossimo 7 novembre alla quale intendiamo invitare tutti coloro che hanno partecipato ai nostri viaggi. Non finisco l’incontro che subito mi raggiunge un amico senegalese, venditore ambulante, che abita in una frazione di Trento in una piccola abitazione nonostante siano in quattro: mi chiede come fare per averne una più grande senza dover spendere più di quel che può permettersi. Gli chiedo di farmi avere il suo punteggio per le case Itea e ci diamo appuntamento per lunedì prossimo. Poi mi vedo con Silvano Pedrini, consigliere comunale di Trento, e mi illustra un’iniziativa affinché il Comune di Trento si doti di un delegato alla pace e della solidarietà internazionale. E’ presto mezzodì e Diego Pancher, l’amico che mi accompagnerà in questo viaggio bosniaco, mi sta aspettando all’area Zuffo.  Lo raggiungo e via, verso Trieste, Lubiana, Zagabria, Jasenovac e Prijedor. E’ la sua prima volta verso queste mete e allora il viaggio – passata quella che un tempo era la frontiera della cortina di ferro (per quanto la Jugoslavia fosse altro dal blocco sovietico) – diventa un racconto lungo quindici anni. Che Diego sa ascoltare con attenzione. Il viaggio è piacevole e la distanza di 800 chilometri scorre rapidamente, tanto che alle 19.00 siamo a destinazione. A Prijedor vedo per la prima volta la nuova sede, meno spaziosa di quella precedente ma molto dignitosa. Ci aspetta subito il primo incontro con i rappresentanti di Preda, l’agenzia di promozione dello sviluppo locale. Parliamo dell’organizzazione di una conferenza che abbiamo in animo da tempo e propongo ai nostri interlocutori un taglio parzialmente diverso da quello previsto inizialmente, ovvero sulle modalità attraverso le quali un territorio di affrontare la crisi globale, mettendo a confronto le esperienze di Trento e di Prijedor. Racconto del lavoro che sto facendo sul tema dell’educazione al consumo consapevole e sulle filiere corte, parlo della crisi della filiera del latte in Trentino, della manovra anticrisi e della necessità di puntare su un approccio non economicista per far fronte ad una crisi che gli osservatori danno per superata ma che al contrario incombe sul presente e ancor di più sul futuro. A meno che non si creda che gli operatori finanziari abbiano smesso di fare il loro mestiere di biscazzieri nell’immenso casinò che oggi rappresenta l’economia mondo e si siano messi a produrre pannelli solari. Ma non è così. Ne riparleremo più nel dettaglio domani nell’incontro con l’assessore alle politiche economiche della Municipalità. Crolliamo dalla stanchezza ed il silenzio della notte bosniaca ci accompagna nel mondo dei sogni.  
10 Settembre 2009

giovedì, 13 maggio 2010

Se mi si chiede di che cosa c'è più bisogno in questo tempo, la mia risposta è la seguente: di formazione e di classe dirigente. Di avere a che fare, almeno sul piano politico, non con persone che la pensano come me, ma di persone che pensano. Che vuol dire, in primo luogo, avere capacità di sguardo, curiosità, voglia di meravigliarsi. Significa avere un proprio profilo e non rincorrere gli avvenimenti e la ricerca spasmodica del consenso. E, infine, cercare di interrogarsi,  responsabilmente, sulle strade da seguire affinché ogni individuo si senta meno solo, parte di un'umanità sempre più segnata da una comunità di destino. Per questo ritengo davvero importante che un gruppo di persone abbiano dato vita ad una scuola di formazione politica. Averlo fatto a Roma, dove la politica è sinonimo di potere e centralismo, è ancora più meritorio. Averla intitolata a Danilo Dolci, non solo un atto di risarcimento verso un pensiero a cui la politica non ha saputo dare cittadinanza, ma anche un tratto di sensibilità.
10 Settembre 2009

mercoledì, 16 giugno 2010

...l'incontro in Provincia fra l'Assessorato alla solidarietà internazionale, il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, la Fondazione Opera Campana dei Caduti e i rappresentanti di Osservatorio Balcani Caucaso. E' il momento annuale di bilancio delle attività svolte nell'anno precedente e di confronto sulla programmazione di quello in corso. Francesca Vanoni e Marco Vender ci propongono i dati relativi al 2009 che fanno di OBC il più importante ambito di ricerca ed informazione sull'Europa centro orientale presente in Italia e in Europa. Nel mese di maggio del 2010 ci sono stati più di 4 milioni di contatti, 96.888 visite con 62.534 visitatori diversi: con questi numeri OBC è fra i siti non commerciali più visitati della nostra provincia. La qualità delle inchieste e delle notizie fa sì che sia diventato il supporto informativo per le missioni del Parlamento e delle Regioni italiane in quell'area. I suoi "prodotti", filmati, DVD didattici, opuscoli e dossier sono utilizzati in tutto il paese per attività formative nelle scuole, nelle università e nei luoghi di alta formazione...
31 Agosto 2009

lunedì, 31 agosto 2009

Potremmo dire che con oggi si riprende l’attività a pieno ritmo. Mi guardo indietro e l’impressione è di non averla mai interrotta, se non per qualche giorno. Pazienza. Intanto, inesorabilmente, l’agenda si infittisce di appuntamenti, scadenze, incontri. Così alle 10.00 mi vedo con il presidente del Consiglio regionale Marco De Paoli. Lo scopo è l’iniziativa che si sta preparando per metà ottobre in Palestina dal titolo "Il tempo della responsabilità" e che porterà a Gerusalemme qualche centinaio di persone, in rappresentanza di amministrazioni locali e associazioni, per mettere in campo altrettante relazioni fra territori, rilanciando una cooperazione oltre l’emergenza. Il mio intento come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani è di far sì che nella delegazione trentina che "Pace per Gerusalemme" sta organizzando vi siano anche cinque giovani che altrimenti non avrebbero i mezzi economici per potervi partecipare, facendo con loro un patto formativo e di restituzione nell’impegno verso le scuole e le loro comunità. Come altre volte, trovo in De Paoli un interlocutore sensibile. Sensibilità che avverto anche nelle parole che ci scambiamo sul confronto politico dell’estate, il che mi dice che se questa nostra maggioranza avesse luoghi adeguati di confronto potrebbe anche svolgere un ruolo di stimolo e di confronto positivo che oggi fatica ad avere. Alle 11.15 ho appuntamento a Levico, nei pressi del lido, con Graziano Costa. Arrivo qualche minuto prima e mi accorgo che non frequento quel posto da una vita. Sarà perché c’è pochissima gente ma ho l’impressione che il contesto ambientale sia notevolmente migliorato e che venirci in qualche pomeriggio afoso non sarebbe affatto male. Con Graziano ci conosciamo dal 1978. Era la prima vera campagna elettorale provinciale a cui partecipavamo e con Graziano battemmo paesino per paesino la Bassa Valsugana e il Tesino. Memorabile, per il risultato che ottenemmo contro ogni previsione e per i legami di amicizia che si strinsero fra noi. Eravamo poco più che ventenni. Sono passati trent’anni, qualche capello bianco e un po’ di disincanto, ma lo sguardo critico e l’ironia sono quelli di sempre. E conversare con lui lungo il lago è davvero piacevole. Mi consegna le firme raccolte per la candidatura di Roberto e ritorno a Trento. In ufficio preparo gli incontri del pomeriggio. Alle 15.00 abbiamo la prima riunione del Gruppo consiliare dopo le ferie. Ci sarebbero molte cose di cui discutere, sul piano del dibattito politico come sulla programmazione delle attività, ma non sarà così. Non resta che prendere atto che il gruppo consiliare non è ancora un collettivo politico, bensì una serie di individualità ciascuna delle quali fa le sue cose come se rispondesse al proprio elettorato. E’ un vuoto disarmante, che certo non nascondo nel mio intervento, riproponendo una giornata di lavoro nella quale provare a definire un profilo politico che in questi primi nove mesi di legislatura non c’è stato. Le ragioni di questa situazione sono molteplici. I componenti del gruppo sono (compresi gli assessori) dieci persone che hanno ciascuna storie molto diverse fra loro, idee ma anche modalità di fare politica. Le dinamiche che hanno segnato l’inizio dell’attività del Gruppo sono avvenute più all’insegna del posizionamento, seguendo dinamiche di appartenenza tutt’altro che superate, piuttosto che sulla base di un programma da declinare in iniziative istituzionali e della valorizzazione delle competenze e dell’esperienza delle persone elette. Il partito di riferimento non è messo molto meglio, per un anno non si è fatto altro che discutere di regole, lasciando i contenuti appannaggio di qualche sparuto gruppo di lavoro considerato un po’ naïf. Trovandosi così, nei fatti, senza un gruppo dirigente all’altezza del mandato ricevuto dagli elettori, ovvero quello di essere il primo partito del Trentino. La proposta di darci una giornata di lavoro per rimettere in carreggiata un lavoro collettivo del gruppo viene accettata, come del resto era già avvenuto altre volte, ma temo che non sia sufficiente. Credo che forse dovremo darci altre modalità. E che se non avremo un autorevole soggetto politico di riferimento non andremo molto lontani. Alle 16.30 vado al Forum per la Pace dove ci vediamo con Erica Mondini e con lo staff. E’ il primo momento di restituzione dopo i cinque focus tematici realizzati durante l’estate. Un lavoro egregio, che non avrei immaginato saremmo riusciti a fare già nel corso dei mesi estivi e che ha prodotto un sacco di appunti e di idee. Metterle a fuoco, definire a partire da queste il programma di lavoro del Forum, sarà l’obiettivo dei prossimi incontri. Ma intanto iniziamo a selezionare modalità ed argomenti, parole chiave ed obiettivi. E’ un primo confronto, sul quale dovremmo ritornare, ma vedo nei miei interlocutori reazioni positive agli stimoli proposti. Da qui al 18 settembre, quando è convocato il Consiglio del Forum, e per fine mese, quando avremo l’assemblea del Forum, dovremo delineare l’impronta culturale e politica che pure inizia a prendere corpo. Ma sin d’ora una cosa è chiara: la cultura della pace deve rompere gli steccati del pacifismo. L’iniziativa rivolta ai Sindaci trentini per evitare l’applicazione delle "pacchetto sicurezza" e "ronde" connesse ha avuto una grande efficacia perché ha saputo fare esattamente questo, coinvolgendo il Consorzio dei Comuni trentini e la Trentini nel mondo nel respingere il tentativo di imbarbarimento delle relazioni sociali. Conclusa questa parte, ci incontriamo con il Comitato per la Pace in Medio Oriente, organismo che si è costituito sull’onda dell’emozione dell’assedio di Gaza e al quale hanno aderito numerose realtà. L’interrogativo che l’incontro si pone è come riuscire a mettere in relazione l’attività del Comitato con l’azione delle singole realtà che vi aderiscono. La scelta, che verrà proposta all’assemblea, di metà settembre, è quella di un coordinamento leggero, di stimolo e di promozione di quel che si muove, incardinato sul Forum e dotato di un website e di una mailing list per far circolare idee, proposte, iniziative e documentazione, avvalendosi degli strumenti e dei finanziamenti previsti per il Comitato dalla mozione approvata in Consiglio provinciale. Si parla infine del viaggio in Palestina di metà ottobre (oggetto del colloquio con De Paoli in […]