23 Ottobre 2009

venerdì, 10 febbraio 2012

Le mucche della Val Rendena e la transumanza della pace. L'audizione in Terza Commissione Legislativa sul DDL sull'amianto. L'incontro con l'amministrazione comunale di Nago Torbole per la questione del futuro della "Colonia Pavese". La ricognizione per il percorso "Nel limite. La misura del futuro". Il cantiere "Afghanistan 2014" ad un anno dall'ideazione. L'incontro con il Circolo PD di Gardolo. Sono i titoli di altrettanti argomenti che in sintesi descrivono il lavoro di tre giorni, fra mille piccole altre incombenze, pubbliche e private...
22 Ottobre 2009

giovedì, 22 ottobre 2009

Sono insieme teso ed emozionato. Oggi andrà in porto la mia prima legge, ma nonostante il voto ampiamente favorevole in Commissione permane un po’ di tensione. Temo imboscate e temo l’indifferenza. Prima di avviare il dibattito sulla legge sulle filiere corte e l’educazione alimentare, la mattinata scorre a suon di votazioni sugli articoli del DDL sulle microaree. nonostante qualche scaramuccia, la legge non incontra ostruzionismi, bensì un’opposizione che vuole essere costruttiva. Tranne la Lega che invece se ne esce con espressioni volgari degne di chi le pronuncia. Ma in mattinata la proposta diventa legge. Non era affatto scontato e dunque un plauso al PD del trentino che ha avuto la determinazione di portarla avanti fino in fondo ed un altro a Mattia Civico che questa legge ha avuto il coraggio di proporla. Una breve pausa dove si svolge la riunione della maggioranza in Consiglio provinciale per discutere le linee del Bilancio e della Finanziaria 2010 e poi si ritorna in aula per il DDL sulle filiere. Il dibattito è molto intenso e di merito. Anche il PDL per bocca del consigliere Delladio esprime una posizione favorevole e solo la Lega prova a mettere lì qualche paletto, sugli Ogm oppure sull’uso dei fitofarmaci in misura corrispondente con le normative nazionali. Sulla prima questione si apre subito qualche crepa tanto nella maggioranza che nell’opposizione, ma alla fine il voto sull’emendamento proposto è abbastanza compatto, mentre invece sul fatto che in Trentino si adottino protocolli più avanzati rispetto al contesto nazionale, si trova una buona mediazione. I tre consiglieri proponenti presentano anche due ordini del giorno relativi agli argomenti in discussione, rispettivamente su sugli orti didattici e sul riconoscimento agli allevatori di montagna per il loro duro lavoro. Nel pieno della discussione sulla legge mi arriva una telefonata che avrei preferito non ricevere. Mi dicono che Italo Roncador se ne è andato. Italo era un veterano dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, uno dei padri dell’enologia trentina, persona intelligente (nel suo campo geniale) e di grande sensibilità. Tant’è vero che l’avevo conosciuto in Kosovo, durante uno dei primi viaggi di quel dopoguerra. Lì, insieme, per fare i primi passi di una relazione che oggi compie dieci anni. Poi avevamo continuato a vederci, di tanto in tanto, e l’autunno scorso non aveva esitato a mettere il suo nome accanto al mio nella campagna elettorale. Mi aveva chiamato non più tardi di tre settimane fa, la sua telefonata mi aveva fatto davvero piacere, nonostante la voce tirata fuori a forza. Aveva 66 anni, ma il suo sguardo nei miei confronti era benevolo come quello di un padre. Uno sguardo che non dimenticherò. Sono le 18.00 e dopo il voto sull’articolato la proposta di legge viene votata all’unanimità. Ora si dovrà attendere il vaglio in sede europea e poi entrerà la legge in vigore (il testo nella home page). Il tempo per andare al Gruppo, vedermi con Chiara e Armando per discutere di "Abitare la terra", la più diffusa mailing list in Trentino resa possibile grazie al sostegno del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, della PAT e del Comune di Trento. A seguire un incontro con Martina e Francesca che collaborano con il Forum. Finalmente tiro il fiato. C’è ancora un po’ di forze per mettermi al computer e guardare la posta, qualche veloce aggiornamento al sito per dire a tutti che quel che ieri era solo una buona intenzione ora è legge della Provincia autonoma di Trento e poi gli occhi faticano a leggere e quindi si stacca.  
21 Ottobre 2009

mercoledì, 21 ottobre 2009

Non splende il sole e rinchiudersi nell’aula di Piazza Dante oggi non pesa più di tanto anche perché l’ordine del giorno è piuttosto interessante. Cominciamo con una mozione sull’Iran proposto dal consigliere Magnani ed il sottoscritto co-firmatario. Il fatto che si parli di Iran a qualche mese di distanza dalle grandi manifestazioni che hanno scosso questo paese non è affatto fuoriluogo. E’ vero che l’Iran è scomparso dalle prime pagine dei giornali, che se ne parla solo per le sue scelte nucleari o per l’instabilità della regione. E’ vero che il regime di Amadinejad sembra aver ripreso il controllo della situazione anche se le contraddizioni all’interno del sistema sono evidenti e si manifestano apertamente. Ma, paradossalmente, è più utile che se ne parli ora, senza le luci dei riflettori. Sarebbe l’occasione per  sviluppare un confronto in grado di mettere a fuoco la realtà iraniana, per comprendere che abbiamo a che fare con un paese centrale negli equilibri della regione. Spesso ci si dimentica infatti che la storia di questo grande paese è stata di una grande potenza regionale, segnata nel corso del Novecento da una delle peggiori e sanguinarie moderne dittature come quella dello scià Reza Palhavi, seguita da una guerra durata dieci anni e da una nuova dittatura che ha rapidamente liquidato le istanze democratiche della stessa rivoluzione iraniana. Ma c’è chi in aula addirittura si domanda se abbia senso che il Consiglio Provinciale discuta "di politica estera", tanta miopia e cultura centralistica alberga (trasversalmente) in questo luogo. La mozione che approviamo a larga maggioranza si propone nel suo dispositivo finale di investire sulla speranza democratica dell’Iran, attivando le forme di sostegno e di relazione con l’opposizione iraniana. Faccio una veloce fuga alla sede del PD dove si svolge una conferenza stampa delle liste "democrazia è partecipazione" a sostegno di Roberto Pinter come segretario del PD del Trentino. Anche personalmente faccio girare un appello al voto per Roberto (lo trovate in prima pagina). Dopo un veloce incontro con i Tavoli balcanici a ora di pranzo, torno in aula ed inizia il dibattito sulla legge proposta dal nostro gruppo consiliare (primo firmatario Mattia Civico) sul tema delle microaree per la comunità sinta e rom. Il confronto è aspro, per molti versi sconcertante. Tutti parlano di integrazione, ma in molti danno a questa parola il significato di assimilazione. Perché il nodo sta qui: si considerano queste persone e il loro modo di vivere un problema. E i problemi danno fastidio. Tanto che se ne chiede la scomparsa. Integrazione in questa accezione significa "smettetela di essere quel che siete". Non hanno il coraggio di dire "al rogo", ma in buona sostanza dire ad una comunità che o si assimila o non ha diritto di cittadinanza, equivale esattamente a questo. Qualcun altro dice che ci sono ben altri problemi nella nostra comunità, che tradotto significa "lasciateli marcire nel loro letamaio". Altri ancora dicono che i trentini la pensano diversamente da quel che questa maggioranza propone su questo tema. E probabilmente è vero, dimenticandosi che politica non significa rincorrere le opinioni più diffuse e ricerca del consenso, ma senso di responsabilità ed anche ruolo pedagogico. A fine serata si conclude il dibattito ma non c’è tempo per passare all’articolato. Corro che ormai è tarda serata a Palazzo Trentini dove ho organizzato un incontro fra l’associazione Danzare la Pace e i rappresentanti dei gruppi folkloristici trentini, un’opera di contatto e di relazione per costruire insieme una collaborazione ed un’iniziativa nel maggio prossimo a Castel Beseno sul linguaggio della danza e quello della pace.  
21 Ottobre 2009

lunedì, 4 ottobre 2010

...Anche l'Italia, per la verità, non sta proprio bene. Un paese che pensa di costruirsi un futuro insegnando ai propri ragazzi le tecniche di sopravvivenza e di difesa non può andare da nessuna parte. Predispongo una lettera aperta come presidente del Forum all'assessore all'istruzione della Provincia autonoma di Trento Marta Dalmaso affinché il Trentino si dichiari estraneo ad ogni accordo per inserire fra le materie scolastiche l'insegnamento delle tecniche di sopravvivenza, ivi compreso l'uso delle armi...

20 Ottobre 2009

martedì, 20 ottobre 2009

Inizia una tornata consiliare piuttosto impegnativa. Due i Disegni di legge di una certa rilevanza che arrivano in aula in questa sessione, quello sulle microaree per Sinti e Rom e quello sulle Filiere corte e l’educazione alimentare.  Ma in prima battuta esaminiamo la questione delle difficoltà del caseificio di Fiavé-Pinzolo-Rovereto, il cui fallimento è stato evitato solo grazie ad un intervento cospicuo da parte della PAT. L’assessore Mellarini ripercorre la storia della vicenda, senza però mettere in evidenza le ragioni più profonde del buco finanziario, ascrivibili – al di là delle ragioni specifiche e della superficialità degli organismi di controllo – ad una scelta di indirizzo politico industriale nel settore, che ha teso a favorire il gigantismo piuttosto che le piccole strutture legate al territorio, la quantità rispetto alle produzioni di qualità. L’immagine di un Trentino che punta su questa filiera produttiva ma dove non si vedono mucche al pascolo, emersa  nella discussione, ben si addice a descrivere l’insostenibilità delle scelte compiute. L’aver privilegiato una selezione bovina verso animali da stalla, grandi produttori di latte ma al tempo stesso fragili ed inadatti la pascolo, è stata una scelta poco avveduta che ora paghiamo, soprattutto per effetto di un mercato mondiale dove i costi di produzione sono ben più contenuti di quelli di una zootecnia di montagna come quella trentina. Analogamente, la stessa politica comunitaria ben poco si confà con la nostra zootecnia che ha costi di produzione più elevati di quelli realizzabili in pianura. E’ quasi un preambolo al confronto che si svolgerà sul DDL relativo alle filiere corte, la cui filosofia va proprio nella direzione opposta a quella che ha contribuito non poco al dissesto finanziario del Caseificio di Fiavé. Arrivano in Consiglio le rappresentanti dell’ANPI, l’associazione dei partigiani italiani, per incontrarmi e discutere le forme di collaborazione con il Forum trentino per la Pace e i Dritti Umani. Illustro loro le linee di lavoro del Forum, dove i temi della memoria occupano un posto di assoluto rilievo. L’Anpi  intende aderire al Forum e insieme ci proponiamo, anche con il coinvolgimento del Museo storico del Trentino, di programmare una serie di iniziative comuni. L’ordine del giorno dei lavori prevede la discussione attorno ad una mozione della Lega Nord che propone l’istituzione di una "Commissione d’indagine sulla gestione degli appalti". Una proposta demagogica e inguardabile tanto è faziosa. Ma c’è un piccolo colpo di scena. La Lega propone un emendamento sostitutivo e presenta un testo del tutto simile a quello che Gianni Kessler aveva proposto al nostro gruppo consiliare ma che non aveva avuto seguito. Tant’è vero che il consigliere della Lega Civettini, nell’illustrare la mozione dice apertamente che questo testo è stato elaborato con il concorso di consiglieri della maggioranza. L’imbarazzo è grande, anche perché non è la prima volta che questo cliché si ripete. Vi lascio immaginare l’incazzatura di Dellai, ma stavolta perde la pazienza lo stesso vicepresidente Alberto Pacher che definisce anche il documento emendativo privo di fondamento ed inaccettabile. Ne dovremo parlare, perché questa specie di trasversalità non aiuta certo il clima interno alla maggioranza. Arriva anche la notizia che lunedì prossimo, sempre su richiesta delle opposizioni, è convocata una riunione straordinaria del Consiglio Provinciale sul tema dell’inceneritore. Ormai questa  è diventata una tecnica oppositiva, per cercare di imporre un’agenda politica parallela del Consiglio. Del resto bastano sette firme per una tale richiesta ed il gioco è fatto. Anche su questo piano sarà necessario correre ai ripari perché non è accettabile che su ogni cosa si attivino procedure straordinarie. Una seduta straordinaria si è già svolta sul tema dei danni ambientali, a prescindere dal lavoro di mesi della terza Commissione investita del problema, risoltasi per altro con un nulla di fatto. E dopo quella di lunedì prossimo sembra già prendere corpo una proposta per un’ennesima convocazione sulla questione degli istituti professionali del Trentino. Ma, tornando al merito, la questione "inceneritore" sta diventando un tormentone dove si giocano strumentalità e irresponsabilità. Perché al fondo c’è un semplicemente un "non detto" ovvero il "non nel mio giardino". Tutti a parole dicono di voler farsi carico del tema dei rifiuti, ma in buona sostanza ogni proposta di localizzazione degli impianti (per la biodigestione) provoca proteste generalizzate e per quanto riguarda l’incenerimento di quanto non rientra nella differenziata si continua a far finta che la raccolta spinta possa risolvere il problema. Sappiamo che non è così. E comunque se si vuole che il ciclo dei rifiuti venga chiuso in Trentino vanno ricercate le soluzioni praticabili che non siano quella di spostare altrove il problema. Delle soluzioni, per altro, ne abbiamo già parlato in questo sito (vedi articolo "Esiste una politica ambientale in Trentino?). Finiamo verso le 18.00. Mi vedo un attimo con Enzo Mescalchin e gli consegno un pacchetto prezioso: un sacchetto di terra un po’ speciale, che viene da Kana in Galilea. Verrà analizzata all’Istituto agrario di San Michele, per verificare le condizioni per dar seguito al progetto di cui abbiamo discusso nei giorni scorsi in Palestina.  
19 Ottobre 2009

lunedì, 19 ottobre 2009

Non voglio scrollarmi di dosso quel che ho vissuto in Palestina. Il nostro tempo, le nostre vite, non sono a compartimenti stagni e le immagini, le grida di dolore, che vengono dal vicino oriente sono parte della nostra quotidianità. Così guardo con altri occhi, considero con un diverso peso specifico, le contraddizioni con cui abbiamo a che fare nella nostra realtà. E m’interrogo sul senso di responsabilità che si deve chiedere alla politica. Oggi sto meglio e l’azione degli antibiotici sta facendo effetto. Non si è ancora identificata la causa principale dell’infezione, ma avverto che nemmeno il nostro organismo è a compartimenti stagni. Fatico quindi a rientrare nella normalità. In realtà non lo voglio fare. Ma è come se le persone che incontro mi volessero ricondurre ad una realtà separata. Quanto siamo lontani dall’"uomo planetario" di cui ci parlava qualche anno fa Ernesto Balducci… Un po’ comunque mi devo adeguare. Riordino l’agenda, le priorità di lavoro, preparo la relazione per la discussione in aula sul disegno di legge sulle filiere corte e l’educazione alimentare che arriva questa settimana in Consiglio provinciale. Riordino pure la mia scrivania in ufficio e anche questo serve a mettere un po’ d’ordine nei miei pensieri. Tra le cose urgenti, l’appello per il voto alle primarie trentine. Nel primo pomeriggio c’è la riunione del gruppo consiliare. Mi fa specie che non passi nemmeno per l’angolo più remoto del pensiero che si possano dedicare, non dico ore ma almeno qualche minuto a quel che ho visto in questi giorni, quasi fossero fatti miei. Anche questo fa pensare. Scorriamo l’ordine dei lavori del Consiglio, un calendario peraltro fittissimo dal quale non posso sfuggire. Finita la riunione del Gruppo, con Diego Pancher, amico e consigliere comunale di Mezzocorona, e l’assessore Alberto Pacher concordiamo un’offensiva sul tema rifiuti in Piana Rotaliana per le prossime settimane: tutti giocano sulla paura dell’impianto senza aver il coraggio di dire che in realtà la loro soluzione per i rifiuti è di usare le risorse dell’autonomia per portarli altrove. Esattamente quel che sta avvenendo con l’umido e con l’opposizione alla realizzazione dei biodigestori. E’ la logica del "non nel mio giardino", l’opposto del principio di responsabilità. Fra una telefonata ed un incontro, metto ordine anche alla posta elettronica dell’ufficio. Il disordine a questo punto è solo dentro.  
18 Ottobre 2009

lunedì, 18 ottobre 2010

...accompagno Predrag e Laura a conoscere la nostra parte mediterranea. Quel pezzo di Trentino dove si coltiva l'ulivo, dove nascono spontaneamente il cipresso e il leccio, dove fioriscono i limoni...

«Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,
Im dunklen Laub die Goldorangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht...»
17 Ottobre 2009

sabato, 5 dicembre 2009

La frenesia delle cose è tale che non riesco ad aggiornare tempestivamente il diario di bordo. Giovedì e venerdì sono stati impegnati dal Consiglio Provinciale fino a tarda ora, sabato tutto il giorno a Firenze. Avessi potuto andarci in treno, avrei utilizzato diversamente il tempo di viaggio. Ma non ci sono treni che collegano Trento con Firenze al mattino presto e dunque mi trovo costretto ad andarci in auto. Mentre scrivo è domenica mattina, proviamo a recuperare la cronaca del tempo andato. Iniziamo con giovedì 3 dicembre. Non è all’ordine del giorno ma il Patto siglato a Milano lunedì scorso fra il presidente Dellai e i ministri Tremonti e Calderoli monopolizza i lavori dell’intera giornata. La richiesta di parlarne in Consiglio provinciale prova a colmare, seppur tardivamente, il deficit di informazione che ha caratterizzato la trattativa. Un deficit che ha reso impossibile per il Consiglio, ma anche la maggioranza che esprime il Presidente, entrare nel merito delle scelte di un atto che si configura come uno dei passaggi più delicati della legislatura. Perché l’accordo in questione mette mano ai criteri di ripartizione finanziaria fra lo Stato e la PAT, modificando aspetti statutari che meriterebbero ben altra cautela e partecipazione democratica. Il nodo non riguarda tanto le prerogative della Giunta e del Presidente (ammesso e non concesso che la stessa giunta fosse informata dei termini specifici della trattativa), bensì la sensibilità politica di coinvolgimento della maggioranza e del Consiglio quando si vogliono perseguire finalità di così forte impatto e rilevanza politica. La questione non è nuova. C’è un deficit di collegialità nel funzionamento della maggioranza e di relazione fra i partiti del centro sinistra autonomista. Mancano luoghi di fluidificazione del pensiero e di confronto sulle scelte, in assenza dei quali il criterio di regolazione della maggioranza sono i rapporti di forza. L’aver introdotto nel sistema elettorale proporzionale l’elezione diretta del Presidente (e dunque un criterio di tipo maggioritario) ha fatto sì che la Giunta veda sfumare le caratteristiche di organismo collegiale assegnando al Presidente un ruolo di tipo monocratico. Se pure nel merito dell’accordo emergono dei punti interrogativi, è il metodo usato a mettere oltremodo in rilievo una crescente divaricazione fra il ruolo del Presidente, della Giunta e della maggioranza consiliare nonché del Consiglio. Il taglio di circa 750 milioni di euro nelle risorse annuali dell’autonomia compensato da nuove entrate per 250 milioni (con un saldo negativo di 500 milioni) non è certo una quisquiglia, compensato  dal recupero rateale (e dunque temporaneo) del credito che la Provincia andava vantando verso lo Stato e fino ad oggi considerato sostanzialmente inesigibile. Il presidente Dellai porta in Consiglio i dettagli dell’accordo e chiede allo stesso di pronunciarsi. Avendo ricevuto la documentazione dell’accordo solo contestualmente all’arrivo in aula della questione e, per altro, non essendo modificabile, la richiesta di pronunciamento assume più toni della fiducia che della ricerca del consenso. Così accade una cosa piuttosto bizzarra, ovvero che mentre l’opposizione (Lega in testa) esprime una posizione favorevole sentendosi tutelata dalla firma di Tremonti e Calderoli è dalle file della maggioranza che emergono le criticità. Apriti cielo. Dellai considera questa cosa come un atto di sfiducia nei suoi confronti e vi lascio immaginare la reazione. Ne discutiamo nel Gruppo consiliare e decidiamo che l’unica cosa giusta da fare è quella di un documento che semplicemente prenda atto dell’accordo. Ma il "vulnus" c’è e va sanato nel rapporto dentro la maggioranza. Mentre discutiamo fuori dal palazzo scorre la manifestazione studentesca contro i provvedimenti dell’assessore Marta Dalmaso. Nel suo sguardo colgo il dolore: di non essere capita o forse meglio di non essersi fatta capire. Le prese di posizione di questi giorni che affollano i giornali locali testimoniano di una frammentazione che richiede un disegno e una visione d’insieme senza la quale non potranno che prevalere il corporativismo e la gerarchia cioè l’esatto contrario degli obiettivi della legge di riforma della scuola del 2006, ovvero dell’autonomia scolastica. Che di tutta questa partita è la vera questione. Un’autonomia scolastica avversata dall’alto della burocrazia provinciale e dal basso di una categoria che fatica ad assumersi una più diffusa responsabilità. Il confronto in aula finisce in tarda serata. Alla faccia di una giornata di forte tensione, il documento proposto sul Patto (che si limita alla presa d’atto) viene assunto all’unanimità. Un segnale inviato al Presidente, certamente, ma non una bella pagina. Venerdì ci ritroviamo con tutto l’ordine del giorno da esaurire. Per fortuna tutti sembrano farsene carico. Fra le questioni di peso, la legge sulla Sloi, un atto politico di riconoscimento verso la sofferenza ed il dolore di persone che nel lavoro hanno perduto la loro serenità e la propria dignità. La discussione attorno al provvedimento mette in luce molta ipocrisia, quasi che il problema fossero i duemila euro una tantum che la legge prevede per chi è rimasto in vita e che qualcuno dice di estendere anche ad altri lavoratori di altre aziende. Bruno Dorigatti che della proposta è l’estensore mette nel suo intervento tutta la passione di una vita d’impegno verso i lavoratori e spiega che non di risarcimento si tratta, bensì di un riconoscimento di una vicenda che deve entrare a pieno titolo nella memoria collettiva di una comunità come quella trentina. Del resto questa era la richiesta dei lavoratori, veder riconosciuta la loro dignità, calpestata dal piombo che entrava nel corpo e nelle vite degli operai e delle loro famiglie, devastandole. La legge viene approvata all’unanimità. Un piccolo segno da inserire nella cornice di una nuova attenzione verso questo capitolo amaro della storia industriale e sociale del Trentino. Mentre parliamo della Sloi, arriva in Consiglio la notizia del sequestro dell’Acciaieria di Borgo Valsugana. I veleni industriali non sono solo la storia passata, sono anche un po’ del nostro presente. Vedo intorno a me molta prudenza nel dire come stanno le cose: il ricatto occupazionale, come già negli anni ’70 con la Sloi, ancora condiziona il confronto. Prendo carta e penna e mi metto a scrivere una nota per mettere nero su bianco quel che penso: quell’acciaieria prima si chiude meglio è per tutti […]
17 Ottobre 2009

martedì, 5 ottobre 2010

...Davide è un lettore di questo blog. Ritrovandosi in molte delle cose che scrivo, si è fatto promotore dell'incontro. Figuratevi il piacere di incontrarlo insieme ad Alexia e Pietro, giovani studenti universitari che considerano il federalismo europeo come un tratto importante della loro identità politico culturale. Sto a parlare con loro per oltre un'ora e quel che emerge mi riporta al mattino, di nuovo lo stupore che la politica non sia solo l'arte del facile consenso...
17 Ottobre 2009

lunedì, 18 maggio 2009

Giornata dura e difficile. Durante la notte (e anche quella precedente) ho avuto brividi di febbre e male di stomaco e quindi alle 8.10 sono nell’ambulatorio del mio medico di base. Sarà qualcosa di virale, mi dice. Mentre aspetto questo verdetto, do una scorsa ai messaggi e così capisco che la giornata sarà davvero tosta. Come ha detto un amico in questi giorni, è difficile difendersi dal nulla. (Medito su quel che devo fare, nel tardo pomeriggio è convocata l’Assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, e mi chiedo se riuscirò a reggere lo stress di una candidatura a presidente avversata da più parti. Nel confronto che ha accompagnato il rinnovo degli organi del Forum ho cercato di porre domande sul significato di un impegno per la pace che non fosse la banalizzazione del bene, indicando idee e progetti per segnare un salto di qualità nel modo stesso di essere del Forum e per uscire dalle ritualità che uccidono la pace. Posso capire che la reazione ad uno scossone metta in moto forme di conservazione, quel che non sopporto è la cattiveria e l’intrigo) Alle 9.30 sono in ufficio, al Gruppo consiliare. Di lì a poco mi vedo con Eugenio e Claudia per il programma di lavoro di "Viaggiare i Balcani", associazione nata da poco ma punto d’arrivo di sette anni di impegno sul tema del turismo responsabile nell’Europa di mezzo. Quando ho cominciato a porre questo tema, in molti mi guardavano storto quasi mi si accusasse di profanare la tragicità della guerra. Non capendo che la guerra non è altro da noi, la si deve conoscere ed affrontare nelle sue conseguenze se la si vuole sconfiggere. Le nuove guerre, poi, avvengono contro l’urbanità, contro la cultura e la storia. Non a caso a morire sono prevalentemente i civili, ci si accanisce contro i luoghi simbolici, le città e la loro cultura cosmopolita, i musei e le biblioteche nazionali, i segni della storia, i ponti. Essere per la pace significa attraversarli quei ponti, ridare vita culturale a quelle città, studiarne la storia, viverne la bellezza.   (Penso all’emozione di tante persone accompagnate in questi anni nei viaggi del turismo responsabile nell’attraversare il ponte di Mostar o quello sulla Drina a Visegrad.)   Con Claudia ed Eugenio definiamo un programma di lavoro e fissiamo l’assemblea dell’associazione per lunedì 8 giugno, alle 18.00, in occasione della quale presenteremo i programmi dei viaggi per l’estate. (consideratelo un invito) Alle 12.45 è convocata la riunione del Tavolo trentino con il Kosovo. Mi sono riproposto di mollare un po’ l’impegno nelle associazioni, semplicemente perché il concetto di limite riguarda in primo luogo ciascuno di noi. E in questo senso c’è in questa riunione un passaggio di testimone, nel senso che a rappresentare il Progetto Prijedor nell’ambito del Tavolo ora ci sarà Luca Bronzini, da anni impegnato nella cooperazione e che in questi anni ha scoperto i Balcani, contribuendo grazie alle sue competenze di ingegnere forestale a numerosi progetti ambientali e di valorizzazione del territorio. Quest’anno è il decennale della nostra presenza della comunità trentina in Kosovo e nella fattispecie nel territorio di Peja-Peć. Ricordo l’affollamento delle ong nei mesi dell’emergenza e della facile profezia che quel "circo umanitario" avrebbe nel giro di un paio d’anni tolto le tende. Con tanti soldi e poche idee, gran parte di quella presenza si è tradotta in una sequenza di azioni insostenibili, lasciando dietro di sé altre macerie. Noi di soldi ne avevamo pochi, almeno se paragonati con quelli della Missione Arcobaleno, ma non proponevamo progetti bensì relazioni. All’inizio questa cosa non era più di tanto compresa, ed altri erano gli interlocutori a cui rivolgersi (e spremere). Ma a lungo andare il nostro passo è stato apprezzato e riconosciuto, ed ora la presenza dei trentini rappresenta l’interlocuzione internazionale forse più importante per quella città. Discutiamo di come impostare le iniziative per il decennale, perché questo lavoro diventi occasione per crescere qui, nelle nostre comunità. (Avverto che siamo in buone mani e che le persone che sin qui hanno condiviso questo percorso – pur partendo da approcci molto diversi fra loro –  hanno fatto davvero un cammino importante, ascoltandosi e cambiando nella reciprocità) Alle 15.00 c’è la riunione settimanale del Gruppo consiliare. Affrontiamo una serie di temi: la nomina del Difensore civico, la legge sulle minoranze, le polemiche uscite sull’ufficio stampa del Consiglio Provinciale. Poi ci si divide il lavoro per il prossimo Consiglio provinciale di mercoledì e giovedì prossimi. Una riunione di routine. Alle 17.30 è convocata l’assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Come già in occasione della prima riunione, la Sala Aurora di Palazzo Trentini è affollata di gente. Si avverte l’importanza del momento, il valore dei temi posti nella discussione, la necessità di considerare un’opportunità di crescita per tutti il dibattito che forse per la prima volta ha accompagnato la nomina del Presidente e degli altri organi del Forum (Consiglio della pace e Vicepresidente). La discussione oscilla fra proposte programmatiche e umori, anche se l’emotività si avverte in quasi tutti gli interventi. Franca Bazzanella ritira la sua candidatura, un atto di disarmo nonviolento, afferma, ma non l’avverto così. Si va al voto, serve la maggioranza assoluta degli aventi diritto, ovvero 32 voti. Come già nella precedente riunione siamo in 54. Ma questa volta la maggioranza c’è, e così sono eletto Presidente del Forum. Un mandato più difficile che in altre legislature, perché tutt’altro che unanime. Ma non si può certo dire che questa volta il confronto non ci sia stato e che il programma di lavoro non sia chiaro ed ambizioso. Evito di dire che sarò il presidente di tutti, ma chiedo che l’assemblea ritorni ad essere protagonista del Forum, cosa che negli ultimi anni era decisamente venuta meno. Passiamo all’elezione del Consiglio della Pace, composto di 15 membri eletti dall’assemblea e da 7 persone nominate d’ufficio (i tre consiglieri, il presidente del Consiglio provinciale, l’assessore delegato dal Presidente della Giunta, un rappresentante di Iprase e uno dell’Università degli studi […]
16 Ottobre 2009

venerdì, 16 ottobre 2009

Qualche ora di sonno e al mattino quando mi sveglio il gonfiore (e il dolore) inizia a preoccuparmi perché l’infezione si è estesa a tutta la parte sinistra del volto. Lo stress, la fatica, la trascuratezza… Andarmene per otto giorni ha significato trascurare una serie di impegni che ora ritrovo lì come li ho lasciati. Avrei dunque un sacco di lavoro arretrato, ma in questo stato devo rimettermi ai segnali che il corpo mi invia. Telefono al dentista e comincio il trattamento antibiotico. Provo comunque a fare qualcosa. Se non altro a guardare la posta: otto giorni significano più o meno 400 messaggi sui due indirizzi di posta elettronica che controllo da casa, senza prendere in considerazione quello dell’ufficio. Se ne va mezza giornata. Il "diario" l’avevo praticamente scritto durante il viaggio di ritorno, qualche ritocco e via. Scorro velocemente i giornali di questi giorni, pieni di notizie e polemiche tanto artefatte quanto gridate. Nel colloquio con Sari Nusseibeh, a proposito del rapporto con il tempo e la distanza da darsi per mettere a fuoco gli avvenimenti, gli ho raccontato che in genere leggo i giornali alla sera per cercare di evitare che sia la stampa a scandire le mie priorità di lavoro e la cosa l’ha fatto sorridere perché è quel che fa lui stesso, preferendo – mi ha detto – il canto degli uccelli alle grida dell’informazione. E’ tutto così autoreferenziale nelle nostre polemiche di provincia che nemmeno ci si accorge delle proporzioni e del senso delle cose. Perché stupirsi poi che cresca intorno a noi un mondo reale fatto di solitudine e di paure, di cui spesso nemmeno ci accorgiamo? Nello sfogliare i giornali mi rendo conto come larga parte dell’informazione non sia poi tanto diversa da una fiction televisiva, qualsiasi momento in cui ci si sintonizza non perdi nulla, tanto sono rare le pagine di buon giornalismo. Ricordo un paio d’anni fa un servizio de "il manifesto" dedicato alla Zastava, la maggior industria automobilistica della vecchia Jugoslavia ed ora della Serbia, bombardata dalla Nato con i missili dotati di testate arricchite di uranio impoverito. Una tragedia che conosco bene, essendo stato a Kragujevac in più di una occasione, che è costata la vita a decine di operai addetti alla ricostruzione colpiti dopo qualche mese da tumore. Ma l’approccio ideologico dell’articolo era tale che si descriveva una situazione totalmente avulsa dalla realtà, non dicendo una parola, ad esempio, del fatto che nelle varie linee produttive che la Zastava si è data nel dopoguerra quella più importante è la fabbricazione di armi (cosa per altro non nuova), proprio su licenza Nato. Ho sempre acquistato in edicola "il manifesto", un po’ per affetto, un po’ per abitudine, anche quando non ne condividevo più la linea editoriale. Ora lo leggo saltuariamente, ed ogni volta ho come l’impressione che si descriva una realtà che non esiste. Come per la politica, del resto, anche il giornalismo avrebbe bisogno di un serio lavoro di "manutenzione". Nonostante la chimica, il gonfiore continua ad aumentare e dunque decido in serata di andare al pronto soccorso. Dove sostanzialmente mi dicono che è troppo presto per incidere, di proseguire la cura che sto facendo e di ritornare l’indomani in ospedale per una visita specialistica. Dove mi diranno di continuare con gli antibiotici e poi di rivolgermi al mio medico dentista. Così il ritorno, anziché essere dedicato a metabolizzare un viaggio tanto intenso e a rimettere in ordine le idee, se ne va fra casa, ospedale e dentista. Lo leggo come un richiamo al senso del limite.