6 Novembre 2009

sabato, 18 novembre 2017

Nella giornata di giovedì avevo in agenda poche cose, relative al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Mi ero lasciato il pomeriggio libero da impegni immaginando che avrei dovuto raggiungere Roma per il Convegno internazionale sul Kosovo. La partenza è invece al mattino presto del giorno seguente e dunque il pomeriggio è libero. Si fa per dire, perché ogni tanto bisogna pensare anche alle proprie cose. Sveglia dunque alle 4.50 di venerdì, notte fonda e piovosa. Dopo un paio d’ore sono all’aeroporto di Verona e alle 8.30 a Roma. Anche lì acqua torrenziale, ho fretta di arrivare e provo a prendere un taxi ma la soluzione non si rivelerà granché efficace perché dall’aeroporto al palazzo di rappresentanza del Parlamento Europeo in via 4 novembre ci impieghiamo un’ora e mezza. Roma è una bella città, ma viverci è difficile perché, se non abiti e lavori nello stesso quartiere, due ore al giorno se ne vanno solo di mezzi di trasporto. Moltiplicato per 365 fanno 730 ore. Vuol dire che l’anno qui conta 11 mesi perché il dodicesimo se ne va in mezzo al traffico e allo stress. Ai convegni sui Balcani c’è un popolo che più o meno si conosce. Devo dire che in questo caso non è proprio così. La conferenza internazionale ha per titolo "Per uno sviluppo in partnership Italia – Kosovo" ed oggi è al terzo e ultimo giorno. E’ promossa da un gruppo di ong che da tempo operano nella regione (Ipsia, RTM, Intersos, Ceses, Amici dei Bambini, Celim) con il contributo della Direzione Generale Cooperazione Sviluppo del MAE (Ministero Affari Esteri). Seguo il panel che precede la tavola rotonda nella quale sono relatore e che ha come tema quello delle migrazioni. Poi tocca a noi, in quello che rappresenta il momento conclusivo della Conferenza dedicata alle relazioni di vicinato nello spazio comune europeo. Con me Marta Piccarozzi del Cespi, il giornalista Matteo Sacconi, Mentor Seferi che in Kosovo si occupa di difesa dei diritti umani, Afrim Hoti, dell’Università di Pristina, Hysen Bytyqi, consulente politico del Ministero dell’Agricoltura, Foreste e sviluppo rurale del Kosovo. Parlo del ventennale della caduta del muro, delle speranze che si erano aperte, delle tragedie che ne sono seguite, in Europa e non solo. Parlo della proliferazione degli stati e dei confini, anziché di un’Europa come progetto politico sovranazionale. Dell’Europa fortezza, delle paure, dei fantasmi che la pervadono e di come è oggi ridotta l’Europa, tanto che a parlarne si perdono consensi. Qual è dunque lo spazio comune di cui andiamo parlando? Mi rivolgo ai rappresentanti della Repubblica del Kosovo ancora non riconosciuta dal diritto internazionale e dico loro dell’occasione perduta nel non aver immaginato uno scenario diverso da quello dell’indipendenza (il Kosovo come prima regione europea). Non c’erano le condizioni, per mille ragioni, ma quello che è mancato e che ancora manca è un pensiero europeo, un approccio post-nazionale. Quella visione che non c’era nel 1989 quando cadeva il muro e quando il presidente di turno della Jugoslavia Ante Markovic propose di far entrare il suo paese nell’Unione Europea. Di come sarebbe cambiata la storia se la risposta fosse stata lungimirante. Parlo della necessità di un salto di paradigma che ormai sta nelle cose. Della sollevazione indigena del Chiapas che il primo gennaio 1994, mentre la Jugoslava andava in pezzi, poneva il tema dell’autogoverno piuttosto che quello dell’autodeterminazione e di nuovi confini. Degli incontri avuti in Palestina dove il tema almeno nella cerchia degli intellettuali si pone alla stessa maniera. Della conferenza che si aprirà fra qualche giorno a Trento sul Tibet nell’analisi comparata delle autonomie regionali. Vedo negli esponenti kosovari cenni di assenso verso le mie parole ed è il segno che dopo l’euforia iniziale dell’indipendenza si rendono conto che i problemi sono tutti aperti e vanno oltre gli angusti confini di un piccolo stato, perché l’economia è sovranazionale come lo è la criminalità organizzata, i traffici, i fenomeni migratori e così via. Provo ad indicare lo spazio comune europeo oggi possibile, quello delle relazioni territoriali, di una cooperazione intesa come relazione e confronto. L’applauso che accoglie la fine del mio intervento parla da solo. Così le strette di mano dei rappresentanti della comunità kosovara, che un po’ temevo di urtare con le mie parole. Finisce la conferenza e andiamo a prendere qualcosa insieme, in una bottega del commercio equo e solidale. Nel frattempo mi ha raggiunto Ali Rashid. Eravamo d’accordo di vederci a pranzo e così facciamo. Mi porta la notizia che gli anziani di Turem, villaggio nei pressi di Cana in Galilea, hanno preso una decisione favorevole rispetto alla proposta di riavviare la produzione della vite e del vino di cui ci parla la tradizione biblica. Insieme stabiliamo una scaletta di lavoro per le prossime settimane e mettiamo in cantiere una nuova visita in Galilea. Trovo Ali un po’ più rasserenato di come l’avevo visto nei giorni del viaggio in Palestina e questo mi solleva. E già ora di ritornare in aeroporto. Nel posto accanto al mio sull’aereo per Verona c’è il giudice Caselli, ci presentiamo e scambiamo qualche parola. So che in serata è a Bolzano con don Ciotti, per iniziativa del Centro pace del Comune altoatesino-sudtirolese. Il loro lavoro è fondato sulla promozione di iniziative di grande risonanza pubblica. Un’agenda diversa dal mio sentire la pace. Arrivo a Trento giusto per partecipare all’Assemblea del PD del Trentino chiamata ad eleggere il nuovo segretario. Come era previsto dall’accordo politico fra i quattro candidati alla segreteria, l’incarico viene affidato a Michele Nicoletti. Buon lavoro, segretario.  
4 Novembre 2009

sabato, 18 novembre 2017

Il 4 novembre è una data particolare, non per le forze armate, ma per la mia storia personale. E’ il compleanno di Carlo, che a casa si festeggiava insieme a quello di Ada, nostra madre, che invece gli anni li compiva il 5 di novembre. Un tempo era anche festa nazionale perché segnava la data simbolica della fine della prima guerra mondiale e dunque non si andava a scuola. Più festa di così… Ma il tempo per festeggiare a quanto pare non c’è. Alle 9.00 c’incontriamo con Denise per parlare del sito del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Occorre un restauro radicale, non ci sono dubbi, per cercare di farlo pulsare con il cambio di passo che si è cercato di imprimere all’attività del Forum e di metterlo in rete con "Trentino solidarietà", affinché i due siti si parlino fra loro. Denise è attenta, l’avverto partecipe di questo cambiamento, quasi stupita… Telefono a Carlo per gli auguri e decidiamo che il regalo potrebbe andare a prenderselo da solo, che così è più semplice e non corriamo rischi di sorta visto che poi io e Gabriella di tecnologia non ci capiamo un tubo. Di lì a poco inizia o, meglio, riprende il Consiglio provinciale da dove l’avevamo lasciato nella serata precedente. In mezzo la seduta straordinaria dedicata alla scuola professionale, con la Lega a soffiare sul fuoco di un conflitto spurio, che una riforma poco spiegata e poco condivisa ha generato. Vedo i miei compagni di gruppo affranti dall’esito della discussione, dalla gazzarra della Lega, dalla contestazione di un pubblico di giovani studenti accorsi a "salvare" la loro scuola, dal difficile confronto con quegli insegnanti (molto spesso di sinistra) che dell’autonomia apprezzano solo i soldi in più del loro stipendio. Con Alberto Pacher eravamo a Mezzocorona e sono contento così. Tranne la votazione sul Rapporto finale della Terza Commissione sui controlli ambientali in provincia di Trento, il resto è ben poca cosa. Il documento passa ma senza il voto della minoranza, dopo che quest’ultima aveva votato a favore in Commissione. Incredibile giravolta. La giornata se ne va nella discussione su una serie di mozioni a volte davvero inconsistenti, ma in consiglio tutto si carica politicamente, così un documento sulla conoscenza della cultura ebraica diventa il pretesto per discutere sulla sentenza della Corte europea sull’esposizione a scuola del crocifisso e… apriti cielo. Il pretesto dà la stura alle posizioni più becere e inqualificabili. Davvero difficile persino da ascoltare. Il solito intermezzo odontoiatrico e poi di nuovo in aula. Poco dopo le 18.00 mi vedo con Annalisa, parliamo della sua impegno nella circoscrizione del Centro storico – Piedicastello, e poi passo dal gruppo per un veloce aggiornamento sulla preparazione dell’assemblea del PD del Trentino di venerdì. Alle 20.30 ci sarebbe l’inaugurazione del ciclo di manifestazioni dal titolo "Tutti nello stesso piatto", il festival internazionale del Cinema e del cibo proposto da Mandacarù, ma proprio ne ho piene le tasche di cose pubbliche e me ne vado a casa dove con Carlo e Olga condividiamo se non altro un piatto di canederli come li sa fare la mamma di Gabri. Come festa di compleanno, piuttosto sobria.  
3 Novembre 2009

lunedì, 27 novembre 2017

Quando arrivo a casa verso mezzanotte mi chiedo quale sia il senso di un fare così estenuante. Perché la giornata di consiglio provinciale dove si discute dei sei mesi di lavoro della Commissione d’inchiesta sui controlli ambientali, seguita dall’incontro con la Commissione cultura del Comune di Trento e chiusa con l’incontro pubblico a Mezzocorona ha l’effetto di esaurire ogni mia energia, anche perché la pausa pranzo si svolge dal dentista e quella di cena non c’è proprio. Avrei in tasca un certificato medico che prescrive tre giorni di assoluto riposo, ma non importa. Riavvolgiamo il nastro. Il Consiglio ha un ordine del giorno non particolarmente interessante, se escludiamo il punto relativo al Rapporto sulla indagine conoscitiva della Terza commissione legislativa relativa ai controlli ambientali. Una relazione finale approvata all’unanimità in Commissione ma il voto cambia in consiglio, forse per effetto delle riprese televisive che lungi dal garantire trasparenza verso il Palazzo ha la capacità di esasperare il dibattito. Accade così che i gruppi di opposizione dichiarino la loro astensione. Intervengo in aula per indicare il mio punto di vista sul lavoro svolto (che metterò in forma scritta al più presto). E sottolineando la necessità di adeguare la normativa provinciale relativa alla gestione dei rifiuti ponendo l’obbligo al principio di autosufficienza. La Commissione cultura del Comune di Trento mi chiede di presentare il Forum per la Pace e i Diritti Umani. Il Consiglio prosegue e avrei anche un altro incontro al PD, ma mi fa piacere incontrare la commissione perché il rapporto con i Comuni è una delle linee di lavoro del Forum stesso. Mi rendo subito conto di quanto si dia come scontata la conoscenza delle istituzioni, perché questo è il Forum, un’istituzione del Consiglio provinciale. Ho infatti l’impressione che del Forum non si conosca granché, tanto meno la legge istitutiva.  Parlo del programma e dell’impronta che ho cercato di dare all’attività del Forum, vedo facce attente ed altre un po’ stranite, non so se perché quel che dico corrisponde ad un altro pianeta o perché non corrisponde allo stereotipo che hanno del mondo della pace. L’incontro si sviluppa positivamente ma avverto una preoccupante fragilità che mi descrive come il flusso storico di informazioni fra una legislatura e l’altra sui temi della pace, della solidarietà internazionale e della cooperazione di comunità (nelle quali il Comune di Trento è protagonista) sia tutt’altro che scontato. Si sono fatte le otto di sera. Con Michele Ghezzer e Alberto Pacher andiamo all’incontro di Mezzocorona. La sala dell’auditorium delle scuole medie è già affollata e l’incontro si preannuncia tutt’altro che facile. Ne parlo in prima pagina del sito ma vi assicuro che la fatica è molta e anche la pazienza necessaria a fronte di posizioni  che faticano a capire il ruolo che qualcuno di noi sta svolgendo anche nell’ambito della maggioranza. Ma, si sa, chi si pone nel ruolo dei "pontieri" rischia di prendere sberle a destra e a manca. La categoria del "tradimento" è sempre in uso, specie nel pensiero manicheo, e anche stavolta traspare nelle parole degli esponenti di Nimby, che m’interrogano sulla mia coerenza. Ho proposto per primo l’idea di un impianto a termine sei anni fa, preso per marziano. E’ la strada verso la quale si sta andando. Nonostante le preoccupazioni, a fine incontro molte persone ci esprimono la loro vicinanza.  
2 Novembre 2009

giovedì, 14 dicembre 2017

Mi sveglio al mattino e la mia guancia si è di nuovo gonfiata. Questo nonostante gli antibiotici che ho ripreso a prendere da sabato notte quando ho avvertito che l’infezione aveva ripreso il suo corso. Evidentemente l’ascesso non è stato estirpato e dunque devo modificare i miei programmi della giornata. Salto un paio d’appuntamenti nella mattinata, ma non riesco ad evitare un’intervista alla Rai sulle filiere corte, nonostante il mio faccione sia impresentabile. Le parole sono efficaci, l’immagine lascia un po’ a desiderare. Verso mezzogiorno mi metto nelle mani del dentista, che mi tortura per più di un’ora e mezza. Avrei voglia di tornarmene a casa, ma devo prima passare in ufficio e poi c’è la riunione del Gruppo consiliare. Si parla di riforma delle scuole professionali con l’assessore Marta Dalmaso, anche in relazione al fatto che martedì sera c’è una riunione straordinaria del Consiglio Provinciale, richiesta dalle minoranze proprio su questo tema. La mia impressione è che si sia fatto tanto rumore per nulla e che in buona sostanza l’iniziativa della Giunta sia sostanzialmente corretta. Come spesso accade, però, c’è un difetto di comunicazione e, prima ancora, di condivisione del progetto più generale dell’autonomia scolastica, ma forse sarebbe più giusto dire di "una scuola dell’autonomia". Perché questa è la scommessa, non solo come risposta alle politiche di demolizione della scuola pubblica del governo Berlusconi, ma come idea di una scuola capace di pulsare con il suo tempo e con la sua comunità. Credo che il passaggio chiave della "scuola dell’autonomia" possa essere individuato nel Protocollo PAT – MIUR sottoscritto dal Presidente Dellai con la allora ministro all’istruzione Letizia Moratti. Un accordo che suscitò nel mondo della scuola molte perplessità, ma che permise alla scuola trentina di intraprendere una propria strada virtuosa, resistendo ai tagli nazionali e valorizzando le competenze dell’autonomia. La sfida, in buona sostanza, è ancora lì. Con un mondo scolastico refrattario all’autogoverno della scuola (e alla responsabilità che ne viene) e talvolta indisponibile a farsi carico dei processi di cambiamento che s’impongono. Avevamo avviato proprio su questi aspetti un lavoro di confronto nel Forum tematico sulla scuola, ma non tutti si sono sintonizzati attorno a quella riflessione tant’è vero che ora le spinte di una base sociale di riferimento nel settore muovono da atteggiamenti diversi e spesso contraddittori. E non tutti nel PD del Trentino la pensano allo stesso modo. Anzi. C’è un lungo lavoro da fare, ma una cosa bisognerebbe non fare: rincorrere le spinte conservatrici e corporative che vengono dall’interno della categoria. Vedremo domani come andrà a finire. Io domani sera devo disertare il Consiglio perché sono con l’assessore Pacher a Mezzocorona dove si preannuncia un incontro pubblico piuttosto interessante e vivace dal titolo "Non solo rifiuti. Dai prodotti di qualità alla chiusura del ciclo dei rifiuti", che si svolge tre giorni prima del raduno al Palarotary contro l’inceneritore promosso da alcuni comuni della Piana Rotaliana (spendendo la bella cifra di oltre 20 mila euro, alla faccia della sobrietà). Finalmente riesco a tornare a casa. Il gonfiore non passa ma speriamo che il lavoro di ripulitura del molare in questione – insieme alla chimica – prima o poi faccia effetto. La giornata che mi attende non è certo leggera e uso il dopo cena per riordinare le idee e prepararmi. Sono le 23.35 e decido che è ora di staccare.  
1 Novembre 2009

domenica, 24 dicembre 2017

Leggo sui giornali locali della manifestazione contro l’inceneritore. Farsi carico responsabilmente del problema, impegnarsi per prevenire la produzione di rifiuti e raggiungere livelli significativi di raccolta differenziata e riciclaggio, proporsi l’obiettivo della chiusura del ciclo sul territorio trentino (e dunque impegnarsi a non importare, né esportare rifiuti), indicare un percorso di progressiva bonifica delle discariche disseminate in Trentino, realizzare un impianto di "termovalorizzazione" secondo le tecnologie più avanzate, a moduli per corrispondere al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti e a termine, realizzare un sistema di biodigestori di ultima generazione per evitare che l’umido finisca – come accade ora – fuori provincia a costi elevatissimi… tutto questo viene giudicato come una scelta contro l’ambiente e la salute dei cittadini. Padre Alex Zanotelli rincara la dose e afferma "Per me ormai è questione di vita o di morte". Credo che la cultura del limite, dovrebbe riguardare anche l’uso delle parole.  
31 Ottobre 2009

Essere senza destino

Venerdì e sabato sono due giornate tranquille. Mi vedo con Angioletta e Nino che mi parlano di vicende del Basso Sarca. Poi con il gruppo di lavoro per il progetto "Politica è responsabilità" che, chiuso il congresso e le primarie, vorrei finalmente portare alla luce. Poi ancora al Forum per la Pace e i Diritti umani dove ci vediamo con i responsabili della Cooperativa Kiné per definire le caratteristiche del nuovo sito web del Forum. Una nota di colore. Il giallo fiammante delle nuova sede del Forum (a Trento, in Galleria Garbari) è strepitoso e quella che inizialmente sembrava una corsia d’ospedale ha oggi tutto un altro aspetto. Quel che ci vuole per un programma innovativo come quello che ci si è dati. Durante questo tempo Roberto Pinter e Michele Nicoletti s’incontrano. L’ipotesi di lavoro che è emersa nell’assemblea di mercoledì sembra essere condivisa e con essa un accordo politico per una gestione unitaria del PD del Trentino. Anche Giorgio Tonini prende atto della situazione e decide di sostenere Nicoletti alla segreteria, proponendosi alla carica di presidente dell’assemblea. A sera il TGR parlerà di un accordo fra Nicoletti e Tonini, quasi ad indicare una soluzione ad escludere le altre componenti. Ma è una lettura distorta, o forse suggerita. Sento Roberto che mi rassicura. Che Michele Nicoletti sia il nuovo segretario del PD del Trentino in una prospettiva di convergenza sulle scelte e sui contenuti, credo sia la cosa più rispondente al voto e, a questo punto, più saggia. Non sarà certo un impegno semplice. Ma l’ultima parola spetta all’Assemblea, che si riunirà venerdì prossimo 6 novembre. Guardo con angoscia la mia agenda. Lunedì inizia un mese affollato di impegni, senza più nemmeno un fine settimana libero. Non resta che approfittare di questi giorni dai bei colori autunnali.  
30 Ottobre 2009

mercoledì, 13 ottobre 2010

... alle 10.00 ho appuntamento in arcidiocesi con Mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento. Come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani gli ho chiesto un incontro per illustragli il programma "Cittadinanza Euromediterranea" e per verificare la possibilità di tenere nella basilica di San Lorenzo, tempio civico della città, l'incontro con Wajech Nuseybeh, custode del Santo Sepolcro, la cui famiglia, palestinese e musulmana, dal 1192 cura la custodia del più importante luogo della cristianità. E che sarà nostro ospite il prossimo 12 novembre...
29 Ottobre 2009

giovedì, 29 ottobre 2009

Nel "Palarotary" di Mezzocorona qualcuno parla di giornata storica, ma la retorica supera di gran lunga la realtà. La riunione del Dreier Landtag, la seduta congiunta delle tre assemblee legislative della Provincia Autonoma di Trento, della Provincia Autonoma di Bolzano e del Land Tirolo, avrebbe dovuto mettere le basi per l’Euroregione tirolese ma l’impressione è che siamo ben lontani da quell’approccio interdipendente e postnazionale di cui ci sarebbe bisogno. Tant’è vero che l’Europa ha avuto un posto assolutamente marginale nelle venticinque mozioni (suddivise in 5 sezioni: settore istituzionale; ambiente e fonti energetiche; trasporti e circolazione; cultura, istruzione e ricerca; politiche sociali e lavoro) approvate dall’Assemblea. Fuori dall’Europa, fuori da questa prospettiva politica, parlare di Tirolo diventa anacronistico se non pericoloso. Sappiamo come l’Europa non sia oggi nelle corde dei cittadini europei e mi pare di poter dire nemmeno in quelle dei componenti delle assemblee legislative i cui interventi sembrano più attenti a sottolineare appartenenze pantirolesi piuttosto che un progetto sovranazionale capace di guardare al futuro. Così la riunione si esaurisce quasi per mancanza di moto proprio, nel diradarsi delle presenze, soprattutto trentine. Non è solo una formula a non funzionare… è la mancanza di una visione comune relativa proprio alla cornice europea che ancorta non c’è. Io stesso, che pure credo nell’Europa delle regioni, fatico non solo a trovare un filo conduttore ma anche a ritrovarmi nei richiami a comuni identità che avverto lontane dal mio modo di sentirmi europeo e trentino, in sottrazione rispetto ad altre identità piuttosto che in dialogo. A fine giornata ho la sensazione di aver buttato via il mio tempo, non certo di aver dialogato e contribuito a costruire qualcosa di storicamente rilevante. La stessa percezione che ho molto spesso nel partecipare alle riunioni del Consiglio Regionale, organismo che ha smarrito da tempo ogni sua spinta propulsiva ed oggi ridotto a pura e semplice palestra fra chi ne vorrebbe ripristinati gli antichi poteri e chi, al contrario, desidererebbe chiudere definitivamente questa pagina. Occorrebbe un ripensamento. Ma il tutto è reso complicato da un conflitto non elaborato e da una soluzione efficace ma non abbastanza da diventare storia condivisa. Eppure sarebbe il tempo di cominciare a scrivere qualche pagina dove alla ricerca della verità storica corrisponda il riconoscimento del dolore degli altri. Come stridono le note di John Lennon che riecheggiavano nella grande sala del Palarotary e le imbarazzanti parole di chi gioca con la storia per ragioni di bottega. "Imagine" John LennonImmagina non ci sia il paradisoprova, è facileNessun inferno sotto i piediSopra di noi solo il CieloImmagina che la genteviva al presente… Immagina non ci siano paesi non è difficile Niente per cui uccidere e morire e nessuna religione Immagina che tutti vivano la loro vita in pace.. Puoi dire che sono un sognatore ma non sono il solo Spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno… Immagina un mondo senza proprietàmi chiedo se ci riesci senza necessità di avidità o rabbia La fratellanza tra gli uomini Immagina tutta le gente condividere il mondo intero…
28 Ottobre 2009

mercoledì, 24 gennaio 2018

Ci sono delle cose che non amo fare e oggi sembrano concentrarsi. La prima (immagino comune) è andare sotto i ferri del dentista, per quanto possa essere delicato. Ci passo gran parte della mattinata. La seconda è andare dal barbiere, tant’è che non sono certo un buon cliente e quando mi mettono mano effettivamente un po’ di lavoro c’è da fare. Oggi mi tocca anche questa. Infine andar per negozi di abbigliamento. Il mio look (se così si può dire) non è certo dei più ricercati anche se non disprezzo affatto le cose di qualità. Diciamo pure che nell’economia famigliare questa voce non incide granché. Se sono riuscito a sottrarmi alla cravatta, in Provincia è comunque richiesto un po’ di decoro. Dovremmo curarci piuttosto di sobrietà, ma questa è un’altra questione. Non amo aver gli occhi addosso e così vado nel luogo più impersonale che conosco e cerco di sottrarmi alla soggezione che ho verso i commessi, con l’effetto di portare a casa cose che poi rimangono nell’armadio. Fra una cosa e l’altra, metto in forma scritta l’intervento svolto in Consiglio sulla legge sulle filiere corte e l’educazione alimentare e lo invio al quotidiano "il Trentino". Proprio oggi un altro quotidiano locale, il Corriere del Trentino, propone un ottimo editoriale di Ugo Morelli dal titolo "Mangiare informati" dedicato alla nuova legge sulle filiere corte e al ruolo dell’autonomia nei processi globali (lo potete trovare nella home page di questo sito). Ma il Trentino aveva dedicato all’approvazione di questo importante provvedimento legislativo solo poche e piuttosto confuse righe. Staremo a vedere se hanno voglia di rimediare. Anche L’Adige nei giorni scorsi ha trattato la cosa con molta superficialità, quasi si trattasse di elargire contributi alla ristorazione trentina, equivocando su un emendamento della giunta e scambiandolo per l’insieme del provvedimento. Ne parlo con la redazione e vediamo se si riesce a dare il giusto valore alle cose. Verso sera vado alla sede del PD del Trentino. Il salone è pieno di gente per l’incontro delle persone che si sono riconosciute nelle liste "Democrazia è partecipazione" a sostegno di Roberto Pinter alle primarie del PD. Il risultato ha fatto sì che questa componente (questa "parte non parte" come la definisce acutamente Franca Berger) risulti decisiva nella scelta della segreteria del partito e questa responsabilità s’avverte nel confronto, approfondito e tutt’altro che banale o scontato. Le voci e le accentuazioni sono diverse, così come le storie che vi si riconoscono, ma gli intenti largamente condivisi verso l’idea di una soluzione unitaria che da un lato eviti che qualcuno si possa considerare il vincitore di qualcosa, e dall’altro che possa dare risposta al nuovo e per certi versi sorprendente atto di fiducia che oltre ventimila trentini ci hanno consegnato con il loro voto. In termini di unità e di rigore nei contenuti che tradotto significa: un maggior ruolo di indirizzo nel governo dell’autonomia, attrezzarsi efficacemente verso la scadenza delle elezioni amministrative di primavera che investiranno gran parte dei Comuni trentini, un rapporto di autonomia politica dal partito nazionale ed infine una gestione del partito che valorizzi le idee e il ruolo dei circoli. Lo devo proprio dire, una buona riunione, ricca di interventi e di spunti di riflessione negli apporti di tutti. Molte delle persone in sala nemmeno si conoscono fra loro e anche questo mi dice che "questa parte non parte" rappresenta in sé un contributo al superamento delle vecchie appartenenze. Sono quasi le nove di sera quando vado alla riunione del Consiglio direttivo del Progetto Prijedor. Anche qui si discute di come avviare una nuova fase nella vita dell’associazione che opera ormai da quasi quindici anni nella relazione fra il Trentino e la Bosnia Erzegovina. C’è bisogno di innovazione, di uscire dai rituali di una cooperazione che ancora tende ad attardarsi alla logica dell’aiuto, di rendere più politica tale presenza e di fare sistema fra i tavoli di lavoro che operano nella regione. C’è qualche resistenza, ma la proposta del presidente Giuseppe Ferrandi di andare nella direzione di un unico Tavolo balcanico è largamente condivisa dai presenti. Del resto, l’innovazione culturale nella cooperazione è stata una delle caratteristiche di questa esperienza e sarebbe davvero singolare che oggi, proprio in quest’ambito associativo, ci si attardasse in logiche conservatrici. E’ notte. A casa una cena frugale e un po’ di preoccupazione per Gabriella che non sta bene. Il lavoro le toglie il fiato ed ogni altra energia. Il farsi carico, il senso di responsabilità, non può ridursi a non avere un po’ di tempo per sé. Un tempo che dobbiamo darci…  
27 Ottobre 2009

martedì, 27 ottobre 2009

Il primo incontro di oggi è alle 8.30 con Francesca, rappresentante dell’Associazione Yaku, che mi illustra i contenuti di un’iniziativa prevista nei giorni 10 e 11 dicembre sul tema "La rivoluzione dell’acqua". L’acqua come paradigma del futuro, del "bene comune" come dell’autogoverno, dell’economia come della democrazia. Gli interlocutori del confronto sono molto caratterizzati, Ya Basta!, Filo Rosso e la stessa Yaku, le avevo proposto di allargare il confronto alla comunità trentina, ma pazienza. Se vogliono dialogare con la PAT e il Forum per la pace e i diritti umani non guasta. Porterò la proposta di adesione al Forum. Lavoro in ufficio per qualche ora e poi vado a Rovereto dove è previsto l’incontro con l’assessore Lia Beltrami all’Osservatorio Balcani e Caucaso. Incontro cordiale, di racconto sul ruolo di OBC piuttosto che sull’importanza di monitorare questo pezzo d’Europa. Provo a dire che si tratta di un investimento per il Trentino, nella sua capacità di conoscenza e di essere promotore di reti di qualità. Lo dico anche in relazione al fatto che quest’oggi, nell’ambito dell’iniziativa "Italie" del Corriere della Sera, è uscito un supplemento – inserto nell’edizione nazionale dedicata al Trentino. Il titolo dell’inserto in questione è "Quei soldi spesi (bene) per l’industria del sapere". E’ quel che penso anch’io, e così sfoglio l’inserto per vedere quali sono le qualità che vengono evidenziate nell’investimento sul sapere. E trovo sempre le solite cose, in genere costose, ma che non sempre fanno qualità. Ci si è dimenticati, ad esempio, che se c’è una cosa che fa parlare del Trentino nel mondo è la cooperazione internazionale (e di comunità in particolare), in mezza Europa è l’Osservatorio sui Balcani, è la ricerca sulla pace. Oppure, come mi fa giustamente notare Franco Marzatico – che incontro nel tardo pomeriggio – il sistema culturale che non è solo il Mart, ma anche ad esempio, il Museo Storico del Trentino oppure il Castello del Buonconsiglio che dirige con maestria. "Forse è perché chiediamo poco" mi dice ironico, ai margini dell’incontro che si svolge proprio alla sala grande del Castello del Buonconsiglio per illustrare questa "Italia" con Ferruccio de Bortoli. Si parla di ricerca e innovazione, ma le idee che escono sono ingessate. Ascolto un paio dei relatori e mi girano subito le palle perché quello che viene rappresentato è un Trentino da "Jurassik park". Personaggi che hanno smesso di studiare, questo è il punto. Sono abili, vivono benissimo nelle pieghe, sono eleganti e non hanno un capello fuori posto, spacciano come loro idee copiate (e questo va bene, per carità) ma le idee copiate non serve pagarle a peso d’oro. Troverò il modo di parlarne con Enrico Franco (direttore del Corriere del Trentino) e con Lorenzo Dellai. Sono di malumore. Vengo da un pomeriggio noiosissimo di Terza Commissione per discutere di niente. Petizioni su cause marginali o perse, disegni di legge assolutamente ininfluenti, e così via. Appena finito vado al Castello, ma la rappresentazione del Trentino è retorica e così me ne vado. Preferisco andare alla vicina Libreria Einaudi, dove mi stupisco di essere atteso. Non perché avessi un impegno, ma così, solo per l’intuito di Bruno Campedelli, libraio e sindaco di Taio, che mi dice "sapevo che saresti passato". Scambiamo parole piacevoli, acquisto dei libri, altri ne ordino. Parliamo di "primarie" e di organizzare una serata in Val di Non sulle filiere corte. Mostro a lui e al figlio che della libreria è il titolare il progetto del "Café de la Paix" che li riguarda da vicino, e non solo per la vicinanza fisica della libreria al luogo dove sarà realizzato, almeno lo speriamo, il "Café". Chiamo Ugo Morelli mentre lui mi sta scrivendo. Incroci di empatie. Mi dice di leggere il suo editoriale che l’indomani sarà sul Corriere del Trentino, perché mi riguarda. A proposito di primarie. C’è un gran fermento su quel che dovrà decidere la nuova assemblea del PD del Trentino, chiamata a scegliere il segretario. Si incrociano decine di telefonate, è normale che sia così. Giovanni Kessler ha già detto sui giornali di oggi che non c’è granché da discutere, qualcuno ha preso più voti degli altri ed è quella la scelta obbligata. Se il buongiorno si vede dal mattino…  
26 Ottobre 2009

lunedì, 26 ottobre 2009

Sabato dedicato alla preparazione delle primarie, messaggi, gazebo, telefonate. Da ultimo un brindisi finale in piazza Duomo. Domenica al voto e poi a "Fa’ la cosa giusta" dove mi aspetta un’intervista radiofonica sul sistema di cooperazione trentina nei Balcani. Giro tra le bancarelle della fiera e incontro un sacco di persone che non vedo dalla fiera dello scorso anno. Eravamo in campagna elettorale, praticamente un’esistenza fa. Già in tarda serata arrivano i primi risultati delle primarie. Intanto la partecipazione, davvero oltre ogni previsione, che ancora una volta carica di responsabilità una politica che appare inadeguata. Se l’esito nazionale piuttosto scontato, anche se forse non nelle proporzioni della vittoria di Bersani, quello Trentino invece non lo è affatto. Tutti si aspettavano la valanga "Nicoletti", erano apparse dichiarazioni sulla stampa di un possibile esito sopra il 50%, e invece – nonostante gli effetti speciali di una squadra di tutto rilievo, con la candidatura dell’ex difensore civico Donata Borgonovo e del segretario uscente Maurizio Agostini – non va oltre il 33%. Con Tonini a ruota e con Pinter al 25%. Al mattino presto le cifre si assestano. Fioccano le telefonate e s’incrociano sguardi e valutazioni. La prima riguarda ovviamente la responsabilità che ancora una volta ci viene affidata dal popolo delle primarie e che non dovremmo deludere. Ci riusciremo? La seconda è che i candidati per la segreteria del PD del Trentino non avendo raggiunto il quorum previsto devono ricercare in sede di Assemblea una composizione politica. Il che non significa che c’è qualcosa di automatico (il sistema elettorale non è quello maggioritario e le regole che tanto  hanno occupato – forse oltremisura – la vita politica del PD non possono diventare carta straccia), ma che la ricerca di una soluzione unitaria richiede l’apporto di tutti.  In questo senso il voto andato a Roberto e alle liste "Democrazia è partecipazione" rappresenta un risultato importante e probabilmente quello meno scontato. E poi molte altre considerazioni. Inizia il conteggio delle preferenze e mi sembra che l’esito ci consegni un’assemblea provinciale autorevole. Era questo l’obiettivo, un gruppo dirigente all’altezza del primo partito della nostra realtà locale. Oggi c’è anche un Consiglio provinciale straordinario richiesto dalle minoranze sulla questione inceneritore. Nella maggioranza si decide di non avvallare l’idea che il Consiglio abbia una sorta di agenda parallela, dettata dall’opposizione. E quindi si conclude in una bolla di sapone. Prima del Consiglio l’assessore Lia Beltrami ha convocato una riunione delle associazioni ed enti locali che si occupano del conflitto israelo-palestinese, con l’obiettivo di arrivare nella primavera 2010 ad una conferenza sulla pace da tenersi in Trentino. Butto lì qualche idea, anche perché dopo qualche minuto c‘è l’appello in aula, sul taglio da dare alla conferenza, riprendendo la mozione approvata a febbraio dal Consiglio Provinciale. Una conferenza che provi a cambiare registro, a partire da quattro assi di ragionamento: quello della relazione territoriale, quello della cultura e del dialogo fra religioni, quello dell’Europa e di una prospettiva euro mediterranea (e dell’elaborazione del conflitto)e infine quello dell’autogoverno. La conferenza di Trento potrebbe così segnare un contributo di novità in ordine al tema dell’autogoverno (un po’ quello che avverrà per il Tibet a novembre) superando l’idea dei "due popoli per due stati". Insomma, proposte inedite per la pace, dove superare uno sterile schierarsi contro qualcuno. Ferma restando la denuncia contro l’illegalità, in ogni sua forma. Ne vorrei parlare in serata con l’Associazione Pace per Gerusalemme, ma poi l’esito delle primarie prende il sopravvento e allora metto per iscritto qualche idea che invio ad Erica. Alle 20.30 ho bisogno di staccare la spina. Pia illusione perché continuano a fioccare telefonate ed è notte tarda quando mi scopro ancora davanti al computer.  
23 Ottobre 2009

venerdì, 23 ottobre 2009

Mi sveglio ancora un po’ frastornato. Vien fuori la tensione e speriamo nient’altro, anche perché ho continuato con gli antibiotici fino a ieri sera. Sono presto in città. Inizio un vorticoso giro di incontri. Con Giovanni Kessler per il Forum e subito dopo passo a vedere la nuova sede (il giallo che abbiamo scelto per le pareti è da sballo), al gruppo con Michele Ghezzer (la legge sulle filiere corte è un po’ anche sua), a Palazzo Geremia per la presentazione della settimana del Gioco degli specchi, al Corriere del Trentino per un’intervista sul viaggio in Palestina, a Mezzocorona per un ultimo saluto ad Italo, di nuovo in via Belenzani a Trento dove si tiene la mostra del Merlot per un intervista alla Rai sulla legge approvata, visto che ci sono mi fermo un attimo alla manifestazione del Centro sociale Bruno che in segno di indignazione per l’indifferenza della città verso un concerto nazi-rock in programma in una discoteca di Gardolo i giovani del "Bruno" fanno calare da una finestra della Biblioteca civica uno striscione con la svastica uguali a uno dei tanti vessilli del regime hitleriano. Un pugno allo stomaco, non c’è che dire. Incontro un paio dei giovani che hanno partecipato al viaggio in Palestina ed avverto una vicinanza prima improbabile. Finisco la giornata alla fiera "Fa’ la cosa giusta" dove dopo un veloce giro fra le bancarelle, partecipo all’incontro programmato sui disegni di legge presentati da PD del Trentino e UpT a sostegno del commercio equo e solidale. A ragion del vero m’intrufolo, quasi rendendo impossibile non parlare del’approvazione della legge sulle filiere corte e l’educazine alimentare che non era in programma. Questione di feeling (che non c’è) o di "famiglie", chi lo sa. Ma di queste miserie non interessa niente a nessuno e l’attenzione sul risultato ottenuto con l’approvazione della legge è molto forte. Finita giornata? Non proprio visto che finisco di scrivere questa cosa e l’orologio segna l’una e ventidue minuti. Buona notte.