1 Marzo 2017

mercoledì,1marzo 2017

Mentre attraversiamo la periferia sud di Milano, fra nuovi insediamenti urbani e quel che rimane di vecchie aree rurali, ci chiediamo come si possa invertire questa follia che sotto ogni latitudine porta milioni di esseri umani a concentrarsi in agglomerati dove la qualità del vivere non ha proprio cittadinanza. E' una domanda che in questa nostra avventura (il viaggio nella solitudine della politica) ancora solo evocata ed in via di preparazione sembra riemergere in continuazione. Ne abbiamo parlato a Torino con Marco Revelli a proposito delle “Scuole del ritorno” (http://retedelritorno.it/), ne parlo a Milano con Mario Agostinelli che mi racconta di un'esperienza pugliese nella quale i giovani ritornano ai vecchi mestieri rivitalizzando antichi borghi semi abbandonati, se ne parla a Trento nell'ambito del festival “Greenweek” con la presentazione del libro di Maurizio Dematteis “Via dalla città” (Derive/Approdi edizioni). ...

9 Febbraio 2017

giovedì, 9 febbraio 2017

... Non è un caso che nel primo "sopralluogo" per immaginare un itinerario capace di coinvolgere il nord-ovest italiano ci sia capitato di passare la mattina a discutere di terre alte e aree interne, di trasformazione dei modelli produttivi, di nuovi paradigmi dello sviluppo nella casa e tra gli scaffali che ospitano l'archivio di Piero Gobetti e di bere un caffè in uno spazio di co-working a poche centinaia di metri di distanza parlando di progetti di riqualificazione urbana a base culturale e di ecosistemi innovativi nel meridione, tra Europa e Mediterraneo. Non contenti abbiamo concluso la nostra esplorazione piemontese spingendoci fino a Ivrea, lì dove Adriano Olivetti sperimentò un modello di relazione tra fabbrica e comunità, tra tecnologia e cultura, tra imprenditoria e inclusione sociale. Un'ipotesi che mantiene ancora oggi - nonostante la malinconica condizione di generale dimenticanza del lascito olivettiano - tratti di incredibile modernità...

30 Gennaio 2017

lunedì, 30 gennaio 2017

Nella bella ed affollata cornice di PaggeriArte accanto al Palazzo Ducale di Sassuolo, sabato scorso è stata presentata la mostra fotografica di Luigi Ottani ed il volume “Dal libro dell'esodo” curato da Roberta Biagiarelli che di un loro viaggio ai confini di un'Europa smarrita dalla paura sono la testimonianza. Luigi e Roberta hanno raccontato la rotta balcanica della fuga dalle guerre e dal terrorismo, con il pudore e l'attenzione di mettere a fuoco la dignità delle persone: una sequenza di immagini che negli ingrandimenti in bianco e nero danno conto con straordinaria efficacia di un'umanità in cammino alla ricerca di un futuro che nel loro paese era difficile immaginare; e un libro che queste immagini le raccoglie accanto alle parole di altre persone che provano ad interrogarsi su questo tempo.

17 Gennaio 2017

venerdì, 13 novembre 2009

l muri, quelli materiali e quelli immateriali, le speranze e il disincanto, il superamento delle vecchie frontiere e la proliferazione di nuovi confini, l’Europa, il suo cuore balcanico e i suoi confini più complessi e sconosciuti come il Caucaso… Mi immergo in tutto questo nella prima giornata della Conferenza internazionale di Osservatorio Balcani e Caucaso, quasi un ritorno a casa dopo mesi nei quali ho dovuto fare a meno di quella visione strabica che l’angolatura balcanica dava al mio sguardo. Quando in Osservatorio c’eravamo interrogati sul tema che avrebbe potuto caratterizzare l’annuale appuntamento di OBC era emerso giocoforza quello del "ventennale" della caduta del muro di Berlino. Con una preoccupazione. E cioè che quello della caduta del muro sarebbe potuto diventare un tormentone alla fine insopportabile. La realtà riesce sempre a sorprendere. Tanto che fino a dieci giorni fa dell’anniversario del 9 novembre 1989 nemmeno una parola, poi d’improvviso un’impennata di attenzione molto dedicata alla cronaca di quei giorni e poco o nulla al confronto sulle aspettative che si erano aperte e poi andate ad infrangersi contro le tragedie degli anni ’90. Il dibattito ha il merito di porre nodi cruciali. Lo fa con le domande che pone l’introduzione di Francesca Vanoni, con gli interventi dei relatori, con le immagini dei video. Il primo di questi, "Generazione ‘89", è dedicato alla Romania ed intervista decine di giovani che nell”89 nemmeno erano al mondo o quasi. E le loro parole sono di un’efficacia descrittiva straordinaria. Uno di loro, nient’affatto nei panni del giovane rampante, dice innocentemente: "io sono un capitalista". Probabilmente voleva dire "sono per la libertà", ma intanto le sue parole sono desolatamente vere. Con l’amico Jovan Teokarevic ci guardiamo e non riusciamo a non scoppiare a ridere, pensando ai due euro e mezzo che avrà avuto in tasca mentre diceva così. Eppure in quelle parole c’è – che ci piaccia o no – un immaginario possibile. Altri sono la soffusa nostalgia di Fatos Lubonja, intellettuale albanese che da anni vive in italia, al quale il comunismo di Enver Oxa ha regalato una dozzina d’anni di carcere. Ciò nonostante rivendica il diritto all’utopia di fronte all’omologazione del denaro e alla distruzione che l’Europa sta proponendo nei fatti alle coste dell’Albania, fra cementifici e centrali a carbone. Oppure la descrizione dei muri che sono nati dalla disintegrazione dell’area caucasica di cui ci parla Grigory Shvedov. Lavora nell’ong russa Memorial che da anni denuncia le atrocità della guerra cecena e la violenza del regime di Putin contro le minoranze e il dissenso, quelle stesse denunce che sono costate la vita alla giornalista Anna Politovskaja. O ancora la debolezza di stati segnati dall’insicurezza e dall’esclusione sociale di cui ci parla Vesna Bojicic Dzelilovic. I panel e gli approfondimenti si susseguono. Si parla dell’Europa delle minoranze, di vicende ai più sconosciute come l’esodo forzato della minoranza turca – la più numerosa della Bulgaria – proprio nei mesi che precedettero la caduta del muro. O, ancora, di tragedie confinarie più vicine a noi ma non per questo elaborate, come quelle che hanno segnato il confine nord orientale del nostro paese. Si prova a ragionare dell’Europa come spazio sovranazionale, di un’89 che ha aperto una transizione economica ma non certo un passaggio di pensiero, del tema dell’autonomia come paradigma in grado di andare oltre il principio di autodeterminazione. Un altro filmato ci racconta della notte in cui il muro cadde a Gorizia e vennero aperte le frontiere con la Slovenia: lo fa raccogliendo le storie di ordinario contrabbando fra Italia e Jugoslavia, in realtà un’unica dolcissima storia ben più forte delle sbarre di ferro e del filo spinato. A tarda serata la parola va ad un testimone d’eccezione del ‘900 al quale abbiamo chiesto di chiudere la prima giornata di lavori: Boris Pahor. Classe 1913, la sua testimonianza attraversa tutto il ‘900. Sloveno di cittadinanza italiana, Pahor ha faticato a veder pubblicati i suoi libri fino a pochi anni fa quando, rotto l’ostracismo, è stato candidato al Nobel per la letteratura. Fa davvero tenerezza quando racconta della sua "Trieste vecia" e delle case del ghetto davanti al cimitero ebraico dove è nato. La sala di rappresentanza della regione è piena, ma m’infastidisce l’assenza delle istituzioni e della politica. Quasi che i temi che discutiamo non avessero nulla a che fare con i nodi del nostro tempo. Miopia, provincialismo, o semplicemente distrazione. Non so cosa sia più grave. Ciò nonostante, le molte persone che vengono da altri luoghi rimangono comunque favorevolmente stupiti dall’attenzione che una piccola comunità come quella trentina riesce a dedicare a temi dannatamente complessi come quelli che vengono affrontati. Bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. Non riesco a pensare che la chiassata sul crocefisso (made in China) possa fare notizia, mentre lo sguardo approfondito sul futuro europeo assolutamente no. Piuttosto perdere voti, perché nel cinismo diffuso l’Europa è un’idea che non costruisce consenso e dunque  meglio non parlarne. Noi ne parliamo, invece, perché se il futuro non sarà europeo non sarà nemmeno di pace.  
10 Gennaio 2017

martedì, 10 gennaio 2017

“Radio Impegno” è una emittente radiofonica di Roma che in questi mesi ha messo a disposizione lo spazio delle sue nottate a chi ha qualcosa da raccontare. Nel freddo inverno capitolino che ben descrive la "nuttata" (come diceva Eduardo) di una città che fatica a trovare il bandolo della propria matassa, l'idea di uno spazio autogestito dedicato alle esperienze positive di impegno sociale e civile è tutt'altro che banale...

10 Gennaio 2017

martedì, 10 gennaio 2017

Nella tarda mattinata di sabato si è conclusa la Conferenza internazionale di Osservatorio Balcani e Caucaso.  Avrei immaginato che la seconda giornata intitolata "Prove di cittadinanza: relazioni di comunità con i Balcani" sarebbe stata meno partecipata di quella precedente ma invece non è affatto così. Ad introdurre i lavori, un video: "Trecento milioni di secondi" di Darko Sokovic. Devo proprio dire che meglio non si sarebbe potuto introdurre la pur ricca mattinata di relazioni ed interventi. Il tempo scandito dallo scorrere delle lancette di innumerevoli orologi ci racconta di una relazione complessa come quella costruita fra il Trentino e la Municpalità di Pec-Peja nel corso di dieci anni. La cooperazione di comunità è diventata una realtà, tutti ne parlano con la naturalezza che viene da sperimentazioni ormai consolidate e questo mi sembra già un fatto che parla da solo. Diciamo che poi le parole di Silvia Nejrotti e dello stesso Darko fanno sì che lo scenario descritto risulti oltremodo efficace. Penso al valore delle cose che si mettono in moto. In mezzo c’è la domenica. Vorrei seguire il primo congresso dell’Unione per il Trentino, ma al tempo stesso avverto la necessità di un piccolo stacco. In più non voglio trascurare Gabriella alle prese con l’influenza, anche perché quella che viene è una settimana di quelle belle piene: lunedì e martedì il convegno scientifico sulle Autonomie e il Tibet, martedì sera a Lavarone per presentare la legge sulle filiere corte, mercoledì e giovedì mattina Consiglio Provinciale, giovedì pomeriggio ho una conferenza sulla Romania ad Alessandria, venerdì la presentazione del libro "Darsi il tempo" a Torino e, già che ci sono, un po’ di incontri, sabato mattina un salto a Milano per le iniziative sulla Palestina, nel pomeriggio a Cles per la mostra "Oltre il muro". Niente male, vero? Mi metto a scrivere qualcosa sul partito di Dellai e sull’Alleanza per l’Italia perché proprio non riesco a capire l’accelerazione che hanno voluto imprimere ad un processo che per essere efficace avrebbe dovuto cambiare lo schema di gioco (o almeno provare a farlo). Quel che si delinea invece è una operazione tutta ascrivibile all’autoreferenzialità della politica. Ed è davvero un peccato  perché avrebbe potuto costituire un contributo positivo per tutti ed in primis per il PD. Il passaggio di testimone ci porta a lunedì, dove inizia la conferenza "Autonomia regionale, identità culturale e integrazione multinazionale: esperienze comparate per il Tibet". I temi che i relatori introducono sono di straordinario interesse, la relazione di Jens Woelk in particolare davvero molto preziosa, non solo per indicare una possibile strada per l’autogoverno tibetano ma per saper leggere i conflitti del nostro tempo. Fa specie che – come già nella conferenza di OBC – l’assenza degli amministratori provinciali sia pressoché totale. Oggi ci sono Lorenzo Dellai, Marco Boato e il sottoscritto. E, naturalmente, Roberto Pinter, che l’evento sul Tibet l’ha organizzato. Immagino che domani in molti faranno a gara per mostrarsi accanto al Dalai Lama. Nel pomeriggio si accavallano riunioni di vario tipo. Mi vedo con Alberto Pacher per ragionare attorno ad alcuni ordini del giorno da presentare durante il dibattito sulla legge finanziaria e che potrebbero portare all’attivazione di misure di natura legislativa sui temi della gestione dei rifiuti e della privatizzazione dell’acqua, contro la quale sono in queste ore mobilitate numerose associazioni in relazione alla normativa che il Parlamento italiano sta varando e che pone l’obbligo agli enti locali di passare la gestione dell’acqua a soggetti privati entro il 2011. In Trentino abbiamo al riguardo competenze primarie e questa cosa non la faremo passare. Poi la riunione del Gruppo consiliare ed infine un’ora per mettere un po’ d’ordine alle cartacce, ognuna delle quali è un potenziale incontro e il relativo ordine del giorno. Mi chiama Stefano e, nello sconforto, provo a descrivergli lo stato della mia agenda. Mi chiede come posso riuscire a tenere aperti questi innumerevoli file con un po’ di lucidità e competenza.  Temo abbia ragione.  
9 Gennaio 2017

martedì, 17 novembre 2009

La presenza del Dalai Lama riempie all’inverosimile l’Auditorium Santa Chiara. Tantissimi giovani, tantissime persone, nel pomeriggio di un giorno di lavoro, in fila per entrare ad ascoltare le parole del capo spirituale e politico del popolo tibetano, indicano qualcosa di importante che va oltre la stessa causa tibetana. Ci racconta di una domanda di visione che oggi la politica non riesce ad esprimere e che ci dovrebbe far interrogare. Ma anche della maturità con la quale si seguono gli interventi dei protagonisti della tavola rotonda "Le Autonomie per il Tibet", nella consapevolezza che quel che sta avvenendo in questi giorni in Trentino è qualcosa di più che un’opportunità di ascoltare la saggezza del XIV Dalai Lama. Così l’ascolto e gli applausi che seguono all’introduzione politica di Roberto Pinter, anima dell’iniziativa, corrispondono a quelli dedicati al professor Roberto Toniatti che riporta gli esiti del convegno scientifico, al presidente Luis Durnwalder, al rappresentante catalano Joan Bernat , alla parlamentare finlandese e rappresentante delle isole Aland Elisabeth Naucler e, infine, al presidente Lorenzo Dellai chiamato ad illustrare la "Carta di Trento per l’autonomia del Tibet". E’ una comunità che si stringe attorno alla figura che rappresenta le istanze di libertà del Tibet in tutto il mondo e, insieme, un appello delle autonomie locali per l’autogoverno della regione tibetana che dal Trentino viene inviato in ogni parte del mondo. C’è la convinzione che una soluzione politica per il Tibet potrà rappresentare una strada da perseguire in ogni luogo dove l’identità di un popolo oggi non viene riconosciuta. Non per creare nuovi confini, ma per andare oltre a quelli che ci sono. Non per affermare nuove statualità, ma per rivendicare autogoverno. Insomma, il Trentino si conferma luogo di sperimentazione di una diplomazia parallela che spazia in latitudini diverse. Una diplomazia che non riguarda solo la ricerca di soluzioni politiche in situazioni di crisi, ma anche la ricerca sui temi della pace. Mi riferisco al fatto che al mattino incontro Michela Embriaco, di professione insegnante di teatro e attrice. Mi parla di "Mirjana", uno spettacolo teatrale al quale sta lavorando ispirato al romanzo di Slavenka Drakulic "Come se io non ci fossi", che racconta di una donna bosniaca e del suo controverso rapporto con il bambino frutto di uno dei tanti stupri subiti nella "stanza delle donne" in un campo di concentramento. Insieme, parliamo della banalità del male e di quel "cerchio magico" descritto dagli studiosi che analizzano i contesti di guerra, in cui il delirio di onnipotenza fa sì che un uomo con un arma in mano possa avere potere di vita o di morte sul prossimo. Quando quel prossimo è donna, l’offesa è la violenza, lo stupro. Un tema, quello della banalità del male e dell’elaborazione del conflitto, sul quale sto lavorando da tempo. Propongo quindi a Michela di realizzare un momento di confronto con il gruppo di lavoro che sta preparando lo spettacolo. Conclusa la tavola rotonda all’Auditorium, rientro al gruppo. Butto giù gli appunti per l’incontro che ho in serata alla Biblioteca di Lavarone, dove con Sergio Valentini (governatore regionale di Slow Food) è prevista una serata di presentazione della Legge Provinciale n.13 sulle Filiere corte e l’educazione al consumo consapevole promossa dal Comune. All’incontro partecipano i produttori locali, che raccontano della fatica del loro lavoro e della scelta di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ma anche della difficoltà di fare sistema locale e della pressoché totale indifferenza degli operatori turistici di mettersi in relazione con le produzioni locali. In effetti, di ristoratori e albergatori all’incontro non c’è neanche l’ombra. Negli interventi degli agricoltori e degli allevatori presenti traspare la rabbia per l’assenza da parte del settore turistico di un’adeguata sensibilità alla valorizzazione della qualità. C’è da parte dei presenti un generale apprezzamento verso l’iniziativa legislativa ed emerge l’invito di portare anche in altipiano le esperienze maturate altrove di rete territoriale fra i produttori e gli operatori turistici. Sono le ore 23.00 quando scendo verso Trento. Lungo le strade c’è già qualche prima traccia di neve. Mi viene in mente una vecchia canzone di Gianmaria Testa. Effettivamente, gli alberghi in bassa stagione mettono proprio tristezza.  
1 Gennaio 2017

domenica,1gennaio 2017

Con l'augurio di un anno ricco di immagini e di meraviglia.

Spettacolari le immagini dell'alba raccolte il primo di gennaio al Faro di Palascia, nei pressi di Otranto. Non si tratta solo del punto più a Oriente di questo paese, è soprattutto un luogo magico dove si osserva, si studia, si formano giovani, si crea cultura ambientale.

Ci siamo stati nel mese di ottobre (vedi il racconto di viaggio http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3821) ed il genio del luogo (che in questo caso ha un nome e un cognome, Elio Paiano) ci ha lanciato una proposta che vorrei condividere con altri amici mediterranei: una rete di luoghi magici come questo da cui far ripartire un disegno in grado di unire le sponde e le genti di questo "mare di mari", alla faccia di chi parla di "scontro di civiltà".

Ecco le immagini dell'alba al Faro di Palascia:

http://video.repubblica.it/edizione/bari/otranto-la-prima-citta-d-italia-a-vedere-l-alba-del-2017-lo-spettacolo-in-timelapse/264241/264609

tratte dal sito

18 Dicembre 2016

domenica, 18 dicembre 2016

Ieri Terzo e Hon si sono uniti in unione civile. Una cerimonia non dissimile dal matrimonio civile, ma quella che si è celebrata nella bella cornice di Palazzo Geremia a Trento era piena di significato per il riconoscimento ufficiale di un legame fra persone dello stesso sesso, così come previsto dalla legge sulle unioni civili recentemente approvata dal Parlamento Italiano. Devo dire che è stato un momento emozionante anche per me che insieme all'amico Beppe Ramina ero coinvolto come testimone di questo rito civile.

14 Dicembre 2016

lunedì, 24 ottobre 2016

"Noi e loro". Quella torsione che cambia la prospettiva...

Diario della "tre giorni" di Tulime ad Alcamo (TP), per riflettere sulla cooperazione di comunità e sulla "banalità del bene".

di Michele Nardelli

Parto da casa che è ancora notte fonda, fa freddo e del resto le mezze stagioni non ci sono più. Volo Ryanair da Verona a Palermo, niente da segnalare se non fosse per i caratteri postmoderni della proposta, dalle tariffe diversificate a seconda di quanto urgente sia il tuo volo al “gratta e vinci” che ti propongono insieme alle proposte commerciali “esenti IVA”, i cui proventi (del gratta e vinci) sono naturalmente destinati ai bambini di un noto ospedale fiorentino. Non se ne può più...

14 Dicembre 2016

mercoledì, 14 dicembre 2016

Far nascere mille fiori da questo letame.

Mentre ritorno nel cuore di una notte piena di nebbia da Pavia (dov'ero lunedì sera a parlare di Balcani), penso alla triste vicenda di Razi e Soheila Mohebi, derubati di tutto mentre andavano in treno alla Malpensa dove avrebbero dovuto prendere il volo per ritornare dopo molti anni in Iran, paese natale di Sohelia...