19 Febbraio 2010
Il tema di questa giornata è l’Europa. L’Europa attraverso molteplici suggestioni, quella del Mediterraneo, quella del suo fiume, il Danubio, quella dei conflitti mai elaborati. Racconto a Fausta Slanzi della scelta del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani di indicare l’Europa e il Mediterraneo come traccia tematica che caratterizzi l’azione stessa del Forum nell’anno che viene e anche oltre. E del mio pensare che questa cosa non riguardi solo le realtà coinvolte dal Forum ma la nostra comunità nel suo insieme. Allora perché non immaginare di dedicare il Festival dell’economia del 2011 al tema delle relazioni euromediterranee? La cosa potrebbe avere una straordinaria articolazione attraverso le multiformi espressioni del pensiero e dei saperi materiali che lungo la storia hanno attraversato l’Europa e il suo grande mare. "Mare di mari", come lo definiva Fernand Braudel. L’idea gli piace. Vedremo come cercare di farla diventare realtà. Questa proposta si aggancia alla seconda suggestione europea, della quale parliamo nell’incontro con i responsabili nazionali di Slow Food. Mi raggiungono in ufficio il presidente nazionale della Fondazione Slow Food Piero Sardo e Michele Rumiz che per quella associazione si occupa dell’area balcanica. L’idea è quella di realizzare l’anno che viene un viaggio lungo i territori e i sapori del Danubio. Una navigazione con l’obiettivo di avvicinare i cittadini europei all’Europa, attraverso la conoscenza del suo grande fiume che lungo i 2888 chilometri del suo corso l’attraversa trasversalmente. Il Danubio oggi rappresenta la metafora dell’Europa che non c’è e farlo conoscere attraverso le sue biodiversità potrebbe rappresentare – oltre ad un veicolo importante di sviluppo sostenibile per quelle regioni – anche un contributo alla ripresa di un progetto politico – l’Europa – che oggi non è nelle corde dei suoi cittadini. Progetto ambizioso, non c’è che dire, e che la piccola realtà di "Viaggiare i Balcani" da sola non sarebbe mai in grado di realizzare. Unendo le forze, mettendo in gioco le circa quaranta "comunità del cibo" che si riferiscono a Slow Food nell’Europa di mezzo, coinvolgendo gli amici di Unesco, il sistema trentino e le sue relazioni balcaniche la cosa potrebbe diventare fattibile. L’incontro è molto positivo, c’è comunanza di approccio e di visione. Prendiamo accordi per il progetti di studio di fattibilità, per l’incontro di "Terra Madre Balcani" che si dovrebbe tenere in Bulgaria a luglio, e anche per un’altra cosa, la Palestina. L’idea di costruire anche lì delle comunità del cibo valorizzando i prodotti che quella terra straordinaria produce s’incontra con la richiesta di invito della Palestina all’edizione di quest’anno di Terra Madre a Torino. Ne abbiamo parlato a gennaio con il ministro dell’agricoltura dell’Autorità nazionale Palestinese ed era entusiasta. A maggio verrà in Italia su nostro invito e sarà l’occasione per formalizzare quel gruppo di lavoro comune sulle biodiversità e sui prodotti del territorio che si era deciso insieme di costruire. Ed infine, l’Europa dei conflitti non elaborati. L’occasione per parlarne è la mostra che viene inaugurata al palazzo della Regione sul dramma delle foibe e del conflitto lungo il confine nord orientale. Anni di oblio ed anni di strumentalizzazione politica hanno fatto sì che quelle pagine di storia (e quella tragedia) diventassero motivo di una nuova violenza che s’intrecciava con il dolore vissuto in solitudine dai profughi istriano dalmati. Ho semplicemente ricevuto l’invito all’inaugurazione e sono lì, per testimoniare la mia vicinanza a quel dolore. Mi chiedono invece di prendere la parola come presidente del Forum, accanto all’anziano senatore Lucio Toth che di quella comunità è presidente nazionale e insieme al direttore del Museo storico Giuseppe Ferrandi e all’assessore alla cultura della PAT Franco Panizza. O sono io ad essere cambiato (e un po’ è sicuramente così), ma le mie parole entrano più facilmente in dialogo con le persone presenti nella sala che in altri luoghi dove mi si chiede di dire qualcosa di sinistra. Nel breve incontro, a cominciare dalle parole del presidente Toth, non sarà l’appartenenza nazionale italiana il tratto distintivo, bensì la cittadinanza europea. Nel mio intervento parlo della comunità ebraica sefardita di Sarajevo e Toth al margine dell’incontro mi racconta di un dolce di rose della sua infanzia che proprio della cultura sefardita era parte. E’ proprio vero che la vita, come scriveva Vinicius de Moraes, è l’arte dell’incontro.