26 Marzo 2010
Oggi dedico il diario a qualche considerazione che va oltre l’agenda. Un po’ perché gli incontri della giornata li poso riprendere anche in un altro momento, un po’ perché ne ho piene le tasche di un protagonismo giornalistico che non ha nulla a che fare con l’idea di costruire buona politica, confronto sulle idee, crescita di una comunità consapevole. Il "Trentino" di oggi titola a tutta pagina "Kessler all’attacco di Dellai". Della serie, facciamoci del male. Il Trentino rischia a breve di essere l’unica regione del nord a non essere nelle mani di una destra pericolosa e xenofoba, e noi non troviamo di meglio che svilire la nostra diversità, peraltro su questioni di ben poco spessore politico. L’oggetto di questa nuova querelle è la decisione da parte della Giunta provinciale di ritirare il DDL sul personale per un momento di ripensamento sulla materia, anche alla luce delle centinaia di emendamenti presentati dalla Lega. Una decisione legittima, che avrebbe dovuto essere concordata con la maggioranza con qualcosa di più che qualche telefonata, certo, ma questo riguarda più i rapporti fra esecutivo e la sua coalizione che non il confronto fra i diversi livelli istituzionali. L’unico errore compiuto in questa circostanza è tutto politico, ed è quello di aver annunciato il ritiro in aula senza prima aver concordato il ritiro contestuale anche del Disegno di legge (l’articolo unico sulla trasparenza) da parte della Lega. Perché dunque questo nuovo attacco da parte di Kessler? Qui non c’è in ballo solo il modo di interpretare il ruolo di presidente del Consiglio Provinciale. Che le due persone non si amino è risaputo. Un antico rancore dovuto al fatto che il figlio politico di Bruno Kessler non coincideva affatto con quello naturale. Non che le dinamiche personali non abbiamo peso, affatto. E sappiamo quanto l’ambizione possa fare cattivi scherzi. Così a seguirlo a ruota sono le dichiarazioni di Margherita Cogo, che rincara la dose. Ma anche qui, a che pro? Entrambi esponenti del PD del Trentino (e del gruppo di cui faccio parte), quel che appare ad un lettore qualsiasi è che ci sia una strategia del partito per delegittimare l’attuale esecutivo e la figura del suo presidente, considerato più un concorrente che un alleato decisivo per far vivere l’anomalia trentina. Dico con estrema chiarezza che non sono d’accordo. Se ci sono criticità da far emergere nella maggioranza, non c’è alcun problema, lo si faccia nelle forme costruttive di un confronto di merito sulle questioni, così come l’abbiamo fatto ad esempio sul Colbricon, arrivando a far cambiare le scelte già assunte dalla Giunta provinciale. A fare da cornice a questa vicenda c’è una situazione complessa che riguarda lo stato di salute dell’UpT, il partito di Dellai, all’interno del quale cresce la fronda contro il presidente e non certo da posizioni di apertura verso il PD, tant’è vero che le fibrillazioni riscontrate in questi giorni nella formazione delle alleanze per le elezioni comunali del 16 maggio vedono lo zampino di chi in questo partito vorrebbe riconsiderare l’alleanza con il centrosinistra. Come non capire che queste uscite giornalistiche altro non fanno che rafforzare questa fronda nell’UpT? La questione è dunque ben più politica. Credo che alla base vi siano diverse visioni di questa terra, nell’analisi della sua storia recente, del presente come del futuro del Trentino. Credo dovremmo parlarne, perché è un tema almeno per me dirimente, ma credo dovrebbe esserlo anche per quanto riguarda il PD del Trentino.