13 Aprile 2010

martedì, 13 aprile 2010

Giornata di Consiglio provinciale. Potremmo dire: nulla di particolarmente importante, ordinaria amministrazione. Fino ad un certo punto, però. Perché ad un certo punto arriva in aula la proposta di legge della Lega che propone limiti all’inserimento degli studenti stranieri nella scuola trentina. Della scuola,  della qualità dell’istruzione, dell’integrazione scolastica, di come sono cambiati i termini della presenza dei figli degli immigrati in Trentino visto che oggi gran parte degli alunni cosiddetti stranieri sono nati in Italia, non importa granché. L’importante è fare rumore e dar voce a quell’indistinto malumore per cui se esiste un problema questo è ascrivibile all’immigrato. La Lega non fa altro che cavalcare ogni boatos (dal presepe al crocifisso, a proposito di ideologismi): in questo caso la presenza di bambini figli di stranieri come causa di rallentamento dell’attività didattica. Non sto qui a dire dei livelli della scuola trentina, fra i più qualitativamente elevati d’Italia, tanto sul piano dei livelli di apprendimento che sul piano dell’integrazione. Che, anche nella scuola trentina, vi siano cose che potrebbero funzionare meglio non ci piove, perché le trasformazioni che avvengono nella nostra società comportano una continua necessità di aggiornamento e di conoscenza che spesso si scontra con mentalità obsolete ed atteggiamenti conservativi. Ma la narrazione che viene fatta di problemi che nascerebbero per effetto della presenza di alunni cosiddetti stranieri non corrisponde per nulla alla realtà dei fatti. Ripeto, questo non significa che non esistano criticità, ma che ritengo essere più riconducibili alla fatica di una formazione più complessa che non alla stessa complessità di una scuola ormai pluriculturale. Il centrodestra e la Lega in particolare, in questi frangenti, mostra il "meglio" di sé. Annusa l’aria, ascolta il chiacchiericcio, agita le paure. Propone demagogicamente quote etniche e poi bolla come "ideologica" ogni posizione contraria. Ma è negli interventi dei vari consiglieri della Lega che vien fuori la natura pericolosa di questi personaggi, i quali si lasciano andare – forti dell’aria che tira in Italia e dello sdoganamento che gli elettori hanno loro concesso – in espressioni che ben descrivono l’ignoranza, la volgarità e il livore che li caratterizza. E la cattiveria che viene dalle loro parole. Se questa gente fosse al governo della nostra autonomia, spazzerebbe via tutto quel tessuto che si è faticosamente costruito negli anni. Lo dico perché ad un certo punto del confronto, all’invito della consigliera Ferrari di andarsi a vedere i dati proposti dalla rivista "Didascalie" rivolto ai consiglieri di minoranza, seguono parole pesanti verso il giornale della scuola trentina. Dobbiamo far quadrato nel difendere l’anomalia trentina. Ma non bastano, a questo proposito, gli appelli, occorre lavorare per costruire una cultura condivisa nella coalizione di governo. Non possiamo dare per scontato che quel che si è fatto sia diventato patrimonio comune. Come occorre far tesoro delle esperienze realizzate. Non è affatto casuale che, come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e assessorato all’istruzione della Pat, nelle scorse settimane abbiamo proposto di compiere un bilancio dell’esperienza di "Millevoci", proprio allo scopo di verificare contenuti e strumenti, insomma le nuove frontiere, del lavoro di mediazione interculturale che dovrebbe  essere alla base di un nuovo patto costitutivo del Centro Millevoci che, lo voglio ricordare, vede coinvolti oltre alla Provincia, il Forum, l’Università, la Fondazione Campana e il Comune di Trento. Infine un consiglio. E’ a disposizione di tutti il Rapporto annuale 2009 "L’immigrazione in Trentino" a cura di Maurizio Ambrosini, Paolo Boccagni e Serena Piovesan per conto di Cinformi. E’ un quadro di numeri e di analisi che ben descrive la serietà e l’impegno messo in campo da questa nostra anomalia. Cerchiamo di coltivarla.  
13 Aprile 2010

domenica, 8 luglio 2012

... Mi arrivano decine di messaggi augurali, effetto facebook immagino, ma forse non solo. Cinquantotto anni, cominciano ad essere tanti.  Quel che mi importa è di non perdere la curiosità, la disponibilità al ri-partire, il piacere del ritorno. E di non cedere al cinismo. Quel che pesa, in realtà, più degli anni è una dimensione pubblica che spesso s'accompagna alla cattiveria. Ho accettato di mettermi in gioco su un terreno che forse mi è poco congeniale e ancora per un po' questa dimensione la devo accettare come ineludibile. Per il resto la mia è una vita buona e di questo non posso che essere grato alle persone care e ai molti compagni di viaggio che hanno condiviso anche solo frammenti di questo cammino.
13 Aprile 2010

giovedì, 19 marzo 2020

... Ora, di fronte al dilagare della pandemia Covid-19, il problema è ovviamente come uscirne, tutta l'attenzione è sull'emergenza che ha trasformato la vita e la morte in numeri impersonali, peraltro inquietanti. Ma non mi sento di far parte del coro del “tutto andrà bene”, non canterò l'inno di Mameli, non c'è di che essere orgogliosi se abbiamo reso incerto il futuro delle generazioni a venire. Perché quando ne usciremo, se non ci saremo interrogati sulla natura degli eventi, tutto rientrerà nella normalità, noncuranti se quella normalità, nella sua insostenibilità, sia la causa del problema. ...

12 Aprile 2010

lunedì, 12 aprile 2010

Al mattino è convocato il Gruppo consiliare provinciale del PD del Trentino. All’ordine del giorno il confronto sullo stato della maggioranza anche alla luce della formazione delle coalizioni e delle liste per le elezioni comunali che il 16 maggio prossimo in Trentino riguarderanno la grande maggioranza dei Comuni. Ne esce una discussione politica vera. E’ forse la prima volta, da quando siamo insediati, che nel gruppo si sviluppa un confronto politico a tutto tondo: si affronta il contesto politico provinciale, le dinamiche all’interno della coalizione di maggioranza e dell’UpT, lo stato del blocco sociale che è alla base del centrosinistra autonomista. Tema quest’ultimo sul quale insisto nel mio intervento, perché ne avverto le crepe. Se il Trentino è l’unica realtà regionale dell’arco alpino non omologata alla vandea leghista, lo si deve ad una serie di fattori (l’autonomia, il diffuso sistema di autogoverno locale, lo straordinario tessuto associativo…), non ultimo l’assetto economico e sociale del nostro territorio, caratterizzato dalle prerogative finanziarie dell’autonomia e dalla tradizionale presenza della cooperazione trentina, nei fatti il primo soggetto economico (dopo la PAT) della nostra provincia. Una presenza che fa da cornice alle migliaia di imprese famigliari diffuse in molti settori chiave come l’agricoltura o la zootecnia, o di imprese cooperative nei servizi come nel campo ambientale. Ma è proprio in tali ambiti che oggi possiamo cogliere una serie di elementi di criticità. La crisi della filiera del latte, i rischi che stanno correndo alcune delle più importanti cantine sociali, alcuni elementi di difficoltà nell’industria turistica sono lì ad evidenziare il tramonto di un modello basato sulla quantità e la difficoltà di avviare contestuali processi di conversione fondati invece sulla qualità. Cosa che viene regolarmente auspicata nei documenti programmatici, ma poi ampiamente smentita dalle pratiche concrete e da un diffuso conservatorismo presente in alcuni di questi settori. Non bastano le tradizioni, serve una capacità di rimotivazione culturale che non si può ridurre alla pura e semplice difesa economica delle categorie. Che peraltro nemmeno c’è, se pensiamo alle dinamiche di mercato (e alla crisi) che investono tutte le produzioni prive di valore aggiunto sul piano della qualità. A queste difficoltà sociali corrispondono anche crepe politiche. Lo si è visto nella formazione delle coalizioni sul territorio e nella geometria variabile che si è determinata in molti comuni trentini. Tant’è che in Comuni come Ala, Arco, Levico, Mori ed altri minori, i due principali partner della coalizione provinciale (PD e UpT) hanno espresso candidature contrapposte. E che in altri (Avio, Lavis, Mezzocorona…) il Patt abbia operato scelte di alleanza con il  centrodestra. Parliamo delle difficoltà interne all’UpT e di una deriva che si sta manifestando nella direzione di mettere in campo alleanze di "centro-centro". Ne scriverò nei prossimi giorni, per proporre uno sguardo d’insieme sull’esito del voto regionale e sulla necessità di rilanciare il progetto della coalizione che governa il Trentino. Nel primo pomeriggio inizio una serie di incontri come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Per iniziare incontro i rappresentanti dell’associazione "Terre del fuoco" che da due anni gestisce il "Treno della memoria". Un’esperienza straordinaria che ha portato ottocento ragazzi delle scuole trentine a visitare Auschwitz nell’ambito di un percorso formativo sul tema della memoria. Parliamo di un possibile nuovo itinerario formativo sui luoghi del conflitto lungo il confine orientale, che partendo dalle vicende delle pulizie etniche che hanno segnato questi territori dal fascismo al dramma delle foibe e dell’esodo istriano dalmata, passa per la tragedia del gulag titino di Goli Otok (l’isola calva), per giungere infine ai conflitti che hanno portato alla dissoluzione della Jugoslavia negli anni ’90. Incontro Maria Rosa Mura (il Gioco degli Specchi) per condividere la proposta sulla "Cittadinanza Euromediterranea" che più tardi porterò all’assemblea del Forum. Maria Rosa, come immaginavo, non solo condivide la proposta, ne è entusiasta. Mentre gli descrivo gli itinerari ancora solo abbozzati ricevo da lei stimoli e suggerimenti, oltre alla disponibilità a far parte del gruppo di lavoro che ne seguirà l’articolazione. Arriviamo così all’assemblea del Forum. Ci sono 9 nuove associazioni che hanno scelto di aderire al Forum che accogliamo in questa assise. Un segnale importante l’adesione delle associazioni di rappresentanza degli immigrati, anche questo un preciso segnale di integrazione. Illustro di seguito il progetto tematico annuale che abbiamo condiviso nel Consiglio del Forum, dedicato come dicevo alla "Cittadinanza euromediterranea". Il progetto è molto ambizioso, non c’è dubbio, e richiede per essere realizzato il coinvolgimento delle associazioni e delle istituzioni che del Forum sono protagoniste. Non caricando le associazioni di un tema in più rispetto alla loro programmazione, bensì individuando (e stimolando, s’intende) fra le attività di ciascun soggetto delle iniziative che potrebbero rientrare negli itinerari proposti. Questi rispondono alle seguenti suggestioni:  la storia, ovvero "L’Europa fuori di sé";  i saperi, ovvero "Conoscersi…"; i pensieri, "Pensieri in cerca di cittadinanza"; ed infine le geografie, ovvero "Scoprire l’Europa". Rimando i lettori alla proposta, che pubblicheremo a breve anche su questo sito. Presentiamo il nuovo sito del Forum (http://www.forumpace.it/), davvero un bel salto rispetto a quello precedente, un’impronta nuova tanto sotto il profilo grafico che su quello dei contenuti. Francesca Zeni ne illustra l’articolazione e i servizi a disposizione delle associazioni per valorizzare le loro attività ed insieme condividere spunti di riflessione, contenuti, progettualità. Infine la Marcia Perugia Assisi. Quest’anno sarà il 16 maggio, giorno in cui in Trentino si vota. Non a Trento e negli altri Comuni che sono stati da poco alle urne (Pergine Valsugana, Mezzolombardo, Cles,  Aldeno…) e dunque da questi Comuni organizzeremo la partecipazione, cercando un tratto politico e culturale che caratterizzi questa partecipazione. Una sorta di anticipazione di quel che intendiamo fare l’anno prossimo, quando cadrà il cinquantenario dalla prima marcia, datata appunto 1961. Quando proporremo un itinerario formativo e conoscitivo sul pensiero eretico di Aldo Capitini. Finita l’assemblea, ma non la giornata. Ci incontriamo con Alberto Robol e Mirco Elena per parlare dell’attività di Isodarco, la scuola annuale dell’Unione degli Scienziati per il disarmo. Giunta alla sua XXIV edizione, vorremmo rilanciare quest’attività per il suo particolare valore e spessore […]
9 Aprile 2010

domenica, 17 giugno 2012

... Mi colpiscono le parole di Anne Ghisla, giovane rappresentante di Linux Trent. Viene da Varese, è da poco in Trentino e gli viene spontaneo dire che questo confronto sarebbe impossibile nella sua città d'origine. Significa che non solo la politica può saper ascoltare ma che la distanza che oggi appare (ed è) profonda può essere colmata. Richiede buona politica, in primo luogo. E questa mattinata di audizione sul DDL che prevede la migrazione del sistema informatico proprietario ad uno aperto e libero è davvero una pagina di buona politica. La prossima settimana ci attende il proseguimento dei lavori della Commissione e poi il testo licenziato arriverà in aula nella sessione di luglio del Consiglio Provinciale. Se così sarà e se supereremo gli ostacoli che ancora ci sono, colpi di coda di un apparato che fatica ad aprirsi, vorrà dire che il lavoro di questi anni avrà dato qualche frutto importante...

9 Aprile 2010

venerdì, 9 aprile 2010

Giornata di incontri. Inizio al mattino con gli amici di Slow Food, in ballo l’organizzazione della prima edizione di "Terra Madre Trentino", immaginata a ridosso (26 – 31 ottobre 2010) alla nuova edizione di Terra Madre, l’incontro mondiale delle comunità del cibo che si svolgerà la settimana precedente a Torino. L’idea sarebbe quella di portare in Trentino i rappresentanti delle comunità del cibo che partecipano alla kermesse mondiale delle esperienze e dei territori con cui il Trentino ha avviato negli anni una relazione di cooperazione e di farne un evento per avvicinare al concetto di "Buono, Pulito e Giusto" la nostra gente, dai produttori ai consumatori. Con Slow Food c’è da parte mia un rapporto che dura da tempo, attraverso il coinvolgimento nei progetti di cooperazione di comunità e più recentemente nell’elaborazione della legge sulle filiere corte. M’impegno a fargli avere nel giro di qualche giorno un quadro di relazioni da rappresentare sul territorio e qualche idea per la manifestazione, immaginandola come parte integrante del progetto di "cittadinanza euromediterranea" che andrò a proporre lunedì prossimo all’assemblea del Forum. A seguire, l’incontro di "Viaggiare i Balcani". Progetto che prosegue da ormai otto anni e che quest’anno si trova a dover fare i conti con il venir meno del finanziamento sulla cooperazione internazionale della PAT. Che la promozione dell’unico sito esistente in Europa sul turismo responsabile nella regione, realizzato in tre lingue (http://www.viaggiareibalcani.net/), non sia stato preso in considerazione per un peraltro minimo finanziamento, più ci penso e più mi fa incazzare. Ma tant’è. Che le istituzioni trentine non abbiano in mente il carattere strategico della costruzione dell’Europa, preferendo a questo la destinazione di denari per l’aiuto umanitario quando lo sa ormai il mondo che gli aiuti creano prevalentemente  dipendenza e corruzione, mi fa davvero cadere le braccia. Ma la politica richiede visibilità piuttosto che lungimiranza. E questa è, del resto, la ragione della sua crisi. Ma intanto in difficoltà sono progetti come questo, che vivono sull’impegno professionale di persone che hanno sempre ammirato di questa nostra (anche delle istituzioni) diversa capacità di guardare al futuro. E’ comunque un mettersi alla prova, per verificare forme di autosostenibilità. Accanto a questo lavoro di informazione e di conoscenza dei luoghi, quello di promozione dei territori attraverso il turismo responsabile, i viaggi di vacanza intelligente o di studio. La programmazione dei viaggi sta conoscendo quest’anno uno sviluppo inedito, a testimonianza della crescente attenzione verso questa parte sconosciuta dell’Europa. Come si fa – del resto – a non conoscere città straordinarie come Sarajevo, non a caso definita la Gerusalemme dei Balcani? Nel primo pomeriggio ci sarebbe la conferenza stampa con Tiziano Treu sui temi del lavoro, ma preferisco ritornare in ufficio e portarmi avanti con il lavoro, anche perché da li a poco ho in programma altri incontri. Prima con Corrado Bungaro e Laura Mezzanotte per ragionare sulla destinazione del "magazzino", un potenziale spazio multiuso nel cuore del quartiere di San Martino nel cuore storico di Trento, che stiamo immaginando come luogo si musica, ballo e formazione (anche politica, certo). E’ anche l’occasione per parlare sulle cose di questo mondo, di quel che sta accadendo in questo nostro paese, della disperazione e della solitudine della gente. Nel secondo pomeriggio ho appuntamento al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani con l’associazione Ingegneri Senza Frontiere. E’ l’occasione per conoscere il nuovo direttivo, completamente rinnovato, per presentare il Forum e le sue attività, per capire la possibilità di un loro coinvolgimento tanto nel percorso sulla cittadinanza euromediterranea quanto nell’impegno per il diritto all’acqua. E’ questa una bella associazione, fatta non solo di studenti ma anche di persone che ritengono di rivolgere la loro professione ad un diverso rapporto con l’ambiente sui temi dell’acqua, dell’energia, dell’abitare e tante altre cose ancora. Anche personalmente ho avuto con loro (e con Andrea Cemin che ne è stato il portavoce) un ottimo rapporto ed un’istintiva sintonia, in particolare sui temi della cooperazione internazionale. Sintonia che ritrovo anche in questi ragazzi che ora si sono presi in carico l’associazione. Così finisce la giornata? Non proprio. Vado a casa e mi metto a scrivere fino a tardi, quando per la felicità di Nina (e mia) rientra anche Gabriella.
8 Aprile 2010

martedì, 12 giugno 2012

... Se ne parla nella riunione della maggioranza in Consiglio Provinciale ed il presidente Lorenzo Dellai esplicita il limite massimo della percentuale nel rapporto fra PIL e debito che viene proposta al 9,7%. Come a dire che attualmente siamo sotto il limite. Più che un obiettivo, si tratta di una misura invalicabile, ma a guardar bene tutto dipende dalla natura del debito, ovvero se questo corrisponde agli investimenti realizzati. Non dovremmo dimenticare, infatti, che una parte di questo debito è riconducibile agli enti locali e che un'altra parte è relativa alle politiche di sostegno all'economia locale, che hanno limitato sul nostro territorio gli effetti della crisi. La maggioranza prende atto della situazione e il confronto in buona sostanza non c'è. Tanto rumore per nulla? Viene da dire di sì... C'è in realtà una narrazione non condivisa del Trentino, che dall'inizio di questa legislatura continua a venire a galla nella nostra maggioranza e, trasversalmente, nei partiti che la compongono. E dalla quale discende un diverso giudizio su molti aspetti - certamente segnati da criticità - ma che pure contribuiscono alla diversità di questa terra. E che sono destinati, da qui alla fine della legislatura, a venir ingigantiti...
6 Aprile 2010

martedì, 6 aprile 2010

Dopo qualche giorno di riposo, riprende l’attività e dunque anche il diario di bordo. Inizio questa giornata, finalmente piena di sole primaverile, visitando il Lomaso, nelle Giudicarie esteriori. Più precisamente, facendo il giro delle grandi stalle che punteggiano il territorio, al centro della crisi della filiera del latte e nello specifico del Caseificio di Fiavé. Oggi l’aria è così nitida che quasi non si avverte l’odore acre dei liquami che vengono scaricati nei campi di granoturco, la monocoltura imperante nella zona. Eppure quello dell’odore è il primo problema che le persone avvertono, anche se probabilmente non si tratta del problema più grave. Il nodo vero sta infatti altri due aspetti (intrecciati fra loro) che subito tocchiamo con mano, la dimensione delle aziende ovvero un numero di capi troppo elevato per la quantità di territorio disponibile ed il rapporto con un territorio che potrebbe avere una molteplicità di vocazioni che nei fatti viene oggi compromessa dalla presenza invasiva delle stalle. Il biotopo di Fiavé è un’area protetta, di grande bellezza e suggestione. Peccato che proprio sul confine dell’area faccia capolino una montagna di copertoni d’auto, usati a copertura del mais triturato in prossimità della stalla Carloni. Quest’ultima è un vecchio edificio fatiscente che per certi versi mi ricorda qualche tratto della Romania, intonaci degradati, il tetto in eternit. Mi chiedo come sia possibile che in Trentino ci siano queste cose. Dell’eternit (copertura a base di amianto) è vietata la produzione e la vendita in Italia dai primi anni ’90 e dunque quella copertura ha come minimo vent’anni. Avvicinandosi, t’accorgi che il materiale è oltremodo degradato e i rischi per l’ambiente gravi. Ma anche per il latte che lì si produce. Nella parte superiore di questo edificio decrepito vi abitano un paio di famiglie pachistane che lavorano nella stalla. Dietro la stalla, a poche centinaia di metri il "Dos", insediamento storico i cui abitanti si lamentano di quel degrado e di quei copertoni dove d’estate s’annidano le zanzare. Ci sono state molte denunce, ma senza alcun esito. Visitiamo altre stalle nella zona di Dasindo. Quella dei Carli, a ridosso di uno splendido borgo medievale, appare degradata come quella precedente. Anche qui eternit ovunque. Perfino sul tetto del magazzino del consorzio elettrico Ceis, da poco sistemato. Rimango letteralmente allibito. Siamo lungo la strada principale di collegamento, prossimità del Copat, il consorzio dei produttori agricoli della valle dove è stato da poco aperto un bel negozio di prodotti naturali e biologici. A due passi dalla stalla Rinascita con un potenziale di oltre mille tori da ingrasso. Perché in alcune di queste stalle non ci sono più mucche da latte, ma solo capi da carne. Richiedono ancor meno cura e di conseguenza manodopera. Poco stallatico e molti liquami, nemmeno buoni per concimare la terra. E poi la terra bisognerebbe averla se non in prossimità almeno nella zona, ma la legge nazionale prevede che questa possa essere anche fuori regione. E qui bisognerà intervenire. Da Dasindo andiamo verso la Valle Lomasona. E’ la prima volta che visito questa splendida valle che all’estremità ti porta praticamente sopra il lago di Garda. Una zona intonsa, ricca di ruscelli d’acqua e di fauna selvatica. Per diversi chilometri non ci sono case, solo la stradina che ti porta alla scuola di roccia e alla Malga che prende il nome della valle. Un edificio antico, al quale negli anni ’80 sono stati aggiunti dei manufatti di pessimo gusto con delle prese d’aria altrettanto brutte. E anche qui, come segno di uno sviluppo ben poco sostenibile, le coperture dei manufatti più recenti in eternit. La struttura, privata, è in stato di abbandono. Tutto intorno, bellissimi prati inzuppati d’acqua e i segni di un impianto d’irrigazione mai entrato in funzione per una coltivazione intensiva di ortaggi, altra idea insana e per fortuna ben presto lasciata cadere. E’ mezzogiorno passato quando completiamo il sopraluogo in prossimità di una nuova stalla in località Comighello, dove è previsto l’allevamento di settecento vitelli da latte e anche in questo caso senza nemmeno un metro quadrato per lo smaltimento dei reflui. Mattinata utile, con molti stimoli e l’urgenza di alcuni interventi. Nel primo pomeriggio un salto in ufficio, la posta elettronica e quella normale, e poi ho appuntamento con Marino Cofler. Non vedo Marino da mesi, per lui molto travagliati. Prima problemi di cuore, poi una grave caduta in montagna di cui porta ancora i segni sul corpo. Ma piano piano è riuscito a venirne fuori ed ora lo vedo caricato. Marino è insegnante all’ITI Buonarroti ed è stato un forte oppositore ai provvedimenti relativi all’organizzazione dello studio nel secondo ciclo proposto dall’assessore Marta Dalmaso. Insegna chimica e l’attività di laboratorio è per i ragazzi che arrivano nella sua scuola – a suo avviso – la materia di maggior contatto didattico. Perché tagliarle, dunque?  Sembra quasi che l’estensione dell’obbligo a sedici anni nemmeno sia stata presa in considerazione. E che ci debba essere continuità di formazione fra elementari, medie e superiori, nessuno si pone neanche il problema. "Arrivano così, cosa dobbiamo fare?" Ma come non capire che la questione ha come sfondo proprio questo scenario, che la riforma dell’obbligo impone una nuova organizzazione dello studio, a cominciare appunto dal biennio comune, ovvero più formazione generale e meno indirizzo specifico. Come non capire che anche la professione di insegnante richiede aggiornamento, motivazione, responsabilità. Marino è persona preparata e coscienziosa. Ma negli istituti superiori immaginare che vi sia continuità didattica rispetto agli istituti comprensivi e capacità di accompagnare livelli diversi di apprendimento, nemmeno viene preso in considerazione. Ci sono i programmi ministeriali, punto e basta. Alla faccia della Legge Salvaterra e dell’autonomia scolastica. E infatti il nodo è soprattutto qui. Di una riforma lasciata a metà, avversata come ho più volte scritto in questo diario, tanto nel Palazzo quanto nelle scuole, da una burocrazia che non intende mollare il proprio potere come dagli insegnanti che si guardano bene dal prendersi in carico nuove responsabilità. Che ci siano stati problemi di comunicazione e contraddizioni nelle stesse scelte dell’assessorato, non ci piove. […]
1 Aprile 2010

giovedì,1aprile 2010

Ieri sera ho finito tardi al congresso della Condotta di Trento di Slow Food, tenuta in un luogo molto suggestivo, l’azienda agricola Navarini a Ravina, dove è custodito un vero e proprio museo del rame, pezzo dopo pezzo dalla metà degli anni ’50 fino ai giorni nostri, dove il rame ancora si lavora. L’incontro, in preparazione dell’assemblea regionale prevista per il 17 aprile, è interessante soprattutto per un aspetto, la partecipazione. Oltre alla presenza dei fondatori c’è un nutrito gruppo di giovani che non si fanno certo intimidire dalle parole di Sergio Valentini e dal carattere politico che il nuovo corso di Slow Food si è dato a partire da "Terra Madre" e dal suo programma caratterizzato dallo slogan "Buono, Pulito e Giusto". Mi chiedono di dire due parole e racconto della proficua collaborazione che si è avviata, in particolare nell’elaborazione della legge sulle filiere corte e l’educazione al consumo. Finiamo con la polenta, il formaggio fuso, la mortandela e il vino, ovviamente presidi locali. Al gruppo c’è aria di vacanza. Ciò nonostante lavoriamo sulla mozione relativa alla necessità di mettere ordine e limitare la proliferazione selvaggia degli impianti della telefonia mobile, documento che presenterò nei prossimi giorni. Mentre sto ritoccando il disegno di legge sui fondi rustici (le aree rurali di proprietà comunale o provinciale che vengono dati in affitto) mi chiama il sindaco di Zambana per pormi un problema analogo, quello delle aree demaniali lungo l’asse di esondazione del fiume Noce, dove da anni i contadini del posto producono i migliori asparagi. C’è preoccupazione che questi fondi siano dati in affitto a chi offre di più, aprendo la strada a grandi soggetti estranei al territorio. Voglio verificare se nella legge che stiamo predisponendo si può allargare la disposizione anche a queste aree. Nel frattempo mercoledì è previsto un incontro in Comune, e visto che io quel giorno sarò a Roma chiedo a Michele Ghezzer – che sulla proposta di legge ha lavorato con me – di parteciparvi. Alle 14.00 mi aspettano alla Sala Depero in Provincia per uno degli incontri guidati che i circoli anziani organizzano per conoscere più da vicino le istituzioni. La sala Depero è affollata dagli anziani del circolo di Padergnone che mi ricevono con un applauso. Ovviamente di circostanza, visto che la gran parte dei partecipanti nemmeno mi conosce. Ma il secondo e il terzo e quello finale, devo dire, non sono affatto di circostanza. Racconto di me, del mio impegno politico prima di entrare in Consiglio provinciale, degli ambiti di lavoro che mi sono ritagliato come membro della terza commissione legislativa (ambiente e territorio), come consigliere attento allo sviluppo locale (agricoltura, risorse locali e sostenibilità), come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Siamo all’indomani delle elezioni regionali e allora voglio metterli un po’ alla prova: parlo loro del carattere limitato delle risorse, della necessità di imboccare la strada della responsabilità e della sobrietà, di un mondo interdipendente che richiede attenzione ai temi della pace, dell’immigrazione e dei nostri tenori di vita. Guardo i volti delle persone che ho davanti a me per capirne la reazione, ma vedo cenni di assenso. Gli racconto infine che cosa vuol dire fare il consigliere coscienziosamente, il tempo che vi si deve dedicare, ma anche della condizione di privilegio che pure godiamo e così è l’occasione per dire loro come utilizzo la mia indennità di carica. Sono colpiti da come ne parlo senza infingimenti e la reazione è sorprendentemente positiva. Cominciano a farmi domande sul mio lavoro e sul mio essere poco sui giornali (così ne approfitto per parlare del giornalismo vero e di quello degenerato), sull’energia in Trentino, sulla centrale idroelettrica di Santa Massenza, sull’acqua che qualcuno vorrebbe privatizzare. Temi che sto seguendo con attenzione e sui quali ho qualcosa da dire. Applauso, foto di gruppo conclusiva e molte strette di mano. In tempi di antipolitica, sono importanti anche questi momenti d’incontro. Ritorno in ufficio, il tempo per scrivere  il diario del giorno precedente e di mettere in ordine l’agenda di lavoro della prossima settimana. Sono così contento di avere davanti qualche giorno di tranquillità in casa…
30 Marzo 2010

martedì, 30 marzo 2010

E’ il giorno dopo la valanga leghista e la sconfitta brucia. Non che ci si aspettassero cose poi in fondo molto diverse, in Piemonte e nel Lazio bastava una manciata di voti in più e probabilmente si sarebbe parlato di un complessivo insuccesso del centrodestra. Ma vedere omologarsi al quadro politico nazionale anche una parte importante delle regioni, vedere la Lega che avanza come un katerpillar in tutto il nord, regioni come la Campagna e la Calabria prima governate dal centrosinistra essere conquistate a furor di popolo dalla destra, fa male. Guardo i dati provenienti dalle elezioni provinciali e anche in questo caso è una debacle: 4 a 0. Un dato in controtendenza c’è, sono i Comuni delle città capoluogo, Venezia, Lecco, Lodi, Mantova… dove il centrosinistra ancora tiene, nonostante le candidature altisonanti di Brunetta e Castelli. Ma si tratta di un segnale che fotografa una divaricazione fra città e campagna (riscontrabile per la verità anche nel voto delle regionali su Roma ed il resto del Lazio, su Torino ed il Piemonte e così via). Segno dei tempi, che inquieta perché è una frattura già vista in altre latitudini e che ci parla del postmoderno. Ne parlo con le persone che stanno al gruppo consiliare. Qualcuno mi chiede: ma cosa possiamo fare noi per recuperare il consenso perduto? Continuo a ripetere che la sconfitta è più profonda di quel che in genere si pensa. Che le paure che spingono tanta povera gente a rivolgersi alla Lega le abbiamo fin qui esorcizzate senza comprendere che vanno invece riconosciute, prese per mano, elaborate.  L’altra strada è il tirar su muri, la chiusura, il chiamarsi fuori. Risposte effimere ma semplificate, noi e loro, io e gli altri. Il tema dell’"immunità" posto da Mauro Milanaccio su "Politica è responsabilità" viene a pennello e così scrivo di getto qualche riga. Butto giù anche lo schema progettuale di un percorso che verrà proposto alla prossima assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani come tratto che ne dovrebbe caratterizzare il lavoro nel prossimo anno: l’Europa e il suo mare, attraversati di lungo e in largo da popolazioni che incontrandosi e scontrandosi hanno formato identità e radici culturali. Mi viene una suggestione: l’Europa è fuori di sé. In questa riscoperta ci giochiamo il futuro. Ne riparleremo ampiamente.
29 Marzo 2010

lunedì, 29 marzo 2010

In attesa che insieme al pomeriggio arrivino anche i risultati delle elezioni regionali, un primo provvisorio bilancio di "Politica è responsabilità". Abbiamo scelto la strada di iniziare in sordina, con il passaparola, perché questa cosa non nasce per farsi notare ma per essere utile. Utile alle idee, al dialogo nel centrosinistra, alla politica. Verificandola, questa utilità, nella qualità delle cose che vengono proposte e nel dialogo che saremo capaci di creare con i lettori. Dunque è impossibile tirare oggi le somme. Ma qualche spunto mi viene e ve lo propongo. In primo luogo sono personalmente contento che un progetto che ho proposto in campagna elettorale si stia realizzando. Corrispondeva anche un impegno di destinare una parte della mia indennità di consigliere provinciale per la comunicazione, la circolazione delle idee e la formazione. Tanto per essere chiari, della mia indennità (che ammonta complessivamente a circa 6.200 euro mensili) il 20% va al PD del Trentino e il 30% a questo progetto. In secondo luogo, per chi sono i primi protagonisti di questo dialogo. Marco Brunazzo prima, Mauro Milanaccio ora e a seguire Franco Ianeselli sono persone giovani, indicano la possibilità di un cambio generazionale a fronte di una generazione come la mia che ha sequestrato il proprio tempo, rendendone più complessa l’elaborazione. Marco, oltre a rompere il ghiaccio è stato davvero un ottimo direttore responsabile. Ha proposto una tesi che rappresenta uno degli snodi che la politica deve saper affrontare in forme originali, in rapporto al funzionamento delle istituzioni, al ruolo dell’informazione, alle forme di partecipazione diretta… Sono anche soddisfatto di come sia iniziato il confronto con i lettori, per le venti persone che hanno preso carta e penna e si sono messe in gioco su un tema tanto importante quanto delicato come quello della democrazia. Scrivere un editoriale è relativamente semplice, interloquire nel merito molto meno scontato. Specie quando si è andato perdendo il gusto dell’argomentare, a tutto vantaggio di una politica gridata. Un’altra cosa che mi sembra interessante è quella di un sito che prende corpo grazie all’apporto decisivo dei suoi direttori responsabili e del dialogo che si crea con i lettori. A fine anno avremo una vera e propria biblioteca on line, una vastissima documentazione di articoli e materiali di approfondimento dove ciascuno potrà attingere e dare senso alle parole che si scrivono. E, da ultimo, il sito è proprio bello. Ce l’hanno detto in tantissimi: semplice, di facile lettura, sobrio, raffinato. Bisogna che impariamo a fare cose utili, senz’altro, ma anche belle e piacevoli. I risultati elettorali tardano ad arrivare. Una veloce riunione di gruppo, dove decidiamo che abbiamo bisogno di confrontarci sulla situazione politica trentina. Effettivamente… Propongo di accelerare i tempi per una mozione sul tema degli impianti della telefonia mobile per provare a regolare l’attuale giungla che determina un’assurda proliferazione di antenne, proposta che mi vedrà primo firmatario. Mentre parto per Fiavè, arrivano i primi risultati, che per la verità sono un po’ più confortanti di quel che poi sarà il verdetto conclusivo. Tutto il nord tranne la Liguria (e la nostra regione) sono nelle mani del centro destra e della valanga leghista, che inizia a penetrare anche in altre regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana e le Marche, collocandosi come movimento capace di intercettare non solo le istanze di un’area geografica (perché con il federalismo centra ben poco) ma anche (e soprattutto) il rancore di tutti quelli che si sentono minacciati. Non è questa la sede per un’analisi del voto, ma ho l’impressione che anche questa volta non si imparerà un bel niente. Era l’amarezza che avevo provato sabato quando a Milano, dopo l’incontro sulla Palestina, ci siamo messi a discutere sulle elezioni e quel che sarebbe accaduto in Lombardia. Da persone amiche ed intelligenti veniva solo rancore, come se la scontata affermazione di Formigoni giunto al suo quarto plebiscito non riguardasse anche noi, una sinistra sempre uguale a se stessa, capace solo di dividersi e di riproporre stanchi rituali ideologici. Incapace di intercettare i territori, di mettersi in connessione con essi, di ricostruire coesione sociale, di parlare alle paure, di abitare il difficile crinale della compromissione. Arrivo a Fiavè per l’incontro con un gruppo di persone che da anni si battono per cercare una soluzione al tema dell’inquinamento dovuto alla presenza nella zona degli allevamenti intensivi di capi bovini. Mi descrivono una situazione da far west, fortemente condizionata da poteri forti che della produzione di latte o di carne di qualità in realtà se ne fregano, scoprendo un mondo che gioca più sui contributi e sulle assicurazioni che altro. Ed anche compromessa sul piano del rispetto delle regole. Le Giudicarie esteriori rappresentano bene uno dei tratti di criticità del modello di sviluppo trentino, laddove la quantità (e le furbizie) prevalgono sulla qualità, ormai da tutti riconosciuta come la chiave per abitare i processi globali. Raccolgo informazioni e elementi sui quali riflettere. Mi chiedono di assumermi l’impegno di elaborare un disegno di legge sul recepimento delle normative europee sull’uso dei nitrati e sul rapporto fra capi di bestiame e territorio da pascolo. E’ un filone tematico che sto seguendo e ci diamo appuntamento per un sopraluogo la prossima settimana. E’ ormai sera inoltrata quando ritorno verso Trento. Mi ero preso un mezzo impegno di andare a Rovereto ad un incontro di "Pace per Gerusalemme", ma ho la testa piena e vado verso casa. Mano a mano che arrivano i dati elettorali si intravede l’esito finale, sette a sei. Diciamo che il malato è grave, ma la partita non è chiusa.  
27 Marzo 2010

sabato, 27 marzo 2010

Giornata primaverile quella che ci accompagna verso Milano, dove alle 11 del mattino ci attende alla Cascina Cuccagna un incontro un po’ particolare. Quello per dare vita ad un’associazione per la cultura e per la pace in Palestina. Con Ali Rashid, Moni Ovadia e Rino Messina ci stiamo lavorando da qualche mese, dopo l’incontro avuto proprio in quello stesso luogo nella primavera scorsa. Ancora scottavano le macerie di Gaza: per porre fine a quel massacro Ali e Moni decisero di dar vita ad un appello che venne pubblicato in prima pagina sul quotidiano "il manifesto" nel quale si chiedeva di dare voce a quel che la guerra andava distruggendo, la cultura in primo luogo. Così ci incontrammo a Milano ed oggi di nuovo in quello stesso luogo in ristrutturazione, per dare concretezza ad un’idea che nel frattempo ha raccolto migliaia di adesioni. Intorno ad un tavolo un po’ di amici, storie e generazioni diverse. Ci dicono che effettivamente alla pace è necessario dare sguardi, parole ed opportunità diverse da quelle fin qui sperimentate, senza il bisogno di schierarsi "armati" da una parte o dall’altra, ma convinti di essere noi stessi parte di quella tragedia, che ci riguarda come europei e come cittadini del mediterraneo. La cultura come grimaldello di pace, questa è l’idea. Storia, letteratura, teatro, musica, saperi materiali, sapori… di questo ed altro ci occuperemo, valorizzando le attività che verranno promosse in questa chiave, come Terra madre, la Carovana dell’acqua, il Vino di Cana, il vestito delle donne di Hebron. E le innumerevoli relazioni territoriali, per dare un altro significato alla parola cooperazione. Decidiamo di partire, ci serve un nome e uno statuto. Le idee non mancano. Nei giorni scorsi, nell’Officina Medio Oriente realizzata a Trento, di questo non c’è stato modo di parlare ed è stata forse un’occasione perduta. Ma anche in questa occasione, come già nell’ottobre scorso in occasione del "Time of responsabilità" a Gerusalemme, in molti si sono interrogati sulla banalizzazione di parole come pace e dialogo, laddove vengono annunciati muri ed insediamenti illegali. Non servono confini, serve un cambio di approccio e di pensiero. Per questo nascerà questa nuova associazione. Enrico Levati mi dice che fra qualche settimana andrà in pensione e che lui ha voglia di esserci in questa cosa. Michele Rumiz, giovane che probabilmente in pensione non ci andrà mai, in serata mi scrive "Grazie mille ancora per l’invito di oggi. Ho molto apprezzato". Generazioni diverse che s’incontrano e provano a parlarsi, cittadini del Mediterraneo. Non faccio in tempo a rientrare per l’inaugurazione della mostra di Rudi Patauner e la presentazione del libro "Anni Rudi" che racconta vent’anni di satira che hanno contribuito a fare diversa questa terra. Con Rudi c’è un rapporto speciale, il mio abbraccio non manca.