30 Aprile 2010

venerdì, 30 aprile 2010

"Mi colpisce un concetto inserito al primo posto del programma della lista del PD di Dro. Si parla di "pausa costruttiva", proposta che si può declinare sia nel senso di porre fine alla logica del cemento che continua a mangiarsi territorio ma anche come necessità di fermarsi a riflettere su dove stiamo andando, di mettere a fuoco e comprendere le trasformazioni in atto che talvolta generano inquietudine, solitudine, paura. Del resto, che cosa sono un parco fluviale o agricolo se non una narrazione di questo tempo e di questo Trentino?"

30 Aprile 2010

domenica, 11 novembre 2012

... in questo passaggio di tempo la formazione (e quella politica in particolare) diventi di fondamentale importanza e che questa cosa prenda corpo in Trentino come in altre parti d'Italia mi sembra una risposta concreta proprio alla crisi della politica. Mi scrive Silvano Falocco, animatore della scuola di formazione che a Roma si è intitolata alla figura di Danilo Dolci, per chiedermi se me la sento di tenere a gennaio una giornata del loro percorso formativo. Il tema che mi viene proposto prende spunto da un passaggio di questo stesso diario: "La bellezza del passare la mano. Rottamatori e rottami: ma l'unico linguaggio è quello dello sfasciacarrozze? E' possibile trasmettere le esperienze, le passioni e le competenze in politica, senza costringere qualcuno a portarci via, a forza, dai luoghi del potere?".  Tema intrigante, di particolare attualità. E, come potete immaginare, non può che farmi piacere trattare...

29 Aprile 2010

giovedì, 29 aprile 2008

Come i lettori sanno, da quasi un anno sono presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Sessanta associazioni di volontariato (quest'anno dieci nuove iscrizioni), gli istituti museali della provincia, l'Università e l'Iprase, fondazioni ed istituti di ricerca. E la rappresentanza del Consiglio provinciale. (...)
28 Aprile 2010

mercoledì, 28 aprile 2010

Lo scenario è quello di una piccola vallata del Sud Tirolo, poco sopra Bolzano. Il Gasthaus Valzurg di Kardaun è un locale vero, insomma non è costruito per i turisti ed anche arrivarci seppure a pochi minuti dall'autostrada non è semplicissimo. Splende il sole e mangiare all'aperto è una delizia. Sono qui con Stefano Fait e Mauro Fattor. Stefano lo conosco da qualche mese, da quando mi ha chiesto un appuntamento e si è stupito che potessimo darci il tempo per una conversazione vera. Così ci siamo rivisti, sempre per il piacere di scambiarci delle idee. Con Mauro ci incontriamo invece per la prima volta, nonostante sia giornalista dell'Alto Adige ed io consigliere della sua Regione. Per quel che conta...
27 Aprile 2010

martedì, 27 aprile 2010

Quando suona la sveglia è ancora notte fonda. Devo essere in aeroporto a Verona Villafranca alle 6.30 per prendere il volo delle 7.20. Faccio sempre un po’ di fatica ad andare a Roma, città che conosco bene e che mi fa lo strano effetto, quando ci arrivo, di aver voglia di scapparmene via. Forse perché ci ho abitato in quella città, cinque lunghi anni dal 1984 al 1989, senza però mai sentirmene parte, quasi a mantenere una distanza che a pensarci ora mi sembra davvero un po’ ridicola. Conoscendone i luoghi ma non la vita. Una distanza voluta, come a proteggersi da un ambiente – quello politico – che tende ad avvolgerti nella sua autoreferenzialità. Quello stesso ambiente che ancora oggi avverto a pelle quando entro nelle stanze della politica, quand’anche in senso lato. Oggi sono infatti alla sede nazionale della CGIL in Corso d’Italia, dov’è convocata la riunione del Direttivo della Tavola della pace in preparazione della Marcia Perugia Assisi del prossimo 16 maggio. E’ il 16 maggio una giornata importante per il Trentino, visto che si vota nella maggioranza dei Comuni, condizionandone quindi la partecipazione. Io so che non dovrei partecipare a queste riunioni. So in anticipo che me ne verrò via un po’ incazzato, forse perché la mia soglia di sopportazione verso i luoghi di una sinistra che non sa interrogarsi su niente è sempre più bassa. E quel che rimane del movimento per la pace non fa certo eccezione. Mi illudo per un attimo che la proposta di parlare sin d’ora della marcia del cinquantenario (quella del 2011) possa aprire un confronto sul futuro, su orizzonti più ampi, ma devo velocemente ricredermi, perché l’effetto "Napolitano" si avverte anche qui, tanto che conta più il centocinquantenario dell’unità d’Italia che il precipitare dell’Europa. Si saprà mai essere federalisti a Roma? Dopo tre ore di parole che avverto distanti alzo i tacchi, rassicurando Flavio Lotti che come Trentino faremo nonostante le elezioni la nostra parte. Ma il punto non è questo. Che cavolo significa parlare di pace se quel che accade nei territori di questo paese va esattamente nella direzione contraria? Perché non ci si interroga sull’inessenzialità del pacifismo? Perché la cultura della pace non sa dialogare in maniera fertile con la politica? Perché i simboli della pace sono i guerrieri dell’emergenza? Già che sono a Roma, provo a coltivarmi altri contatti, persone e amici che hanno da tempo scelto di starsene alla larga dai meccanismi di una società civile che ha preso il peggio dei partiti. Vedo Giulio Marcon, responsabile della campagna Sbilanciamoci. Vedo l’amico Ali Rashid, con i quale dobbiamo perfezionare il progetto di una nuova associazione per la cultura della parte del Mediterraneo che un tempo era la "fertile crescent". Vedo Silvano Falocco che mi ha invitato a maggio a chiudere proprio qui a Roma la scuola di formazione politica intitolata a Danilo Dolci con una riflessione sulle possibili coordinate di un nuovo impegno politico oltre i partiti nazionali. Vedo dopo qualche anno in cui ci si è sentiti solo per telefono Stefano Semenzato e Marina Pivetta, frammenti di una storia comune. Che ha lasciato tracce profonde se considero la comunanza dei nostri sguardi su quel che accade, ma che ben difficilmente sapranno ritrovare itinerari condivisi. Perché è proprio di questo che in buona sostanza vorrei parlare con loro, per capire se l’idea di un nuovo schema di gioco è nelle loro corde oppure no. A dire il vero non ricevo risposte, ciascuno alle prese con il proprio tragitto che l’ha posto ai margini della politica, ma che ritroveremmo se fossimo in grado di mettere in campo qualcosa di profondamente diverso da quanto sin qui si è visto. Il volo che mi riporta a Verona è l’ultimo della sera e quindi Stefano e Marina mi portano a prendere una fritturina di pesce a Fiumicino paese, così poi sono a due passi dall’aeroporto. Un fine giornata che avverto caldo della loro amicizia. E che mi accompagnerà fino a sera tardi, visto che fra ritardi e tempi di trasporto arrivo a casa che è mezzanotte passata.  
26 Aprile 2010

lunedì, 26 aprile 2010

Il mattino, libero da impegni, diviene un’opportunità. Posta arretrata da sbrigare, documentazione da studiare, varie cose da scrivere. Tasto dolente, quest’ultimo. Avrei anche una traccia per un lavoro editoriale che ho in testa da un po’ ma che non trovo il tempo di sviluppare. So non rincorrere gli avvenimenti e darmi un’agenda di lavoro con una significativa autonomia, ma sono troppe le cose da seguire. L’unica risposta che conosco è quella dell’agire collettivo ma ciò presuppone luoghi collettivi, un partito come intellettuale collettivo si diceva un tempo, ma il gruppo consiliare non è questo. Nemmeno il PD del Trentino lo è, o almeno fin qui non lo è stato. E dunque provo ad uscirne mettendo in campo dei gruppi di lavoro di persone competenti e disponibili. Tanto per essere chiari, è una richiesta di aiuto. Nel primo pomeriggio c’è riunione del Gruppo consiliare, riunioni che fanno il punto sulle cose da fare. Il tema sul quale si sviluppa un po’ di discussione è la situazione del fallimento delle funivie Folgarida Marilleva e delle possibili strade di risanamento (ma non della società di Bertoli), che implicano scelte dal forte significato politico. Prima di mettere in campo iniziative specifiche, decidiamo quindi di avere un confronto con il Presidente Dellai. Lascio la riunione del Gruppo per correre all’inaugurazione della nuova sede delle Edizioni Erickson. Nella presentazione di questa impresa editoriale, una foto ritrae Dario Ianes e Fabio Folgheraiter giovani pionieri in partenza per la fiera del libro di Francoforte. Ho conosciuto Dario Ianes all’inizio degli anni ’90, quando demmo vita a Solidarietà di cui divenne coordinatore cittadino. Allora le Edizioni Erickson erano ancora una piccola casa editrice seppure in continua crescita. Nel corso degli anni ho visto crescere a distanza quel gruppo iniziale di persone fino a diventare quel che ora sono, ovvero un’azienda leader nel campo dell’editoria sociale e non solo. Ora – in un contesto di crisi generale e più specifico per l’editoria – sono stati in grado di porre in essere un investimento di 11 milioni di euro. I numeri di questa avventura sono raccontati al numeroso pubblico che affolla l’auditorium del nuovo centro nel cuore di Gardolo dal presidente della Erickson Giorgio Dossi e dalla madrina della cerimonia, Maria Concetta Mattei. Segue una tavola rotonda conclusa da Lorenzo Dellai che ne approfitta per riprendere quel che già era emerso dalle parole di Dossi, ovvero l’idea di un’impresa che cresce nell’accompagnarsi con il Trentino e il credito che rappresenta. E’ un assist anche per parlare di scuola e formazione, descritta in questi mesi dalla stampa locale come in preda al caos grazie alle proposte della provincia sui cicli scolastici, e di togliersi qualche sassolino… Il che, com’è ovvio, non significa che non ci siano difficoltà, ma da ascrivere in primo luogo al contesto autistico che pervade il nostro tempo. Dario è visibilmente soddisfatto e così le persone che con lui sono stati protagonisti di questa bella avventura e con i quali nel corso del tempo ho avuto modo di collaborare: penso a Riccardo, Matteo, Ornella. Grazie al loro lavoro le Edizioni Erickson hanno contribuito a fare diversa questa nostra terra.  
25 Aprile 2010

domenica, 25 aprile 2010

Il 25 aprile non offre nulla di nuovo. Né qui, né altrove. I soliti riti, che non aiutano ad interrogarci sulle ragioni di tanto smarrimento. Di tante sconfitte. Le paure alimentano il peggio, non trovando risposte intelligenti si rifugiano in quelle semplificate. La retorica nazionale come risposta al leghismo dilagante ci riporta all’indietro. Le bandiere rosse diventano simboli fuori dal tempo, a presidio di una memoria ingessata e piena di rancore. Sono nel corteo, fra tanta gente, ma la sensazione – come sempre più frequentemente mi succede – è quella della solitudine. 
24 Aprile 2010

sabato, 24 aprile 2010

Non c’è tregua. Alla Campana dei Caduti sul Colle di Miravalle sopra Rovereto c’è l’iniziativa promossa dalla Consulta provinciale degli studenti proprio per riflettere sul sessantacinquesimo della liberazione, incontro di giovani che titola "Resistenze, Liberazioni". Nei giorni precedenti ho proposto loro di alternare le voci delle celebrazioni con testimonianze di ragazzi che sono arrivati in Trentino da altri paesi, proposta accolta positivamente e così a scendere a Rovereto con me ci sono Kando, studentessa tibetana alla Facoltà di economia di Trento e Liridon, un giovane kosovaro di 17 anni che da un anno lavora e studia in Trentino. Le loro testimonianze di vita daranno il segno più di ogni altro intervento all’iniziativa. Così rinuncio al mio di intervento (un po’ lasciando stupiti gli organizzatori, quasi che il protagonismo di chi fa politica dovesse essere una regola) che invece metto nero su bianco per il Corriere del Trentino (uscirà in prima pagina sull’edizione trentina del 25 aprile). Mentre risaliamo verso Trento, l’emozione di Liridon per la sua prima volta di fronte ad un pubblico così numeroso è un po’ passata e lo vedo molto contento di quest’esperienza. Ma anche di sentire quanto io sia vicino e conosca quel pezzo di Europa. Arrivo a casa e gli appunti diventano un articolo. Non mi voglio appiattire sull’unità del paese e vedo nello stesso intervento di Napolitano quasi una reazione che ci porta a guardare all’indietro rispetto a quel che di grave accade in questo Paese. Parlo invece di Europa come progetto di pace e sovranazionale, del federalismo europeo di Ventotene caduto nell’oblio (lo potete trovare nella home page di questo sito), di Altiero Spinelli e di Ernesto Rossi. Il tempo di spedirlo, di mettere su cena, e risalgo in auto per andare a Mezzocorona dove c’è un incontro con i candidati del PD sul programma. Nel borgo rotaliano, grazie soprattutto al lavoro dell’amico Diego Pancher, si è messo insieme un folto gruppo di persone motivate, fra i quali diversi giovani. Cosa niente affatto scontata solo qualche mese fa. E invece ora a ragionare sulle vocazioni del territorio, sulle problematiche giovanili relative al lavoro e al tempo libero, sul collegamento viario con il capoluogo, sugli spazi culturali che non ci sono ci sono loro, una nuova generazione di persone. Fresche e motivate, non male direi. Ogni tanto occorre anche andare a fare la spesa. Esco dal supermarket che sono quasi le 19.00 ed ho a cena quattro/cinque amici. Ma con Gabriella siamo maestri nell’imbandire le tavole e casa nostra è soprattutto la cucina. Amo fare la polenta sul fuoco a legna e i porcini della scorsa stagione ci vengono in soccorso. Finalmente un po’ di tranquillità.  
24 Aprile 2010

sabato, 20 ottobre 2012

... la crisi di cui si parla rappresenta il manifestarsi di una situazione profondamente mutata. Che richiede idee, risposte originali, alleanze nuove contro quel processo di finanziarizzazione che devasta l'economia reale. E' quel che Giuseppe De Rita ha definito cultura terranea, non il ritorno alla civiltà contadina ma una diversa considerazione del territorio dove quest'ultimo non sia più l'oggetto dei processi insediativi ma un soggetto vivente, proprio nell'accezione che ne fa Alberto Magnaghi nel suo "Il progetto locale" (Bollati Boringhieri) quando afferma che «i luoghi sono soggetti culturali, "parlano", dialogano del lungo processo di antropizzazione attraverso il paesaggio, restituiscono identità, memoria, lingua, culture materiali, messaggi simbolici e affettivi»...

23 Aprile 2010

venerdì, 23 aprile 2010

Giornata fittissima di appuntamenti. Il primo è alla Uil, dove devo incontrare i responsabili dei postelegrafonici, Decarli e Quaglierini. Con quest’ultimo ci conosciamo da una vita, quando insieme facevamo le prime riunioni dei Comitati Unitari di Base delle scuole superiori di Trento. Flavio da diversi anni è segretario della sua categoria, ma è tanto che non si vede. Così il rincontrarsi è anche l’occasione per raccontarci delle nostre vite. Ma il focus dell’appuntamento incombe e così iniziamo una attenta disamina della situazione in cui versa il servizio postale in Trentino. Mi sorprende felicemente che lo sguardo che mi viene proposto non sia di tipo sindacale, per comprendere invece come poter usare le prerogative dell’autonomia nel riuscire a garantire alla nostra comunità un servizio efficiente e corrispondente alle direttive europee. E’ strano ma ci si capisce al volo e di questo tema intendo farmene carico nell’azione amministrativa dei prossimi mesi. Il tempo di tornare in ufficio e c’è Claudia Vorobiov che mi aspetta. Devo relazionarle sull’incontro avuto a Sarajevo, anche perché il gruppo di lavoro di "Viaggiare i Balcani" nel pomeriggio s’incontra a Verona per fare il punto sulle attività. Come scrivevo nei giorni passati, credo molto in questa attività, tanto sotto il profilo culturale pensando al viaggio come opportunità di crescita personale, quanto sotto il profilo di aprire la possibilità di un’attività professionale attorno all’organizzazione dei viaggi. Oggi è il tempo in cui si investe, si tratta di gettare basi solide per entrambe queste piste di lavoro. Non c’è tempo per la pausa, perché finito l’incontro con Claudia arrivano in ufficio gli amici delle Giudicarie esteriori (Bleggio e Lomaso) per fare il punto delle varie cose che abbiamo in ballo: l’inquinamento da reflui delle grandi stalle della zona, la proposta di un disegno di legge sul rapporto fra numero di capi di bestiame e territorio disponibile, le discariche di copertoni in alcune di esse a due passi da zone di alto pregio naturalistico, le coperture in eternit che ancora permangono sulle stalle che abbiamo avuto modo di visitare con il sopraluogo della scorsa settimana, la tutela e la valorizzazione della Val Lomasona. Di lì a breve avremo tutti insieme un colloquio con l’assessore Pacher dove affronteremo ognuna di queste problematiche. L’incontro è positivo, staremo a vedere quali saranno gli esiti, almeno per quanto riguarda le sue competenze. Nemmeno il tempo per un caffè e devo andare ad incontrare il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta e l’assessore Lucia Maestri. Due gli argomenti del nostro incontro: il programma del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani sulla "cittadinanza euromediterranea" e il "Cafè de la paix". Un colloquio che durerà più di un’ora e che poi prosegue oltre con l’assessore Maestri, devo dire positivo. Entrambi i temi che affrontiamo non possono prescindere da un forte coinvolgimento della città di Trento e definire una stretta collaborazione mi sembra davvero importante. Finisco in Via Belenzani e raggiungo il Forum dove con Martina e Francesca abbiamo un incontro con Alberto Conci che da qualche mese lavora sui temi della pace nell’assessorato all’istruzione. C’è fra noi una forte intesa culturale ed anche questo è un tassello importante nell’azione del Forum, che investe molti aspetti: dal centro Millevoci alla formazione degli insegnanti, dal rapporto con il Centro di formazione alla solidarietà internazionale alle iniziative in preparazione della marcia Perugia Assisi. Martedì prossimo andremo insieme a Roma all’incontro della "Tavola della pace" proprio per le attività che faranno da sfondo alla marcia del prossimo 16 maggio. Si è fatto tardi e mi spiace non riuscire a passare all’incontro sulle "Voci migranti" proposto all’Ancora dal Gioco degli Specchi. Ma gli impegni presi nel corso della giornata affollano già abbastanza non solo la mia agenda ma anche il blok notes delle cose da fare. E il fine settimana non dà tregua.