... Lo sguardo che vi voglio proporre di questo avvenimento è quello di un amico che incontro dopo almeno vent'anni proprio alla cerimonia di inaugurazione del Muse. Si chiama Guido Tonelli, compagno di un passato politico lontano. E' uno degli scienziati del Cern che studiano l'origine della vita ed è stato invitato qui proprio per uno dei panel dell'inaugurazione del Muse. C'eravamo sentiti al telefono qualche mese fa, se non ricordo male ne avevo anche parlato su questo diario, per farlo venire a Trento per il percorso del Forum sul tema del limite. Ci abbracciamo, ci si guarda per osservare quanto si è cambiati... Guido si complimenta con la nostra terra che in un momento così particolare e difficile dimostra sensibilità e lungimiranza nel mettere in campo una scelta di questa natura, investire sulla conoscenza. Devo ammettere che nei giorni scorsi ho provato un certo fastidio nel leggere qualche commento (pochi, per fortuna) di chi afferma che è stata una follia dedicare importanti risorse pubbliche in una struttura come il Muse in un quadro di tagli ai servizi o di difficoltà nel garantire il lavoro. A loro rispondo con gli occhi raggianti di Guido: osservarci con altri occhi, un'operazione che ci dà la distanza necessaria per un giudizio forse più obiettivo e denso di profondità. ...
... le persone chiamano per avere qualche rassicurazione o per chiederti "ma che succede?". In effetti dopo l'esito delle primarie in molti (troppi) si candidano a fare gli allenatori quando invece dovremmo interrogarci su ciò che abbiamo da dire. Continuo a pensare, concordando con l'editoriale di Simone Casalini di venerdì scorso sul Corriere del Trentino, che la crisi dei partiti e nella fattispecie del PD sia riconducibile alla capacità (o meno) di leggere il presente e di esprimere progettualità, verificando su questo l'adeguatezza (o meno) di una classe dirigente. Per quanto mi riguarda, il lavoro e l'impegno nel PD ha seguito in questi anni una traiettoria diversa. Almeno formalmente (e la forma per me è sostanza) non faccio parte di alcun organismo dirigente e quanto al gruppo consiliare, tante cose si possono dire ma non certo che sia stato un soggetto collettivo, senza dimenticare che, almeno per tutta una prima fase, le scelte rispondevano più a logiche di componente che di merito. Una traiettoria politica, la mia, che non considerava affatto conclusa quella sperimentazione che guardava ad una rappresentazione politica diversa dallo schema di gioco nazionale, nella direzione del (o dei) partito territoriale...
... La fibrillazione di queste ore in seguito al risultato delle primarie sembra invece prescindere da tutto questo, come se la politica (o la sua degenerazione) avesse un codice a parte. Le pagine dei giornali locali sono piene di un insopportabile chiacchiericcio che viene nutrito dal bisogno di visibilità politica personale. Decido di non partecipare in alcun modo a questa forma degenerativa di prese di posizione dove tutti sembrano contro tutti nel chiedere teste, azzeramenti, o direzioni affidate a chi in questi mesi ha remato contro. Ne emerge un partito che sembra aver smarrito il senso profondo della politica come fatto collettivo, dell'impegno e delle idee che hanno portato questa terra a non aderire al modello padano riuscendo a dar vita ad una positiva sperimentazione politica e sociale che però da troppo tempo non stiamo alimentando...
Che dire? Più passa il tempo e più ci si rende conto di quanto pesino quei 139 voti che hanno separato Alessandro Olivi da Ugo Rossi. Immagino saranno in molti nell'area autonomista, a rivendicarne la paternità per cercare di metterli sul piatto della bilancia di un piccolo partito che improvvisamente si trova ad essere al centro del quadro politico trentino. Ma non è tanto del PATT che voglio parlare nel diario di oggi. Occorre invece riflettere sulla sconfitta in maniera pacata e intelligente, evitando che questa si trasformi in una resa dei conti. So bene che aprire una riflessione seria richiederebbe un tempo congressuale se non un congresso vero e proprio. E, se non c'era il tempo quando lo proposi nella primavera scorsa, figuriamoci se può esserci ora con le elezioni provinciali ormai alle porte...
Sabato si è votato in Trentino per indicare chi sarà il candidato presidente del centrosinistra autonomista nelle elezioni provinciali del 27 ottobre 2013. Complessivamente hanno votato 23.592 persone, oltre ogni aspettativa, con un forte incremento del voto di valle e una netta flessione del voto nelle città di Rovereto e di Trento. L'esito è stato il seguente: Ugo Rossi 8119 voti, Alessandro Olivi 7982, Mauro Gilmozzi 6611, Lucia Coppola 443 e Alexander Schuster 437. Ugo Rossi, espressione del Partito autonomista trentino tirolese (alle elezioni provinciali del 2008 il PATT ottenne l'8,52%), sarà dunque il candidato presidente della coalizione. Un risultato che dovrebbe farci riflettere su molte cose ed in primis sullo strumento delle primarie che, in buona sostanza, si sostituisce alla politica. L'ho definito su questo mio blog - e ben prima di questo risultato - "la forma di partecipazione nel tempo dell'antipolitica" ed oggi ne ho la conferma...
... Vorrei che la storia potesse dimostrare il valore di scelte che sanno guardare lontano. Ma gli organizzatori dell'evento - estranei al nostro territorio - sembra facciano di tutto per rendere senz'anima il momento dell'inaugurazione di un quartiere peraltro ancora inanimato. Provo un senso di lacerazione, fra quello che vorrei fosse un momento di festa della città e quel che vedo come un avvenimento che avrebbe potuto svolgersi in un qualsiasi "non luogo". Chiudo gli occhi per provare a riaprirli improvvisamente, nella speranza che la percezione del surreale possa svanire. Ma una regia estranea alla nostra comunità, che prova a confezionarci addosso un abito che non si addice ad una città che si è guadagnata il rispetto con la proposta culturale e la sobrietà della sua gente, mi riporta alla realtà: sarà una bella sfida quella di dare un'anima al nuovo quartiere delle Albere...
"... Ecco vi abbiamo portato il fieno raccolto in covoni
la paglia con il dolce timo.
Questa sera veniamo da voi, cantando il pane,
per il sentiero dell'aia,
o granai, granai;
nell'oscurità del vostro seno immenso
lasciate che sorga il raggio della gioia;
la ragnatela sopra di voi
lasciate che sia come un velo d'argento;
poiché carri, file di carri vi hanno portato
il grano in mille sacchi".
Daniel Varujan, Ritorno
Un'altra serata, bella e intensa, quella che si è svolta nel tardo pomeriggio di ieri al Café de la Paix, dove è andato in scena all'aperto lo spettacolo di ieatro e musica "A che serve un poeta" dedicato al poeta Daniel Varujan e alla tragedia armena. Una "cartolina da Istanbul/Costantinopoli", terzo appuntamento dopo Shangai e Lampedusa, del percorso "1914 - 2014. Inchiesta sulla Pace nel secolo degli assassini" proposto da Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani.
... provo a dire che se una multinazionale se ne va via dal Trentino è perché qui, differentemente da altrove, le regole a tutela del lavoro e dell'ambiente tendenzialmente si rispettano. Che lo scambio PIL/territorio è il segno di una cultura che ha disseminato il paese di Ilva e di Petrolchimici in angoli di natura e urbane di straordinaria bellezza e che forse nessun altro paese al mondo può vantare. Che se ragioniamo da europei non importa avere un'industria automobilistica sul proprio territorio (come se la Fiat non fosse della Philip Morris), valorizzando quel che il nostro paese può mettere a disposizione dell'Europa e del mondo intero ovvero il suo patrimonio storico, artistico, ambientale e culturale (agroalimentare compreso). Che la PAT ha fatto bene a cercare di favorire la presenza di un settore industriale per quanto avulso dal territorio (tranne nel caso dell'Acciaieria di Borgo Valsugana dove quella presenza diviene inibitoria per un altro modello di sviluppo), ma che avrebbe dovuto per tempo sostenere la nascita di progetti industriali e artigianali connessi alle vocazioni locali...
In serata arriva la notizia che la Whirlpool di Spini di Gardolo chiude. Quattrocentosessantotto lavoratori rimangono senza lavoro per effetto delle scelte della multinazionale di spostare le lavorazioni di Trento nello stabilimento di Varese e in Polonia. Finisce così, salvo ripensamenti, una storia iniziata con l'insediamento della Ignis negli anni '60, la tradizionale fabbrica di elettrodomestici che diede lavoro a molte persone (con una punta massima di oltre millecinquecento dipendenti) fino a quel punto addette all'agricoltura. Li chiamavamo i metalmezzadri, perché molti di loro, finito il lavoro in fabbrica, si dedicavano alla precedente attività nei campi. Rappresentò uno dei maggiori nuovi insediamenti industriali in quegli anni di grandi cambiamenti per il Trentino...
... Questa avventura iniziata quasi cinque anni fa è volata via, ma il lavoro è stato davvero intenso e spero anche positivo. Ne fanno fede le 955 puntate di questo "diario di bordo", duemila e passa pagine che hanno raccontato, giorno dopo giorno, l'impegno, la fatica, le soddisfazioni di un mandato istituzionale che ho cercato di interpretare con sensibilità e dedizione. E spero con efficacia, considerato le cinque leggi di sostanza delle quali ero primo firmatario, le mozioni e gli ordini del giorno di indirizzo verso il governo provinciale, i contributi portati in occasione delle leggi finanziarie in un passaggio molto delicato per la nostra autonomia, le iniziative attorno alle questioni ambientali (penso ad esempio all'iniziativa referendaria sull'acqua o al lavoro di interdizione sulla questione dighe), le interrogazioni e poi tutto quello che si vede meno ma che ha contribuito alla coesione di una maggioranza non sempre capace di mantenere la barra a dritta. Un ruolo, mi permetto di dire, almeno in chi ha seguito più da vicino l'attività consiliare, ampiamente riconosciuto da alleati e anche dagli oppositori...
... Non è un problema solo di Trento. Inchiodarsi in casa davanti alla televisione fa male. Al contrario, coltivare le amicizie, andare al cinema o a teatro, assistere alla presentazione di un libro, partecipare ad un incontro pubblico, fare semplicemente una passeggiata, mettere insomma il naso fuori di casa è una forma di cura della nostra salute mentale. E' questo, del resto, uno dei possibili significati della legge (di cui ero primo firmatario) che abbiamo approvato mercoledì scorso in Consiglio Provinciale sull'apprendimento permanente ed in particolare sulla sua dimensione informale, a sostegno di tutte le forme spontanee di accrescimento culturale. Una legge, un luogo. E' il senso che vorrei dare alla buona politica.
... Il secondo fronte, per così dire, è quello relativo alla giornata del rifugiato che si celebra il 20 giugno. Anche in questo caso sono decine le manifestazioni, difficile star dietro al ricco programma che il Gioco degli specchi, l'associazione Astalli o il comitato "Non laviamocene le mani" hanno promosso in questi giorni. Riesco a seguire due iniziative cui aderiamo e sosteniamo come Forum, quella di presentazione del video/libro su Lampedusa e l'incontro al Caffè Bookique sul diritto di asilo. Quasi a sovrapporsi, evidenziando insieme ricchezza delle diverse sensibilità ma anche la difficoltà a lavorare insieme. Nelle occasioni di parola, provo a mettere lì qualche riflessione. Una riguarda il valore del viaggio e della relazione, nei giorni in cui alla maturità "L'infinito viaggiare" di Claudio Magris fa cadere il pero su quanto i programmi didattici (e l'attenzione degli insegnanti) sia carente sulla letteratura contemporanea. E come, al contrario, un viaggio abbia contribuito a cambiare lo sguardo dei ragazzi dell'Istituto Marconi di Rovereto. Una seconda, circa il valore che dovremmo assegnare alla presenza sulla nostra terra di persone riconosciute come rifugiati politici e di come, lungo la storia, essere terra d'asilo abbia rappresentato una straordinaria prerogativa. Avete mai sentito parlare della UNAM, la città universitaria di Mexico City?