di Federico Zappini
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(3 novembre 2014) Dopo la sentenza della Corte d'assise d'appello che ha mandato assolti tutti gli imputati del processo sul caso di Stefano Cucchi, morto in carcere seguito dei maltrattamenti subiti dopo l'arresto, ci sentiamo tutti più vulnerabili. Per questo ho deciso di riprendere il servizio di Giovanni Bianconi apparso ieri sul Corriere della Sera.
di Giovanni Bianconi *
Domiciliari mancati e divieti alla famiglia. I militari dell'Arma scrissero che era nato in Albania ed era senza fissa dimora. La sentenza di assoluzione è il nuovo anello della catena di eventi relativi alla morte di Stefano Cucchi, non ancora l'ultimo.
Altri se ne aggiungeranno, con il ricorso in Cassazione e i nuovi sviluppi giudiziari. Per adesso la Corte d'assise d'appello ha ritenuto insufficienti le prove raccolte contro tre guardie carcerarie e tre infermieri (per la seconda volta) e sei medici (ribaltando il giudizio di primo grado), dopo un'indagine che forse poteva essere condotta diversamente e di un'impostazione dell'accusa cambiata più volte in corsa.
Tuttavia le cause della drammatica fine di quel giovane entrato vivo e uscito cadavere dalla prigione in cui era stato rinchiuso risalgono a comportamenti precedenti a quelli finiti sotto processo, responsabilità di strutture statali che non sono mai state giudicate. Fin dalla sera dell'arresto di Cucchi, 15 ottobre 2009. Lo sorpresero con qualche dose di erba e cocaina, lo accompagnarono in una caserma dei carabinieri e Stefano ha cominciato a morire lì, prima stazione di una via crucis dalla quale non s'è salvato.
di Michele Nardelli
Uno sguardo strabico peri cogliere quel che – immersi nel proprio quotidiano – diventa più difficile mettere a fuoco…
"Note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell'uomo""
(27 giugno 2013) Nell'ambito della manifestazione ""L'Europa che non conosci. Viaggi, racconti e immagini tra il Trentino e i Balcani"", domani giovedì
Dalla cacciata di ebrei e musulmani dalla Spagna, nel 1492, all'editto di Blagaj in Bosnia sino alla distruzione della Biblioteca nazionale di Sarajevo nel 1992. Le radici plurime dell'Europa e la barbarie in questo approfondimento
di Michele Nardelli
Intervento di Michele Nardelli, Osservatorio sui Balcani, in occasine della Conferenza di Medlink (Roma, 12 dicembre 2007)
(12 dicembre 2007) Ho pensato di proporvi tre immagini, un contributo che mi viene da uno specifico punto di osservazione, ovvero una delle sponde – forse fra le più inquiete – del Mediterraneo. Una sponda – quella balcanica – che è presa in considerazione solo quando scorre il sangue per poi tornare nell’oblio, dimenticandoci così di un piccolo particolare: che il Novecento nasce e muore a Sarajevo. Non credo sia affatto casuale, ma – al contrario – l’esito di una dislocazione geografica che ne ha condizionato e ancora ne condiziona le vicende politiche e culturali, ovvero il rappresentare la grande faglia fra oriente ed occidente nel cuore dell’Europa.
Dal sito di Osservatorio Balcani Caucaso un dossier sul nucleare nella regione balcanica e il quadro inquietante che qui potete vedere delle centrali nucleari in Europa http://www.balcanicaucaso.org/dossier/nucleare
 
di Emilio Molinari
L’obiettivo della ripubblicizzazione dei servizi idrici si è arenato in un vicolo cieco. A tre anni dal referendum solo Napoli ha trasformato il servizio da SPA in house ad azienda speciale.
I successi del movimento stanno: nell’aver fermato la Multiutility del Nord, respinto a Cremona il tentativo di far entrare i privati nella gestione in house, impedito ad ACEA di vendere altre quote, nello scorporo dell’acqua a Trento e si spera a Reggio Emilia e aperto in Toscana la discussione, sullo scorporo da Acea....
L’ostilità dei governi e l’attacco allo stesso referendum erano scontati. Ma ciò non spiega il perché del vicolo cieco in cui si è arenato il movimento.
Credo sia tempo di rivedere criticamente, non il contenuto della ripubblicizzazione in sé, ma la strategia con la quale è stato perseguito, improntata al rigido spartiacque della coerenza al vincolo quasi ideologico dell’eliminazione delle SPA in house. Prescindendo dalla lettura della realtà, dai rapporti di forza, dalla capacità di farsi capire dalla gente, dai limiti stessi presenti nel risultato referendario che, al di la della volontà degli elettori, di certo fermava l’obbligatorietà all’ingresso dei privati.
(4 ottobre 2013) Quella che segue è la petizione popolare che abbiamo lanciato ieri sera a Madonna Bianca durante l'incontro "Urbanistica e Agricoltura"" promosso dal Circolo Oltrefersina del Partito Democratico.
Lo stimolo è