27 Aprile 2015

Con l’Italicum cambia il modello di democrazia del nostro paese

di Ilvo Diamanti *

(27 aprile 2015) Matteo Renzi sta cambiando non solo la legge elettorale, ma anche il modello di democrazia che contrassegna il nostro Paese. Si tratta, in fondo, di un'osservazione scontata, perché il sistema elettorale è il "primo principio"" della democrazia rappresentativa. Attraverso cui i cittadini partecipano alla scelta delle assemblee parlamentari e, quindi, del governo.

L'Italicum, però

25 Aprile 2015

Il ricordare è il nostro perdono

(25 aprile 2015) Il 4 ottobre 2009, in occasione del 65° anniversario della strage di Marzabotto, Massimo Cacciari tenne una orazione che ho pensato di riprendere come riflessione in questo giorno a ricordo della liberazione.

di Massimo Cacciari

Buongiorno a tutti, ai miei colleghi e a voi e un ringraziamento in particolare al Sindaco di Marzabotto che mi ha onorato con questo invito. Ho riflettuto al significato che poteva avere questo invito e ho pensato che si dovesse a un’idea, che io sia in grado di aiutare un po’ tutti, me per primo, a riflettere su questa strage, sull’evento tragico che ha colpito questi luoghi.

È un giorno di ricordo e di pianto, perché i morti, soprattutto i morti ammazzati in questo modo, si piangono. Però c’è lacrima e lacrima. Ci sono lacrime che offuscano lo sguardo, che confondono, che impediscono di vedere, e ci sono le lacrime che tengono l’occhio sgombro, pulito, e che fanno vedere meglio. E dobbiamo piangere così. E così hanno pianto gli amici e i colleghi che mi hanno preceduto.

Di quale crimine parliamo? Perché è essenziale chiedercelo. È evidente che non si tratta di omicidi, o di semplici omicidi di massa. L’omicidio colpisce l’individuo. L’omicidio è qualcosa di facilmente definibile e determinabile. È un atto che colpisce una persona o un insieme di persone. Qui non siamo di fronte ad un omicidio, lo comprendiamo subito, non è una questione semplicemente quantitativa. Può esserci anche un omicidio di cento persone, di duecento persone, di mille persone, se si intende colpire l’individuo. Qui no. Qui anzitutto sono degli omicidi che sono avvenuti su un teatro, in un teatro, all’interno di una guerra. Sono allora crimini di guerra? Si tratta di crimini di guerra? No, perché il crimine di guerra, così come è definito anche nel diritto di guerra – perché, ahimé, vi è anche un terribile, tremendo, diritto di guerra, che le comunità internazionali hanno sempre riconosciuto, riconoscendo con ciò che la guerra è in qualche modo inevitabile… Vi è un diritto di guerra. Ma ci troviamo di fronte ad un crimine che offende il diritto di guerra? Il diritto di guerra regola i rapporti tra eserciti, regola il modo in cui vengono trattati i prigionieri. Qui noi ci troviamo di fronte sì a una guerra, ma non alla violazione del diritto di guerra, non ad un crimine di guerra.

 

24 Aprile 2015

Le necessarie increspature della città

 

di Federico Zappini *

Il vero degrado è la vostra riqualificazione.” Così recita un tratto a bomboletta sull’intonaco all’incrocio tra via degli Orti e via Carlo Esterle a Trento. Una provocazione, certo. Un approccio estremo ma pur sempre uno spunto di riflessione, laddove non raramente le riqualificazioni urbane (così come le abbiamo conosciute negli ultimi decenni) hanno determinato fenomeni di gentrificazione e fallimentari esperimenti urbanistici.

Potrà dare fastidio – potrà anche sembrare un affronto al decoro e all’ordine – ma finché ci sarà chi scrive su un muro le proprie idee perché altri le leggano, possiamo essere certi che la città sarà ancora viva. Lo stesso accade quando qualcuno – con fatica, impegno e una buona dose di coraggio – decide di occupare uno spazio abbandonato da anni per farlo rivivere oppure organizza settimanalmente concerti negli angoli dimenticati dedicati ai musicisti di strada (come fa con grande costanza I Know a place da alcuni anni) con l’obiettivo di promuovere cultura, creatività e relazioni.

Questa premessa non suggerisce la “liberalizzazione” di ogni gesto urbano – anche il più insensato e autoreferenziale – in una sorta di giustificazione dell’estetica del gesto fine a se stessa, ma pone l’accento sulla necessità di non negare la presenza di differenti “linguaggi urbani” che dal territorio emergono costantemente. Tralasciamo allora per un momento il giudizio sui metodi e concentriamoci sul contesto in cui queste azioni prendono forma.

24 Aprile 2015

Dal municipio si vede il mondo

di Mauro Cereghini* e Massimiliano Pilati**

(24 aprile 2015) Ci stiamo dirigendo verso un importante momento di dibattito e impegno civico, le elezioni amministrative nella maggior parte dei Comuni trentini. E' un'occasione preziosa di confronto politico e culturale sulla vita delle nostre comunità, e sul ruolo che le istituzioni locali hanno nel leggerne i cambiamenti e darvi risposte adeguate. Ci permettiamo di entrare in questo confronto senza alcuna intenzione di parte, ma per richiamare tutti – elettori, candidati e futuri eletti, quale che sia il loro schieramento – a sforzarsi di cogliere gli intrecci ineludibili fra la dimensione locale dei nostri Municipi e quella più vasta degli scenari planetari.

Basta guardare a come sono composte le classi di scuole e asili, a chi frequenta i parchi pubblici, a chi si cura dei nostri anziani, a quale sia la clientela extra-lusso negli alberghi del Garda o delle Dolomiti, alle nuove insegne di molti bar e ristoranti e così via con molti esempi possibili. Perché con la globalizzazione il mondo è entrato nelle nostre comunità. E altrettanto noi siamo sempre più intrecciati col mondo, se pensiamo ad esempio all’importanza dei mercati stranieri per i nostri prodotti, a quanti giovani trentini compiono un soggiorno di studio all’estero, o alla virtualità planetaria a cui ci tiene connessi in permanenza internet.

18 Aprile 2015

Al Caffè San Marco di Trieste…

(18 aprile 2015) Tanta gente, nel tardo pomeriggio di ieri, nella splendida cornice dell'antico Caffè San Marco di Trieste per la presentazione di Terra Madre Balcani e dei Viaggi del turismo responsabile nell'Europa di mezzo.

Con la rakija di rakija di Gledić e con l'ajvar di Leskovac, con la testimonianza di Dragana Veljovic che del presidio di Gledić è l'anima, con i racconti di Michele Rumiz sui percorsi della biodiversità e di Eugenio Berra sul Danubio e il fascino del viaggiare attraverso le terre dove oriente e occidente s'incontrano, con le riflessioni sull'Europa che fatica a diventare sguardo comune dopo il secolo del delirio degli stati nazionali di Michele Nardelli e con le suggestioni sul cibo balcanico di Paolo Rumiz... una serata davvero molto bella e piacevole, a conclusione di un tour che nei giorni scorsi ha toccato le città di Cinisello Balsamo (Mi), Scandicci (Fi), Biella, Trento ed infine Trieste, frutto della collaborazione fra Slow Food International e Viaggiare i Balcani. Per riscoprire la bellezza del viaggio, per dare dignità a chi lavora nel sostenere le biodiversità.

11 Aprile 2015

Il Novecento, un secolo che nasce e muore a Sarajevo

(22 dicembre 2014) Nei giorni scorsi è uscito il Catalogo della mostra “L'Europa in guerra. Tracce del secolo breve”, inaugurata a Trieste il 29 novembre e che sarà a Trento (Castello del Buonconsiglio) dal 18 aprile al 6 settembre 2015. Oltre trecento opere curate da Piero Del Giudice che raccontano la prima guerra mondiale, osservata dalla parte di chi quella carneficina – costata la vita ad oltre sedici milioni di persone – l'ha subita.

Ho partecipato all'avvio del progetto originario che prevedeva una triangolazione fra Trento, Trieste e Sarajevo attorno alla riflessione su un secolo che inizia simbolicamente il 28 giugno 1914 nelle strade della capitale bosniaca con l'eccidio che darà il via alla prima guerra mondiale e finisce in questa stessa città con il lungo assedio che farà di Sarajevo una città martire.

31 Marzo 2015

Non sono d’accordo con Renzi

di Roberto Pinter

 

(26 marzo 2015) Non sono tra quelli che ha passato il suo tempo a sparlare di Berlusconi e non sarò tra quelli che ora si concentrano su Renzi, ma non sopporto che diventi un atto di lesa maestà la critica a Renzi e che per questo si venga classificati come nostalgici comunisti.

Non mi riconosco in queste categorie e ritengo necessario che se qualcuno dissente dalle scelte di Renzi lo possa e lo debba esprimere. Non fa bene a nessuno, non di sicuro ad una politica che sia pensiero autonomo e critico, che si taccia per non disturbare il manovratore e per non compromettere il successo elettorale.

Capisco che vincere abbia il suo peso sopratutto per chi le ha perse quasi tutte ma esiste un'alternativa al “teniamoci Renzi che almeno si vince e il paese recupera fiducia” e sta appunto nella capacità di distinguere tra il governo del paese (riconoscendo la funzione ricostituente di Renzi) e il futuro del suo popolo.