20 Febbraio 2016

Un piccolo omaggio ad una grande persona, Salman Natur

 

(18 febbraio 2016) Nei giorni scorsi ha lasciato questo mondo Salman Natur, scrittore e traduttore palestinese, autore di pieces teatrali e militante politico. Era nato a Daliyat al-Carmen, nei pressi di Haifa, nel 1949.

Riprendo qui un piccolo grande racconto di Salman Natur tratto dal libro "Memoria"" (Edizioni Q, 2008).

 

19 Febbraio 2016

Un Brennero che unisce. Le adesioni

Quello che segue è un appello firmato da numerosi esponenti del mondo politico, sociale e culturale per dire no al ripristino di barriere contro le persone al confine del Brennero. L’appuntamento è sabato prossimo 20 febbraio 2016, alle ore 11.00 per una catena umana sulla linea del vecchio confine.

Riteniamo che l‘annunciata intenzione delle autorità austriache di costruire al Brennero una barriera per separare e registrare i migranti, sia incompatibile non solo con l‘idea di un‘Europa aperta, ma sia anche inconciliabile con il profondo significato anti-nazionalista che è racchiuso nella nostra autonomia speciale. Come ha scritto qualche tempo fa étienne Balibar: i confini sono sempre meno geografici e sempre più sembrano ritagliarsi la funzione di “frontiere per l‘interiorità”, diventando non solo la linea che divide due Stati, ma il luogo nel quali sono in gioco “le concezioni del mondo” e quindi – anche – “le concezioni dell‘uomo”. E se in questo modo i confini diventano il punto “in cui bisogna scegliere” – quali i migranti e chi è di casa, quali i cittadini e chi non ha cittadinanza, dove quelli che i diritti li hanno e dove gli altri che invece, solo, li richiedono – il prossimo sabato 20 febbraio alle ore 11 saremo al passo del Brennero per darci la mano, disposti al di qua e al di là di un confine che non vogliamo diventi una linea d‘esclusione.

Per aderire scrivere a Giovanni Agostini giovanni.agostini@consiglio.provincia.tn.it (vedi di seguito l’elenco delle persone aderenti)

17 Febbraio 2016

Perdonare, per «accordarci al presente»

(17 febbraio 2016) «In modo sistematico e strutturale i vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società. … Che tristezza! Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: “perdono!” ... Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!».

Queste le parole di papa Francesco pronunciate a San Cristobal de las Casas, nel cuore della foresta lacandona, nello stato del Chiapas (Messico).

Sono parole importanti e impegnative. Chiedere perdono significa riconoscere che la conquista delle Americhe, quella conquista nel nome dei bianchi, dell'oro e della croce, rappresentò un abominio. Le armi, le malattie, la schiavitù e la fatica portarono in pochi anni al genocidio.

 

13 Febbraio 2016

Don Guetti e Raiffeisen si rivoltano nella tomba!

(13 febbraio 2016) Riprendo questo commento di Luciano Imperadori pubblicato qualche settimana fa dal Corriere del Trentino sulla Riforma delle Banche di Credito Cooperativo. Il decreto emanato in questi giorni dal governo italiano risulta più grave di quanto si potesse immaginare, sopprattutto nella parte che apre la possibilità di privatizzare un patrimonio che in quanto cooperativo andrebbe considerato indivisibile. Sembrano esserci margini di modifica prima della conversione in sede parlamentare, ma per questo è necessaria una forte mobilitazione per evitare lo snaturamento di un patrimonio culturale prima ancora che economico.

di Luciano Imperadori *

La cosiddetta riforma delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, rischia di distruggere in un solo colpo 130 anni di storia. Una riforma che finora è stata trattata solo nelle stanze romane senza il coinvolgimento dei soci. Non c'è da stare allegri. Sull'onda degli "scandali"" di Banca Etruria e altre si rischia che passi questa controriforma in nome della stabilità

5 Febbraio 2016

In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti

L’ultimo reportage di Giulio Regeni, su un’affollata assemblea di uomini e donne per la libertà. Iniziative popolari e spontanee rompono il muro della paura nato dopo la speranza della primavera araba.

(5 febbraio 2016) Oggi il Manifesto pubblica l'ultima corrispondenza di Giulio Regeni, dedicata alla realtà dei sindacati indipendenti in Egitto. Come sapete nei giorni scorsi Giulio è stato assassinato e il corpo martoriato dai segni della tortura gettato lungo una strada nella periferia del Cairo. In altri articoli pubblicati in passato da il Manifesto, Giulio Regeni si era firmato per prudenza con uno pseudonimo, dicendo esplicitamente agli amici di temere per la sua sicurezza personale. Che Giulio sia stato vittima della feroce repressione militare in vigore in quel paese dopo il golpe militare che ha deposto il legittimo governo è piuttosto evidente, anche per i tentativi di depistaggio con i quali la polizia ha cercato di ascrivere la morte del giovane ricercatore ad un incidente automobilistico. Ora non c'è che da augurarsi che la verità venga a galla e che la comunità internazionale s'interroghi sulla natura della lobby di potere che governa questo paese cruciale nel quadro del vicino Oriente. Riprendo il testo dell'articolo come un piccolo omaggio verso l'impegno di Giulio e le cose in cui credeva questo giovane studioso.

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