8 Aprile 2023

Oltre la neve, cosa c’è?

di Federico Zappini

Questa riflessione è stata pubblicata nel numero speciale del magazine "Dislivelli" e ripreso oggi dal quotidiano "ilT".

«Orapronobis,

certo che quest'anno il Vecchio lassù se la prende comoda,

sacramento,

non sarebbe male se cadesse un po' di neve»

dice il Paul e guarda il cielo [...]

«Cosa vuoi farci, una spolverata è ben scesa,

prendiamo quel che viene»

dice il Georg e si sistema il berretto [...]

«L'Onnipotente ha perso coraggio» dice il Paul,

«o forse dobbiamo chiedergliela in ginocchio ’sta neve,

ormai è più rara della coca»

Tratto da Ultima neve, Arno Camenisch (Keller editore, 2018)

Per cominciare questo mio pezzo sul futuro del turismo invernale e sciistico mi sono imposto di cercare uno spunto che sfuggisse al richiamo dell'attualità e della cronaca (difficile farlo al culmine di uno degli inverni più caldi e siccitosi degli ultimi due secoli) o al riferimento diretto a questo o quel rapporto che indica in modo chiaro e inequivocabile l'insostenibilità del modello dello sci di massa in una fase storica caratterizzata da scarsità di neve e innalzamento delle temperature.

Ho trovato conforto nella letteratura e in particolare nella penna di Arno Camenisch, che in “Ultima neve” mette in scena – il paesaggio di riferimento è quello delle Alpi svizzere – il travaglio di due fratelli alle prese con uno skilift, modesto lascito di famiglia, da far funzionare nel bel mezzo di una stagione invernale avversa, avara della materia prima (e unica) necessaria per non far girare a vuoto quelle strambe macchine di ferro che hanno il compito di portare senza fatica in quota gli sciatori, garantendo loro un'agile e divertente scivolata per tornare a valle.

L'attesa del Paul e del Georg – fatta di dialoghi, piccole azioni concrete, ricordi riemersi, fragili speranze – ha il valore potente di una metafora esistenziale, per una famiglia e per il mondo intero. Protagonista è il tempo, nelle sue varie forme. Quella che a loro tocca vivere, naso all'insù, è la rappresentazione plastica di una transizione – che poi è la nostra stessa che qui proviamo a mettere a sistema – tra un passato che sentono scricchiolare sotto i piedi e un futuro che, essendo materialmente vincolato a quei piloni ben piantanti nel terreno, sembra non riuscire a rivolgere lo sguardo altrove.

12 Marzo 2023

La rapidità dei cambiamenti ci precipita nell’inedito

Il settimanale diocesano Vita Trentina a voluto celebrare il decennale del pontificato di Jorge Mario Bergoglio attraverso dieci parole: ambiente, Chiesa, denaro, famiglia, genere, gioia, giovani, povertà, preghiera, vita. Mi è stato chiesto di scrivere un pensiero attorno alla parola “ambiente” a partire da questa frase dell'Enciclica “Laudato si'”:

«Questa sorella [la "casa comune", cioè la Terra] protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso che i beni che Dio ha posto in lei. [...] Per questo, tra i poveri più abbandonati e mal trattati c'è la nostra oppressa e devastata terra che «geme e soffre le doglie del parto (Rm 8, 22)»


di Michele Nardelli

«Quello che sta accadendo alla nostra casa». Chiederselo è d'obbligo, descriverlo è doveroso. Francesco nella sua “Laudato si'” pone significativamente queste parole come titolo del primo capitolo. Un interrogarsi difficile, doloroso, inquietante. Ed è comprensibile che si possa preferire girare lo sguardo altrove. Ma ineludibile, anzi urgente. Non per trovare un colpevole. Ma per cambiare in profondità il nostro modo di pensare e di vivere.

In parole povere, potremmo dire così. Il pensiero moderno è figlio del positivismo. Le sue principali declinazioni, il pensiero liberale e quello di origine marxista, pur nella loro opposizione, avevano come cornice la società dell'abbondanza.

3 Marzo 2023

La montagna disincantata

di Antonella Tarpino

dal blog https://volerelaluna.it/

Il libro Inverno liquido. La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli (due esperti di tematiche alpine, sui fronti estremi Piemonte e Trentino) è stato per me una occasione, non retorica, di ripensare al rapporto in generale tra montagna e industrializzazione nelle diverse forme in cui si è dato per molti di noi. Mi ha colpito, in particolare, fin dalle prime pagine del libro (uscito da pochissimo per Derive e Approdi) la confessione di sapore autobiografico di Dematteis, torinese, direttore della rivista “Dislivelli”, quando ricorda: “C’è un momento preciso in cui si capisce che qualcosa sta cambiando. Sei nato e cresciuto pensando che sarebbe sempre stato così, anno dopo anno, stagione dopo stagione. Poi un giorno ti svegli e d’improvviso gli impianti di risalita sono fermi”.

1 Marzo 2023

Aiutiamoli a morire a casa loro

di Tonino Perna *

L’ennesima tragedia dei migranti che muoiono davanti alle nostre coste, che potevano tranquillamente essere salvati prima, ha provocato una reazione unanime nel governo italiano che è stato ben espresso dalla premier addoloratissima per questo ennesimo naufragio: “Basta. Dobbiamo impedire le partenze”. Le ha fatto da megafono il ministro Piantedosi: “Non dovevano partire”.

Giusto, logico e pragmatico, non fa una grinza. Se nessuno parte su un barcone, gommone o altro mezzo, nessuno muore. Per questa intuizione dovrebbe essere conferito alla presidente del Consiglio, unitamente al suo Ministro degli Interni, uno speciale premio Nobel per la pace, magari con una piccola specificazione: “per la pace eterna”.

Cosa significa “dobbiamo bloccare le partenze”? Significa che milioni di profughi che fuggono dalle guerre, dalla fame, dalla miseria, dalla siccità, dalle inondazioni, devono restare a morire nella propria terra. Ma, stia tranquilla, signora presidente del Consiglio: il 94% dei rifugiati, dei cosiddetti “diplaced people” si spostano all’interno dei loro paesi o in paesi confinanti, come il Niger, il Congo, il Sud Sudan, ecc. Solo il 6% emigra verso altri continenti, non necessariamente in Europa. Quelli che s’imbarcano per raggiungere le coste del Sud Europa sono quelli che non hanno più niente da perdere.

Sono una piccola parte dei 1,3 milioni di siriani rimasti intrappolati in Libano in una spaventosa crisi economica che ha generato una forte pressione per rimandarli in Siria dove li attende a braccia aperte Bashar Assad, per dargli l’estrema unzione. Sono curdi bombardati quotidianamente dal grande mediatore pacifista, il presidente Erdogan, che ricatta persino la Nato per poter giustiziare i leader curdi che si sono rifugiati politici nei paesi scandinavi. Sono tunisini che fuggono dalla miseria che dilaga in questo paese dove le grandi speranze accese dalla “primavera araba” stanno definitivamente tramontando. Chi sale, pagando, su un barcone sovraffollato per venire in Italia, sa perfettamente che rischia la vita, ma non ha alternative, non ha una prospettiva diversa, una piccola fiammella di speranza.

25 Febbraio 2023

«Inverno liquido» nell’Appennino Meridiano

“L’Appennino meridiano, fra spopolamento e terre dell’osso”. Abbiamo intitolato così il sedicesimo capitolo di “Inverno liquido”, incrociando letture e pensieri di cui ci hanno fatto dono Franco Cassano, Vito Teti e Manlio Rossi Doria e che non dovrebbero mai mancare nell'avvicinarci con garbo e prudenza alle terre alte del Mezzogiorno.

Un capitolo nel quale abbiamo raccontato storie di migrazioni e ritorni, di risorse finanziarie che impoveriscono e di ricchezze che non si riconoscono, di villaggi turistici inventati ed oggi decrepiti e di comunità che diventano custodi delle loro biodiversità. E di come anche qui, la crisi climatica impatta la fragilità di territori insieme presidiati e lasciati soli.

Abbiamo previsto tre occasioni di presentazione del libro a Cusano Mutri (Benevento), Piedimonte Matese (Caserta) e nel centro storico di Napoli.

Giovedì 23 febbraio, alle ore 18.30, saremo alla Pizzeria Millenium di Cusano Mutri (Benevento) in una conversazione fra Guido Lavorgna e Michele Nardelli, insieme alla Comunità dei Custodi del Monte Mutria.

Il giorno successivo, venerdì 24 febbraio, sempre alle ore 18.30, saremo invece a Piedimonte Matese (Caserta), presso la Biblioteca Diocesana San Tommaso D'Aquino, dove in dialogo con Michele Nardelli ci saranno Vincenzo D'Andrea e Ugo Iannitti.

Infine, sabato 25 febbraio, alle ore 17.00, saremo nel cuore di Napoli, presso la Taverna a Santa Chiara, dove si svolge una Panchina Letteraria dedicata a “Inverno liquido”. In dialogo con uno degli autori, Michele Nardelli, ci saranno Pino Mandarano, Alleanza Slow Food dei Cuochi Campania, Paola Silvi, Forum delle Culture, Vito Trotta, ambientalista e Nives Monda, ostessa e che di questo spazio letterario è l'animatrice.

22 Febbraio 2023

La paceè la vittoria di cui abbiamo bisogno!

Anche in Trentino varie realtà si sono attivate e hanno aderito all’appello della coalizione “Europe for Peace” che invita a promuovere mobilitazioni nelle città italiane ed europee a un anno dall’invasione dell’Ucraina per chiedere il cessate il fuoco, il dialogo e i negoziati di pace per

- costruire un’Europa sicura e pacifica per tutti

- mostrare solidarietà al popolo ucraino e alle vittime di tutte le guerre, le violenze, le repressioni e le discriminazioni nel mondo

La fiaccolata partirà da Piazza Duomo procedendo per le vie della città alle 17.30.

Promuovono l’iniziativa:
Cantiere di Pace, Forum trentino per la pace e i diritti umani, Acli, Arci, Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Movimento Nonviolento, Centro Pace ecologia e diritti umani di Rovereto, Oikos Bios.

18 Febbraio 2023

Il nostro futuroè una storia da scrivere insieme…

di Federico Zappini

Il tempo che stiamo vivendo chiede un surplus di desiderio che attivi energie e fantasia dentro la comunità. Lo stato di un panorama partitico impegnato a difendere ipotetiche rendite di posizione e incapace di essere avanguardia nel governo delle grandi trasformazioni in atto genera però frustrazione e sfiducia, confermati anche dal crollo dell’affluenza al voto nelle recenti elezioni regionali.

è faticoso stare in questo incrocio di emozioni perché da un lato non posso chiamarmi fuori – come consigliere comunale e attivista di Futura – da questa crisi di sistema. Se siamo ancora in questa condizione di fragilità significa che i tentativi messi in atto fin qui non hanno saputo toccare le corde giuste, non hanno cambiato lo scenario, non hanno prodotto l’emersione di nuova classe dirigente.

Dall’altro lato, sarebbe troppo facile accodarsi all’attacco generico alla Politica come unica colpevole. Un esercizio che va per la maggiore senza offrire però un’alternativa credibile (dentro e fuori le istituzioni) per elaborare pensiero e azione politica, per rispondere ai bisogni e ai desideri di ciascuno, per elaborare strategie in grado di resistere e reagire alle tensioni che il mondo contemporaneo subisce.

16 Febbraio 2023

Domini collettivi: se fosse in loro la ragion pura di eccellenza e autonomia?

di Marta Villa *

Gli spunti proposti dall’editoriale (Corriere del Trentino del 7 febbraio scorso) del prof. Michele Andreaus mi hanno sollecitato: da vent’anni faccio ricerca etnografica nelle Terre Alte documentando e analizzando strategie di adattamento a un territorio liminale, quello montano, e mi sono confrontata con i concetti di autonomia ed eccellenza. Vorrei qui proporre un ulteriore spunto di discussione, dal mio punto di vista, storico-antropologico.

Concordo che queste parole sono sulla bocca di molti, vittime di strumentalizzazioni. Mi inserisco quindi nel dibattito per articolare maggiormente la prospettiva e per rilanciare, guardando al futuro, una declinazione che è stata vetrificata: un ninnolo, certamente, e, aggiungo io, da musealizzare come quegli idola provenienti da culture lontane che, suscitando in noi paure ancestrali, vengono esorcizzati riponendoli all’interno di scatole. Autonomia ed eccellenza invece possono essere parole di una potenza straordinaria, se ricollocate all’interno di processi decisionali partecipati e vitali.

11 Febbraio 2023

Inverno liquido su «La nuova Ecologia»

Non solo Marmolada. Il 2022 è stato un anno nero per tutti i giganti bianchi delle Alpi. A lanciare l’allarme, dati alla mano, è la “Carovana dei ghiacciai”, la campagna di monitoraggio di Legambiente e del Comitato glaciologico italiano

Nel numero di gennaio del mensile di Legambiente "La Nuova Ecologia" un importante Dossier dal titolo "Fronte del Ghiaccio" a cura di Elisa Cozzarini. Un insieme di reportage e articoli sullo stato dei nostri ghiacciai nonché la presentazione di "Inverno liquido" con un'intervista agli autori, Maurizio Dematteis e Michele Nardelli, di tre pagine a cura di Fabio Dessì.

Lo potete trovare nell'allegato. Buona lettura.

10 Febbraio 2023

L’Unità nazionale e l’autonomia differenziata

di Giorgio Cavallo *

(8 febbraio 2023) La vittoria elettorale di FdI ha portato ad un curioso scambio lessicale: il presidente del Consiglio Meloni non usa più il termine “stato” (e ancor meno quello di Repubblica) ormai sostituito da quello di “nazione”. La cadenza gutturale romana poi acuisce ulteriormente l’importanza del termine. Il concetto di nazione come comunità politica è una visione della modernità che si è affermata negli ultimi duecento anni e che oggi deve essere interpretato alla luce delle trasformazioni globali che politicamente coinvolgono il XXI secolo. Lo stato-nazione è la realizzazione storica del Leviatano di Hobbes il cui compito di protezione del cittadino rispetto alle avversità è ancora oggi alla base del successo di molte proposte politiche cosiddette neo sovraniste. Il testo di Paolo Gerbaudo “Controllare e proteggere – il ritorno dello stato”, ed. Nottetempo, Milano 2022, descrive molto bene quello che chiama “Stato di necessità” e rimette in campo proprio la sua nuova centralità, vista sia da destra che da sinistra.

9 Febbraio 2023

La scomparsa della neve, metafora dei cambiamenti che ci aspettano

di Neri Pollastri *

Esempio emblematico tanto di ciò che significa il cambiamento climatico, quanto delle resistenze ad affrontarlo, la scomparsa invernale della neve in montagna è ormai da tempo davanti agli occhi di tutti e comincia a essere finalmente riconosciuta anche da organismi economici istituzionali (recentissimo un report della Banca d’Italia, che sottolinea l’insostenibilità di investimenti in campo sciistico). Ciononostante – forse a causa di un’informazione reticente perché tesa a proteggere le componenti economiche implicate, forse perché vivendo in città è difficile comprendere cosa accade in montagna – il fenomeno non riceve l’attenzione che meriterebbe da parte dei cittadini, i quali o lo considerano marginale per la politica e la programmazione economica, oppure semplicemente continuano a coltivare lo sci alpinistico come se niente stesse accadendo.

In realtà, la questione è molto complessa e incide pesantemente sulla vita economica non solo delle “terre alte”, ma anche del resto del Paese, come ben emerge dalla lettura di un libro scritto da Maurizio Dematteis e Michele Nardelli, appena uscito per DeriveApprodi, il cui titolo è molto esplicito: “Inverno liquido. La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa”. Si tratta di un articolato reportage che inizia dalle Alpi Occidentali, attraversa l’intero arco alpino e scende lungo l’Appennino, concludendosi nelle Madonie: trenta comprensori sciistici, tutti più o meno in crisi da tempo, dei quali si raccontano parabole, contraddizioni, scandali e tentativi – alcuni riusciti, altri paradossalmente falliti – di fuggire dalla monocoltura dello sci di massa, inventando modi diversi di far funzionare l’economia della montagna in accordo con l’ecosistema. Per realizzarlo gli autori hanno viaggiato attraverso la penisola e dialogato con chi, abitando i luoghi, ne ha vissuti ascesa e declino, talvolta contribuendo in passato a costruirne involontariamente l’attuale rovina, spesso comunque rendendosi conto da tempo dell’urgenza di un cambiamento. Perché se non v’è dubbio che, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, una montagna dedita allo svago e al relax della città grazie a piste di scivolamento, locali notturni e centri benessere poteva sembrare ai più così economicamente appetibile da sacrificare l’integrità dell’ambiente e le tradizionali, faticose e meno redditizie attività delle terre alte (silvicoltura, allevamento, lavorazione di latti e carni, artigianato, ecc.), non meno certo è che ormai da un quarto di secolo quell’ideale mostra sempre più i propri limiti e la necessità di mettere in discussione sia il modello economico, sia gli stili di vita dissipativi che ne erano il presupposto.

8 Febbraio 2023

La staffetta delle Alpi per Olimpiadi invernali trasparenti, rispettose, responsabili

E' iniziata martedì 7 febbraio 2023 la manifestazione itinerante promossa da Libera, in collaborazione con CIPRA Italia, Italia Nostra, Legambiente, Mountain Wilderness e WWF, strutturata in eventi pubblici che avranno luogo nelle principali città e località protagoniste delle prossime Olimpiadi invernali del 2026.

Con il susseguirsi di questi momenti di riflessione, che toccheranno il Veneto, il Trentino Alto Adige e la Lombardia, s’intende manifestare, in una ideale staffetta, la richiesta che le prossime Olimpiadi siano rispettose dell’ambiente, delle comunità, scevre da speculazioni economiche e da infiltrazioni mafiose.

La Staffetta avrà inizio oggi a Verona, farà tappa a Belluno, Cortina, Anterselva, Cavalese e Bormio-Livigno per concludersi a Milano il 21 marzo 2023 in occasione della manifestazione nazionale della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

E' possibile. E questo lo slogan scelto da Libera per la Giornata della memoria e dell’impegno: la staffetta, nell’intenzione dei promotori, richiama tale slogan per invitare enti ed istituzioni coinvolti nell’organizzazione e nell’accoglienza delle Olimpiadi Milano - Cortina 2026 alla realizzazione di una manifestazione veramente trasparente, rispettosa e responsabile. L’Italia avrà i riflettori del mondo intero puntati addosso e sarà indispensabile garantire questi aspetti insieme, nel nome della buona riuscita dei Giochi stessi.